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Autore: Dea    07/08/2006    3 recensioni
allora...beh ci sono quattro ragazzi che vengono catapultati in un mondo per salvarlo...ehm...buona lettura, e commentate!ç_ç ^ç^
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salirono rapidamente la scalinata e raggiunsero il piano superiore. Lavinia li guidava per quell’immenso castello. Quadri pittoreschi, candelabri d’argento, cameriere e camerieri affascinanti, centinaia e più di stanze: tutto questo si propagava ai loro occhi, cose che avevano visto solo nei film. 
“Tu vivi qui da sola?” Sakutaro le si avvicinò e le si rivolse con dolcezza. Cos’è questo tono gentile? Con me non l’ha mai usato. Pensò Hitomi, sentendosi all’improvviso triste. Lavinia arrossì e, evitando accuratamente lo sguardo del ragazzo, rispose. “Sì. I miei genitori sono morti tredici anni fa, assassinati da un demone… mio nonno, ancora in vita, mi ha spiegato sin da allora di aspettare l’arrivo di quattro ragazzi che avrebbero salvato il regno. E vi ho aspettato, per tredici anni…” Il suo volto, nel raccontare ciò, si rabbuiò visibilmente.
“Starebbero bene insieme, quei due. Mi sa tanto che mio cugino ha trovato finalmente l’amore!” Aki sospirò sognante, guardandoli. “Eh già! Hitomi, non sei contenta per loro? Guardali, così carini…” Soshi scrutò la sorella, per vedere come reagiva. Rimase molto sorpreso.
“Eh già! Sono proprio carini, insieme!” Rispose Hitomi, sorridendo. Ma in realtà… Non sapeva perché, ma aveva provato un dolore al cuore, nel vedere Lavinia e Sakutaro. Represse questo sentimento convincendosi di essersi solo affaticata, e seguì gli amici all’interno della sala che Lavinia aveva aperto. Era una stanza molto graziosa, in stile francese antico, con un divano e una poltrona di fronte ad esso, un’ampia finestra sulla parete opposta alla porta, un pianoforte e un tavolino che separava il divano dalla poltrona. “Prego.” Disse Lavinia, stendendo il braccio verso la stanza e facendo loro cenno di entrare. Il quartetto non se lo fece ripetere due volte, ed entrò accomodandosi nel divano. Lavinia entrò per ultima, chiudendo la porta. Scivolò con grazia verso la poltrona e si sedette, bloccando lo sguardo su ognuno di loro. In particolare su Sakutaro. Hitomi si infastidì e gettò un’occhiata di sbieco a Lavinia, che la ignorò. “Ora posso finalmente rivelarvi le parole che meditavo da anni.” Il tono di Lavinia si fece compunto, e il cielo fuori dal castello si oscurò. 
“Immagino voi conosciate la leggenda della Pietra.”
Il quartetto annuì.
“Ebbene, è mio dovere svelarvi di nuovo come sono andate le cose.” Il silenzio piombò all’improvviso, e i ragazzi aspettavano, ansiosi. “Conoscete la storia, e non mi soffermerò. Ma… Vi rinfresco la memoria. I quattro Prescelti possiedono i poteri assegnati loro dai quattro animali sacri per proteggere il regno di Rayav dal confinante regno dei Demoni, comandato da Zen, il Dio del Caos. I due regni convivevano pacificamente, finchè Zen si innamorò di Ayeka, la Principessa del regno. Il suo sentimento nei suoi confronti era sincero, ma Ayeka era innamorata corrisposta di un Prescelto, il Prescelto Doris. Il cuore di Zen si frantumò, e l’odio demoniaco celato nel suo cuore prese il sopravvento, così decise di conquistare la Pietra Dei Desideri per eliminare Doris e avere Ayeka. Seguirono battaglie sanguinose, che il potere dei Prescelti superò. Fino all’ultima…” Lavinia s’interruppe e si alzò, andando verso la finestra. “Che ebbe inizio qua dentro.” Disse, voltandosi verso il quartetto. 
“Ayeka decise di parlare con Zen, voleva cedersi a lui pur di salvare il suo regno. Però, ormai l’anima demoniaca aveva respinto l’amore di Zen nei confronti di Ayeka, così scoppiò l’ultima battaglia, che vide lo sfaldamento di Rayav. Ma Ayeka, prima di morire, pronunciò la preghiera della Pietra. Gli spiriti degli animali sacri si unirono, richiamando il potere della Speranza. Era questo il potere più potente, ma anche il più pericoloso, della Pietra. Aveva distrutto il regno, eliminato tutto. Ma poiché si chiama Speranza…fece in modo che le anime dei Prescelti non morissero, e si conservassero nelle effigi della Pietra. Il regno si costruì col passare del tempo, governato da un’altra dinastia, la mia, e il regno di Zen era caduto in un sonno profondo. Ma i secoli passarono, e Zen si è svegliato, e con lui tutti i demoni. Da quindici anni stanno preparando la conquista di Rayav, e nel momento stesso in cui si svegliarono, le anime di Prescelti, non potendosi più reincarnare qui, si reincarnarono sulla Terra. Ed è così che voi siete qui.” Lavinia smise di raccontare, e rimase preoccupata osservando Hitomi. Gli altri forse non ricordano. Ma lei…lei è Ayeka. Ricorderà presto. Pensò, nel guardarla con attenzione. 
Delle lacrime rigarono il viso di Hitomi, che si spaventò. “Eh?…M-ma cosa…” Disse, asciugandosi gli occhi. “Tutto bene?” Le chiese Sakutaro. “Non capisco…mi sento all’improvviso così triste..” Hitomi non riusciva a smettere di piangere. Ma non era lei a piangere. Era il suo inconscio. “Sarai stanca. Vi accompagno nelle vostre stanze. Ragazzi…abbiatene cura. Sono le vostre da mille anni.” Lavinia sorrise loro, e aiutò Hitomi a raggiungere la stanza che un tempo era stata di Eve e Ayeka, e ora di Hitomi e Aki. 


La luce della luna illuminò con candore la stanza. Hitomi era seduta sul davanzale della finestra, a riflettere. Mille pensieri le si affollavano nella mente. Chissà la nonna, come stava. E a scuola? Saranno tutti preoccupati. E quest’anno aveva anche l’esame… E si trovava in un altro mondo, a dover combattere i demoni…era assurdo. Hitomi non ci credeva ancora. Sospirò. “Hitomi… A me Lavinia sembra una brava ragazza.” La voce di Aki la raggiunse, e Hitomi smise di pensare. Si voltò verso l’amica, che era seduta nel proprio letto. “Dici? Ho avvertito una forte antipatia nei suoi confronti…”
“Non sarà perché sei gelosa?” 
“Di chi, scusa?”
“Andiamo…ok essere ingenua, ma superi il limite!!!” Aki rise, rotolandosi nel letto, afferrando il cuscino. “Lavinia si è presa una bella cotta per Sakutaro!” esclamò, portandosi il cuscino sul volto. “Ma va??? Mi è stata antipatica all’istante, come l’ho vista…” Hitomi sbuffò. “Però, se continui così, Sakutaro si metterà con lei! E’ anche bella…ed è una regina.” Aki la stuzzicò con malizia. Hitomi balzò giù dal davanzale, afferrò il suo cuscino e glielo lanciò. “A me non importa!” Esclamò, ridendo. “Sarà…” Fece Aki, scostandosi i cuscini, poco convinta. “E’ così!!!” disse Hitomi, e affermato ciò, si mise a dormire.
“Sveglia, ragazze!” Erano passate solo due ore, che la voce di Soshi le destò dal sonno, e sentirono colpi scuotere la porta. Aki e Hitomi si svegliarono di colpo, infastidite dal rimbombare dei colpi furiosi. Aki di alzò dal letto e, stropicciandosi gli occhi, afferrò la lampada ad olio posata sul comodino, e si recò di fronte alla porta che aprì di scatto. Di fronte a lei vide Sakutaro e Soshi, entrambi in boxer e a petto nudo. “Che c’è?” Sbottò lei, seccata. “I demoni…sono entrati nel castello.” Spiegò Soshi. “Cosa?!” Strillò Hitomi, balzando in piedi. “Lavinia ci ha spiegato che hanno avvertito la nostra presenza!” Disse Sakutaro, evitando di guardare Hitomi, che si raggelò all’istante. “Lavinia…eh?” chiese, con asprezza, mentre si pettinava i lunghi e morbidi capelli biondi. Il quartetto rimase in silenzio. Sembrava che la rabbia di Hitomi si trasmettesse a ciascuno di loro. “Beh sì. Le sue attenzioni mi fanno piacere. E’ più femminile di te…più formosa…”Constatò Sakutaro, incrociando le braccia dietro la nuca e scrutando Hitomi con malizia. Lei indossava una lunga camicia da notte regalatale da Lavinia, forse un po’ troppo trasparente. Hitomi arrossì, furiosa. “Bene! Sai che me ne importa? NIENTE!” Urlò lei. Avanzò verso Sakutaro e gli mollò uno schiaffo, sonoro e deciso, che lo centrò in pieno viso. “Eh, Sakutaro, te lo sei meritato stavolta.” Sospirò Aki. “Ehm… il castello sarebbe in pericolo…se forse ci sbrighiamo…” Soshi cercò di acquietare gli animi che bollivano. Con scarso risultato. “Non me ne sbatte nulla! Non ho deciso io di essere una stupida Prescelta! Non ho deciso io di piombare qui con questo idiota! Non ho deciso io di essere Ayeka! Non ho deciso nulla! Non ho poteri, non sono una regina, questo mondo stupido non esiste! Andate al diavolo!!” Inveì Hitomi, aggredendo il fratello. Era scoppiata a piangere. Aki la guardava con apprensione, e quando Hitomi voltò loro le spalle e scappò via, non la fermò. Sakutaro era rimasto a bocca aperta, massaggiandosi la guancia ancora dolente. “E’ un po’ spossata. Quando si sarà calmata, tornerà quella di sempre.” Aki aiutò il cugino a rialzarsi, che era caduto a causa della forza del cazzotto tiratogli da Hitomi. “E io che cavolo c’entro? E’ proprio una stupida!” Sbottò Sakutaro, una volta in piedi. Aki sorrise, ma non disse nulla. “E’ meglio se ci sbrighiamo.” Suggerì Soshi. “Anche se sono preoccupato per mia sorella…” Aggiunse, abbassando lo sguardo. La mano di Aki gli afferrò la spalla. “Non preoccuparti. Lei è forte. Le serve solo riflettere un po’. E capirà molte cose, vedrai. Non le capiterà nulla, tranquillo.” Aki gli sorrise, infondendo coraggio all’amico. “Speriamo.” Soshi ricambiò il sorriso, e tutti e tre corsero per il castello, che intanto era in allarme.


Stupido! Stupido! Stupidoooo!!!
Hitomi correva a perdifiato, le lacrime sgorgavano leggere. Poi si fermò e si guardò intorno. Dov’era finita? Non si ricordava quel corridoio buio. Cominciò a camminare, con una leggera paura che si spandeva sul petto, realizzando di essersi persa. Sakutaro era proprio un cretino! E Lavinia pure. Sarà anche bella, ma lei non era certo da meno… Ciò che non capiva era perché si arrabbiasse tanto. Ma chi se ne importa!!! Lei non era mica la protagonista di una storia d’amore! (Sì che lo è!!!) E poi… Lei aspettava ancora il suo bel principino azzurro. E magari essere finita in quel mondo era un chiaro segno del destino…Così, dimentica del perché si fosse arrabbiata, continuò a camminare dalla parte opposta alla quale era arrivata, in modo da non perdersi. E si sorprese parecchio, vedendo che era arrivata all’ingresso. Si voltò, quando andò a sbattere contro qualcuno. Alzò il capo e vide che era un demone!! “E….E…….AAAAAAAAH!!!!” Hitomi scattò all’indietro, il cuore a mille. Il coso era una specie di serpente enorme, con quattro braccia e uno stemma sulla fronte. Il coso ringhiò, e il terreno tremò sotto i suoi piedi. “Aiuto!” Strillò Hitomi, schivando la coda del serpente, che si era scaraventata nel posto dove lei era fino un minuto prima. “Ehi racchia…” una voce familiare la attirò, e provò un moto di gioia. Si voltò verso la voce e vide che era Sakutaro. Hitomi continuò a schivare gli attacchi del serpentone, e guardò il ragazzo, indispettita. “Aiutami!” 
“Perché? Te la stai cavando benissimo.”
“Ma… Ah!” Il serpente l’aveva urtata, e lei era caduta al suolo con un forte schianto. “Hitomi!” Urlò Sakutaro, correndole incontro. Appena la coda del serpente l’aveva urtata, lui aveva sentito un’angoscia tremenda, il cuore gli si era fermato per un attimo. “Hitomi!” Sakutaro si accovacciò accanto a lei e le scrollò le spalle. Ma lei non rispondeva. “Non puoi morire! Dannazione!” Urlò. Si alzò in piedi e si diresse verso il serpente gigante. “Bastardo!” Una rabbia improvvisa montò in Sakutaro, e una forza straordinaria lo avvolse. Un’aura spaventosa circondò il ragazzo. Un’aura blu intensa… “Stupida racchia! Cretina, ti vuoi svegliare??!”
Sakutaro cominciò a scatenare fulmini. E nemmeno se ne rendeva conto. 
“Perché mi hai dato uno schiaffo, prima? Ti prendo sempre in giro, non è una novità! E sei ottusa! Stupidamente ottusa!” Ormai i sentimenti di Sakutaro presero il sopravvento su di lui. Il mostro schivava ogni attacco, ma Sakutaro non demordeva. “Chi…sarebbe ottusa?” Il braccio con il quale il ragazzo scatenava la tempesta venne bloccato da una mano fredda come il ghiaccio. Sakutaro si voltò, e vide Hitomi dietro di sé, stringergli il polso. Si era ripresa. Il cuore di Sakutaro si alleggerì. Era salva…La ragazza si corrucciò, poi osservò lo scempio che stava davanti a loro: era tutto distrutto, e il mostro era ridotto a un cumulo di cenere. Un ultimo fulmine l’aveva colpito, incenerendolo. “Sei stato tu…?” Chiese Hitomi, flebilmente. “Sì è stato lui.” Lavinia scese la scalinata e li raggiunse. 
“Lavinia. Mancavi proprio tu.” Commentò Hitomi, con acidità. Lavinia sorrise. Che strega… “Ecco…all’improvviso una forza è cresciuta dentro di me e io… l’ho buttata fuori.” Spiegò Sakutaro, osservandosi le mani. Il sorriso di Lavinia divenne una smorfia acida. “Sakutaro! HITOMI!!!” Aki e Soshi apparvero all’improvviso, un po’ sconvolti (in tutti i sensi) e sopraggiunsero correndo, prima che Lavinia potesse dire ciò che stava per dire. “Cosa avete fatto voi due? Siete tutti…scomposti!” Disse Sakutaro, prendendoli in giro. “Idiota! Dei mostri ci hanno attaccato e abbiamo combattuto…per poco non ci restavamo secchi!” Aki lo spinse e Sakutaro fece finta di cadere a terra. “Vedo che state tutti bene. Per fortuna!” Lavinia si mise una mano sul petto e sospirò. Hitomi la osservò con attenzione. E più la osservava, più… le sembrava ‘calcolata’. Forzata…in ogni suo minimo gesto. Tranne che con Sakutaro. E anche quando aveva raccontato la storia… sembrava aver omesso un particolare. Poi… era strano aver subito provato antipatia per lei. E lei, Hitomi, si fidava del suo istinto. Però decise di accantonare quelle impressioni. Erano solo impressioni! Così decise di andare a dormire, dopo una lunga giornata ricca di avvenimenti.

  
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