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Autore: Kathryn Krystine    24/12/2011    7 recensioni
Alla Vigilia di Natale, si sa, sono tutti più buoni. Tutti tranne Duncan, che dell'imminente arrivo del Natale non sembra nemmeno accorgersi: a causa del suo ben noto caratteraccio ha deciso che queste inutili feste le passerà da solo, senza nessuno che possa dargli fastidio. Ma non c'è spazio per egoismi e cattivi sentimenti durante un periodo così magico...
Riuscirà Duncan a capirlo?
Che ruolo avranno in tutto questo i tre Fantasmi del Natale?
E, soprattutto, cosa diamine è una "proiezione astrale"?
(Mia personalissima rivisitazione del grande classico "Il Canto di Natale" di Dickens)
Dal capitolo 2:
"Sei patetico.” Chris lo guardò dritto negli occhi. Era inquietante. Sembrava che cercasse di leggere i suoi pensieri più profondi, la sua anima. Istintivamente, Duncan si coprì di più con la coperta. “Guardati. E’ la Vigilia di Natale e tu te ne stai qui rannicchiato sul divano, da solo, ad ubriacarti...”
“Era solo una lattina di birra, che sarà mai...”
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Duncan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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A Christmas Carol - Il Canto di Natale

 

 

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Duncan schiuse lentamente gli occhi. La luce del salotto era ancora accesa, e infastidiva non poco i suoi occhi insonnoliti. Gli era sembrato quasi di sentire una voce, ma non era possibile... Era solo in casa, doveva essere stato un sogno...

Stava per ripiombare tra le braccia di Morfeo quando la stessa voce di prima esclamò ancora “Sveglia!”, facendolo sobbalzare. Aprì finalmente gli occhi e si guardò intorno. In piedi di fronte a lui, con le braccia incrociate e un sorriso smagliante sulle labbra, c’era Chris McLean. 

Duncan si sentì improvvisamente sveglio come un grillo.

“Chris? Che diavolo ci fai qui a quest’ora? Sono sicuro di non aver firmato nulla che ti autorizza ad infiltrarti a casa mia la notte!”

“Ma io non sono Chris” sorrise Chris.

“Ah no? E chi sei, il suo fratello gemello?” 

“Quasi. Sono la sua proiezione astrale.”

“Proie... Che? Ma di che accidenti stai parlando?”

PROIEZIONE ASTRALE!” scandì l’uomo “Devo anche scrivertelo? Sono un’entità ultraterrena indefinita e indefinibile, e mi manifesto solo in casi di urgente necessità. Ho assunto l’aspetto del tuo amico perché è una persona che ti è familiare, in modo da non spaventarti con la mia apparizione.”

“Ma certo. Senti, lasciami in pace. Sparisci da casa mia.” Duncan chiuse ancora gli occhi, tentando di riprendere sonno. Li riaprì poco dopo. Chris non si era mosso di un millimetro.

“Chiudere gli occhi non mi farà scomparire” rise.

“Questo lo vedo. Allora dovrò ricorrere ai vecchi metodi.”

Duncan si alzò e fece per spingerlo via. Ma si fermò inorridito quando si accorse che le sue mani non stavano toccando il corpo del presentatore: lo stavano attraversando. Come se non fosse fatto di materia solida, ma di fumo o di vapori perlacei. Come se di fronte a lui non ci fosse nessuno. Ma che diamine, lui lo vedeva! Vedeva il suo sorriso beffardo e le sue braccia allargate, quasi lo stesse invitando a tentare di spostarlo un’altra volta.

Duncan fece un balzo indietro, terrorizzato. “Che razza di trucco è questo?”

“Nessun trucco” Chris sorrideva ancora.“Te l’ho detto, sono una proiezione astrale. Puoi vedermi, ma non toccarmi o spostarmi o farmi sparire chiudendo gli occhi, come abbiamo appena appurato. E giusto perché tu lo sappia, non funzioneranno nemmeno il paletto nel cuore o la corona d’aglio. Allora, vuoi che ti spieghi perché sono qui o dobbiamo rimanere a guardarci negli occhi per tutta la sera?”

Duncan lo osservò attentamente, il cuore che batteva a mille e il cervello che fumava in cerca di una spiegazione razionale. Impossibile da trovare, peraltro. C’era una specie di fantasma nel suo salotto, che conversava amabilmente con lui. Che spiegazione poteva esserci?!

Forse la birra che aveva bevuto prima era più forte di quanto pensava. O forse era tutta un’allucinazione. Sì, doveva per forza essere così. E forse assecondandola sarebbe scomparsa prima.

 Sforzandosi do apparire tranquillo, il ragazzo esalò: “Prego, parla pure.”

 

Chris parve soddisfatto e gli lanciò uno sguardo di approvazione. Subito dopo assunse un cipiglio severo. “Ma guardati, Duncan. Sei patetico” tuonò con voce potente.

Duncan alzò un sopracciglio. “Se sei venuto per insultarmi, puoi anche tornartene da dove sei venuto.”

“No, dico sul serio. Sei patetico.” Chris lo guardò dritto negli occhi. Era inquietante. Sembrava che cercasse di leggere i suoi pensieri più profondi, la sua anima. Istintivamente, Duncan si coprì di più con la coperta. “Guardati. E’ la Vigilia di Natale e tu te ne stai qui rannicchiato sul divano, da solo, ad ubriacarti...”

“Era solo una lattina di birra, che sarà mai...”

“...e a guardare la televisione, senza nemmeno chiederti dove siano e cosa stiano facendo i tuoi familiari, i tuoi amici, le persone a cui tieni, senza sentire un briciolo di spirito natalizio,di umanità...”

“Si, preferisco passare la Vigilia da solo” replicò annoiato Duncan “E a te che importa?”

“Il problema non è la Vigilia, il problema sei tu, che con la tua stupida testardaggine ed egoismo ti ostini a tenere lontane persone che potrebbero farti stare bene... Ma non è troppo tardi per rimediare...”

“Grazie per l’informazione. Ora mi lasceresti dormire?”

Chris smise di sorridere amichevolmente. Le sue labbra si curvarono invece in un ghigno di consapevolezza e di provocazione.

“Ascoltami bene, ragazzino. Vai avanti così e un giorno finirai per restare completamente solo, e darai la colpa solo a te stesso. Ma se stasera riuscirai a cambiare, se riusciremo a farti capire quanto sbagli...”

Riusciremo?

“Stanotte riceverai la visita di tre spiriti. Ciascuno di loro avrà una lezione da impartirti. Per ora non posso dirti altro. Al momento opportuno capirai tutto...”

Duncan si mosse nervosamente sul divano. Quell’allucinazione cominciava a incutergli un po’ d’ansia. “Bene. Stanotte, tre spiriti. Capito. Ora hai finito?” gracchiò, ostentando una sicurezza che non aveva “Vorrei ancora dormire, se non ti dispiace. Quindi vattene.”

Chris, per un momento, addolcì lo sguardo e gli rivolse un’occhiata di indulgenza. “Spero davvero che riuscirai a capire i tuoi sbagli, sai? Dietro a quella tua scorza di egoismo riesco ancora a scorgere una scintilla di decenza. Auguri.”

E poi, di punto in bianco, scomparve.

Duncan saltò in piedi per la sorpresa. Ok, questo era davvero strano.“Bel trucco, Chris, ma non mi lascio imbrogliare...” urlò al vuoto. Forse sperava di vedere qualcuno sbucare da dietro l’angolo a dirgli che era solo uno scherzo. L’unica risposta che ricevette fu l’eco della sue stessa voce.

Tremante dalla punta dei piedi alla radice dei capelli, prese la sua coperta e si diresse furtivamente nella sua camera da letto.


*

 

Decisamente, Duncan non stava dormendo sonni tranquilli. Non solo la figura di -Chris? Il suo fantasma? La sua proiezione-coso? ...Insomma, quello che era! – entrava e usciva continuamente dai suoi sogni agitati, ma la promessa- minaccia delle tre misteriose visite lo portava a girarsi e rigirarsi continuamente tra le lenzuola, con ansia crescente.

E, quando a mezzanotte in punto, una vocina femminile aveva esclamato l’ennesimo “Sveglia!” della serata accanto al suo letto, Duncan non poté fare a meno di notare che no, non era affatto sorpreso.

 

*

 

Si voltò lentamente, con il cuore in gola. Ai piedi del suo letto sedeva con grazia una figura femminile, di cui non riusciva a distinguere il volto dal momento che tutta la sua pelle pareva risplendere, come se brillasse di luce propria: guardarla faceva quasi male agli occhi. Il primo, stupido pensiero di Duncan fu: “Oddio, ha una lampadina accesa dentro”. Quando, qualche minuto dopo, i suoi occhi si adattarono alla luce, notò che la figura aveva dei lineamenti dolci, l’aria ingenua e il sorriso aperto. Un viso che decisamente conosceva già.

“Lindsay... sei tu?”

La figura rise. “No, sciocchino! Sono una proiezione astrale!”

Il cuore di Duncan saltò un paio di battiti. Ancora con quella storia? Ma l’allucinazione non sarebbe dovuta finire con la scomparsa di Chris? Si potevano avere due allucinazioni così vivide in una notte sola? E perché, perché Lindsay sembrava così maledettamente reale?

La ragazza lo guardò con aria complice. “Capisco che possa essere spaventato, ma ti giuro che non ti farò nulla di male. Io sono il Fantasma dei Natali Passati, e sono qui per farti rivivere dei momenti della tua vita già trascorsi. Il passato non può essere cambiato, naturalmente, ma anche solo riviverlo per un momento può innescare profonde riflessioni e sinceri cambiamenti.”

Duncan rabbrividì. Il discorso della ragazza suonava davvero preoccupante: non tanto per i suoi contenuti, quanto per il fatto che era ben articolato, grammaticalmente ineccepibile. Lindsay non sarebbe mai capace di fare un discorso simile. Dio, ma allora...

Emise uno squittio spaventato. Il finto Chris diceva la verità.

Proiezioni astrali, le aveva chiamate. Cielo. Riusciva quasi a sentire il proprio viso diventare bianco come un lenzuolo.

Saltò giù dal letto esattamente nel momento in cui Lindsay si avvicinava a lui con aria serena e gli porgeva il braccio: “Su, toccami.”

“Te lo scordi!” ansimò il ragazzo, sconvolto “Non so chi sei, o cosa sei, ma puoi stare certa che non ti toccherò con un dito!”

La finta Lindsay alzò gli occhi al cielo, con un’ombra di malcelato divertimento dipinto in viso. Senza parlare si fece avanti e sfiorò una mano del ragazzo con la sua. Era un tocco delicato e tiepido, un tocco calmo. Tanto calmo da trasmettere la stessa sensazione anche a Duncan, che ricominciò pian piano a respirare regolarmente.

“Andrà tutto bene, promesso” sorrise la bionda.

Duncan le si avvicinò cautamente e posò lentamente la mano sopra un suo braccio. Con delicatezza, Lindsay la strinse con la sua, e prima che Duncan riuscisse a formulare un pensiero coerente i due corpi stavano fluttuando a qualche centimetro da terra, dirigendosi tranquillamente verso la finestra della stanza.

Duncan guardò giù.

Non può essere.

Svenne prima ancora di capire cosa stava succedendo.

  
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