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Autore: Nami_Loves_Ruki    23/12/2011    2 recensioni
A me, come sempre, nessuno ha chiesto il parere. Non che io sia contrario, anzi, però gradirei avere voce in capitolo, dato che la casa è anche la mia e Takanori non è esattamente quello che si può definire un tranquillo e docile inquilino. Ma credo che dopo aver sopportato Aoi per ogni singolo giorno degli ultimi quattro anni, sarei pronto a tutto. Anche ad avere un petulante Ruki che scodinzola per casa.
Genere: Demenziale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Uruha-

[phone call]

 

<< Ti ripeto che qui la situazione è disastrosa, i miei nervi non reggeranno ancora a lungo, lui mi sta distruggendo, mi sta dilaniando le interiora con questa stramaledetta storia! >>

<< Kou, e io ti ripeto: non sono la persona giusta a cui dire queste cose >>

Dall’altro capo del telefono, un provatissimo Aoi sta cercando di rassicurarmi e di farmi credere che tutto questo finirà presto. Sono sempre più convinto che io finirò pazzo e basta.

<< Ma io che faccio? Non me la sento di impicciarmi e chiamare Reita… >> continuo con la mia lagna -me ne rendo perfettamente conto- direi totalmente priva di senso.

<< Secondo me domani si vedranno e si sistemerà tutto. Mancano poche ore, dai, resisti >>

In effetti, pochissime ore. Sembrano non passare più.

Do l’ennesima occhiata all’orologio della cucina e sospiro fortemente. Sono sole le tre. Di notte << Scusami, dovresti essere a letto da un bel po’… ti lascio andare >>

<< Urupon >> mi chiama << non c’è problema: se vuoi parlare ancora un po’ ti ascolto >>

Mi manca. Mi manca averlo qui che asseconda tutti i miei capricci e che mi ascolta anche se –lo so- spesso non gliene frega niente di quello che sto dicendo. E adesso, più che mai, con questa storia di Ruki altamente stressato che sta sfibrando anche me, lo vorrei vicino a me che mi coccola e mi sorride.

Boh, mi sento un po’ strano << Sei gentile Aoi, comunque non c’è bisogno, andiamo a dormire >> sentenzio, sempre sussurrando le parole. Non vorrei che Taka si svegliasse e mi sbraitasse contro.

<< Va bene, allora a domani, buonanotte, Kou >>

<< Buonanotte >> rispondo << Comunque mi manchi, Yuu >> e metto fine alla conversazione.

 

-Ruki-

[my fault]

 

Voglio godere ancora per un po’ del piacevole calore donatomi dalle coperte, ma purtroppo ho sentito la sveglia di Uruha suonare. So che tra poco mi sveglierà.

Non voglio alzarmi, non voglio uscire e, soprattutto, andare alle prove. In questi due giorni non ho fatto altro che lamentarmi con il mio chitarrista… non avevo nessun altro con cui sfogarmi e si è dovuto sorbire tutto.

Stanotte è andato a dormire tardi, l’ho sentito mentre andava in camera, ha urtato qualcosa e ha sbuffato. Stamattina sarà stravolto. Come me, del resto, che mi sono addormentato solo dopo aver concluso una eroica battaglia contro il letto, che non mi offriva una posizione comoda.

<< Taka, è tardi >> mi sussurra, con decisione. È già arrivata l’ora. Mi rigiro tra le lenzuola malmesse e con qualche mugugno gli faccio capire che non ho per niente voglia di fare niente << Guarda che è tardi veramente, ho sbagliato a puntare la sveglia >> e a questo punto mi allarma. Non voglio rimproveri da parte di Kai, non stamattina.

<< Quanto tardi? >>

<< Dovremmo essere là, all’incirca… adesso >>

Spalanco gli occhi e mi fiondo giù dal letto << Cazzo! >> belle parole subito di prima mattina.

Cerco di darmi una sistemata, metto i primi vestiti che trovo, non c’è tempo per il trucco, per i capelli, per gli accessori, per il caffè << Kou, andiamo, muoviti >> lo incito, mentre ancora si sta infilando la maglietta << No, diavolo! È al contrario, sbrigati! >>

Cerco la mia borsa per tutta la casa, alla fine la ritrovo nel posto più ovvio del mondo << Da quando metto le cose apposto a casa degli altri?! >> mi maledico cento volte per non fare abbastanza in fretta, mai. Kouyou è già sulla porta di casa con le chiavi in mano, che aspetta solo me << Alla fine sono sempre l’ultimo >>

<< Vedo che sei oggettivo questa mattina, cos’è successo? >>

<< Un sacco di cose, a quanto pare >> concludo, vago. Che strana frase.

Mi siedo in macchina, lanciando un sospiro di sollievo misto a preoccupazione. Spero che cantando mi passi almeno di poco questa agitazione che da due giorni, che dico! che da diversi giorni mi sta attanagliando. Infondo, sono preoccupato dal primo giorno che me sono andato da casa. Forse è giunta l’ora della resa dei conti con me stesso.

<< Non mi hai detto che cosa hai comprato a Yuu >>

<< Nulla di interessante, poi vedrai… >> mi volto ad osservare apatico l’asfalto dal finestrino.

<< Ruki >> mi richiama << L’ultima volta che hai detto così hai regalato un vibratore a Kai! >>

Faccio roteare gli occhi << Ancora con questa storia?! Secondo me è stato un regalo geniale >>

<< No, Taka, per niente >> e la finisce. Se continuasse lo insulterei a morte e lui lo sa bene.

La strada per gli studi non mi è mai sembrata così breve, la porta così leggera, le scale così poco faticose << Perché oggi non abbiamo preso l’ascensore?! >>

<< Sto cercando di allungare il percorso, mi sembra ovvio! >> annuncio, imboccato l’ultimo corridoio da percorrere.

<< Ma se siamo in ritardo! >>

Faccio un respiro profondo e mi porto davanti all’entrata della sala prove. La maniglia è gelida sotto la mia mano. La porta cigola un po’.

<< Ok, è successo qualcosa >>

Abbiamo appena varcato la soglia che Yutaka esordisce così << C-cosa? >> domando, desideroso di una risposta.

<< Me lo dovreste dire voi tutti. Guardate le vostre facce! >>

Guardo gli altri, stranito. Tranne Reita, non ce la faccio a degnarlo di uno sguardo.

<< Siete stravolti, sembrate degli zombie! Quello strano, oggi, mi sembro io! Mi dovete delle spiegazioni >> continua il batterista << Di sicuro, se ci mettessimo a suonare faremmo letteralmente schifo! Odio sprecare tempo! >>

È, evidentemente, un’adirata richiesta di sistemare la faccenda. Ancora una volta, è colpa mia << E’ colpa mia >> annuncio, per la sorpresa di tutti. Mi sento stremato solo per aver pronunciato queste misere parole << Oggi tornerò a casa, così tutto andrà a posto >>

<< Non sono d’accordo >> Reita sembra voler farmi saltare i nervi. L’espressione sul suo viso –che, finalmente, riesco a guardare- apparentemente rilassata, cela qualcosa che assomiglia a rammarico << La colpa è mia e, semplicemente, tornare a casa, non ti servirà >> gli altri paiono ascoltare con attenzione, la situazione riguarda un po’ tutti << Propongo di chiarirci io e te, da soli, magari davanti a una pizza, offro io. Stasera, passo a prenderti alle otto >>

Ha un non so che di appuntamento, questa proposta. Osservo i miei band-mates. Tutti aspettano impazientemente una risposta positiva, utile alla salvaguardia della salute mentale di ogni componente.

Io, invece, lo manderei volentieri a fanculo, famigerata landa sperduta, dove a tutti, ogni tanto, conviene rifugiarsi.

<< Va bene. Ci sto. Ma non voglio la pizza, voglio il sushi >>

 

 

 

**************************

Note dell’autrice (masochista):

nonostante la consapevolezza di essere sempre  in uno stramaledetto ritardo, anche questa volta non sono stata da meno. Di me non si può dire che sono contraddittoria.

Ringrazio chi ancora mi segue e mi sostiene. Vorrei poter abbracciarvi tutti.

Nella speranza di essere contraddittoria almeno una volta in tutta la mia esistenza, vi saluto e vi mando un bacio solo per tutti (perché mi manca il tempo, mannaggia!)

P.S.: già che ci sono (perché chissà quando tornerò) vi auguro un Merry Christmas and a Nyappy new year!

^^Nami loves u^^

   
 
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