“Non posso
crederci. Ci sarà un gala al Met e noi dovremmo godercelo stando “comodamente”
seduti nel nostro profumatissimo furgone” commentò con sarcasmo Neal mentre si
dirigeva verso l’ascensore con il suo collega Peter.
“Sta
tranquillo, tu non passerai la serata nel furgone. Passa a casa a prendere il
vestito elegante: andrai al galà” annunciò passando l’invito al ragazzo che lo
guardava sorridendo sorpreso.
“Dici sul
serio Peter?” chiese il ragazzo per accertarsi,prima di lasciarsi prendere dal
entusiasmo, che il suo amico non si stesse prendendo gioco di lui.
“Che mostro
sarei se non permettessi a Neal Caffrey di partecipare ad un galà così
importante” rispose Peter questa volta
caricando lui la sua frase con sarcasmo ed ironia.
“Non vedo
l’ora!” esclamò Neal mentre analizzava il suo invito.
“Ehi,
ricordati che sarai lì per lavorare, non per fare baldoria. Dovrai cercare tra
le invitate quelle con i capelli rossi che somigliano alla nostra sospettata,
avvicinarle e tenerle d’occhio nel caso ad una di loro venisse voglia di rubare
qualcosa. Registreremo le conversazioni con questo.” Disse porgendogli un
orologio dal taglio elegante mentre il
ragazzo si affrettava a metterlo intorno al polso “Noi saremo pronti ad entrare
in azione. Mi raccomando Neal sta attento!” gli raccomandò Peter.
“Sta
tranquillo!” gli rispose Neal, nei suoi occhi blu era ricomparso una bagliore
d’eccitazione. Non sapeva se era per il fatto che stesse per partecipare, se
pur per lavoro, ad un galà di uno sei più importanti musei della nazione; o
perché probabilmente quella sera avrebbe fatto la conoscenza di quella donna.
Roxy,
Sawyer, Purple e Blair erano pronte per il loro colpo. In quei giorni avevano
programmato tutto, il loro piano non poteva fallire. Si erano preparate per
quella sera e niente poteva coglierle di sorpresa. Forse.
Arrivarono
con auto diverse, fingendo di essere delle estranee, se qualcosa sarebbe andato
storto o se qualcuno le avesse notate, sarebbe stato meglio che non
rischiassero tutte insieme, così che poi quelle rimaste avrebbero comunque
potuto portare a termine il colpo. Presentarono alla donna che accoglieva gli
ospiti vestita con un elegante abito nero gli inviti che erano stati
accuratamente falsificati da Catilina. Poi fecero il loro ingresso nell’immensa
sala addobbata elegantemente per l’occasione. Senza dare segno di conoscersi le
ragazze si sparsero per la grande sala: Sawyer che indossava un lungo vestito
grigio scuro, che andava decisamente contro la sua natura e contro quello che
era il suo consueto modo di vestire, si fiondò verso il bar e chiese da bere il
suo solito whisky liscio per iniziare la serata. Purple invece, che indossava
un vistoso abito bordeaux, corto fin sul ginocchio e il collo gonfio di fiori
di stoffa pomposi, si perse ad osservare la stanza e a mischiarsi con
quell’eleganza congenita e a fare amicizia, chiacchierando con i più importanti
esponenti della serata. Blair invece stretta nel suo lungo e attillato vestito
fucsia si guardava intorno spaesata, si fermò per prima al buffet per cercare
di mangiare qualcosa, afferrò delle tartine e le trangugiò mentre i suoi
occhioni azzurri non la smettevano di guardare adoranti l’immensa eleganza
della stanza. Roxy fu l’ultima ad arrivare, indossava un elegante vestito nero
leggermente decorato da delle pietre brillanti sul petto, con delle scarpe
luccicanti abbinate, e non fu difficile per lei mischiarsi tra la folla.
Anche Neal
Caffrey aveva fatto il suo ingresso nella sala. Camminava tra gli invitati del
galà con una coppa di champagne tra le mani, cercando anch’esso di non dare
troppo nell’occhio. Si aggirava tra la folla, attento a scorgere tra le donne
coperte di costosi abiti griffati, la chioma rosso fragola che cercava. Vide
una ragazza ferma in mezzo alla stanza, aveva i capelli mossi e rossi. La
guardò per qualche secondo, poi riprese a camminare e non perse l’occasione per
parlarle. Camminando, con la sua solita andatura raffinata e signorile, simulò
uno scontro con la ragazza.
“Mi scusi
tanto.” Disse fingendosi, con la sua solita dote teatrale, sinceramente dispiaciuto,
e poi concedendo uno dei suoi irresistibili sorrisi.
“Si figuri!”
la donna lo guardò, e evidentemente non poté fare a meno di rimanere folgorata
dalla bellezza del giovane e subito si affrettò a presentarsi: “Sono Susan”
“Piacere
Nick!” si presentò a sua volta Neal, usando una delle identità che più gli
stava a cuore. Sorrise di nuovo compiaciuto, ancora una volta il suo fascino lo
aveva aiutato.
“Si sta divertendo Nick?”gli chiese la donna
con un tono di voce più caldo di quello che usava normalmente e carico di
sensualità.
“Molto di
più adesso” rispose Neal anche lui in modo seducente, poi la guardò
attentamente. I suoi capelli non era dello stesso rosso intenso che aveva la
donna della foto, e in più c’era qualcosa dentro di lui che gli continuava a
ripetere che non era quella la donna che stava cercando. Ormai conosceva quel
tipo di persone, quelli come lui, e quella Susan non era dotata dello stesso
fascino che possedevano i truffatori. Così decise di allontanarsi e continuare
la sua ricerca.
“Mi scusi,
devo andare” disse quasi bruscamente alla donna, che rimase ferma nel mezzo
della sala, a fissare impietrita la figura del ragazzo che spariva tra le
persone.
Neal
continuò ad osservare tutti gli invitati, a camminare per l’immensa stanza in
cerca di quella donna. Di tanto in tanto si fermava a farsi riempire il
bicchiere, a mangiucchiare qualcosa dal buffet, e a scambiare qualche parola
con qualcuno degli invitati. Era più di un’ora che portava avanti la sua
ricerca, ma non era ancora riuscito a trovare niente. Si sentì quasi deluso,
forse si era sbagliato. Forse la “Banda della Rossa” aveva deciso di rimandare
il colpo, e la sua supposizione era totalmente sbagliata. Non avrebbero
sfruttato comunque il Galà per il loro furto. Quasi affranto, si diresse verso
la postazione del bar, era stanco di bere champagne, aveva bisogno di qualcosa
di più forte. Non sapeva se fosse più deluso perché aveva sbagliato, o perché non
aveva avuto l’occasione di conoscere quell’intrigante ladra dai capelli rossi.
Il tempo
sembrava non passare mai. Roxy odiava trovarsi lì, tra centinai di persone
ricche che si godevano la loro vita respirando il dolce profumo del denaro. Con
quasi un’espressione di disgusto sul viso finì di bere il contenuto del
bicchiere che aveva in mano, e guardò per l’ennesima volta l’orologio. Era ancora
troppo presto per mettere in atto il piano, e questo significava essere
costretta a restare ancora. Senza farsi notare guardò in direzione delle sue
amiche, loro si che si stavano godendo la festa: Blair non faceva altro che
mangiare e chiacchierare con un giovane ragazzo che aveva incontrato all’inizio
della serata, Purple invece si stava divertendo con un gruppo di anziane
signore, tutte del suo stampo, aveva finalmente trovato il suo ambiente. Persino
la cupa Sawyer aveva trovato un passatempo per la serata, continuando a farsi
offrire da bere da un uomo molto più grande di lei. Roxy sbuffò, guardò il suo
bicchiere vuoto, e pensò che per poter sopportare quel ambiente ancora per
molto, doveva assolutamente riempirlo con qualcosa di forte. Si fece largo tra
gli invitati, sfiorando i tessuti pregianti dei vestiti e annusando folate di
profumi costosi che ricoprivamo le donne e gli uomini all’interno del museo. Arrivò
finalmente al bancone del bar e quasi vi si gettò, facendo un segno con la mano
al cameriere per richiamare la sua attenzione, questi le passò davanti più
volte e tra la confusione non udì le sue richieste.
“Cosa prende
signorina?” le chiese una voce suadente alla sua sinistra. Istintivamente la
donna alzò lo sguardo e vide il padrone di quella voce. Lo guardò per un istante
e poi pensò che, forse, quello poteva essere il suo passatempo per la serata.
“Un Gin Tonic, grazie.” Gli rispose sorridendogli.
“Un Gin Tonic per la signorina, e già che c’è riempia anche il mio”
disse al cameriere il ragazzo, alzando il braccio e la sua calda voce. L’uomo
dietro il bancone non tardò ad eseguire il suo ordine, servendo la bevanda a
Roxy.
“Alla sua
salute, signor?” chiese la rossa sorseggiando il suo Gin.
“Nick Halden, ma chiamami Nick.” Neal se ne stava appoggiato al
bancone convinto ormai che non avrebbe trovato la donna quella sera, ma poi
vide una ribelle chioma di ricci rosso fuoco avvicinarsi a lui. La osservò, era
una ragazza tanto bella quanto particolare, e il suo istinto gli disse che era
lei la rossa che stava cercando. Così con il suo solito accattivante modo di
fare era riuscito a parlarle e adesso stava cercando di attirarla nella sua
trappola.
“Io sono Valerie, molto piacere Nick”si presentò a sua volta Roxy,
usando anche lei un nome falso. Non sapeva perché avesse usato quel nome, forse
perché era il titolo di una canzone che stava ascoltando in macchina lungo il
tragitto da casa sua al museo e che pensava la rappresentasse, o più
semplicemente perché le piaceva.
“Il piacere
è tutto mio, credimi. Allora, come mai sei qui, Valerie?”
le chiese Neal cercando di trattenere il più possibile la ragazza che però non
aveva nessuna intenzione di allontanarsi. Nel frattempo, il ragazzo spinse il
pulsante che aveva sul orologio, avviando la registrazione e permettendo così a
Peter di ascoltare la sua conversazione.
“Sono un’antiquaria.
E in più adoro l’arte” rispose tranquillamente Roxy, continuando a bere il suo
drink, recitando perfettamente la parte che aveva appena inventato. “E tu
invece?” chiese poi, curiosa di sentire quello che NickNeal
le avrebbe risposto.
“Sono solo
un appassionato di arte. Non sapevo che le antiquarie fossero così carine”
disse sorridendo sornione il ragazzo.
“Bè si,
infatti ce ne sono poche.” Rispose RoxyValerie ridacchiando,
seguita da Neal. La ragazza vide le sue tre amiche che erano già pronte nelle
loro postazioni, impazienti di mettere in atto il loro piano. Come sempre Blair
con la sua aria innocente, avrebbe cercato di distrarre la sicurezza, Purple
avrebbe fatto il palo mentre Sawyer disattivava l’allarme, o qualunque altro
dispositivo di sicurezza si sarebbe messo tra loro e la refurtiva,e le
eventuali telecamere e Roxy avrebbe tagliato dalla cornice il quadro, con una
precisione unica, che solo lei poteva avere. E poi se la sarebbero data a
gambe, prima che qualcuno avesse scoperto il furto. La rossa avrebbe voluto
avvertirle con lo sguardo, ma il ragazzo di fronte a lei, che dava però le
spalle al resto della banda, se ne sarebbe accorto. Così discretamente, mentre
continuava a sbevazzare, parlare e ridacchiare con Nick estrasse il cellulare
dalla sua elegante pochette che teneva sotto il braccio, e scrisse un criptico
messaggio che inviò a Sawyer.
SONO OCCUPATA. DOVRETE CAVARVELA SENZA DI ME. CI VEDIAMO A CASA.
Infilò il
cellulare nella borsetta, Neal ovviamente si era accorto del sms che Roxy aveva
inviato, eppure non riusciva a scorgere nessun cambiamento: né sul volto della
ragazza né all’interno dalla stanza. Roxy rivolse un’occhiata verso dove, pochi
istanti prima erano ferme le ragazza e con felicità vide che non c’erano più. Tirò
un respiro di sollievo e continuò la sua amabile conversazione con quel giovane
dai magnetici occhi blu.
Al interno
del angusto furgone di sorveglianza Diana, Peter e Jones osservavano da alcuni
piccoli monitor le sale deserte del museo, mentre con le cuffie osservavano
attentamente la conversazione che l’orologio di Neal stava registrando. Gli occhi di Peter erano fissi sul monitor la
cui telecamera puntava le opere di Botticelli e Caravaggio che la donna dai
capelli rossi era stata scoperta a fotografare furtivamente. Ma ormai la serata
cominciava a giungere al termine, e neanche le parole della giovane che Neal
stava abbordando valevano qualcosa. Peter si alzò sbuffando ormai quasi certo
di aver fallito, nessuna “Banda della Rossa” avrebbe colpito quella sera.
“Ragazzi,
credo che per questa sera non prenderemo nessuna banda!” esclamò Peter ai suoi
colleghi, arrendendosi al pensiero che gli girava per la testa.
“Non
arrendiamoci capo.” Disse Diana cercando di tirare su di morale Peter.
“Si dai.
Tanto ormai siamo qui. Ricolleghiamoci con le telecamere delle altre stanze.
Controlliamo la situazione.” Ordinò Peter puntando di nuovo gli occhi contro il
monitor. Passarono in rassegna tutti i settori del museo senza trovare nulla di
strano, fino a quando Jones esclamò:
“Ehi Peter è
normale che in quella stanza manchi una tela?”
“No. Non
credo che sia normale.” Disse allarmato Burke mentre afferrava il cellulare per
chiamare il direttore del Museo, che era stato messo in allerta. Si scambiarono
poche parole, e poi Peter impallidì.
“Infatti,
non è affatto normale che manchi una tela. È appena stata rubata.” Informò poi
gli altri suoi colleghi. con la voce carica di rabbia. Poi prese di nuovo il
suo cellulare tra le mani per avvertire Neal.
“Neal ci
hanno fregato. Hanno appena rubato un tela, il direttore ha detto che si tratta
di un Monet. Stavamo tenendo sotto controllo la stanza sbagliata maledizione”
disse velocemente.
Neal ascoltò
le parole di Peter dall’altra parte del telefono, mentre il suo bel volto si
piegava in un’espressione piuttosto confusa.
“D’accordo
ti aspetto qui allora!” disse terminando la chiamata. Questa volta era stata
Roxy ad aver intuito la stranezza di quella telefonata, appena Neal allontano
di qualche centimetro il cellulare dall’orecchio, la rossa gli sussurrò nell’altro:
“Ci rivedremo presto Nick” e quando il ragazzo si girò per fermarla, lee era già sparita tra la folla.
Ciao scusate
se ci ho messo tanto. Ma diciamo che mi sono presa le vacanze di Natale in
anticipo. Ma non temete, ora sono qui, e non mi fermerò più. È un capitolo
piuttosto lungo, e spero che tutti i passaggi siano chiari. Io ne sono abbastanza
soddisfatta, e voi?? Ringrazio tantissimo tutti i lettori, soprattutto quelli
che mi lasciano le recensioni, grazie per la forza che mi date e che mi fa
andare avanti. Vi aspetto al prossimo… Baci!! Ah e
BUON NATALE A TUTTI!!!