Grazie a tutti per le recensioni :)
Tried Homicide
Veronica
aprì lentamente gli occhi, era ancora un po’ rincoglionita per ciò che le
era successo e non capiva bene dove fosse.
“Finalmente
la bella addormentata si è svegliata! Come stai Veronica Mars?” quest’uomo
le accarezzò violentemente i capelli.
“Alex…”
disse lei cercando di muoversi senza, però, alcun risultato, l’avevano legata
ad una sedia, mani e piedi era stretti da una corda, troppo stretti.
“Esatto!
E so… che tu sai tutto quello che abbiamo fatto ad Alice, peccato che non
potrai rimanere in vita mia cara, perché se non ti uccidessi saresti una brava
investigatrice. Complimenti.” Cominciò a parlare lui esibendole un coltello
da macellaio davanti al viso.
“Sai
dove puoi infilarteli i tuoi complimenti?” rispose lei strafottente come
sempre.
“Come
osi?” Alex accarezzò il braccio di Veronica “Sarebbe carino un bel
taglietto qui sul bicipite, avresti un assaggio di ciò che proverai tra
poco.” Lui posò la lama fredda del coltellaccio sulla sua pelle delicata.
“Alex…
tanto dovrà m…morire comunque. Non farle del male ora!” disse titubante un
ragazzo che spostò la sedia dove era seduta Veronica più indietro,
sottraendola dalle grinfie del fratello.
“Tu
sei debole David, sei sempre stato debole. Non volevi nemmeno vendicarti di ciò
che ha fatto Alice a nostro cugino. L’ha ucciso e lei ne è uscita indenne
prendendo tutta la sua eredità. Doveva pagare quella puttana!” cominciò
quasi ad urlare il mio grande dei due consanguinei.
“E…
ed io mi sembra che ti abbia aiutato no?!” David balbettava aveva paura di un
membro della sua famiglia.
Veronica
stava in silenzio a sentire i loro discorsi, le lacrime le uscivano copiose
dagli occhi, avrebbe voluto urlare, ma a cosa sarebbe servito? A niente,
soprattutto perché ora David le teneva una mano sulla bocca.
Alex
diede uno schiaffo al fratello che indietreggiò di qualche passo. “Ora
veniamo a noi ragazzina… sai da quanto tempo sei qui? Ormai tuo padre ti starà
cercando.”
“E
mi troverà di sicuro!” rispose lei ancora in lacrime, indifesa davanti a
quell’uomo che le stava di fronte.
“Sei
qui da un giorno… lo sai? Ti abbiamo lasciata dormire… anzi abbiamo anche
aiutato il sonno a rimanere in te. I sonniferi sono una vera bomba non credi?”
“Tu
sei un pazzo maniaco!”
“E…
omicida… ricorda!” le sorrise e le sfiorò con un dito il naso. “Ed
ucciderò anche te.”
“Dio…
ti prego… fa che papà ha visto le foto sul computer! Fa che è andato da Lamb
con il sacchetto di prove che gli ho lasciato sul tavolo e che lo abbia convinto
a seguire la mia pista. Per favore!” Pensò Veronica socchiudendo gli
occhi.
“Ormai
non ti troverà nessuno mia cara, se tuo padre venisse qui perché gli hai
parlato delle tue supposizioni lo ucciderei all’istante, quindi prega il
Signore affinché non arrivi mai in questa piccola casina.” Spiegò Alex
ferendo il braccio di Veronica che urlò dal dolore, il taglio inciso non era
profondo, ma sentiva quella lama entrarle nel braccio, sentiva tutto triplicato,
il suo pianto non voleva cessare, stava quasi per desiderare la morte. Se doveva
continuare a torturarla sarebbe stato meglio che la finisse subito, che la
uccidesse all’istante, così non avrebbe più dovuto soffrire.
“Sh…
Piccola… zitta…” dette queste parole i fratelli sentirono suonare alla
porta, cercarono di far finta di niente ma il campanello continuava a suonare
sempre più incessantemente. “Se urlerai solo una parola ucciderò chi c’è
sulla porta, poi vengo qui e ti uccido molto lentamente! Chiaro?” pronunciò
Alex avviandosi verso il piano superiore seguito dal fratello.
Aprirono
la porta “Siete in arresto.” Veronica dalla cantina continuò a piangere, ma
erano, questa volta lacrime di gioia, era arrivato Lamb, l’avrebbe salvata, e
se nel processo la giuria li desse non colpevoli andrebbero comunque dentro per
rapimento.
“Perché?”
domandò Alex facendo il finto confuso “Che abbiamo fatto sceriffo?”
“Non
fare il finto tonto idiota!” voltò il ragazzo all’indietro prendendogli i
bracci e ammanettandolo.
“Ma…
non capisco!”
“Agente,
lo porti in auto!” disse mentre ammanettava David. “Andiamo su…”
Se
ne stava per andare, lei sarebbe rimasta lì? “Lamb!!!” urlò dal piano di
sotto.
“Che
è stato?” domandò lo sceriffo sentendo pronunciare il suo nome.
“Niente
sceriffo, avranno squittito i topi giù in cantina.”
“Lamb…
Sceriffo Lamb… vieni in cantina!!!” urlò ancora una volta Veronica che
stava perdendo la pazienza.
Lo
sceriffo fece salire in auto anche David. “Voi andate in centrale… io vi
raggiungo.” Disse voltandosi ed entrando nella casa. Vide una porta semi
aperta che portava in cantina “C’è qualcuno?” domandò poi.
“No
c’è solo un fantasma!” rispose sarcastica Veronica, tra lacrime di gioia
per il suo ritrovamento tempestivo, e di terrore per quello che i due fratelli
avrebbero potuto farle.
Lo
sceriffo scese di sotto “Veronica… allora non sei morta quando la tua auto
è esplosa.” Pronunciò mentre la slegava.
“Mh…
vediamo… aspetta fammi toccare…” dopo essere stata slegata su tocco il
viso “Mh… no!” rispose tremante.
Le
slego anche le caviglie. “Andiamo all’ospedale.”
Veronica
si alzò in piedi ed abbracciò Lamb che ci restò di stucco “Grazie per
avermi salvata! Grazie!” ammise tra le lacrime che andavano a bagnare la
divisa dell’uomo che aveva di fronte.
“Niente…
tuo padre mi ha pressato perché seguissi la tua pista… e… beh… era
giusta.” Rispose guardando il soffitto.
Veronica
si staccò da lui ancora in lacrime e si toccò la ferita provocatale da Alex.
“Che
bastardo…” disse Lamb guardandola. “Dai sbrighiamoci.” I due salirono le
scale e Lamb chiamò la centrale per farsi venire a prendere.
“Tesoro!!”
urlò Keith correndo verso di lei ed abbracciandola.
“Papà…”
contraccambiò l’abbraccio. Le baciò sulla testa e la lasciò andare.
“Scusami…”
la lasciò un attimo e raggiunse lo sceriffo Lamb e gli diede una pacca sulla
spalla “Grazie…” gli sorrise.
“Se
non mi avessi pressato a seguire gli indizi di Veronica sarebbe morta a
quest’ora.” Rispose lui abbassando lo sguardo. “E’ stata tutta colpa
mia. Se avessi fatto ciò che mi aveva chiesto non l’avrebbero nemmeno
ferita” disse in tutta sincerità.
“Dai…
ora è tutto a posto… non preoccuparti.” Gli sorrise ancora, era grato a
quello sceriffo che lo aveva battuto cinque anni fa alle elezioni.
Veronica
si guardava in giro, era ancora in ospedale, l’avevano medicata.
“Chissà
se Logan ha letto il giornale” pensò mentre aprì il giornale leggendo
l’articolo dell’esplosione della sua auto. “Un’auto
è esplosa per la statale, il corpo dell’autista non è ancora stato
trovato.” Lesse mentalmente, forse Logan era preoccupato. La ragazza si
alzò in piedi.
“Dove
vai Veronica?” chiese il padre vedendola avviarsi verso l’uscita del
reparto.
“Da
Logan, forse è preoccupato.” Rispose lei. Lamb la guardava con occhi tristi,
lei gli sorrise.
“Aspetta
Veronica.” Lo sceriffo la raggiunse. “Mi dispiace.”
“Per
cosa? Per avermi salvato?” domandò sarcasticamente ridendo un po’.
“Se
avessi… niente lascia stare e corri dal tuo ragazzo!” disse spingendola
verso l’uscita.
“D’accordo!
Ciao!” salutò ed uscì, però poi tornò indietro ed andò vicino al padre
“Mi sono ricordata di non avere più l’auto!” pose il palmo della mano ed
attese le chiavi dell’auto del suo caro babbo.
Sembrava
come non le fosse successo niente, cercava di scacciare dalla mente ciò che
aveva passato, voleva essere la solita Veronica Mars.
Fine
decimo capitolo