Oh, finalmente è arrivato Natale molte di voi saranno contente immagino, chi per le vacanze da scuola, chi per il Natale in sè... a me non cambia niente xD
Comuuuuuunque, dato che domani è la vigilia e non credo che avrò tempo di postare e voi giustamente di leggere, eccovi il settimo capitolo xD mi sono sforzata nello scrivere, non ne avevo proprio tanta voglia, o meglio, avevo voglia di scrivere ma per questioni personali non sono stata un vulcano di idee(avevo pensato addirittura di cancellare tutta la FF)....quindi beccatevi sto miscuglio di cazzate passate per la mente....
Ok, finito il momento paranoia vi saluto e vi faccio tanti cari auguri di buon Natale, un abbraccio a tutti, siete fantastici TUTTI.
ps: Vi lascio questa canzone perchè il titolo dice tutto e perchè anche il video secondo me c'entra con il capitolo)
Lory
Pov Robert
“Qualcosa di
nero, mi serve qualcosa di nero” si alzò di scatto dirigendosi verso la camera
dove aveva ancora le valigie colme di vestiti.
“kristen.. “
“Dunque vediamo…ecco, trovato! Questo sarà perfetto, il suo preferito” tirò
fuori da una valigia un vestito nero che non era proprio ciò che si
addiceva a un funerale, era cortissimo e
avrebbe lasciato scoperto gran parte del suo corpo; mi inginocchiai accanto a
lei, le presi la mano per bloccarla un istante e toglierle quel miniabito che
impugnava
“Questo direi che non è adatto, Kristen ti prego fermati un secondo” ma si scansò bruscamente
“Lasciami
stare!!!! Sto bene, ok? Io.sto.bene.”
“Balle, sei
sotto shock, è normale, siediti e parliamone, sfogati, piangi, urla, ma non
fare così”
“Tu. Tu mi hai detto che devo reagire e sto reagendo, ok?Dovresti essere
contento, guardami, sorrido pure” tirò le labbra cercando di imitare un sorriso
che le riuscì malissimo.
“E’ tutto ok,
era tutto ok prima e lo sarà anche adesso, ora se non ti dispiace mi preparo,
hai detto che il funerale è alle 4 giusto? Bene, devo essere perfetta per lui”
Chiuse la porta del bagno alle sue spalle lasciandomi lì impalato con l’ansia
che si faceva sentire sempre di più, avevo paura per lei, avevo paura che
avrebbe commesso qualche stupidaggine, fragile com’era.
Mi buttai a
peso morto aspettando che uscisse da quel bagno, finchè non la vidi spuntare
davanti ai miei occhi togliendomi il fiato per un secondo: quel vestito era
proprio l’ultima cosa che avrebbe potuto indossare quel giorno, la schiena era
completamente nuda.. non portava il reggiseno, non lo portava mai; oltre alla
schiena anche le sue gambe erano scoperte da metà coscia in giù, la sua pelle
faceva contrasto col colore del vestito, ai piedi aveva un paio di Vans a scacchi
grigie e nere, i suoi occhi erano marcati da un forte ombretto nero sopra e
dalla matita sotto, sembravano più profondi…non poteva presentarsi così, anche
se era bella come una dea:
“Ti prego, dimmi che non verrai conciata così”
“Punto uno tu
puoi anche rimanere, punto due lui mi
adorava così, quindi lo faccio per lui, non sono affari tuoi Robert!”
“Fa come ti
pare, vado a cambiarmi, tu vedi di non fare cazzate in questi 30 secondi” Ero
terrorizzato dal fatto che avrebbe fatto peggio di quanto avessi mai visto da
quando la conoscevo.
“OK, fai
pure…” si accasciò dove ero appena stato
seduto io.
Entrai in
camera cercando di fare il più veloce possibile, non potevo perderla di vista
per molto tempo, ci misi al massimo un minuto e tornai in salotto.
“Ok ho finito,
poss…” Vidi la porta dell’ingresso spalancata, era scappata. Mi si gelò il
sangue, temevo il peggio adesso…e io non ero con lei, non sapevo dove fosse
scappata e avevo paura che questa volta non sarei arrivato in tempo.
“Cazzo cazzo
cazzo!!!” infilai le scarpe di corsa e
corsi verso non so dove, dovevo trovarla prima che fosse troppo tardi.
La cercai per
tutto il pomeriggio, passai da casa sua per vedere se per caso era lì ma
ovviamente come temevo non si era vista, sua madre non accennò il minimo segno
di preoccupazione quando le dissi che era sparita; all’ora del funerale scrutai
ogni volto sperando di trovarla lì, ma niente…nessuno l’aveva notata. Passai
anche dal bar dove l’avevo incontrata, ma era chiuso, figuriamoci.
Cominciava a far buio e non sapevo più dove andare, non sapevo molto di lei
quindi dove si potesse essere cacciata, non volevo pensare al peggio, non
potevo perderla così. L’ansia mi divorava man mano che i secondi passavano e le
mie idee svanivano, non sapevo che fare, a chi rivolgermi….Marcus! Forse lui
sapeva qualcosa in più di me, le sue amicizie strane mi avrebbero aiutato, ci
speravo.
Dovetti rifare
il numero tre volte, la paura mi faceva sbagliare a digitare i tasti
“Rispondi…rispondi
amico…”
“Pronto?”
“Marcus, ho bisogno del tuo aiuto, adesso!”
“Hey Pattz che succede? Problemi con Kris?”
“Lei è…scappata.. L’ho cercata ovunque, non la trovo da nessuna parte, tu l’hai
vista, sai se qualcuno potrebbe averla vista? Aiutami amico, quella ragazza
sarebbe capace di tutto in questo momento”
“Hai provato a casa del suo amichetto?” cazzo! Come avevo fatto a non pensarci?
“Sei un
fottuto genio, ti devo un favore, enorme!” riattaccai e corsi più veloce che
potevo, sapevo dove stava quel coglione – era appena morto ma proprio non trovavo
appellativo migliore – per fortuna ero vicino e arrivai in qualche minuto, più
mi avvicinavo più potevo sentire ciò che stava urlando contro la finestra buia
di fronte.
“…e comunque
sei un pezzo di merda, lo sai? Prima di me, te ne sei andato prima di me!”
“Kristen ma
che cazzo….” Lo dissi a bassa voce, non avrebbe potuto sentirmi, non avrebbe
potuto in qualsiasi caso capire fatta com’era.
“Hey Rob,
vieni, vieni anche tu, festeggiamo la morte di questo figlio di puttana,
finalmente adesso posso vivere in pace!
“Sei ubriaca, forza andiamo via di qui!” cercai di prenderla tra le braccia per
portarla via ma mi diede una strattonata e si allontanò di qualche metro.
Almeno ancora riusciva a reggersi in piedi.
“Ho detto che
voglio festeggiare! Devi sempre rovinare tutto? Allora, propongo un
brindisi…brindiamo…..alle botte che non mi darà più, ci stai?”
“Kristen, ti prego…”
“No, hai ragione, quello è il meno…brindiamo alle corna che non mi farà più,
eh? No nemmeno questo mi va…ok, brindiamo al mio cuore che oggi è finito
sottoterra con lui, va bene? Si questa va bene… Salute!” e si portò il
bicchiere pieno di non so cosa alla bocca per bere ciò che conteneva.
“Basta!!!!”
con una manata lo feci volare sull’asfalto, mi guardò come guardano i bambini
appena gli togli di mano il loro gioco preferito, abbassò la testa e temetti
che di lì a qualche secondo avrebbe pianto; ma questa volta non potevo
abbassare la guardia, gliel’avrei data vinta e aveva bisogno di una regolata.
“Basta cazzo!
Non ce la fai proprio a stare lontana da sta merda? Sei ubriaca fradicia, parli
a vanvera! E’ così che affronti il dolore?” mi guardò dritta negli occhi,
rossi, lucidi, contornati di un nero sbavato:
“Per te è facile parlare così, la tua vita non è uno schifo, un piccolo
contrattempo ogni tanto lo reggi bene, io no, ok? Io non ce la faccio, io
preferisco bere, farmi un destro – sì, l’ho fatto anche poco fa - piuttosto
che stare ferma a subire sta vita
del cazzo, tanto vale cercare di togliersi di mezzo come ha fatto
lui!” se solo
avessi avuto sul serio solo qualche contrattempo…ma avevo
trovato la forza di rimanere in piedi, io ce l'avevo fatta, e
anche lei ci sarebbe riuscita.
“Tu credi di
sapere tutto, vero? Ho una bella casa, una bella macchina, quindi la mia vita è
perfetta, è tutto qui secondo te giusto?? Tu non sai niente, niente!!” Mi
voltai per evitare di farle vedere i miei occhi che si facevano lucidi, li
chiusi fortemente cercando di scacciare via il groppo che mi si formò in gola,
ero stato a un passo dal raccontarle tutto! ma non potevo, aveva già troppi
casini che la mandavano fuori di testa, non potevo farla deprimere col triste
riassunto della mia vita.
Rimase in
silenzio. Mi voltai nuovamente con la paura che assorto nei miei pensieri fosse
scappata ancora, ma mi sbagliavo; se ne stava lì a fissare quella finestra
buia, le lacrime avevano cominciato a rigargli il viso; sentii una stretta al
cuore, odiavo vederla piangere, l’istinto di abbracciarla prese quasi il
sopravvento ma mi fermai in tempo, non potevo farlo, non in quel momento.
“Andiamo a
casa Kristen, ti prego, fa anche freddo, ti ammalerai così” si voltò tirando su
col naso mantenendo la testa bassa e si sfregò gli occhi col braccio che le
portò via il poco trucco che le era rimasto; fece cenno di si con la testa,
ormai sconfitta:
“D’accordo”.
Pov Kristen
I miei occhi
cominciavano a mettere meglio a fuoco le case, la strada, le miriadi di luci
delle vie di Londra, già tutta addobbata per il Natale, bella merda. Io odiavo
il Natale.
Guardavo la
strada davanti a me ma fissavo il vuoto mentre Robert girava senza una meta per
cercare di calmarmi, avevo voglia di parlare, di sfogarmi…forse più che voglia
era il bisogno di farlo, con lui potevo farlo, lui non avrebbe giudicato. Mi
misi comoda sul sedile con le gambe incrociate, abbassai lo sguardo
concentrandomi sulle pellicine intorno alle unghie che cercavo di strappare
via…
“Lo sai, io
l’ho amato..che parolona, amore, all’inizio
credevo fosse una cosa bella, ma col tempo ho imparato che è solo una punizione
per certe cose brutte che puoi aver fatto nella tua vita”
“Non sai
quanto ti sbagli” era tranquillo, l’espressione non era più arrabbiata come
un’ora prima, menomale.
“Perchè, cosa c’è di bello? Guardami Robert….guardami…sono mezza fatta, sono
una fallita, non ho un lavoro, nonh o una famiglia, tutto questo perchè l’amore mi ha incastrata nel rapporto
non-rapporto con lui, dovrebbe essere una cosa bella?”
“Hai solo
posato gli occhi sulla persona sbagliata, ma tornerai a crederci” sorrisi a
quella sua affermazione
“Anche mia madre me lo diceva sempre”
“Sistemerai anche le cose con lei, ma devi capire che tutto dipende da te, se
non fai tu il primo passo non ti muoverai di mezzo centimetro, lo capisci
questo?”
“Mi sto sforzando, ma come vedi non fa per me, crollo al primo ostacolo”
“Kristen, il tuo ex ragazzo è morto da meno di ventiquattro ore, sei scossa,
sei distrutta, non ti sto dicendo che devi farlo da adesso e tutto in una
volta…comincia da domani, domani è un altro giorno, uhm?” parcheggiò sul lato
destro dell’albergo, proprio davanti all’entrata laterale della dependance che
portava direttamente alla cucina. Venne ad aprirmi la portiera, mi posò la sua
giacca sulle spalle e mi sollevò dal sedile con tanta facilità, era bello
sentirsi così…coccolata.
“Tu non
abbandonarmi, ok? Ho bisogno di un amico Robert, da sola crollo di nuovo, già
basta poco adesso, se mi lasci sola è la fine” lo guardai mentre uno dei suoi
sorrisi dolci comparivano sul suo viso, adoravo quei sorrisi, emanavano
serenità anche a me.
“Se avessi
voluto abbandonarti non saremmo qui a discutere su come dovrai comportarti
signorina” aprì la porta con una spinta data di spalle, entrò e mi lasciò a
terra delicatamente
“Guarda che mi
reggo in piedi, va meglio adesso”
“Ti va una
sigaretta silenziosa fuori in giardino?”
“Si, prima fammi mettere qualcosa di…..adatto” feci una risatina e lui con me.
Corsi verso la camera da letto, cercai tra i miei vestiti ma non trovavo
niente, un maglione, una felpa che avessi voglia di mettere…
Mi alzai di
scatto e aprii le ante del grande armadio che si trovava di fronte al letto,
presi la prima felpa in cima a una piccola pila di vestiti stirati e piegati
con cura, era grigia, col cappuccio e due grossi lacci che pendevano, al centro
una scritta blu:
Be yourself
fuck the rest
La
indossai e sentii il suo profumo all’istante, sapeva di buono. Stavo per uscire
e raggiungere la cucina ma mi bloccai di soprassalto notando l’immagine che
vidi allo specchio. Tornai indietro e osservai l’immagine che avevo davanti a
me: il viso sbiadito, due occhiaie profonde e violacee lo marcavano e lo
facevano apparire ancora più sciupato, le ossa degli zigomi quasi sporgevano,
ero pallida, i capelli in disordine e quella felpa, nonostante fosse di Robert
quindi come minimo di tre taglie più grandi, era fin troppo larga. Iniziai a
parlare con l’immagine allo specchio, sembravo una pazza:
“E’ il momento
di dare un senso a questa vita Stew, basta lagnare, forse la morte di Ryan
segna la fine del tuo passato, forse con lui si chiude un capitolo…ora tocca a
te.” Sorrisi orgogliosa di quel mio piccolo, patetico ma forse sensato
ragionamento … sorrise anche l’immagine riflessa allo specchio. E se la vita
era racchiusa in quell’immagine? Forse se avessi cominciato a sorridere anche
io, anche la vita, di riflesso mi avrebbe sorriso
“Devi farlo, adesso puoi, ricomincia
Stew.”
“Ma quanto..”
Robert entrò in camera interrompendo i miei pensieri, bizzarri dato il tragico
momento appena vissuto, ma positivi, era quello che contava, non avevo pensieri
positivi da secoli ormai. Mi guardò dalla testa alla vita molto, molto
lentamente e sbirciando di sottecchi lo specchio vidi che ero arrossita
“Scusa, avevo
bisogno di qualcosa di più avvolgente delle mie felpe aderenti e corte”
“Non preoccuparti, è tua se vuoi”
“Sul serio?” Sgranai gli occhi per lo stupore, me la stava regalando!
“Si, puoi
prenderla se vuoi” sorrise dolcemente, ancora quel sorriso.
“Beh,
grazie!!!” gli sorrisi mentre lui alzò gli occhi al cielo in segno di
disapprovazione “Che c’è?”
“E’ solo una felpa, mica un gioiello”
“Non mi piacciono i gioielli! E poi…..è il primo regalo che qualcuno mi fa dopo
tanti anni”
Abbassai gli occhi per non fargli notare
l’improvviso velo di tristezza che era sceso a quel ricordo, lui mi sfiorò col
palmo della mano e mi sollevò il viso, azzardando una debole carezza per poi
ritirare la mano lasciando sul mio viso quel calore che riscaldava tutto il
resto, con un solo tocco…
“Bene,
cominceremo da questo allora, Ok? Sigaretta adesso, di corsa!” il velo di
tristezza sparì con la stessa velocità con cui era apparso e sorrisi nuovamente
“D’accordo papà, me la offri tu però!” fece cenno
di no con la testa, sorridendo divertito:
“Come non
detto!” mi accese la sigaretta e me la passò, poi fece lo stesso con la sua. Ci
sedemmo nelle sdraio congelate che si trovavano a pochi centimetri dalla porta
finestra, fumavo continuavo a sorridere, rimanendo comunque ancora assorta nei
miei pensieri..
Avevo toccato il fondo e non sarebbe stato facile tornare a galla, ma se c’era
una cosa positiva del toccare il fondo
era che più in basso di così non si poteva andare, la strada adesso sarebbe
stata tutta in salita e io, mi convinsi, potevo farcela.