23/12/2011
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Nel centro di recupero per ragazze con problemi di alimentazione le giornate avevano lo stesso colore, a volte si alternavano tra un bianco e un nero, due colori che si abbracciavano formandone una melodia, proprio come il suono di una chitarra o di un pianoforte, il suono di qualcosa che ti può far sognare, qualcosa che ti riempie di felicità.
Chelsea odiava questo posto, era sola contro il mondo. Aveva perso il padre a undici anni per colpa di uno stronzo che guidava dopo aver preso sostate allucinanti e la madre era troppo occupata con il lavoro, era una manager e di conseguenza era sempre in viaggio in più si vergognava di avere una figlia anoressica, si vergognava di quello che pensava la gente, non aveva mai tempo per venirla a trovare e parlarle.
Chelsea era l’opposto della madre cercava di non dare importanza a quello che pensava la gente, almeno ci provava anche se a volte i risultati non erano ottimi ed era proprio per colpa di quella maledetta gente che aveva smesso di mangiare provocando così gravi problemi al suo corpo, non così gravi da sfiorare la morte, non ci era ancora arrivata e sperava con tutta la sua forza di volontà di non farlo.
Era fragile come una foglia caduta sul suolo d’autunno, bastava un non nulla per spezzarla, un piede che la calpestava e sarebbe stata la fine. Il suo corpo era fragile, ma il suo cuore no. Il suo cuore aveva subito molte botte, dall’amore alla perdita del padre. Aveva sofferto parecchio però si era rimessa in piedi ancora più forte di prima. Perché la forza contava molto nella vita, bisognava essere forti e non mostrare le proprie debolezze ai nemici. Erano tutti suoi nemici, non riusciva a fidarsi di nessuno, forse perché in molti l’avevano delusa o forse perché non aveva ancora incontrato quell’amico da tenere stretto.
Non aveva fatto amicizia nemmeno nel centro di riabilitazione, tutte le altre ragazze le sembravano troppo fragili per reggere il peso dei suoi sentimenti o semplicemente per un abbraccio, cercava qualcuno al quale potesse sorreggersi senza aver paura di cadere.
La paura di cadere in un buco nero senza traccia di bianco la terrorizzava. I suoi occhi conosceva solo questi due colori ai quali si era afferrata per non precipitare nel nulla. Il nulla fa paura a tutti. Il nulla è una paura comune.
La paura per quanto possa essere spaventosa va affrontata perché lo sbaglio più grande è non affrontarla, vivere al margine di essa senza toccarla.
“27.09.11
Caro diario, qui le giornate sono sempre monotone, hanno tutte la stessa faccia. Solite lamentale, rimproveri e chi più ne ha più ne metta. È stressante, quanto vorrei che mia madre lo capisse, mi costringere a vivere qui mentre lei alloggia negli hotel più belli del mondo. Di recente è stata a Dubai ed ha alloggiato al “Rose Rayhaan” è il più alto hotel al mondo. Sai cosa ho pensato? Voglio guarire per tornare a vivere, vivere come si deve, non voglio questa vita. Voglio sposarmi, avere dei figli e perché no voglio lavorare. Mi è sempre mancata quest’ottimismo. Se voglio posso.
Baci, amico mio.
-Chels”
Aveva fiducia in se stessa e questa non gliela poteva togliere nessuno, voleva farcela e forse ce la avrebbe fatta...