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Autore: V e r m o u t h    22/12/2011    1 recensioni
«Cantami o Cina, del Germanide Ludwig
l'ira funesta che infiniti addusse
lutti agli Hetachèi, molte anzi tempo all'Orco
generose travolse alme d'eroi,
e di cani e d'augelli orrido pasto
lor salme abbandonò (così di Giove
l'alto consiglio s'adempìa), da quando
primamente disgiunse aspra contesa
Il re de' prodi Francis e il divo Ludwig.»
Genere: Azione, Comico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Movieverse, Otherverse | Avvertimenti: Incompiuta
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P A S S O I I I
"Il Semidio"
Personaggi presenti:
Ludwig (Germania), Achille; Feliciano (Italia), Patroclo; Francis (Francia), Agamennone.


 
 

Il sole gli sembrò come una spina negli occhi; la luce era accecante, soprattutto dopo esser stato per ore cullato dal buio della notte. La fitta alla testa che gli attraversò il cranio lo fece coricare nuovamente, mentre stava cercando di alzarsi. Quando cercò di mettere a fuoco, la sua tenda era sottosopra, bottiglie vuote di vino sparse dappertutto, ceste rovesciate con tutte le provviste. Poi si accorse che era completamente nudo.
Allora ricordò ogni cosa.
«È successo di nuovo...» mormorò massaggiandosi la faccia con la mano destra. Ma non ebbe paura di voltarsi per vedere chi era nella sua tenda. Non temeva di guardare in faccia la sua realtà.
Una realtà dai capelli castani, il fisico snello e scattante, il volto sereno come quello di un bambino. Delicatamente lo scosse, strappandolo dal mondo dei sogni. Quello non sembrava turbato affatto, anzi, si sollevò stiracchiandosi e sorrise al compagno.
«Buongiorno Ludwig.»
Il Semidio gli rispose con un mezzo sorriso, poi si alzò per allacciarsi l’armatura d’oro e i calzari.
«Ti aspetto sul campo.» Disse semplicemente prima di sparire oltre il telo della tenda.
Il sole avvolse la sua armatura con un fascio di luce che tutti riconobbero, il Semidio Ludwig, figlio di Teti. Si infilò l’elmo dai lunghi crini e montò sul suo cavallo bianco, partendo al galoppo verso il campo di battaglia, dove l’esercito attendeva.
 
 
«Perché non arriva?!» Esclamò impaziente Francis, misurando a grandi passi il terreno «Non dovevo chiamarlo quel...quell’ubriacone! Non vinceremo mai questa guerra se ogni volta dobbiamo aspettare che sua divinità si riprenda dalla sbornia! Tra l’altro ieri sera si sentiva tutto dalla sua tenda... Propongo di farci arrivare dall’Asia delle casse piene di cera per tapparci le orecchie la notte.»
«Eccolo, sta arrivando, signore!» Annunciò un soldato.
Ludwig arrestò il cavallo a poche dita da Francis, che sussultò per lo spavento.
«Ti sono mancato?»
«Faresti meglio a tacere se non vuoi che dia l’ordine ai soldati di informare Germania di quello che fai tutte le sere...»
Ludwig avvampò in viso, ma l’orgoglio ebbe il sopravvento.
«Mi basta mandare un messaggero per far giungere qui la tua adorata moglie, che ha tanta voglia di vederti.»
«Taci!» Ringhiò Francis annerendo per la rabbia, venendo canzonato dalle risate di Ludwig.
«Allora è per questo che partecipi a qualsiasi guerra... Tutto pur di allontanarsi da lei.»
«Sei perspicace, figlio di Teti, preferirei morire qui che farmi ammazzare da mia moglie, perché lo farà...Oh, se lo farà.»
«È così crudele?»
«Ha tentato più volte di avvelenarmi.»
«Arrivanooo!» urlò un soldato di vedetta.
Francis montò a cavallo con un salto, posizionandosi di fronte all’esercito, seguito da Ludwig. Restarono in silenzio per dei minuti, finché dalla collina non spuntò una linea nera di soldati che, urlando, correva contro di loro.
«Hetachèi!» Tuonò Francis sfoderando il ferro. «In formazione!» presto tutti i soldati posizionarono davanti a loro gli scudi tondi, formando un muro, facendo spuntare le lunghe aste letali.
 

***
 

 
Teti poggiava il suo aggraziato corpo sulla ruvida roccia. Bella. La più bella tra le ninfe dei mari, figlie di Nereo e Doride. Il suo corpo nudo privo di qualsiasi imperfezione, i lunghi capelli biondi, ondulati, che le arrivavano alle anche, come un leggero mantello di velo.
«Madre.»
La ninfa si girò con un bellissimo sorriso, che sembrò irradiarle il volto.
«Ludwig, figlio mio... Cosa ti porta da me?»
«Sto partendo per Troia... partecipo alla guerra.»
«Perché?»
Il suo sorriso morì. Appassì.
«Questa guerra è di Roderich e Francis, Ludwig, non tua. Sai che non sei immortale, io soffro sapendoti là. Torna da tuo padre, regna sul tuo popolo, lascia la guerra a chi vuole combatterla.» La sua voce sembrava una melodia disperata, come se avesse paura di rompersi da un momento all’altro e non poter risuonare mai più.
Il semidio taceva.
«Nessuno riuscirà a sfiorare il mio tallone.» Rispose fermo Ludwig, stringendo le dita in un pugno. Negli occhi di Teti balenò una visione di morte e lacrime.
«Perché vuoi andare? Per cosa vuoi combattere? Per una donna?» gli chiese la madre, inginocchiandosi davanti a lui, tenendogli la mano. Ma il semidio era forte. Il semidio era potente.
Il semidio era invincibile.
«Per la gloria.»
 
 

***

  
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