VISCHIO
“Edward,
finalmente!
Credevo che la scatola nera dell’aereo ti avesse
divorato.” Sospiro alle parole
di mia sorella Alice mentre entro in casa.
“Oh
ciao anche a te
Alice, si sto benissimo grazie per l’interessamento e
anch’io sono felice di
rivederti dopo quasi un mese. Ah dimenticavo, mi sei mancata anche
tu.”
“Da
dove hai tirato
fuori questa vena spiritosa fratellino? Ehi mi hai portato quel nuovo
gioco per
la Wii che ti avevo chiesto per telefono?” Emmett,
l’altro mio fratello e anche
lui come Alice s’interessa tantissimo del mio ritorno.
Sospiro e alzo gli occhi
al cielo, non cambieranno mai.
“Edward,
tesoro,
bentornato. Ci sei mancato immensamente. Fatti abbracciare
amore.” Oh bene, c’è
qualcuno che ha sentito la mia mancanza, ma è mia madre e
come tutte le madri
sente sempre la mancanza dei figli.
“Mamma,
anche tu mi sei
mancata.” Mi faccio stringere tra le sue amorevoli braccia
proprio come quando
ero un bambino.
“Oh
pucci pucci, come
sei tenerone Eddino.” Ovviamente quel troglodita di mio
fratello non poteva non
dire la sua solita stupida battuta.
“Edward,
figliolo
bentornato a casa.”
“Ciao
papà, grazie. Non
vedevo l’ora di tornare qui, la serie di convegni cui ho
dovuto partecipare è
stata veramente stressante.” Una pacca virile sulle spalle e
ritrovo anche mio
padre.
“Dai
Eddy ora dammi il
regalo che mi hai portato, perché ovviamente mi hai comprato
l’ultimo modello
di borsa Gucci.” Alzo gli occhi al cielo, ovviamente mia
sorella mi ha promesso
le peggiori torture se non le avessi
“amorevolmente” regalato quella borsa.
Shopping sfrenato per una settimana fino a che la mia carta di credito
non
avesse chiuso i battenti per lutto.
“Ma
dai Alice, non
credevo proprio di aver azzeccato regalo, mi hai solo tempestato di
telefonate
a qualsiasi ora del giorno e della notte, per non parlare dei messaggi
intimidatori che mi hai inviato.” Sotto le sue proteste la
stringo tra le
braccia e le scompiglio i suoi intoccabili capelli sbarazzini.
“Dai
ragazzi venite a
tavola che è pronto.”
Bentornato
a casa
Edward.
“Mm
mamma queste
ricette sono nuove? Era tutto buonissimo.” Per la miseria ho
fatto il bis di
tutte le portate ora credo che per arrivare in camera mia sia
necessaria una
gru che mi sollevi di peso, non ce la faccio ad alzarmi dalla tavola.
“Si
caro, mi fa piacere
che tu abbia apprezzato tutto. Ora andate in salotto, preparo il
caffè e vi
porto il dolce.” Oddio credevo di esser pieno ma appena sento
quella parola
magica mi scende la bava dalla bocca. Sono un inguaribile goloso, non
posso
farci nulla, potrei divorare una torta intera, ovviamente fatta da mia
madre.
Siamo
tutti in salotto
a gustare un ottimo caffè italiano. Ci sono state un sacco
di rivoluzioni a
quanto pare. Appena vedo il dolce, mi escono gli occhi fuori dalle
orbite. È
una meraviglia di cioccolato, un tripudio di zuccheri, dovrei creare un
altare e
inchinarmi dinanzi a tanta bellezza. Già sento il sapore del
cioccolato mentre
dolcemente viene a contatto con le mie papille gustative. Deglutisco a
vuoto
con lo sguardo perso ad ammirare quella bellezza sconvolgente.
“Eddy
chiudi la bocca è
solo una torta non una donna nuda.”
“Emmett!”
“Non
è solo una torta,
è una visione paradisiaca.” Sento tutti
ridacchiare, ovviamente sono a
conoscenza della mia irrefrenabile passione per i dolci.
Appena
metto in bocca
il primo boccone resto incantato.
“Ma
è strepitosa.” Urlo
con la bocca piena facendo uscire pezzi di torta dalla bocca.
“Edward
sei disgustoso.”
Neanche ascolto le parole di mia sorella, sono in un mondo tutto mio
fatto di
torte e cioccolato.
“Comunque
Edward
volevamo dirti che per Natale avremo ospiti.” Annuisco mentre
sono ancora nel
mio mondo e salto da una torta all’altra ridendo felice.
“Sono
troppo eccitata,
finalmente Bella è tornata a Forks.” Mi blocco e
lentamente alzo lo sguardo su
mia sorella.
Bella.
La migliore
amica di mia sorella che quando aveva 17 anni ed io 19, ha lasciato
Forks e suo
padre per andare a Phoenix da sua madre. La madre la voleva
lì con lei pur avendo
abbandonato marito e figlia dopo pochi mesi dalla sua nascita. Il nuovo
marito
ha un mucchio di soldi ed ha pagato i migliori avvocati per averne
l’affidamento.
Bella.
La mia nemesi.
“Isabrutta
è tornata
all’ovile?” Mia sorella mi ringhia contro e credevo
che mi avrebbe affogato con
la mia deliziosa torta. Tremo ma non lo do a vedere. I miei genitori mi
rimproverano, mentre Emmett ha un sorriso sinistro.
“Oh
Eddy, io non la
chiamerei così.” Mando giù un altro
pezzo di quella torta che ora è diventata
il mio grande amore e guardo curioso mio fratello.
“Ti
ricordo che te ne
ha combinate di tutti i colori. Se ripenso ai vostri dispetti e alle
vostre litigate,
muoio ancora dal ridere.”
Bella,
la ragazza di
cui sono sempre stato segretamente innamorato da quando avevo dieci
anni.
Ricordo che quando seppi della sua partenza, i miei dispetti
aumentarono a
dismisura, volevo che gli ultimi giorni che avrebbe passato a Forks
fossero
solo miei. Non ho mai avuto il coraggio di dichiararmi, lei non mi ha
mai fatto
capire di avere un interesse nei miei confronti e allora
l’unica cosa che mi
restava per farmi notare da lei, per essere nei suoi pensieri era farle
i
dispetti.
“Solo
tu la chiamavi
Isabrutta che poi non è mai stata brutta.”
Lo
so Emmett, lo so.
“Comunque,
come mai lo
scorcio…ehm Isabella è tornata a Forks? In questi
anni mi pare che non sia mai
venuta.”
“Ti
sbagli.” Aggrotto
le sopracciglia in direzione di mia sorella, come mi sbaglio? Se fosse
venuta,
l’avrei vista, l’avrei saputo.
“Veniva
tutte le estati
e ci passava una settimana, era quella settimana che io passavo a
LaPush. Dato
che Charlie è andato a vivere con Sue, noi stavamo
lì.” Dice candidamente
stringendosi nelle spalle. Io resto shoccato, perché diavolo
non mi ha mai
detto niente?
“Perché
io non ne ero a
conoscenza?” Le dico quasi aggredendola e un luccichio si
accende nei suoi
occhi.
“Eddy
non l’hai mai
sopportata, l’hai sempre riempita di dispetti e poi lei ne
faceva a te, perciò dato
che dovevamo passare solo una settimana insieme preferivo non dirti
nulla così
stavamo tranquille.” Cosa? Come? Non è possibile,
ho perso dieci anni pensando
che non l’avrei più rivista mentre lei veniva qui
tutte le estati.
Cerco
di riprendere la
calma facendo enormi respiri.
“E
poi Eddy eri sempre
troppo impegnato con le tue galline, pensare che Bella aveva anche una
mezza
cotta per te, che grazie al tuo comportamento è
sparita.” Per poco non mi
strozzo con la torta, per fortuna mia madre prontamente mi da delle
pacche
sulla schiena.
Lei
aveva una cotta per
me ed io con il mio comportamento da stronzo per non essere rifiutato
ho perso
il grande amore della mia vita?
“Comunque
ora è tornata
a vivere qui a Forks nella sua vecchia casa e passerà il
Natale con noi.” Resto
imbambolato a fissare il vuoto.
Dlin
Dlon.
Alice
corre ad aprire
la porta tutta eccitata. Sento urla di giubilo provenire
dall’ingrasso e passi
che si dirigono verso il salotto.
“Alice
mi avevi detto
che non l’avrebbe mangiata, altrimenti ci avrei aggiunto
veramente del
cianuro.” Sbarro gli occhi, quella voce melodiosa la
riconoscerei ovunque. Mi volto
lentamente ma non ero per nulla preparato a quella bellezza che mi
trovavo di
fronte. La fisso imbambolato senza dire una parola.
È…è…è…semplicemente
favolosa, i miei ricordi non le rendono giustizia, è ancora
più bella, più
matura, più donna.
Un
corpo sinuoso, delle
gambe lunghe e affusolate, il ventre piatto, il seno piccolo e sodo
perfetto
per le mie mani, il lungo e bianco collo da cigno, boccoli scuri che le
ricadono dolcemente sulle spalle, labbra carnose, nasino piccolo e
perfetto e
infine gli occhi. Quegli occhi color del cioccolato, quegli occhi per
cui adoro
mangiare cioccolato fondente.
Si
avvicina sinuosa e
seducente verso di me allungandomi una mano mentre la guardo spaesato,
cosa
vuole fare? Mi vuole strozzare per l’ultimo scherzo che le ho
fatto prima di
partire? Dai sono passati dieci anni, non può avercela
ancora con me per averle
infilato un peluche a forma di rospo nella sua valigia con scritto
Isabrutta.
Era un modo per farle ricordare di me, un modo per non farmi
dimenticare.
“Molto
piacere Isabella
Swan.” Ora sono paonazzo, ma è scema? Con
l’età si è rincoglionita?
“Sono
Edward.” Ecco le
uniche parole sensate che riesco a dire.
“Oh
Alice è vero, hai
anche un altro fratello oltre Emmett, deve esser stato così
irrilevante nella
mia vita che l’ho completamente rimosso.” Ora ho la
bocca spalancata e gli
occhi fuori dalle orbite, come non si ricorda di me?
Sento
che tutti
scoppiano a ridere.
“Oh
pel di carota, ma
dai te l’ho fatta! Come sempre d’altronde. Questo
era per il grazioso regalo
che ho trovato in valigia. Volevo mettere del veleno nella torta,
però sapevo
che non l’avresti mangiata solo tu, poi se fossi schiattato,
mi sarebbe
dispiaciuto per la tua famiglia,
perciò…”
“Sei
la solita
stronza.” Ecco mi sono ripreso, ho appoggiato il piattino sul
tavolino di
fronte il divano, mi sono alzato per fronteggiarla e ho incrociato le
braccia
al petto.
Dio
quanto vorrei
stringerla tra le braccia.
“Io
non sono un pel di
carota.” Accade tutto in un attimo, le sue braccia mi
avvolgono in un abbraccio
ed io resto di sasso. Finalmente dopo anni posso sentire il colore del
suo
corpo contro il mio. Automaticamente allargo le braccia e la avvolgo in
un
abbraccio.
“Scullen
non l’avrei
mai detto ma mi sei mancato anche tu.” La stringo forte al
mio petto ma non
troppo, potrebbe sentire la mia erezione e non sarebbe proprio il caso.
Mi posa
un leggero bacio sulle labbra e scioglie l’abbraccio. Sento
vuoto e freddo
senza di lei.
“E
non chiamarmi
Scullen.”
“Tu
mi chiami ancora
Isabrutta perciò siamo pari.” Si siede dove prima
ero seduto io e io mi
accomodo sul bracciolo del divano al suo fianco. Prende il piattino da
cui
mangiavo la torta e porta la forchetta alle labbra. Seguo incantato
tutti i
suoi movimenti e vorrei essere prima quella forchetta e poi quel pezzo
di
torta. Deglutisco a vuoto e sento ridacchiare sommessamente i miei
fratelli. Li
fulmino con lo sguardo e cerco di pensare ad altro per far calmare la
mia
eccitazione.
“Vedo
che hai
apprezzato la mia torta, ricordo che non hai mai voluto assaggiare
nulla di ciò
che preparavo.”
“Tu
hai fatto quella
meraviglia?” Ricordavo che era brava a cucinare, ma dopo un
suo scherzetto non
ho voluto più mangiare ciò che preparava lei.
“Oh
sì, come mai l’hai
mangiata?”
“Spiritosa,
ricordo
ancora quando mi hai mandato in ospedale a causa di
un’intossicazione
alimentare, ovviamente involontaria.”
Per poco non mi avvelenava quel giorno.
“Ma
ovvio che è stata
involontaria, non volevo di certo ricambiare il favore, cioè
quando tu per poco
non mi facevi morire di paura con quelle chiamate notturne facendo
versi strani
e rumori sinistri per mettermi paura, per poco non andavo dallo
psicologo poi
per fortuna tuo padre ti ha scoperto, non sai quanto ho goduto per la
punizione
che ti ha dato.” Oh non sai quanto ti farei godere
io…cazzo Edward riprenditi.
Mentalmente mi assesto un bel calcio nelle palle, quasi credo che il
dolore sia
reale.
“Aha
spiritosa, invece
io non mi sono divertito per nulla a scarrozzarti ovunque per un mese
intero e
ricordo che spesso mi facevi correre da te anche a notte fonda per poi
dirmi
che ti eri scordata cosa volevi.” Tutti scoppiano a ridere e
poi mi unisco anch’io
a loro.
“Alice
se non hai da
fare ti va di venire a fare un po’ di shopping a Port
Angeles? Poi devo
fermarmi in aeroporto a prendere Jasper.” Chi è
Jasper? Potrebbe essere il suo
fidanzato. Oh no, no, no, non lo permetterò.
“Chi
è Jasper? Il tuo
fidanzato Bellina?” Per fortuna l’orso a volte fa
domande intelligenti, ma la
perfida donna al mio fianco scoppia a ridere mentre Alice lo
incenerisce con lo
sguardo.
“Si
da il caso che
Jasper è il mio futuro marito.” Tutti guardiamo
shoccati mia sorella e mio
padre sbianca fino all’inverosimile.
“Co-come
futuro
marito?”
“Certo
lui ancora non
lo sa, ma ovviamente io so che ci sposeremo e avremo tanti
bambini.”
“Oddio
Alice, ho
passato tre anni a implorarlo di lasciare Maria perché non
era adatta a lui,
poi vede te per cinque minuti e puff, lascia Maria.”
“Allora
è un tuo
amico.”
“Oh
sì, e credo anche
che lo conoscerete presto. Passerà il Natale con noi e
vivrà con me, almeno
fino a che non troverà una sistemazione qui a Forks. Per me
potrebbe starci per
sempre a casa mia.” Ma anche no.
“Anche
lui si
trasferisce qui? È un tuo amico di Phoenix?”
“Oh
no, ci siamo
conosciuti a Yale, siamo diventati inseparabili, è il mio
migliore amico oltre
che affermato psicologo, è del Texas, un bravissimo ragazzo,
educato e molto tranquillo,
in pratica l’uomo perfetto per stare al fianco di Alice e
della sua
esuberanza.” Pendo praticamente dalle sue labbra e ogni volta
che se le inumidisce,
vorrei che fosse la mia lingua a passarci sopra.
“Ora
Bella bando ai
convenevoli, abbiamo poco tempo e tanto shopping da fare.”
“Hai
ragione, devo
anche comprare i regali di Natale.” Anch’io voglio
andare a fare shopping, sto
per propormi come autista e portaborse, quando mia sorella stronca ogni
mio
sogno.
“Ci
voleva proprio una
giornata solo per noi. Da quando sei arrivata, hai avuto poco tempo per
me,
passi tutto il giorno in ospedale.”
“Cosa
fai in ospedale?
Sempre la solita sbadata che inciampa ovunque?” Le chiedo
deridendola, ma
curioso al tempo stesso.
“Oh
figliolo devo
contraddirti. Hai di fronte a te il più promettente
cardiochirurgo di tutti i
tempi. È una mia specializzanda e devo dire la migliore
degli ultimi anni.
Credo proprio che l’allieva supererà il maestro.
Paradossale come svenissi solo
alla vista di una goccia di sangue.” Ecco ma vuole proprio
che le salti
addosso? Perché è arrossita così? Non
sa che potrei sbatterla su questo divano
e farla mia fino a quando m’implorerà di
smetterla? E chi se ne frega della mia
famiglia.
“Invece
deduco che tu,
pel di carota, faccia il gigolò. Ricordo che apprezzavi
correre dietro tutte le
gambe che ti passavano di fronte.” Certo solo
perché non potevo avere te. Un
attimo, ho sentito veramente una punta di gelosia? Non me la sono
immaginata
vero?
“Oh
Isabrutta sembra
che anche tu volessi essere un paio di quelle gambe cui correvo
dietro.”
“Sogna
Scullen, sogna.
Non sarò mai una delle tante.” Lo so, tu sei
l’unica.
I
nostri sguardi sono
incatenati e solo Alice che l’afferra per un braccio e la
porta via interrompe
la magia del momento.
“Mm
che buon odore che
c’è nell’aria.” Tutti fissiamo
mio padre curiosi.
“Che
odore caro?” Gli
chiede amorevole mia madre, quei due si amano più del primo
giorno.
“L’amore
tesoro,
l’amore.” Afferma sorridendo e fissandomi, mentre
io sbarro gli occhi.
“Prego?”
“Oh
Edward solo tu e
lei non vi siete accorto di cosa prova l’altro.”
Detto questo prende mia madre
tra le braccia e la porta via.
“Eddino
è cottino.
Eddino è cottino. Eddino è…”
“Smettila
orso.”
“Mm
fratello gioca bene
le tue carte, hai visto che gran pezzo di ragazze che è
diventata? Ovviamente è
sempre stata bellissima, ma ti consiglio di farti avanti questa volta e
non con
degli stupidi dispetti come facevi da adolescente. Ora siete maturi e
credo
proprio che se non ti sbrighi te la soffieranno da sotto il
naso.” Con queste
parole mio fratello mi lascia come un allocco in salotto per andare
dalla sua
Rose.
Mi
butto sul divano e
sento la stanchezza assalirmi, ma prima faccio qualcosa che non avrei
mai
fatto. Afferro la forchetta che lei ha portato alle labbra, prendo un
pezzo di
torta e lo porto alle labbra immaginando il suo sapore delle sue.
Sono
da ricovero.
I
giorni sono passati
tranquilli e il Natale è sempre più vicino.
Con
Bella non ci sono
progressi, però ci sono molte frecciatine. Per fortuna
lavoro anch’io in
ospedale, certo in un altro reparto, ma almeno così posso
vederla più spesso e
ogni volta è tutti le sbavano dietro. Ho dovuto sabotare tre
tentativi di
richiesta di appuntamento, e che diavolo, non hanno capito che Bella
è off
limits?
Ho
conosciuto Jasper e
mi è simpatico, l’unica pecca è che
vive con Bella, ma in compenso sbava per
mia sorella ed escono insieme.
“Eddy,
Eddy puoi andare
da Bella? Ha bisogno di aiuto per finire di decorare la casa ed io e
Jazzy
dobbiamo uscire per andare a comprarle il regalo di Natale.”
Ma certo che ci
vado Alice, non devi neanche chiederlo.
Poi
mi blocco di colpo.
Maledizione sono stato così impegnato ad allontanare quei
bifolchi da lei che
ho dimenticato di prenderle un regalo per Natale. Ecco che iniziano i
complessi.
Deve
essere un pensiero
o un regalo? Come la prenderà? Se non le piacesse? Se non
volesse un regalo da
me?
“Eddy
spero proprio che
tu abbia preso un regalo per Bella, quello che ti ha preso lei
è favoloso e
credo che la ringrazierai a vita. Anzi devo proprio chiederle come ha
fatto ad
averlo.” Grazie Alice, inconsapevolmente hai risolto i miei
dubbi, però non ho
idea di cosa prenderle. Anzi, ci sono. Oh sì, spero solo che
lo accetti e che
accetti anche me. Ho deciso, tra pochi giorni mi gioco il tutto per
tutto e se
dovesse rifiutarmi, l’assillerò e
corteggerò fino a che non cederà.
Sono
malefico, anche se
a Natale dovremo essere tutti più buoni.
Sto
uscendo da casa
quando sento mia sorella che mi richiama.
“Per
favore Eddy, per
favore, per favore, non fare lo stupido come al tuo solito e non
iniziate con
scherzi infantili.” Annuisco e finalmente posso uscire da
casa, direzione casa
Swan.
Arrivo
in pochi minuti
e parcheggio nel vialetto. Da quanto tempo non venivo qui, quanti
ricordi.
“Ehi
rosso vuoi stare
fuori a congelare ancora un po’? No, ho capito, aspetti che
la neve ti ricopra
completamente fino a diventare un pupazzo di neve, poi io
uscirò, ti metterò
una carota come naso, dei bottoni come occhi, un…”
“Aha
Swan, sei
veramente simpatica. Arrivo e per favore togliti quel cappello
canterino che
Alice mi ha intimato di comportarmi bene, ma tu me le servi su un
piatto
d’argento.”
“Ma
anche no. Adoro
questo cappello che canta tutte le canzoni natalizie, anzi ne ho uno
anche per
te.”
“Non
lo indosserò mai.”
“Vogliamo
fare una
prova?”
“Mi
arrendo, mi
arrendo, saresti capace di tutto.” Entro in casa e il calore
mi avvolge. Le
passo la giacca e con un sorriso la prende per sistemarla del
guardaroba.
“Vieni
ho preparato
della cioccolata calda.” Sudo freddo, volendo potrebbe
avvelenarmi e farmi
schiattare questa volta.
“Non
essere fifone, non
ci ho messo alcun tipo di veleno e neanche le noci, ricordo che sei
allergico. A
Natale si è tutti più buoni e pensavo che una tua
morte per cause sconosciute
non sarebbe un bel regalo.”
“Spiritosa,
ho proprio
voglia di rotolarmi a terra dalle risate.”
“Sapevo
che sei un tipo
che sta agli scherzi. Dai sbrigati che abbiamo molto da fare.”
“Dittatrice.”
“Ti
ho sentito.”
“Era
mia intenzione,
non mi piace parlare alle spalle.” Dico con un sorrisetto
ironico mentre le
prime note di White Christmas escono dal suo cappello.
Con
riluttanza afferro
la tazza di cioccolata calda e la porto alle labbra mentre la vedo
sbuffare.
“Mal
pensante.” Sbuffa
nella tazza. Inizio a sorseggiare e oltre al sapore del cioccolato non
sento
nulla così mi rilasso mentre lei m’infila il
cappello canterino in testa. Alzo
gli occhi al cielo sbuffando e continuo a scaldarmi con quella delizia.
“Devo
ricredermi sei
una cuoca eccezionale.”
“Lo
so, eri l’unico a
non essertene accorto.”
“Sei
anche molto
modesta.”
“Oh
grazie caro, tutti
questi complimenti mi imbarazzano.” Sposto lo sguardo verso
di lei e la fisso
incantato. Ha un baffo di cioccolato sulle labbra e già mi
vedo che mi avvicino
e con la lingua rimuovo quel po’ di cioccolato che mai mi ha
eccitato come ora.
Detto fatto, in pochi e decisi passi è tra le mie braccia e
mi fissa curiosa e
sorpresa.
Le
stringo i fianchi
con le mani e avvicino il volto al suo.
“Cosa?”
Mi chiede con
un filo di voce.
“Sei
sporca di
cioccolato.” Le sussurro all’orecchio. I nostri
respiri sono irregolari, mi
avvicino lentamente, finalmente potrò poggiare le labbra
sulle sue, ci sono
quasi…ora afferro il vuoto.
“Scullen,
Scullen, Scullen.
Ma cosa mi combini? Stavi veramente per baciare Isabrutta? La tua
nemesi? Come
era l’altra? Ah si il brutto anatroccolo che non
diventerà mai un cigno.” Passo
nervosamente una mano tra i capelli.
“Smettila.”
Le ringhio.
“Smettila.
Smettila.
Smettila. Sai anche tu che sono bugie. Sai che ti muoio dietro
praticamente da
quando avevo dieci anni e tutto ciò che ho fatto era solo
per richiamare la tua
attenzione.” Lei mi guarda sorpresa e con gli occhi fuori
dalle orbite.
“Tu…tu…cosa?
È un nuovo
scherzo? Se è così, non sei affatto divertente
questa volta.” Scoppio a ridere,
una risata isterica, una risata nervosa.
“Ti
sembra che stia
scherzando? A me non pare proprio, anzi dovevo continuare a tacere
tutto,
sapevo che sarei stato rifiutato, ma la colpa è solo mia. Se
non avessi fatto
lo stronzo con te per avere la tua attenzione, per avere i tuoi occhi
su di me,
per essere nei tuoi pensieri, tu ora mi prenderesti sul serio, anzi
credo
proprio che saremo stati una coppia solida ora, probabilmente saremo
anche
sposati e con uno o due fig…” Le sue labbra
interrompono il mio monologo. La
mia lingua cerca la sua. Le mie braccia la stringono al petto per
evitare di
lasciarla scappare, anche se sembra che non ne abbia intenzione, le sue
mani
stringono i miei capelli e sento le campane suonare. Mi correggo non
sono le
campane, ma sono quegli assurdi cappelli canterini che ora intonano
Silent
Night.
“Parli
troppo pel di
carota e non ti sei accorto che eri sotto il vischio, ho preso due
piccioni on
una fava. Ho rispettato una tradizione natalizia che adoro da morire e
ti ho
anche fatto chiudere il becco. Ora appurato cosa sono riuscita a fare
possiamo
anche metterci all’opera.” Scrollo il capo, non
cambierà mai, sa che non mi
sfugge e che dovremo parlare, ma parlare veramente, intanto mi beo
delle
sensazioni di quel bacio.
“Prendi
queste luci e
appendile fuori, io invece metto le ghirlande sotto il portico e alla
porta.”
Ovviamente ci abbiamo impiegato tutto il pomeriggio, non riuscivamo a
stare
fermi e appena l’altro si distraeva ecco che
un’impertinente palla di neve
colpiva nei punti più impensabili. Abbiamo fatto una guerra
all’ultimo respiro
e poi distrutti ci siamo buttati sulla neve soffice e abbiamo fatto
l’angelo.
Volevamo fare anche un pupazzo di neve, però poi il senso
del dovere ci ha
richiamati all’ordine e abbiamo finito di sistemare le
decorazioni.
“Aspetta
qui, vado ad
accendere le luci.” Bagnato fradicio ma felice ammiro la mia
opera d’arte.
Certo non è un capolavoro, ma a lei piace ed anche a me.
Torna
al mio fianco e
osserviamo incantati le luci colorate che avvolgono la casa.
A
un certo punto la
sento respirare profondamente e sorridere.
“La
senti?”
“Cosa?”
Le chiedo
curioso.
“La
magia del Natale.
Io la sento ogni volta, e ogni volta è diversa dalla
precedente. La sento sotto
la pelle, mi è entrata dentro. Ogni volta tutte queste luci,
la neve che cade,
l’albero addobbato, i cori dei bambini, tutte queste magie mi
scaldano il
cuore. Mi piace il Natale, è la mia festa preferita. Mi
piace come le persone
in questo periodo siano tutte più serene pur non
rendendosene conto, come
cercano di passare il più tempo possibile con le persone cui
si vuole bene. Per
me il Natale è caldo, nel senso di calore famigliare.
È caldo e sereno. Senti,
annusa l’aria. C’è odore di neve. Mi
piace la neve, bianca, soffice e talmente
fredda che sembra sia bollente. A Phoenix non sono mai riuscita a
vedere la
neve. Mi mancava.” Le poso un braccio sulle spalle e
l’avvicino a me incantato
dalle sue parole sul Natale.
“Ti
mancava la neve?”
Le chiedo curioso di sapere tutto di lei.
“Sì,
mi mancava la
neve. Mi mancavi anche tu, tanto.” La stringo di
più a me mentre alziamo lo
sguardo al cielo e guardiamo incantati i fiocchi di neve che lenti e
delicati
lasciano le nuvole per scendere sulla Terra.
“Piace
anche a me la
neve. Mi piaci anche tu, tanto. Credo anche che da oggi in poi
andrò in giro
con un rametto di vischio nei pantaloni.”
“Perché?”
Mi chiede
senza spostare lo sguardo dal cielo, anzi apre la bocca per far entrare
fiocchi
di neve.
“Perché
così potrò
avere sempre una scusa per baciarti e tu dovrai rispettare la
tradizione.”
Soffoca una risata e mi tira giù fino a stenderci nuovamente
sulla neve e
continuare a guardarla scendere incantati.
“Non
hai bisogno del vischio
per baciarmi.”
“Lo
so, però poiché mi
piace questa tradizione, ti bacerò ogni volta che nelle
vicinanze ci sarà un
ramo di vischio.”
“Non
ci si bacia solo
sotto il vischio e non anche nelle vicinanze?” Mi chiede
mentre appoggia la
testa sul mio petto.
“Certo,
però punto
primo abbiamo troppi anni persi da recuperare, punto secondo mi hai
detto che
posso baciarti quando voglio, perciò anche solo nei pressi
di un rametto di
vischio.”
“La
tua logica non fa
una piega. Sei furbo pel di carota.”
“Lo
so brutto
anatroccolo, lo so.”
“Edward,
questo sarà il
nostro primo magico Natale?”
“Il
primo dei tanti
Isabella, il primo dei tanti che passeremo insieme.”
“Buon
Natale Edward.”
“Ma
non è Natale, è il
23.”
“È
il nostro Natale.”
La stringo di più al mio petto e la faccio stendere su di me
per non farle
prendere freddo, continuando a guardare la neve che cade al chiaro di
luna, con
le mille luci di Natale accese intorno a noi.
“Buon
Natale Isabella.”
Le
sussurro mentre le
nostre labbra s’incontrano per il loro personale augurio.
Ciao
donzelle,
questa storia ha partecipato al contest
Luci di
Natale,
di vanderbit
e serenaesse.
Non è granché a parer mio, ma ero proprio a corto
di fantasia in
questo periodo. Il punteggio ottenuto è:
Grammatica:
8/10
Trama:
8.2/10
Tema
di Natale: 8.6/10
Gradimento
personale: 8.6/10
Totale:
33.4/40
Spero
di
avere i vostri pareri e ne approfitto per augurarvi Buon Natale e Buon
Anno e
ripeto che tornerò con le mie storie il 15 Gennaio. Tanti
auguri.
Un
bacio
Mary.