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Autore: maryc    23/12/2011    8 recensioni
Bella. La migliore amica di mia sorella che quando aveva 17 anni ed io 19, ha lasciato Forks e suo padre per andare a Phoenix da sua madre. La madre la voleva lì con lei pur avendo abbandonato marito e figlia dopo pochi mesi dalla sua nascita. Il nuovo marito ha un mucchio di soldi ed ha pagato i migliori avvocati per averne l’affidamento.
Bella. La mia nemesi.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Coppie: Bella/Edward
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Vischio


VISCHIO

“Edward, finalmente! Credevo che la scatola nera dell’aereo ti avesse divorato.” Sospiro alle parole di mia sorella Alice mentre entro in casa.

“Oh ciao anche a te Alice, si sto benissimo grazie per l’interessamento e anch’io sono felice di rivederti dopo quasi un mese. Ah dimenticavo, mi sei mancata anche tu.”

“Da dove hai tirato fuori questa vena spiritosa fratellino? Ehi mi hai portato quel nuovo gioco per la Wii che ti avevo chiesto per telefono?” Emmett, l’altro mio fratello e anche lui come Alice s’interessa tantissimo del mio ritorno. Sospiro e alzo gli occhi al cielo, non cambieranno mai.

“Edward, tesoro, bentornato. Ci sei mancato immensamente. Fatti abbracciare amore.” Oh bene, c’è qualcuno che ha sentito la mia mancanza, ma è mia madre e come tutte le madri sente sempre la mancanza dei figli.

“Mamma, anche tu mi sei mancata.” Mi faccio stringere tra le sue amorevoli braccia proprio come quando ero un bambino.

“Oh pucci pucci, come sei tenerone Eddino.” Ovviamente quel troglodita di mio fratello non poteva non dire la sua solita stupida battuta.

“Edward, figliolo bentornato a casa.”

“Ciao papà, grazie. Non vedevo l’ora di tornare qui, la serie di convegni cui ho dovuto partecipare è stata veramente stressante.” Una pacca virile sulle spalle e ritrovo anche mio padre.

“Dai Eddy ora dammi il regalo che mi hai portato, perché ovviamente mi hai comprato l’ultimo modello di borsa Gucci.” Alzo gli occhi al cielo, ovviamente mia sorella mi ha promesso le peggiori torture se non le avessi “amorevolmente” regalato quella borsa. Shopping sfrenato per una settimana fino a che la mia carta di credito non avesse chiuso i battenti per lutto.

“Ma dai Alice, non credevo proprio di aver azzeccato regalo, mi hai solo tempestato di telefonate a qualsiasi ora del giorno e della notte, per non parlare dei messaggi intimidatori che mi hai inviato.” Sotto le sue proteste la stringo tra le braccia e le scompiglio i suoi intoccabili capelli sbarazzini.

“Dai ragazzi venite a tavola che è pronto.”

Bentornato a casa Edward.

“Mm mamma queste ricette sono nuove? Era tutto buonissimo.” Per la miseria ho fatto il bis di tutte le portate ora credo che per arrivare in camera mia sia necessaria una gru che mi sollevi di peso, non ce la faccio ad alzarmi dalla tavola.

“Si caro, mi fa piacere che tu abbia apprezzato tutto. Ora andate in salotto, preparo il caffè e vi porto il dolce.” Oddio credevo di esser pieno ma appena sento quella parola magica mi scende la bava dalla bocca. Sono un inguaribile goloso, non posso farci nulla, potrei divorare una torta intera, ovviamente fatta da mia madre.

Siamo tutti in salotto a gustare un ottimo caffè italiano. Ci sono state un sacco di rivoluzioni a quanto pare. Appena vedo il dolce, mi escono gli occhi fuori dalle orbite. È una meraviglia di cioccolato, un tripudio di zuccheri, dovrei creare un altare e inchinarmi dinanzi a tanta bellezza. Già sento il sapore del cioccolato mentre dolcemente viene a contatto con le mie papille gustative. Deglutisco a vuoto con lo sguardo perso ad ammirare quella bellezza sconvolgente.

“Eddy chiudi la bocca è solo una torta non una donna nuda.”

“Emmett!”

“Non è solo una torta, è una visione paradisiaca.” Sento tutti ridacchiare, ovviamente sono a conoscenza della mia irrefrenabile passione per i dolci.

Appena metto in bocca il primo boccone resto incantato.

“Ma è strepitosa.” Urlo con la bocca piena facendo uscire pezzi di torta dalla bocca.

“Edward sei disgustoso.” Neanche ascolto le parole di mia sorella, sono in un mondo tutto mio fatto di torte e cioccolato.

“Comunque Edward volevamo dirti che per Natale avremo ospiti.” Annuisco mentre sono ancora nel mio mondo e salto da una torta all’altra ridendo felice.

“Sono troppo eccitata, finalmente Bella è tornata a Forks.” Mi blocco e lentamente alzo lo sguardo su mia sorella.

Bella. La migliore amica di mia sorella che quando aveva 17 anni ed io 19, ha lasciato Forks e suo padre per andare a Phoenix da sua madre. La madre la voleva lì con lei pur avendo abbandonato marito e figlia dopo pochi mesi dalla sua nascita. Il nuovo marito ha un mucchio di soldi ed ha pagato i migliori avvocati per averne l’affidamento.

Bella. La mia nemesi.

“Isabrutta è tornata all’ovile?” Mia sorella mi ringhia contro e credevo che mi avrebbe affogato con la mia deliziosa torta. Tremo ma non lo do a vedere. I miei genitori mi rimproverano, mentre Emmett ha un sorriso sinistro.

“Oh Eddy, io non la chiamerei così.” Mando giù un altro pezzo di quella torta che ora è diventata il mio grande amore e guardo curioso mio fratello.

“Ti ricordo che te ne ha combinate di tutti i colori. Se ripenso ai vostri dispetti e alle vostre litigate, muoio ancora dal ridere.”

Bella, la ragazza di cui sono sempre stato segretamente innamorato da quando avevo dieci anni. Ricordo che quando seppi della sua partenza, i miei dispetti aumentarono a dismisura, volevo che gli ultimi giorni che avrebbe passato a Forks fossero solo miei. Non ho mai avuto il coraggio di dichiararmi, lei non mi ha mai fatto capire di avere un interesse nei miei confronti e allora l’unica cosa che mi restava per farmi notare da lei, per essere nei suoi pensieri era farle i dispetti.

“Solo tu la chiamavi Isabrutta che poi non è mai stata brutta.”

Lo so Emmett, lo so.

“Comunque, come mai lo scorcio…ehm Isabella è tornata a Forks? In questi anni mi pare che non sia mai venuta.”

“Ti sbagli.” Aggrotto le sopracciglia in direzione di mia sorella, come mi sbaglio? Se fosse venuta, l’avrei vista, l’avrei saputo.

“Veniva tutte le estati e ci passava una settimana, era quella settimana che io passavo a LaPush. Dato che Charlie è andato a vivere con Sue, noi stavamo lì.” Dice candidamente stringendosi nelle spalle. Io resto shoccato, perché diavolo non mi ha mai detto niente?

“Perché io non ne ero a conoscenza?” Le dico quasi aggredendola e un luccichio si accende nei suoi occhi.

“Eddy non l’hai mai sopportata, l’hai sempre riempita di dispetti e poi lei ne faceva a te, perciò dato che dovevamo passare solo una settimana insieme preferivo non dirti nulla così stavamo tranquille.” Cosa? Come? Non è possibile, ho perso dieci anni pensando che non l’avrei più rivista mentre lei veniva qui tutte le estati.

Cerco di riprendere la calma facendo enormi respiri.

“E poi Eddy eri sempre troppo impegnato con le tue galline, pensare che Bella aveva anche una mezza cotta per te, che grazie al tuo comportamento è sparita.” Per poco non mi strozzo con la torta, per fortuna mia madre prontamente mi da delle pacche sulla schiena.

Lei aveva una cotta per me ed io con il mio comportamento da stronzo per non essere rifiutato ho perso il grande amore della mia vita?

“Comunque ora è tornata a vivere qui a Forks nella sua vecchia casa e passerà il Natale con noi.” Resto imbambolato a fissare il vuoto.

Dlin Dlon.

Alice corre ad aprire la porta tutta eccitata. Sento urla di giubilo provenire dall’ingrasso e passi che si dirigono verso il salotto.

“Alice mi avevi detto che non l’avrebbe mangiata, altrimenti ci avrei aggiunto veramente del cianuro.” Sbarro gli occhi, quella voce melodiosa la riconoscerei ovunque. Mi volto lentamente ma non ero per nulla preparato a quella bellezza che mi trovavo di fronte. La fisso imbambolato senza dire una parola.

È…è…è…semplicemente favolosa, i miei ricordi non le rendono giustizia, è ancora più bella, più matura, più donna.

Un corpo sinuoso, delle gambe lunghe e affusolate, il ventre piatto, il seno piccolo e sodo perfetto per le mie mani, il lungo e bianco collo da cigno, boccoli scuri che le ricadono dolcemente sulle spalle, labbra carnose, nasino piccolo e perfetto e infine gli occhi. Quegli occhi color del cioccolato, quegli occhi per cui adoro mangiare cioccolato fondente.

Si avvicina sinuosa e seducente verso di me allungandomi una mano mentre la guardo spaesato, cosa vuole fare? Mi vuole strozzare per l’ultimo scherzo che le ho fatto prima di partire? Dai sono passati dieci anni, non può avercela ancora con me per averle infilato un peluche a forma di rospo nella sua valigia con scritto Isabrutta. Era un modo per farle ricordare di me, un modo per non farmi dimenticare.

“Molto piacere Isabella Swan.” Ora sono paonazzo, ma è scema? Con l’età si è rincoglionita?

“Sono Edward.” Ecco le uniche parole sensate che riesco a dire.

“Oh Alice è vero, hai anche un altro fratello oltre Emmett, deve esser stato così irrilevante nella mia vita che l’ho completamente rimosso.” Ora ho la bocca spalancata e gli occhi fuori dalle orbite, come non si ricorda di me?

Sento che tutti scoppiano a ridere.

“Oh pel di carota, ma dai te l’ho fatta! Come sempre d’altronde. Questo era per il grazioso regalo che ho trovato in valigia. Volevo mettere del veleno nella torta, però sapevo che non l’avresti mangiata solo tu, poi se fossi schiattato, mi sarebbe dispiaciuto per la tua famiglia, perciò…”

“Sei la solita stronza.” Ecco mi sono ripreso, ho appoggiato il piattino sul tavolino di fronte il divano, mi sono alzato per fronteggiarla e ho incrociato le braccia al petto.

Dio quanto vorrei stringerla tra le braccia.

“Io non sono un pel di carota.” Accade tutto in un attimo, le sue braccia mi avvolgono in un abbraccio ed io resto di sasso. Finalmente dopo anni posso sentire il colore del suo corpo contro il mio. Automaticamente allargo le braccia e la avvolgo in un abbraccio.

“Scullen non l’avrei mai detto ma mi sei mancato anche tu.” La stringo forte al mio petto ma non troppo, potrebbe sentire la mia erezione e non sarebbe proprio il caso. Mi posa un leggero bacio sulle labbra e scioglie l’abbraccio. Sento vuoto e freddo senza di lei.

“E non chiamarmi Scullen.”

“Tu mi chiami ancora Isabrutta perciò siamo pari.” Si siede dove prima ero seduto io e io mi accomodo sul bracciolo del divano al suo fianco. Prende il piattino da cui mangiavo la torta e porta la forchetta alle labbra. Seguo incantato tutti i suoi movimenti e vorrei essere prima quella forchetta e poi quel pezzo di torta. Deglutisco a vuoto e sento ridacchiare sommessamente i miei fratelli. Li fulmino con lo sguardo e cerco di pensare ad altro per far calmare la mia eccitazione.

“Vedo che hai apprezzato la mia torta, ricordo che non hai mai voluto assaggiare nulla di ciò che preparavo.”

“Tu hai fatto quella meraviglia?” Ricordavo che era brava a cucinare, ma dopo un suo scherzetto non ho voluto più mangiare ciò che preparava lei.

“Oh sì, come mai l’hai mangiata?”

“Spiritosa, ricordo ancora quando mi hai mandato in ospedale a causa di un’intossicazione alimentare, ovviamente involontaria.” Per poco non mi avvelenava quel giorno.

“Ma ovvio che è stata involontaria, non volevo di certo ricambiare il favore, cioè quando tu per poco non mi facevi morire di paura con quelle chiamate notturne facendo versi strani e rumori sinistri per mettermi paura, per poco non andavo dallo psicologo poi per fortuna tuo padre ti ha scoperto, non sai quanto ho goduto per la punizione che ti ha dato.” Oh non sai quanto ti farei godere io…cazzo Edward riprenditi. Mentalmente mi assesto un bel calcio nelle palle, quasi credo che il dolore sia reale.

“Aha spiritosa, invece io non mi sono divertito per nulla a scarrozzarti ovunque per un mese intero e ricordo che spesso mi facevi correre da te anche a notte fonda per poi dirmi che ti eri scordata cosa volevi.” Tutti scoppiano a ridere e poi mi unisco anch’io a loro.    

“Alice se non hai da fare ti va di venire a fare un po’ di shopping a Port Angeles? Poi devo fermarmi in aeroporto a prendere Jasper.” Chi è Jasper? Potrebbe essere il suo fidanzato. Oh no, no, no, non lo permetterò.

“Chi è Jasper? Il tuo fidanzato Bellina?” Per fortuna l’orso a volte fa domande intelligenti, ma la perfida donna al mio fianco scoppia a ridere mentre Alice lo incenerisce con lo sguardo.

“Si da il caso che Jasper è il mio futuro marito.” Tutti guardiamo shoccati mia sorella e mio padre sbianca fino all’inverosimile.

“Co-come futuro marito?”

“Certo lui ancora non lo sa, ma ovviamente io so che ci sposeremo e avremo tanti bambini.”

“Oddio Alice, ho passato tre anni a implorarlo di lasciare Maria perché non era adatta a lui, poi vede te per cinque minuti e puff, lascia Maria.”

“Allora è un tuo amico.”

“Oh sì, e credo anche che lo conoscerete presto. Passerà il Natale con noi e vivrà con me, almeno fino a che non troverà una sistemazione qui a Forks. Per me potrebbe starci per sempre a casa mia.” Ma anche no.

“Anche lui si trasferisce qui? È un tuo amico di Phoenix?”

“Oh no, ci siamo conosciuti a Yale, siamo diventati inseparabili, è il mio migliore amico oltre che affermato psicologo, è del Texas, un bravissimo ragazzo, educato e molto tranquillo, in pratica l’uomo perfetto per stare al fianco di Alice e della sua esuberanza.” Pendo praticamente dalle sue labbra e ogni volta che se le inumidisce, vorrei che fosse la mia lingua a passarci sopra.

“Ora Bella bando ai convenevoli, abbiamo poco tempo e tanto shopping da fare.”

“Hai ragione, devo anche comprare i regali di Natale.” Anch’io voglio andare a fare shopping, sto per propormi come autista e portaborse, quando mia sorella stronca ogni mio sogno.

“Ci voleva proprio una giornata solo per noi. Da quando sei arrivata, hai avuto poco tempo per me, passi tutto il giorno in ospedale.”

“Cosa fai in ospedale? Sempre la solita sbadata che inciampa ovunque?” Le chiedo deridendola, ma curioso al tempo stesso.

“Oh figliolo devo contraddirti. Hai di fronte a te il più promettente cardiochirurgo di tutti i tempi. È una mia specializzanda e devo dire la migliore degli ultimi anni. Credo proprio che l’allieva supererà il maestro. Paradossale come svenissi solo alla vista di una goccia di sangue.” Ecco ma vuole proprio che le salti addosso? Perché è arrossita così? Non sa che potrei sbatterla su questo divano e farla mia fino a quando m’implorerà di smetterla? E chi se ne frega della mia famiglia.

“Invece deduco che tu, pel di carota, faccia il gigolò. Ricordo che apprezzavi correre dietro tutte le gambe che ti passavano di fronte.” Certo solo perché non potevo avere te. Un attimo, ho sentito veramente una punta di gelosia? Non me la sono immaginata vero?

“Oh Isabrutta sembra che anche tu volessi essere un paio di quelle gambe cui correvo dietro.”

“Sogna Scullen, sogna. Non sarò mai una delle tante.” Lo so, tu sei l’unica.

I nostri sguardi sono incatenati e solo Alice che l’afferra per un braccio e la porta via interrompe la magia del momento.

“Mm che buon odore che c’è nell’aria.” Tutti fissiamo mio padre curiosi.

“Che odore caro?” Gli chiede amorevole mia madre, quei due si amano più del primo giorno.

“L’amore tesoro, l’amore.” Afferma sorridendo e fissandomi, mentre io sbarro gli occhi.

“Prego?”

“Oh Edward solo tu e lei non vi siete accorto di cosa prova l’altro.” Detto questo prende mia madre tra le braccia e la porta via.

“Eddino è cottino. Eddino è cottino. Eddino è…”

“Smettila orso.”

“Mm fratello gioca bene le tue carte, hai visto che gran pezzo di ragazze che è diventata? Ovviamente è sempre stata bellissima, ma ti consiglio di farti avanti questa volta e non con degli stupidi dispetti come facevi da adolescente. Ora siete maturi e credo proprio che se non ti sbrighi te la soffieranno da sotto il naso.” Con queste parole mio fratello mi lascia come un allocco in salotto per andare dalla sua Rose.

Mi butto sul divano e sento la stanchezza assalirmi, ma prima faccio qualcosa che non avrei mai fatto. Afferro la forchetta che lei ha portato alle labbra, prendo un pezzo di torta e lo porto alle labbra immaginando il suo sapore delle sue.

Sono da ricovero.

 

I giorni sono passati tranquilli e il Natale è sempre più vicino.

Con Bella non ci sono progressi, però ci sono molte frecciatine. Per fortuna lavoro anch’io in ospedale, certo in un altro reparto, ma almeno così posso vederla più spesso e ogni volta è tutti le sbavano dietro. Ho dovuto sabotare tre tentativi di richiesta di appuntamento, e che diavolo, non hanno capito che Bella è off limits?

Ho conosciuto Jasper e mi è simpatico, l’unica pecca è che vive con Bella, ma in compenso sbava per mia sorella ed escono insieme.

 

“Eddy, Eddy puoi andare da Bella? Ha bisogno di aiuto per finire di decorare la casa ed io e Jazzy dobbiamo uscire per andare a comprarle il regalo di Natale.” Ma certo che ci vado Alice, non devi neanche chiederlo.

Poi mi blocco di colpo. Maledizione sono stato così impegnato ad allontanare quei bifolchi da lei che ho dimenticato di prenderle un regalo per Natale. Ecco che iniziano i complessi.

Deve essere un pensiero o un regalo? Come la prenderà? Se non le piacesse? Se non volesse un regalo da me?

“Eddy spero proprio che tu abbia preso un regalo per Bella, quello che ti ha preso lei è favoloso e credo che la ringrazierai a vita. Anzi devo proprio chiederle come ha fatto ad averlo.” Grazie Alice, inconsapevolmente hai risolto i miei dubbi, però non ho idea di cosa prenderle. Anzi, ci sono. Oh sì, spero solo che lo accetti e che accetti anche me. Ho deciso, tra pochi giorni mi gioco il tutto per tutto e se dovesse rifiutarmi, l’assillerò e corteggerò fino a che non cederà.

Sono malefico, anche se a Natale dovremo essere tutti più buoni.

Sto uscendo da casa quando sento mia sorella che mi richiama.

“Per favore Eddy, per favore, per favore, non fare lo stupido come al tuo solito e non iniziate con scherzi infantili.” Annuisco e finalmente posso uscire da casa, direzione casa Swan.

Arrivo in pochi minuti e parcheggio nel vialetto. Da quanto tempo non venivo qui, quanti ricordi.

“Ehi rosso vuoi stare fuori a congelare ancora un po’? No, ho capito, aspetti che la neve ti ricopra completamente fino a diventare un pupazzo di neve, poi io uscirò, ti metterò una carota come naso, dei bottoni come occhi, un…”

“Aha Swan, sei veramente simpatica. Arrivo e per favore togliti quel cappello canterino che Alice mi ha intimato di comportarmi bene, ma tu me le servi su un piatto d’argento.”

“Ma anche no. Adoro questo cappello che canta tutte le canzoni natalizie, anzi ne ho uno anche per te.”

“Non lo indosserò mai.”

“Vogliamo fare una prova?”

“Mi arrendo, mi arrendo, saresti capace di tutto.” Entro in casa e il calore mi avvolge. Le passo la giacca e con un sorriso la prende per sistemarla del guardaroba.

“Vieni ho preparato della cioccolata calda.” Sudo freddo, volendo potrebbe avvelenarmi e farmi schiattare questa volta.

“Non essere fifone, non ci ho messo alcun tipo di veleno e neanche le noci, ricordo che sei allergico. A Natale si è tutti più buoni e pensavo che una tua morte per cause sconosciute non sarebbe un bel regalo.”

“Spiritosa, ho proprio voglia di rotolarmi a terra dalle risate.”

“Sapevo che sei un tipo che sta agli scherzi. Dai sbrigati che abbiamo molto da fare.”

“Dittatrice.”

“Ti ho sentito.”

“Era mia intenzione, non mi piace parlare alle spalle.” Dico con un sorrisetto ironico mentre le prime note di White Christmas escono dal suo cappello.

Con riluttanza afferro la tazza di cioccolata calda e la porto alle labbra mentre la vedo sbuffare.

“Mal pensante.” Sbuffa nella tazza. Inizio a sorseggiare e oltre al sapore del cioccolato non sento nulla così mi rilasso mentre lei m’infila il cappello canterino in testa. Alzo gli occhi al cielo sbuffando e continuo a scaldarmi con quella delizia.

“Devo ricredermi sei una cuoca eccezionale.”

“Lo so, eri l’unico a non essertene accorto.”

“Sei anche molto modesta.”

“Oh grazie caro, tutti questi complimenti mi imbarazzano.” Sposto lo sguardo verso di lei e la fisso incantato. Ha un baffo di cioccolato sulle labbra e già mi vedo che mi avvicino e con la lingua rimuovo quel po’ di cioccolato che mai mi ha eccitato come ora. Detto fatto, in pochi e decisi passi è tra le mie braccia e mi fissa curiosa e sorpresa.

Le stringo i fianchi con le mani e avvicino il volto al suo.

“Cosa?” Mi chiede con un filo di voce.

“Sei sporca di cioccolato.” Le sussurro all’orecchio. I nostri respiri sono irregolari, mi avvicino lentamente, finalmente potrò poggiare le labbra sulle sue, ci sono quasi…ora afferro il vuoto.

“Scullen, Scullen, Scullen. Ma cosa mi combini? Stavi veramente per baciare Isabrutta? La tua nemesi? Come era l’altra? Ah si il brutto anatroccolo che non diventerà mai un cigno.” Passo nervosamente una mano tra i capelli.

“Smettila.” Le ringhio.

“Smettila. Smettila. Smettila. Sai anche tu che sono bugie. Sai che ti muoio dietro praticamente da quando avevo dieci anni e tutto ciò che ho fatto era solo per richiamare la tua attenzione.” Lei mi guarda sorpresa e con gli occhi fuori dalle orbite.

“Tu…tu…cosa? È un nuovo scherzo? Se è così, non sei affatto divertente questa volta.” Scoppio a ridere, una risata isterica, una risata nervosa.

“Ti sembra che stia scherzando? A me non pare proprio, anzi dovevo continuare a tacere tutto, sapevo che sarei stato rifiutato, ma la colpa è solo mia. Se non avessi fatto lo stronzo con te per avere la tua attenzione, per avere i tuoi occhi su di me, per essere nei tuoi pensieri, tu ora mi prenderesti sul serio, anzi credo proprio che saremo stati una coppia solida ora, probabilmente saremo anche sposati e con uno o due fig…” Le sue labbra interrompono il mio monologo. La mia lingua cerca la sua. Le mie braccia la stringono al petto per evitare di lasciarla scappare, anche se sembra che non ne abbia intenzione, le sue mani stringono i miei capelli e sento le campane suonare. Mi correggo non sono le campane, ma sono quegli assurdi cappelli canterini che ora intonano Silent Night.

“Parli troppo pel di carota e non ti sei accorto che eri sotto il vischio, ho preso due piccioni on una fava. Ho rispettato una tradizione natalizia che adoro da morire e ti ho anche fatto chiudere il becco. Ora appurato cosa sono riuscita a fare possiamo anche metterci all’opera.” Scrollo il capo, non cambierà mai, sa che non mi sfugge e che dovremo parlare, ma parlare veramente, intanto mi beo delle sensazioni di quel bacio.

“Prendi queste luci e appendile fuori, io invece metto le ghirlande sotto il portico e alla porta.” Ovviamente ci abbiamo impiegato tutto il pomeriggio, non riuscivamo a stare fermi e appena l’altro si distraeva ecco che un’impertinente palla di neve colpiva nei punti più impensabili. Abbiamo fatto una guerra all’ultimo respiro e poi distrutti ci siamo buttati sulla neve soffice e abbiamo fatto l’angelo. Volevamo fare anche un pupazzo di neve, però poi il senso del dovere ci ha richiamati all’ordine e abbiamo finito di sistemare le decorazioni.

“Aspetta qui, vado ad accendere le luci.” Bagnato fradicio ma felice ammiro la mia opera d’arte. Certo non è un capolavoro, ma a lei piace ed anche a me.

Torna al mio fianco e osserviamo incantati le luci colorate che avvolgono la casa.

A un certo punto la sento respirare profondamente e sorridere.

“La senti?”

“Cosa?” Le chiedo curioso.

“La magia del Natale. Io la sento ogni volta, e ogni volta è diversa dalla precedente. La sento sotto la pelle, mi è entrata dentro. Ogni volta tutte queste luci, la neve che cade, l’albero addobbato, i cori dei bambini, tutte queste magie mi scaldano il cuore. Mi piace il Natale, è la mia festa preferita. Mi piace come le persone in questo periodo siano tutte più serene pur non rendendosene conto, come cercano di passare il più tempo possibile con le persone cui si vuole bene. Per me il Natale è caldo, nel senso di calore famigliare. È caldo e sereno. Senti, annusa l’aria. C’è odore di neve. Mi piace la neve, bianca, soffice e talmente fredda che sembra sia bollente. A Phoenix non sono mai riuscita a vedere la neve. Mi mancava.” Le poso un braccio sulle spalle e l’avvicino a me incantato dalle sue parole sul Natale.

“Ti mancava la neve?” Le chiedo curioso di sapere tutto di lei.

“Sì, mi mancava la neve. Mi mancavi anche tu, tanto.” La stringo di più a me mentre alziamo lo sguardo al cielo e guardiamo incantati i fiocchi di neve che lenti e delicati lasciano le nuvole per scendere sulla Terra.

“Piace anche a me la neve. Mi piaci anche tu, tanto. Credo anche che da oggi in poi andrò in giro con un rametto di vischio nei pantaloni.”

“Perché?” Mi chiede senza spostare lo sguardo dal cielo, anzi apre la bocca per far entrare fiocchi di neve.

“Perché così potrò avere sempre una scusa per baciarti e tu dovrai rispettare la tradizione.” Soffoca una risata e mi tira giù fino a stenderci nuovamente sulla neve e continuare a guardarla scendere incantati.

“Non hai bisogno del vischio per baciarmi.”

“Lo so, però poiché mi piace questa tradizione, ti bacerò ogni volta che nelle vicinanze ci sarà un ramo di vischio.”

“Non ci si bacia solo sotto il vischio e non anche nelle vicinanze?” Mi chiede mentre appoggia la testa sul mio petto.

“Certo, però punto primo abbiamo troppi anni persi da recuperare, punto secondo mi hai detto che posso baciarti quando voglio, perciò anche solo nei pressi di un rametto di vischio.”

“La tua logica non fa una piega. Sei furbo pel di carota.”

“Lo so brutto anatroccolo, lo so.”

“Edward, questo sarà il nostro primo magico Natale?”

“Il primo dei tanti Isabella, il primo dei tanti che passeremo insieme.”

“Buon Natale Edward.”

“Ma non è Natale, è il 23.”

“È il nostro Natale.” La stringo di più al mio petto e la faccio stendere su di me per non farle prendere freddo, continuando a guardare la neve che cade al chiaro di luna, con le mille luci di Natale accese intorno a noi.

“Buon Natale Isabella.”

Le sussurro mentre le nostre labbra s’incontrano per il loro personale augurio.   

 

 Set abiti Bella

 

Ciao donzelle, questa storia ha partecipato al contest Luci di Natale, di vanderbit e serenaesse. Non è granché a parer mio, ma ero proprio a corto di fantasia in questo periodo. Il punteggio ottenuto è:

Grammatica:                                                                                                  8/10 
Trama:                                                                                                                   8.2/10 
Tema di Natale: 8.6/10 
Gradimento personale: 8.6/10 
Totale:                                                                                                         33.4/40 

Spero di avere i vostri pareri e ne approfitto per augurarvi Buon Natale e Buon Anno e ripeto che tornerò con le mie storie il 15 Gennaio. Tanti auguri.

Un bacio Mary.

   
 
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