-Uruha-
[phone call]
<<
Ti
ripeto che qui la situazione è disastrosa, i miei nervi non
reggeranno ancora a
lungo, lui mi sta distruggendo, mi sta dilaniando le interiora con
questa
stramaledetta storia! >>
<<
Kou, e io ti ripeto: non sono la persona giusta a cui dire queste cose
>>
Dall’altro
capo del telefono, un provatissimo Aoi sta cercando di rassicurarmi e
di farmi
credere che tutto questo finirà presto. Sono sempre
più convinto che io finirò
pazzo e basta.
<<
Ma
io che faccio? Non me la sento di impicciarmi e chiamare
Reita… >>
continuo con la mia lagna -me ne rendo perfettamente conto- direi
totalmente
priva di senso.
<<
Secondo me domani si vedranno e si sistemerà tutto. Mancano
poche ore, dai,
resisti >>
In effetti,
pochissime ore. Sembrano non passare più.
Do
l’ennesima occhiata all’orologio della cucina e
sospiro fortemente. Sono sole
le tre. Di notte << Scusami, dovresti essere a letto da
un bel po’… ti
lascio andare >>
<<
Urupon >> mi chiama << non
c’è problema: se vuoi parlare ancora un
po’ ti ascolto >>
Mi manca. Mi
manca averlo qui che asseconda tutti i miei capricci e che mi ascolta
anche se
–lo so- spesso non gliene frega niente di quello che sto
dicendo. E adesso, più
che mai, con questa storia di Ruki altamente stressato che sta
sfibrando anche
me, lo vorrei vicino a me che mi coccola e mi sorride.
Boh, mi
sento un po’ strano << Sei gentile Aoi,
comunque non c’è bisogno, andiamo
a dormire >> sentenzio, sempre sussurrando le parole. Non
vorrei che Taka
si svegliasse e mi sbraitasse contro.
<<
Va
bene, allora a domani, buonanotte, Kou >>
<<
Buonanotte >> rispondo << Comunque mi
manchi, Yuu >> e metto
fine alla conversazione.
-Ruki-
[my fault]
Voglio
godere ancora per un po’ del piacevole calore donatomi dalle
coperte, ma purtroppo
ho sentito la sveglia di Uruha suonare. So che tra poco mi
sveglierà.
Non voglio
alzarmi, non voglio uscire e, soprattutto, andare alle prove. In questi
due
giorni non ho fatto altro che lamentarmi con il mio
chitarrista… non avevo
nessun altro con cui sfogarmi e si è dovuto sorbire tutto.
Stanotte
è
andato a dormire tardi, l’ho sentito mentre andava in camera,
ha urtato
qualcosa e ha sbuffato. Stamattina sarà stravolto. Come me,
del resto, che mi
sono addormentato solo dopo aver concluso una eroica battaglia contro
il letto,
che non mi offriva una posizione comoda.
<<
Taka, è tardi >> mi sussurra, con decisione.
È già arrivata l’ora. Mi
rigiro tra le lenzuola malmesse e con qualche mugugno gli faccio capire
che non
ho per niente voglia di fare niente << Guarda che
è tardi veramente, ho
sbagliato a puntare la sveglia >> e a questo punto mi
allarma. Non voglio
rimproveri da parte di Kai, non stamattina.
<<
Quanto tardi? >>
<<
Dovremmo
essere là, all’incirca… adesso
>>
Spalanco gli
occhi e mi fiondo giù dal letto << Cazzo!
>> belle parole subito di
prima mattina.
Cerco di
darmi una sistemata, metto i primi vestiti che trovo, non
c’è tempo per il
trucco, per i capelli, per gli accessori, per il caffè
<< Kou, andiamo,
muoviti >> lo incito, mentre ancora si sta infilando la
maglietta
<< No, diavolo! È al contrario, sbrigati!
>>
Cerco la mia
borsa per tutta la casa, alla fine la ritrovo nel posto più
ovvio del mondo
<< Da quando metto le cose apposto a casa degli altri?!
>> mi maledico
cento volte per non fare abbastanza in fretta, mai. Kouyou è
già sulla porta di
casa con le chiavi in mano, che aspetta solo me << Alla
fine sono sempre
l’ultimo >>
<<
Vedo che sei oggettivo questa mattina, cos’è
successo? >>
<<
Un
sacco di cose, a quanto pare >> concludo, vago. Che
strana frase.
Mi siedo in
macchina, lanciando un sospiro di sollievo misto a preoccupazione.
Spero che
cantando mi passi almeno di poco questa agitazione che da due giorni,
che dico!
che da diversi giorni mi sta attanagliando. Infondo, sono preoccupato
dal primo
giorno che me sono andato da casa. Forse è giunta
l’ora della resa dei conti
con me stesso.
<<
Non
mi hai detto che cosa hai comprato a Yuu >>
<<
Nulla di interessante, poi vedrai… >> mi volto
ad osservare apatico l’asfalto
dal finestrino.
<<
Ruki >> mi richiama << L’ultima
volta che hai detto così hai
regalato un vibratore a Kai! >>
Faccio
roteare gli occhi << Ancora con questa storia?! Secondo
me è stato un
regalo geniale >>
<<
No,
Taka, per niente >> e la finisce. Se continuasse lo
insulterei a morte e
lui lo sa bene.
La strada
per gli studi non mi è mai sembrata così breve,
la porta così leggera, le scale
così poco faticose << Perché oggi
non abbiamo preso l’ascensore?!
>>
<<
Sto
cercando di allungare il percorso, mi sembra ovvio! >>
annuncio,
imboccato l’ultimo corridoio da percorrere.
<<
Ma
se siamo in ritardo! >>
Faccio un
respiro profondo e mi porto davanti all’entrata della sala
prove. La maniglia è
gelida sotto la mia mano. La porta cigola un po’.
<<
Ok,
è successo qualcosa >>
Abbiamo
appena varcato la soglia che Yutaka esordisce così
<< C-cosa? >>
domando, desideroso di una risposta.
<<
Me
lo dovreste dire voi tutti. Guardate le vostre facce! >>
Guardo gli
altri, stranito. Tranne Reita, non ce la faccio a degnarlo di uno
sguardo.
<<
Siete stravolti, sembrate degli zombie! Quello strano, oggi, mi sembro
io! Mi
dovete delle spiegazioni >> continua il batterista
<< Di sicuro, se
ci mettessimo a suonare faremmo letteralmente schifo! Odio sprecare
tempo!
>>
È,
evidentemente, un’adirata richiesta di sistemare la faccenda.
Ancora una volta,
è colpa mia << E’ colpa mia
>> annuncio, per la sorpresa di tutti. Mi
sento stremato solo per aver pronunciato queste misere parole
<< Oggi
tornerò a casa, così tutto andrà a
posto >>
<<
Non
sono d’accordo >> Reita sembra voler farmi
saltare i nervi. L’espressione
sul suo viso –che, finalmente, riesco a guardare-
apparentemente rilassata,
cela qualcosa che assomiglia a rammarico << La colpa
è mia e,
semplicemente, tornare a casa, non ti servirà
>> gli altri paiono
ascoltare con attenzione, la situazione riguarda un po’ tutti
<< Propongo
di chiarirci io e te, da soli, magari davanti a una pizza, offro io.
Stasera,
passo a prenderti alle otto >>
Ha un non so
che di appuntamento, questa proposta. Osservo i miei band-mates. Tutti
aspettano impazientemente una risposta positiva, utile alla
salvaguardia della
salute mentale di ogni componente.
Io, invece,
lo manderei volentieri a fanculo,
famigerata
landa sperduta, dove a tutti, ogni tanto, conviene rifugiarsi.
<<
Va
bene. Ci sto. Ma non voglio la pizza, voglio il sushi >>
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Note
dell’autrice
(masochista):
nonostante
la consapevolezza di essere sempre in uno stramaledetto
ritardo, anche questa
volta non sono stata da meno. Di me non si può dire che sono
contraddittoria.
Ringrazio
chi ancora mi
segue e mi sostiene. Vorrei
poter abbracciarvi tutti.
Nella speranza
di essere contraddittoria almeno
una
volta in tutta la mia esistenza, vi saluto e vi mando un bacio solo per
tutti (perché
mi manca il tempo, mannaggia!)
P.S.:
già
che ci sono (perché chissà quando
tornerò) vi
auguro un Merry Christmas and a Nyappy new year!
^^Nami loves
u^^