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Autore: OfeliaMillet    22/12/2011    7 recensioni
" [...] Il moro iniziò a ridere coprendosi la bocca con la mano smaltata, quella tipa era davvero assurda!
Anthea lo guardò interrogativa -Ma vi siete messi d'accordo tu e tuo fratello per prendermi per il culo stasera?-
-Scusami...- Si ricompose passandosi due dita sotto gli occhi per evitare che le lacrime facessero colare il suo make up -No, non ci siamo messi d'accordo e se proprio lo vuoi sapere dopo andrò pure a dirgliene quattro a quel coglione...Comunque, non mi sono ancora presentato...- Fece per tendere la mano alla ragazza e proferire finalmente il suo vero nome, quando lei lo precedette -Si, sei Tom Kaulitz il fratello di Bill-
Il moro rimase bloccato, con la mano destra tesa a mezz'aria mentre la ragazza completava la sua frase in modo decisamente errato.
-Già...Tom...- [...] "
Genere: Drammatico, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bill Kaulitz, Georg Listing, Gustav Schäfer, Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 30: " So...where are you tonight? "




-Non si è fatto più vedere?-
Theo spalancò gli occhi girando il cucchiaino nella sua tazza fumante di tea mentre ascoltava la cugina minore parlare di Anthea e Bill.
-Già, è come scomparso- Miriam annuì mordendo un biscotto danese.
-Oh- La bocca del biondo assunse la forma di una piccola "o" per poi diventare una sottile striscia.
Non sapeva come prenderla, non sapeva come Anthea aveva preso questa scomparsa e, nei minuti in cui la bionda si stava cambiando per andare assieme a lui al Tresor, cercava di assorbire più notizie possibili sull'argomento.
-Io non capisco, ormai il danno è fatto: tutti ne parlano e perfino io ho accettato la cosa...perché sparire così?-
La ragazzina incastrò una mano nei ricci facendo una smorfia con le labbra -E ti posso assicurare che non è stato semplice accettare il fatto che tua sorella faccia coppia con l'uomo dei tuoi sogni, però l'ho fatto-
Annuì solennemente ricordandosi di come, cinque giorni prima, quando la sorella era tornata dal week-end col cantante, aveva spontaneamente alzato bandiera bianca e annullato lo stupido sciopero del silenzio a cui aveva aderito da quando aveva appreso la notizia
-Ok, Mim ma...An come sta?- Theo guardò con apprensione la cugina minore.
-Come vuoi che stia? Lei è Anthea, nessuna sa davvero come si sente e quello che le passa per la testa- Miriam sussurrò quella frase guardando verso il corridoio e sbuffando una lieve risata.
-Fa la stupida orgogliosa, fa sempre così, lo sai-
-Già-
Theo annuì mordendosi pensieroso il labbro inferiore.
La sua brontolona e orgogliosa Anthea amava ripararsi e proteggersi sotto un sorriso finto anche quando la terra si crepava sotto ai suoi piedi in modo irreparabile.

Cinque giorni.
Bill non si faceva vedere da cinque giorni e, da cinque giorni, i programmi televisivi non facevano altro che parlare della nuova coppia dello star system cercando in ogni modo di risalire all'identità della biondina.
In tutte le foto il suo volto era sempre nascosto o dal corpo di Bill che l'abbracciava o dalla scarsa qualità delle immagini e quella era davvero una fortuna visto che, in tutto quel caos mediatico, nessuno, a parte i suoi familiari e qualche compagno di università, era riuscito a risalire a lei. Non sarebbe riuscita a sopportare "bimbominkiaggini" e appostamenti di giornalisti soprattutto senza la presenza di Bill.

Cinque giorni.
Cinque giorni senza sorprese, senza la presenza del moro e senza nessuna chiamata.
Cinque giorni non sono molti e oltretutto Bill le inviava messaggi chilometrici appena ne aveva l'opportunità ma i messaggi non risolvono la lontananza perché non hanno calore e non hanno una voce, sono solo parole messe in ordine, stupide parole che si susseguono nella speranza che tutto si risolva.

-Fanculo-
Anthea sbuffò lanciando i vestiti sul letto e togliendosi il pigiama di dosso.
-Fanculo-
Si infilò in modo rabbioso una maglietta bianca e un paio di jeans neri mentre andava alla ricerca dei suoi anfibi.
In cucina Miriam e Theo stavano parlando e, poteva scommetterci qualsiasi cosa, il loro argomento principale era proprio il rapporto fra lei e il moro.
-Come se potessero avere voce in capitolo-
Sbuffò di nuovo infilandosi gli anfibi e sentendo i due bisbigliare nell'altra stanza.
Adorava la sua famiglia, considerava Theo un fratello e il senso di protezione che provava per Miriam la faceva sentire più una mamma che una sorella maggiore ma odiava quando le altre persone parlavano e si preoccupavano dei suoi problemi, il suo orgoglio, equiparabile all'Everest per altezza ed estensione, non sopportava tutta quell'apprensione e quegli sguardi di compassione.
Oltretutto il suo cellulare non si illuminava grazie ai messaggi di Bill dal giorno prima.
Si sentiva una stupida a contare i giorni di lontananza e, ancora più stupida a portarsi sempre dietro il suo cellulare nel caso che il moro la chiamasse.
Di solito cinque giorni non sono davvero niente, volano via fra impegni e studio senza nemmeno essertene accorta ma, dopo quella bomba, anche se le costava caro ammetterlo, Anthea sentiva davvero il bisogno di averlo vicino.
-Sono solo cinque giorni-
Scosse la testa guardandosi allo specchio per poi passarsi un filo di rossetto rosso sulle labbra
Quella sera doveva lavorare e, in un certo senso, era sollevata di poter uscire di casa e occupare il cervello con cose decisamente lontane dai suoi problemi, non vedeva l'ora di prendere ordini, correre da un tavolo ad un altro senza avere nemmeno il tempo di respirare.
Pressò le labbra assieme sistemando lo strato di rossetto e lanciò un'occhiata apprensiva al suo cellulare abbandonato sul letto.
-Che devo fare con te?-
Piegò la testa di lato interrogando l'apparecchio telefonico per poi sospirare stancamente: anche se Bill l'avesse cercata le avrebbe mandato un messaggio quindi avere il telefono dietro non era poi così fondamentale, senza tralasciare poi che il moro non si faceva sentire da un giorno.
E se quella sera l'avesse chiamata?
Impossibile: erano cinque giorni che non sentiva la sua voce, perchè avrebbe dovuto chiamarla proprio quella sera?

Annuì al suo ragionamento e, dopo aver lanciato un'ultima occhiata al cellulare, come per dargli l'ultima opportunità di illuminarsi, uscì dalla stanza chiudendo la porta e preparandosi a cogliere sul fatto i due pettegoli di Miriam e Theo.


***



Bill si fece cadere sul proprio letto son il volto sepolto fra i cuscini strizzando gli occhi e mugolando contro la gomma piuma.
Era tutto così assurdo, non riusciva a capacitarsi se ciò che stava accadendo era reale o uno stupido incubo e, sperava con tutto il cuore si trattasse della seconda opzione.
Era Bill Kaulitz e lo accettava, amava sia i pro che i contro di portare il suo nome, amava cantare, scoprire posti nuovi, farsi idolatrare da milioni di persone e accettava le fan un po' troppo accanite, gli orari completamente scombussolati, i gossip e perfino i paparazzi.
Era il suo lavoro e non poteva farci assolutamente niente.
Portare quel nome e accettare il suo lavoro non doveva aver niente a che fare con la sua vita privata.
Era Bill Kaulitz, una personalità conosciuta con una voce particolare e carisma da vendere ma sapeva di non potersi paragonare a Jim Morrison che, a quanto si ricordava, aveva la sua Pam, a Sid Vicious che aveva la sua Nancy e cazzo, pure Justin Bieber aveva la ragazza!
Perchè lui, insulso frontman, non poteva avere una ragazza?
Tutti continuavano a credere nella sua omosessualità e di certo non poteva biasimarli visto che in tutti quegli anni le uniche donne con cui era stato visto erano del suo entourage.

Ok, Pam e Jim avevano un rapporto assai particolare per non parlare di Sid e Nancy ma quelli erano altri tempi ed altre icone e, nemmeno il suo spropositato ego puntava a raggiungere l'importanza di quei nomi però Justin Bieber poteva!
Perchè il suo manager non si incazzava come David? Perchè per lui era così semplice? Perché la casa discografica non aveva paura della reazione delle fan?

-Merda, mi sto pure paragonando a quello- Mugugnò contro i cuscini con voce lamentosa.
-A chi?-
La voce di suo fratello lo fece mugugnare ancora mentre scuoteva la testa sul cuscino.
-Bill, sto parlando con te-
Tom lasciò la maniglia della porta entrando in camera del moro e sedendosi sul suo letto.
Si passò una mano su una guancia, preoccupato visto che Bill, appena tornato a casa, non l’aveva degnato di uno sguardo ed aveva salito le scale rintanandosi in camera sua.
-Che ti ha detto David?-
Bill alzò la testa dal cuscino guardando il fratello e cercando di mettere in ordine i propri pensieri e soprattutto la chiacchierata poco amichevole avvenuta con David poche ore prima.


-Bill, è difficile anche per me, non pensare che io sia felice per questo ma dobbiamo smentire, non abbiamo altro scelta-
-Dobbiamo, abbiamo....noi? Noi, David?-
Bill scattò dalla poltrona di fronte alla scrivania fissando il manager con uno sguardo furente
-Non si tratta di una questione di marketing, non parliamo di canzoni, di accordi o di testi, parliamo di me, di me, David! Io devo decidere, io sto con Anthea, non esiste nessun noi o se esiste tu non sei proprio incluso!-
Incrociò le braccia ticchettando il piede a terra in modo frenetico, a ritmo col suo cuore che sbatteva nella cassa toracica pronto a schizzare fuori.
Era bastato quel pronome a farlo uscire di testa o forse, quel “noi” era stata solo la goccia che aveva fatto traboccare il vaso, un pretesto per svuotarsi da tutto il risentimento che nutriva.
-Non posso rinunciare a tutto! Sono un ragazzo...un uomo anche io! E cazzo, passi il fatto che in questi anni non ho potuto avere uno straccio di ragazza, passi il fatto che io abbia dovuto lasciare la mia prima fidanzatina perché insomma, il cantante figo deve stare single e far sbavare le fan ma, adesso no, adesso non posso giocare, non voglio scappare da Anthea, non voglio allontanarla da me per colpa del mio lavoro!-
David si schiarì la voce assolutamente a disagio in quella situazione e guardò l’uomo, il ragazzo che aveva cresciuto e portato alla fama, che aveva imparato a conoscere e a rispettare e provò un senso di impotenza ineguagliabile.
David non gioiva affatto per ciò che stava chiedendo al suo pupillo
Lui aveva sempre aiutato i suoi quattro ragazzi, li aveva sempre tolti dai guai, li aveva portati al successo, forse troppo velocemente però, forse nel modo sbagliato, puntando più sull’immagine che sulla musica inebriandosi egli stesso del loro successo senza rendersi conto che quei quattro ragazzini sarebbero cresciuti e avrebbero voluto avere le loro esperienze all’ombra della telecamera.
-Abbiamo la conferenza, Bill-
-Annulliamola!-
-L‘Universal ha già dato la notizia-
-Io voglio stare con lei...- Bill si morse il labbro inferiore sentendo le lacrime pizzicargli gli occhi e, costringendosi a non versarne nemmeno una, si buttò sulla poltrona sospirando.



-Abbiamo una conferenza- Bill buttò gli occhi sulle proprie mani aperte sul cuscino, studiando i suoi anelli e sperando che la curiosità del fratello si placasse con quella piccola frase.
-Mh- Tom annui serrando le labbra senza indagare troppo dato che, solo la parola “conferenza” poteva riassumere la chiacchierata con David e spiegare lo stato d’animo di Bill.

Conferenza era sinonimo di smentita.




Note: Eccomi siori e siore!
Con solo 10 giorni di differenza fra un capitolo e l'altro sono riuscita a postare e, se ci pensate, dieci giorni in questi periodi di lentezza sono un vero record u.u
Vi prego di non uccidermi per gli avvenimenti di questo capitolo e boh, spero nei vostri commenti e ringrazio le nuove lettrici  : * mi fate sempre sorridere quando vedo nuove recensioni!
Alla prossima donne e buon Natale se siete cristiane se no buone feste ugualmente visto che stiamo tutti in vacanza ^^
Ah...dimenticavo che questa dovrebbe essere la prima parte e quindi a brevissimo posterò la seconda parte del capitolo! Dico dovrebbe perchè non so bene ancora come si concluderà il prossimo capitolo e a che punto quindi vedremo!
  
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