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Autore: Geisha    25/12/2011    2 recensioni
Dal capitolo 12:
Un cenno... Un solo, misero cenno e lei si sarebbe allontanata, avrebbe sciolto quell'abbraccio tenue che gli stava facendo perdere ogni inibizione, sarebbe ritornata distante e inavvicinabile. L'avrebbe persa ancora... Il panico aumentò e tremando si ritrovò a stringere i suoi fianchi.
-Chyo-chan- il suo naso sfiorò quello di lei e a quella distanza minima, poteva avvertire il suo respiro regolare e che sapeva di sake -Non sei patetica, non lo sei mai stata.-
Non seppe per quanto rimasero immobili a fissarsi e perfino il pensiero di dover avvisare Shinpachi e Kagura del ritardo sfumò nel dimenticatoio. La voleva, del resto non gliene fregava granché...
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gintoki Sakata, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Disclaimer: I personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Hideaki Sorachi; questa storia non è scritta a scopo di lucro.

 

Future imperfect

 

Portò la lunga treccia dietro la spalla destra, lisciò il kimono viola pallido e puntò gli occhi grigi e velati di malinconia verso l'Atomic Wango, quel posto di maniaci e provoloni che aveva cominciato a chiamare casa da tre anni a quella parte. Ancora non credeva che, a breve, avrebbe messo la parola fine ad un capitolo importante della sua vita.

Alzò la tenda con un braccio, lasciando indietro l'ansia e la paura, sentimenti che subito la travolsero quando si ritrovò puntati contro gli sguardi sorpresi degli ex colleghi. La barista tornò immediatamente a pulire i bicchieri, le conigliette si lanciarono occhiate curiose e alcuni clienti le sorrisero paciosi, come se si aspettassero un suo numero da un momento all'altro.

Con passo veloce, per quanto quei maledetti okobo glielo permettessero, si diresse verso l'ufficio del malefico alieno tenendo il capo alto, come se ogni vergogna potesse scivolare dal suo sguardo imperturbabile.

-Hai sentito? Wang l'ha licenziata!- riconobbe al volo la voce rauca della barista.

-Chissà perché... Non era la sua Perla?- domandò al suo fianco la coniglietta numero# 2; no, Chyoko non si era mai presa la briga di imparare i loro nomi. A fatica ricordava quello dei vicini di appartamento che la salutavano cordiali ogni santo giorno!

Il chiacchiericcio nemmeno troppo nascosto dei giovani la costrinse a velocizzare il proprio passo in quel tragitto che a lei parve infinito ma finalmente, dopo aver superato il bar e il palco, fiondandosi nella sezione dei camerini, Chyo si ritrovò davanti alla porta che dava all'ufficio del capo. Era stata parecchie volte in quella stanza per allietare le serate dei clienti più importanti, ma mai aveva creduto che vi avrebbe messo piede per consegnargli chiavi e vestiti. Del resto, le ragazze avevano ragione: lei non era la Perla dell'Atomic Wango? Che fosse tempo per lei di andare in pensione?

Bussò con forza, decisa più che mai ad andare infondo a quella faccenda, ma quando la voce pacata di Wang l'accolse con un -Avanti- così calmo, l'energia di Chyo venne meno. Prese un profondo respiro e mise piede nell'unica saletta vagamente accogliente dell'Atomic Wango, lasciando che lo sguardo vagasse sulle pareti bianche, sui dipinti eleganti di non ricordava quale famoso Amanto e infine su di lui, Wang.

-Oh, sei tu Chyo-chan!- si alzò in piedi, indicandole con una mano la sedia libera posta davanti alla scrivania. Bastardo, cos'era tutta quella spensieratezza?! Chyo annuì e fece pochi passi -Bambolina, com'è andato il tuo giorno libero?- le sorrise magnanimo, come se quel messaggio in segreteria non fosse mai stato lasciato; la ragazza non poté non lasciarsi sfuggire una smorfia di disgusto mentre guardava la sedia.

-Uno schifo. Indovina il perché?- si sedette sgraziatamente, mentre il magone prendeva il sopravvento sul training autogeno che si era fatta per tutto quel tempo. Wang, dal canto suo, parve leggermente confuso per tutta quella scarsa gentilezza ma dopo aver sbattuto le palpebre un paio di volte, ecco che un sorriso deliziato si dipinse sulle sue labbra sottili segno che, finalmente, aveva compreso il senso di tutta quella sceneggiata.

-Bambolina, il messaggio diceva di presentarti non appena lo avessi sentito. È passata una settimana!- si appoggiò allo schienale della sedia girevole e la fissò enigmatico, anche se il divertimento traspariva dal viso asciutto.

-Nh, il mio minuscolo mondo non gira intorno a te. Sai, resterai sorpreso, ma ho una vita sociale anche io e non avendo più un lavoro, ho pensato bene di prendermi quelle meritate vacanze che da anni mi prometti e ancora non mi hai concesso.- l'angolo destro delle labbra guizzò all'insù e Wang, a dispetto di ogni sua immaginazione, reagì al suo fiume di parole con una risata felice, appoggiando una guancia sul pugno chiuso.

-Chyo-chan, tu non hai una vita sociale- constatò assottigliando gli occhi verdognoli. La ragazza incassò il colpo con silenzio e vergogna, pregando che l'uomo non scorgesse il rossore d'imbarazzo sulle guance. Si schiarì la gola, decisa ora più che mai a mettere fine a quella messinscena. Ciò che le interessava in quel preciso istante era conoscere il reale motivo del suo licenziamento. Insomma, quando Wang l'aveva assunta come cameriera in quel locale di balordi, mai si sarebbe immaginata di diventarne la Perla, sopratutto perché la sua grazia era pari a quella di un elefante zoppo. Ma poi la prima ballerina si era licenziata e lei senza alcun preavviso si era ritrovata sbattuta sotto l'occhio di bue, davanti ad un mucchio di ubriachi e pervertiti, a danzare. Ed era brava, dannatemene brava; almeno quello se lo concesse! Perché se a cantare faceva schifo visto quanto stonata fosse -perfino la sua doccia aveva provato ad ammazzarla. Alla fine, aveva optato per il suicidio e rimetterla a posto le era costato ben ventimila yen di idraulico!-, a cucinare era un'inetta -l'ultimo superstite era ancora in prognosi riservata- e non era nemmeno stata capace di servire dei maledetti clienti -cinquanta bicchieri rotti nel giro di un'ora sola-, quando danzava sembrava essere un'altra persona, quella Chyoko femminile e sensuale che mai in tutti quegli anni era riuscita ad essere. Nel resto, era una vera incapace... -Comunque, le chiavi dove sono? Per quanto riguarda i vestiti, lasciali pure a Tomoko, al bar. Ci penserà lei a--

-Perché mi hai licenziata?- interruppe il suo monologo con tono serio, per nulla arrabbiato. Si mise a braccia conserte, alzando gli occhi al cielo per studiare il soffitto bianco dell'ufficio, attendendo la risposta di Wang che, al momento, la studiava come se fosse stata ad un colloquio di lavoro.

Il sospiro dell'uomo interruppe il flusso dei suoi pensieri scombinati, facendole riposare lo sguardo su di lui e sulla sua orrenda giacca a scacchi -Chyo-chan, innanzitutto ci tengo a dirti che ti voglio bene. Ti ho cresciuta come una figlia e--

-Oh, ma non dire balle!- soffiò con acidume, disgustata dalla perfida gentilezza di quell'uomo subdolo. Solo perché le aveva dato un lavoro, un appartamento e tante belle parole, quello non faceva di lui suo padre. Anche perché suo padre le aveva voluto veramente bene prima di passare a miglior vita.

-Bambolina, come sei nervosa. Dovresti tranquillizzarti un po', altrimenti ti verranno le rughe. E noi non vogliamo che quel bel visino si sciupi, vero?- la ragazza grugnì in risposta, sbuffando subito dopo quando lo vide alzarsi per avvicinarsi alla teca dei liquori. Che volesse corromperla con un po' di sake?

-Te ne fregherebbe qualcosa? Tanto ne troverai un'altra per rimpiazzarmi. Di sicuro avrà i capelli più lucidi dei miei, i fianchi meno grossi e sarà più simpatica. Sai, il signor Saito sta vendendo delle oche a metà prezzo giù all'angolo, magari ti faciliterà nella scelta.- appoggiò il mento su di una mano mentre incurvava la schiena verso la scrivania di ciliegio, storcendo il naso nell'udire la risata dell'uomo.

-Ecco cosa apprezzo di te! Sei sempre così piena di sarcasmo!-

-E tu sei un idiota- bisbigliò a sé stessa, sventolando una mano quando lo vide posare un bicchierino di sake davanti al suo naso -Allora, perché mi hai licenziata?-

L'uomo si avvicinò all'enorme finestra che dava sulla strada, dandole le spalle mentre lasciava che il silenzio li avvolgesse -Ricordi la regola numero uno dell'Atomic Wango?- domandò poco dopo con tono di voce basso, serio, così poco da Wang che quasi se ne spaventò.

-C'era un regolamento?- replicò ironica, roteando poi gli occhi per la stizza. Sbuffò, prese fra le dita fini il bicchierino di sake e studiò il liquido trasparente, dicendosi che bere così presto non avrebbe giovato alla sua già fragile bellezza -Senti, se me la vuoi far pagare per aver risposto male al signor Maeda va bene. Ma toglimi un mese di paga, non lasciarmi senza lavoro!-

-Bambolina--

-E ci tengo a precisare che è stato lui a palparmi il seno mentre scendevo dal palco. Il mio schiaffo è stato solo legittima difesa e--

-Chyoko, non me ne frega niente di Maeda! Ormai sono abituato ai tuoi gesti, come dire, poco eleganti- si voltò massaggiandosi le tempie e la giovane, nella propria mente, si fece un promemoria: ricordarsi che è cosa buona e giusta farsi toccare dai maniaci senza reagire, perché così la femminilità verrà premiata. Altrimenti ti ritrovi senza lavoro, senza fidanzato e senza casa -E non ti licenzierei per così poco- se non era il Signor Maeda, allora cosa aveva combinato di così grave? E mentre il suo cervello si lambiccava alla ricerca di una risposta, il suo ormai ex-capo ripeté con calma -Qual'è la regola numero uno?-

-Non avere relazioni con i clienti- rispose prontamente, stravaccandosi sulla sedia mentre guardava di lato. Ed era quello che lei aveva sempre fatto: mai nessun appuntamento, mai nessuna parola di troppo, mai nessuna emozione che potesse farle commettere qualche pazzia, soffocare i propri sentimenti verso quel cliente carino e premuroso che, più di una volta, aveva dimostrato interesse per lei e non per la sua terza di reggiseno... E tutto solo per non venire lasciata a casa. Ma a quanto pareva, qualcosa con qualcuno doveva averla combinata se l'alieno era arrivato a prendere quella drastica decisione -Nh, come se qualcuno potesse pensare di avere una storia con una ballerina.- mormorò amaramente divertita, ignara che Wang avesse colto le sue parole.

Questo infatti ridacchiò, piegandosi leggermente verso la scrivania mentre con un ghigno la fissava angelicamente -Eppure, qualcuno che ti ronza intorno c'è- Chyo lo fissò, inarcando un sopracciglio -Ha dei capelli strani e orribilmente ricci, lo sguardo da scemo e bombarda l'ambasciata dei miei amici.- se non fosse stato un tipo elegante, Chyo avrebbe giurato che un grugnito sarebbe potuto uscire da quelle labbra ora piegate per l'irritazione. E grazie a quella spiccia descrizione, la giovane comprese chi fosse il soggetto di tanta rabbia: l'unico, l'onnipresente Sakata Gintoki. Una vera e propria spina conficcata nella palma del piede, ormai.

Una risata nervosa si spanse nell'aria, aumentando la tensione ormai palpabile e più le lacrime uscivano, più la giovane si rendeva conto di essere arrivata ormai al limite della sopportazione. Possibile che quell'idiota, indirettamente, le avesse fatto perdere il lavoro?!

-Se trovi tutto così divertente, perché non lasci le chiavi e torni a casa?-

-Tra me e quell'idiota non c'è assolutamente nulla!- sbottò lei in risposta dopo essere tornata seria. Ed era così, era la pura verità! E non poteva essere incolpata perché le faceva delle visite sgradite quando meno se lo aspettava.

-Idiota... Quanta importanza per uno con il quale non hai nulla da spartire.- parlò piano, rigirando il bicchiere di sake fra le mani, poi le lanciò un'occhiata.

-Credo che anche tu sia un idiota. Però tra me e te non c'è nulla- E ti vesti come tale. Cielo, quella giacca a scacchi è improponibile!, avrebbe voluto confessargli, ma cacciò le parole in gola e si trattenne.

-Che i Kami me ne scampino, Bambolina. Stare con te sarebbe come fare un giro infinito di montagne russe.- rise di gusto, Wang, facendola imprecare a mezza voce. Come se già non lo sapesse di essere un caso perso con gli uomini!

-Comunque, è la verità. Tra me e lui non c'è mai stato nulla. Mi doveva un favore, tutto qua.- spiegò con calma, abbassando il capo per non incrociare lo sguardo attento dell'alieno.

-So che siete cresciuti assieme e che avete preso parte alla guerra contro gli Amanto. Siete stati nella stessa fazione e, forse, nello stesso le--

-Abbiamo combattuto assieme la guerra contro gli Amanto, ma più di questo non c'è stato nulla.- lo interruppe dura, sentendosi nuda di fronte al fatto che Wang sapesse particolari del suo passato che lei stessa aveva taciuto per tutti questi anni. Nessuno a parte Zura sapeva i suoi pensieri riguardanti la guerra, la sua infanzia e Gintoki. E la domanda sorse spontanea: come Diavolo faceva a sapere?

Chyoko non era mai stata riservata, era vero, ma solo all'età di sei anni. Da piccola era stata una pentola di fagioli, sempre con quel forno aperto per dare aria ad ogni pensiero che le vagava nella mente. Quasi sempre erano cavolate assurde ma lei non si perdeva d'animo e continuava a chiacchierare. Crescendo aveva imparato che non sempre dire la propria portava a qualcosa di concreto e che molte cose andavano tenute nascoste perché semplicemente segrete, proprie, non spiegabili ai più. E se aveva trovato una fonte di sfogo in Katsura, era anche vero che aveva smesso di esporre i propri stati d'animo agli altri da ormai parecchio tempo. E Wang non era un'eccezione.

-Le mie fonti dicono il contrario.- sussurrò con malizia, socchiudendo gli occhi.

La ragazza non si premurò nemmeno di chiedergli chi avesse cantato, conscia che avrebbe ricevuto solo una risata in cambio -É stato tanto tempo fa- si arrese, scompigliandosi i capelli con le mani mentre, con un sospiro, lasciava uscire tutta la propria ansia -E comunque, Gintoki non è un cliente!-

-Ah, già, Gintoki Sakata. Per un momento lo aveva scordato. Il grande e temuto Shiroyasha. Rammento che alcuni amici, scampati alla sua ira, tremano ancora al ricordo di quel giovanotto- Chyo serrò le labbra, lasciandosi corrodere dall'acido che avrebbe voluto sputare su quel maledetto alieno -Ad ogni modo, se bazzica nel mio locale è un cliente come tutti gli altri.-

-É entrato una volta sola, e solo perché aveva vinto un omaggio!-

-A me pare sia entrato anche la settimana scorsa.-

-Te l'ho detto! Mi doveva un favore! Probabilmente non ci rivedremo mai più!- e come al solito, al pronunciare quella frase o al semplice pensiero che sarebbe potuto essere davvero così, Chyoko avvertì una fitta al cuore che le tolse il respiro. Provò ad ignorarla, ma non le venne così facile come avrebbe voluto.

-Bambolina, come posso crederlo? Sai, mia madre era solita dire: non si chiude mai la porta in faccia al passato. Prima o poi, ci si ricade di nuovo.-

-E mia madre diceva: diffida dagli uomini. Sono tutti una manica di cretini.-

-Beh, se la passavano male entrambe!- l'alieno rise di gusto mentre Chyo si lasciò prendere dallo sconforto. Quell'Amanto era diventato imbecille d'un tratto. E poi non c'era nulla di comico in quella situazione! Almeno, non per lei -Comunque, non torno indietro bambolina. Sei stata brava, ma l'Atomic Wango ha bisogno di una nuova stella e--

-Io non sono stata brava! Io sono stata la migliore!- presa da un impeto di megalomania, Chyoko bloccò il suo discorso con voce sprezzante, certa che l'ex capo l'avrebbe derisa con gioia. Ma ciò non avvenne, a scapito di tutte le sue elucubrazioni. Semplicemente la fissò con un sorriso, la perfidia traspariva dai suoi occhi verdognoli e le parole giunsero come lame affilate:

-Come se ci volesse chissà quale bravura per fare uno spogliarello e andare a letto con qualche cliente.- incassò il colpo con il silenzio, stringendo i pugni e serrando le labbra. L'orgoglio che aveva abbandonato mettendo piede in quel Night Club come ballerina, era completamente svanito. Chissà se sarebbe ritornato.

-Che motivo stupido per licenziarmi.- sussurrò stanca, portando le mani sul viso come se ciò potesse nascondere la sua sconfitta. Sconfitta che giunse solo quando Wang decise, probabilmente, di chiudere quella conversazione con il colpo di grazia:

-Chyoko, mettitelo bene in testa una volta per tutte- avvertì il rumore della sedia che si spostava e quando alzò il viso, lo sguardo si infranse sulla schiena dell'uomo -Non sei così indispensabile come vuoi credere.-

Il colpo arrivò, scagliato con freddezza e cattiveria, dritto e preciso al suo cuore,. Chyo trattenne il fiato, strinse gli occhi con forza onde evitare che le lacrime a lungo trattenute scendessero, rendendola più paretica di quanto già non si sentisse. Recuperò le chiavi dalla tasca della borsa e il loro tintinnio fu l'unico suono che riempì la stanza silenziosa, mentre le posava sulla scrivania -Hai un mese per trovare una casa nuova, dopodiché mi ridarai le chiavi- e come un automa le recuperò, si alzò evitando di pensare alle mille parole scambiate con Wang, all'umiliazione ricevuta nel constatare che, nonostante la sua bravura, non era poi così indispensabile e alla sensazione di aver sbagliato tutto nella propria vita. Sentì lo sguardo di Wang perforarle la schiena stretta mentre si dirigeva verso la porta dell'ufficio; ora era pronta ad andarsene -Chyo-chan, lo so che adesso mi odi...- colse una nota di tristezza nelle sue parole appena sussurrate, costringendola a stringere la mano sul pomello con forza, senza però avere il coraggio di aprire quella porta che avrebbe sancito la fine del suo rapporto con l'Atomic Wango -Ma credimi, un giorno capirai- volse il viso, incrociando i suoi occhi sottili e verdi -Forse, allora, mi perdonerai.- e senza avere nulla da dire, senza la forza di resistere a quello slancio di dispiacere immotivato, Chyoko aprì e si fiondò nel corridoio, lasciandosi indietro un tassello della sua strampalata vita.

Quando percorse il bar non salutò nessuno, nemmeno i clienti che si rivolgevano a lei calorosamente. Semplicemente li ignorò, dicendosi che ormai nulla di tutto quella le apparteneva. E venendo accarezzata dalla brezza mattutina una volta per strada, lasciandosi circondare dal vociare della città ormai sveglia che la sfiorava senza trascinare via i suoi pensieri, solo una frase vorticava nella sua testolina confusa:

Non sei così indispensabile come vuoi credere”

Un sorriso amaro le spuntò sulle labbra. Del resto, lei, lo era mai stata per qualcuno?

 

Correva freneticamente incespicando nei propri passi, capitombolando a terra ogni volta che i suoi piedi si scontravano con qualche sasso. In lontananza poteva avvertire le grida della gente, il rumore dei fucili e le risate sguaiate di quegli essere orribili che avevano invaso il loro tranquillo villaggio.

-Stai bene?- domandò Shinsuke alla sua ventesima caduta, riprendendo fiato mentre si asciugava la fronte con la mano libera -Non abbiamo tempo da perdere, Chyo-chan.- l'aiutò ad alzarsi, ma la ragazza rimase immobile, il capo chino e le spalle tremanti.

-Shin-chan, voglio tornare indietro- mormorò piano, la voce appena udibile in mezzo al frastuono della battaglia -Voglio andare da mamma e papà.-

-Non essere sciocca! Non possiamo tornare indietro, ci ammazzeranno!- tentò di farla ragionare, provando di nuovo a sollevarla da terra, ma la ragazza sembrava essere diventata un tutt'uno con il terriccio. E Shinsuke, probabilmente spossato, lasciò andare la sua esile mano e cominciò a stropicciarsi il viso, imprecando a mezza voce.

-Voglio andare da mamma e papà.- ripeté stringendosi nelle spalle, incurvano ancora di più la schiena mentre le lacrime scendevano senza ritegno. In quel momento, non le importò che il suo Shin-chan potesse assistere alla sua debolezza, non le importò degli occhi rossi e gonfi e nemmeno del suo tirare su con il naso poco elegante: voleva solo andare dai suoi genitori e accertarsi che, quei corpi martoriati stesi a terra in mezzo ad un lago di sangue, fossero solo un incubo.

-Non abbiamo tempo. Gintoki e Zura ci aspettano al dojo.- fu tutto ciò che le concesse, guardandosi in giro con circospezione.

-Non voglio andare al dojo! Voglio andare da mamma e papà!- strepitò di nuovo, scuotendo la nuca con forza.

-Anche se tornassi sarebbe tutto inutile.-

-Non mi interessa, non mi interessa, io voglio andare a casa!- portò le mani fra i capelli, disperata e senza alcun barlume di razionalità. Sembrava impazzita, incapace di riuscire a fare il punto della situazione. L'unica immagine vivida nella sua mente era la sua corsa frenetica verso casa, i genitori privi di vita e poi quegli esseri che cercavano di attaccarla. E se non fosse stato per il tempestivo intervento di Shincuke, probabilmente non sarebbe lì a cercare di andare avanti.

-Chyo-chan, devi stare calma- sentì il corpo del ragazzo più vicino, così come la sua voce risultava meno arrabbiata e distante; alzò il viso rigato di lacrime, scontrandosi con la sua espressione stanca e spaesata, segno che nemmeno lui sapeva cosa fare o dire in quella situazione. Un altro colpo di fucile interruppe il suo pianto e la sua disperazione, costringendola a guardarsi attorno con paura -Sapevamo che presto o tardi sarebbero arrivati fino Chōshū. I villaggi adiacenti sono già stati conquistati dagli Amanto.- spiegò con disgusto, pulendosi la fronte dal sangue che colava. Altre urla sovrastarono il pianto di Chyo e le parole di Shinsuke, mettendoli in guardia da un possibile arrivo di uno di quegli alieni.

-Saremmo dovuti scappare tempo fa!- mormorò Chyo asciugandosi gli occhi con una manica, coprendosi le orecchie quando udì il millesimo colpo di fucile -Mamma voleva andarsene, ma io le avevo detto di restare. Non volevo andarmene via da voi.- confessò piegando il capo, lasciando che nuove lacrime le rigassero le guance rosse. Se solo avesse dato retta ai suoi genitori, loro non sarebbero morti e lei non si sarebbe ritrovata a fuggire con quel peso sulle spalle e con i rimorsi che la stavano divorando.

-Se foste scappati, gli Amanto vi avrebbero trovati lo stesso- furono le dure parole che Shinsuke le rivolse, probabilmente spazientito dal suo atteggiamento -Avresti solo allungato la loro vita di qualche giorno.- concluse lapidario, afferrando la sua mano per sollevarla da terra, cominciando di nuovo a camminare veloce lungo il sentiero. E quando lei inciampò ancora, quando sentì l'imprecazione dell'amico uscire dalle sue labbra sottili con nervosismo, Chyoko sussurrò un flebile:

-E' meglio se mi lasci qui. Sono solo di impiccio.-

Un rumore secco si levò intorno a loro e Chyo guardò con sorpresa la mano sollevata a mezz'aria di Shinsuke, poi portò la propria sulla guancia dolorante. Il dolore era pungente e si mescolava ai sensi di colpa che le attanagliavano lo stomaco.

-Credi di essere l'unica a stare male?! Anche i miei genitori volevano scappare, anche quelli di Zura non volevano più restare qui!- respirò pesante, gli occhi verde oliva sgranati per la rabbia e lucidi, le mani tremanti, come se da un momento all'altro si sarebbe potuto scagliare contro di lei, ora incredula e silenziosa.

-Shin-chan... I tuoi genitori--

Le diede le spalle, cominciando di nuovo a camminare -Non mi va di parlarne.- la interruppe con durezza, senza aspettarla. In quell'istante, Chyoko comprese la dura realtà: non solo lei aveva perso qualcuno di caro, ma anche Sinsuke era rimasto da solo. La differenza era che Takasugi cercava di farle forza nella propria brusca maniera soffocando il proprio dolore, lei invece non faceva altro che riversare la propria angoscia su di lui. Piano, si sollevò da terra, corse verso di lui afferrando la sua mano facendo attenzione a dove metteva i piedi. E mentre si lasciva di nuovo trascinare verso chissà quale meta, Chyo lanciò un'ultima occhiata alla propria casa che poteva intravedere dalla salita.

Si asciugò le lacrime con la mano libera e volse il viso dritto davanti a sé. Doveva farsi forza e non perdersi d'animo, doveva andare avanti. E intanto rivedeva il sorriso dolce della madre e sentiva la risata allegra del padre...


-Chyo-chan, come sei mattiniera!- a risvegliarla dall'incubo ad occhi aperti in cui era piombata ci pensò Katsura, composto come al solito. Aggrottò le sopracciglia, studiando il suo abbigliamento da bonzo.

-Che ci fai nella Strip? Non avrei mai detto che--

-Baka, non sono qui per assaporare i piaceri della carne. E comunque non siamo a Kabukicho.- a quelle parole, Chyo realizzò di aver camminato per chissà quanto senza nemmeno essersene resa conto. Incredibile come nessuno le avesse portato via il portafogli o l'avesse accidentalmente investita.

-Ah, già...- osservò le bancarelle attorno a sé, poi lanciò un'occhiata scettica all'amico -Non so se te ne sei accorto, ma c'è un pupazzo gigante che ti sta seguendo.- Chyo puntò il dito contro l'enorme paperone che affiancava uno Zura incurante di tutto.

-Non è un pupazzo, è Elizabeth!- sorrise in direzione del coso, invece a lei regalò l'espressione più truce che aveva nel repertorio.

Chyo si massaggiò le tempie -E che Diavolo sarebbe Elizabeth?-

-Non saprei... Stamattina mi sono svegliato e me lo sono ritrovato davanti alla porta di casa con un biglietto. A quanto pare Sakamoto ha deciso di farmi un regalino- la papera tirò fuori un cartello con sopra scritto “Piacere di conoscerti, Chyoko” a cui la diretta interessata replicò con un poco sentito “Piacere mio” che fece irritare Katsura -Potresti essere un po' più gentile con Elizabeth! E se si offende?!-

-Stai scherzando, vero?!- fulminò l'amico con un'occhiata, ma quando vide due grossi goccioloni scendere dagli occhi dell'alieno, subito Chyo agitò le mani, farfugliando un imbarazzato -Lieta di fare la tua conoscenza, Elizabeth!- che lo fece tranquillizzare -Perché a me non ha regalato nulla?- imbronciata, superò il compagno di sventure pronta a dirigersi verso casa. Sentì i loro passi dietro sé, segno che non l'avrebbero lasciata in pace tanto presto.

-Forse perché non ti sei più fatta sentire da quando la guerra è terminata?- la rimproverò pacato, ricevendo un'imprecazione in cambio.

-Nemmeno tu gli hai mai scritto!-

-Già, ma io sono più simpatico di te.- e per la terza volta nel giro di due ore, Chyo incassò il colpo con magistrale noncuranza.

-Si può sapere perché te lo porti appresso?- bisbigliò poco dopo, guardando il paperone di sottecchi.

Katsura le sorrise placido e poi rispose con un sentito -E' tremendamente carino- che per poco non le fece cadere le braccia. Certo che la gente era davvero strana, non c'era che dire! -Piuttosto, che ci fai in giro a quest'ora? Hai appena finito di lavorare?- si sentì studiata, capendo che una filippica su quanto quel lavoro fosse degradante sarebbe partita di lì a poco. E la Fujiwara, spossata dalla discussione con Wang e dal passato che ancora una volta le aveva fatto una visita di scortesia, decise di troncare ogni possibile ramanzina.

-Più o meno...- ma cogliendo la confusione nel suo sguardo, Chyo si stropicciò il viso e con tono stanco mormorò un afflitto -Mi hanno licenziata.-

*******

Più lo guardava più Gintoki se ne convinceva: Sakamoto era un coglione e probabilmente lo sarebbe sempre stato. Lo spazio che lui amava tanto girava anche nella sua mente e quella risata sguaiata che stava martellando le sue orecchie da ore non faceva altro che alimentare questa sua certezza.

-Kintoki, grazie ancora per avermi salvato! Ah ah ah!- gli diede una pacca sulla spalla che per poco non lo fece cadere sul marciapiede. Ma cacchio, perché lo stava seguendo? Non aveva qualche pianeta da conquistare con la sua idiozia?!

-La prossima volta ti lascio crepare.- digrignò i denti mentre si massaggiava la parte lesa, lanciandogli un'occhiata di fuoco. Solo qualche ora prima era stato attaccato da una specie di piovra del deserto che aveva rapito Sakamoto e preso da chissà quale slancio di bontà, si era fiondato alla riscossa per salvare le chiappe dell'amico. Ma giurò, questa sarebbe stata l'ultima volta. Un idiota in meno, del resto, avrebbe solamente reso l'aria più pulita.

-Suvvia, Gin-san! Dovresti essere contento di aver rivisto un amico dopo così tanto tempo!- Shinpachi, di fianco a sé, si sistemò gli occhiali sul naso e sorrise in sua direzione. Gintoki roteò gli occhi mormorando un flebile “Razza di moccioso” che però non venne captato dal diretto interessato.

-Sono così felice che mi è venuta voglia di ubriacarmi e dimenticarmi tutto, pensa un po'.- li superò, speranzoso che lo lasciassero perdere almeno per quel pomeriggio. Aveva davvero voglia di ubriacarsi, non era mica una bugia! Voleva prendersi una sbronza colossale e fare tabula rasa degli ultimi mesi, dimenticando un bombarolo dai capelli lisci e lunghi, un idiota dalla chioma riccia e castana che rideva sempre e una ragazza dai fianchi larghi e dagli occhi grigi che ancora avevano il potere di togliergli il fiato. Ecco, in particolare voleva dimenticare l'arpia dallo sguardo paralizzante.

-Oh, ottima idea Kintoki! Che ne dici se andiamo in qualche localino? Dicono che sulla Terra ci sia molta varietà!-

-Il mio nome è Gintoki, quante volte dovrò ripeterlo?!- sbottò infuriato dandogli un calcio sul ginocchio, pregando che questo lo facesse desistere dal seguirlo. Ma quello continuava a trotterellargli dietro pacioso e senza pensieri come se nulla fosse -E poi non frequento certi posti.- tagliò corto, pregando che si levasse dalle palle. Ma non doveva ripartire per lo spazio, seriamente?

-Tu frequentare certi posti, invece- la vocetta gioviale di Kagura li fece voltare. Era piegata sulle ginocchia e beata accarezzava la testa di un cane, dando voce ai suoi pensieri cretini -Io avere trovato strano biglietto su scrivania. Diceva: “Benvenuti all'Atomic Tango”!-

Shinpachi arcuò un sopracciglio -Ti sei dato alla danza, Gin?-

-Idiota, si chiama Atomic Wango! E non lo frequento, ci sono capitato per sbaglio un paio di volte.-

-Come fai a capitare per sbaglio in un Night Club?!- berciò Shinpachi con una vena pulsante sulla tempia.

Gin si massaggiò il collo, mugugnando un flebile -C'era del cibo gratis- accompagnando il tutto da un'alzata di spalle -E comunque non è un Night Club! È un locale come tanti.- farfugliò imbarazzato, cercando di uscire fuori da quel discorso vincitore. Ma Kagura aveva da parte sua un'arma micidiale: l'ingenuità dei mocciosi che li spingeva a spifferare tutto quello che passava loro per la testa.

-C'era una donnina nuda sul biglietto da visita!- trotterellò dietro di loro, sorridendo all'indirizzo di Gintoki. Questo si bloccò, puntandole il dito contro con fare nervoso.

-Non è una donnina nuda! È solo una che fa la lap-dance!-

-Oh, ma allora è un bel posto!- batté le mani Sakamoto, rendendo vagamente idiota quella discussione già di per sé imbarazzante e senza senso.

-No, in realtà è uno schifo, pieno di ubriachi e gente depravata, con cameriere simpatiche come un gelato rancido e un'arpia come ballerina.- spiegò spiccio, procedendo in direzione casa. Magari se si fosse infilato sotto le coperte avrebbero smesso di importunarlo con domande del cavolo e soprattutto non si sarebbero impicciati degli affari suoi. Perché se andavano avanti di questo passo, presto sarebbero riusciti a scoprire che la ballerina arpia aveva in realtà un nome e un cognome che era meglio dimenticare.

-Ma sono carine almeno le cameriere?- indagò Sakamoto, divenendo serio come se quell'argomento lo toccasse nel profondo. Maledetto maniaco! Non era cambiato di una virgola. L'espressione da molestatore era la stessa e quegli occhiali da sole che si ostinava ad indossare non facevano altro che conferirgli un'aura di depravazione da cui tutte le ragazze sembravano fuggire. Già non era fortunato in amore e trovare qualcuna che lo trastullasse di notte era un'impresa ardua a cause dei suoi capelli; se andava in giro con gentaglia del genere, sarebbe rimasto single a vita! Non che gli dispiacesse la vita da scapolone, ma avere una ragazza nel futon di tanto in tanto non sarebbe stato male.

-Come se le avessi guardate.- biascicò sventolando una mano. Ed era così. Era entrato assonnato e ubriaco, la vista sfuocata e che non gli permetteva di capire cosa stesse accadendo intorno a sé. I suoi occhi in quel momento era stati quelli di Hasegawa, conciato peggio di lui e quindi inaffidabili. L'unica che avrebbe potuto descrivere per filo e per segno era Chyoko, ma solo perché a causa sua la sbronza era passata.

-Sei andato lì solo per mangiare?- deluso, l'amico si mise a braccia conserte. Gintoki imprecò a mezza voce ma non replicò alla sua sciocca domanda, cosicché l'argomento potesse cadere nell'oblio.

-Gin essere pozzo senza fondo.-

-Kagura, non disturbare Gin. Non vedi com'è nervoso?- bisbigliò Shinpachi -Insomma, è andato in un Night Club e non è nemmeno tornato a casa con qualche numero di tele--

-Volete chiudere la bocca, voi due?- sbottò alzando le braccia al cielo, sbattendole poi sui fianchi per concretizzare la propria rabbia. Cielo, che impiastri!

-Ah ah ah, anche perché Kintoki ha già una fidanzata!-

La frase di Sakamoto gelò i presenti che, sotto la sua risata allegra, si fissarono silenziosi e immobili. E adesso cosa andava a farneticare quel decerebrato? Saltarsene fuori con cazzate del genere, per di più davanti a quei due creduloni di Shinpachi e Kagura!

-Hai una fidanzata?!- trillarono i due compagni di sventure, portando una mano sulla bocca spalancata.

-Gintoki, idiota!- poi strabuzzò gli occhi -Ho una fidanzata?!-

-Ah ah ah non fare finta di niente, Kintoki! Per quanto volevi tenerlo nascosto?- e come se temesse il peggio, Gintoki deglutì a quelle parole perché aveva il vago sentore che presto Sakamoto avrebbe tirato fuori l'argomento scomodo per eccellenza -Stai ancora con Chyoko, vero? Salutamela appena la vedi!- ecco, appunto. Ma perché da un po' di tempo la gente si ostinava a parlare di quella megera dai fianchi larghi? Sembravano farlo apposta! O forse, era il suo cervello a darle più peso di quanto lui volesse.

-Nh, non la vedo da anni.- replicò grattandosi la nuca, conscio che se manteneva indifferenza forse l'amico avrebbe desistito dal continuare quel discorso. Ma come al solito Tatsuma era in vena di chiacchiere.

-Quindi tu e Chyoko non siete più compagni di letto?-

-Vuoi chiudere la bocca?-

-Gin-san, chi è Chyoko?-

-Gin-chan, che cos'è una compagna di letto?-

-Volete stare zitti?! E non ascoltate quel cretino, che vi fate delle idee sbagliate!-

-Allora hai avuto una fidanzata!- Shinpachi gli puntò il dito contro, meravigliato. Beh, ma che storia era?! Dava davvero l'idea di un verginello che a venticinque anni suonati non aveva ancora scoperto l'universo femminile?

-Niente del genere! Quella non è mai stata niente di importante!-

-Ah ah ah a me non sembrava così! Non eravate voi che vi nascondevate nel ripostiglio mentre noi festeggiava-- Gintoki mollò un pugno sul viso dell'amico, lasciandolo mezzo tramortito a terra.

-Gin-chan essere come tutti uomini. Prima prende donna, poi la lascia come se lei roba vecchia. Mia mamma diceva di diffidare da uomini così.-

-Più ne parli, più credo che tua madre abbia avuto una vita disastrata con il sesso maschile- biascicò Shinpachi mentre con una mano muoveva il corpo esanime dell'uomo spaziale -Ehi, Gin! Kagura ed io andiamo a fare la spesa!- li salutò con una mano, procedendo beato verso casa. Ma per sua sfortuna, mentre andava a passi lenti e pigri lungo le vie di Edo, Tatsuma lo raggiunse con fare vispo, trotterellandogli affianco.

-Quindi non vi vedete più?- rimase zitto, fissando davanti a sé imperturbabile -Credevo che tu e lei sareste stati assieme anche dopo la guerra, che avreste avuto dei bambini e che uno lo avreste chiamato come il sottoscritto!- Sakamoto se ne uscì con quella confessione bizzarra che, per poco, non lo fece andare a sbattere contro il lampione. Cielo, che cosa rivoltante! Lui e Chyo sposati con prole al seguito... Nemmeno i suoi incubi peggiori avevano dato vita ad uno scempio simile!

-Spero che questa sia solo la stesura del copione per un film del terrore- mormorò tetro, vedendolo sghignazzare felice come un bambino a cui avevano appena regalato un giocattolo -E poi chi darebbe mai al proprio figlio il tuo nome? Anzi, chi si azzarderebbe a mettere al mondo un figlio con quella?- alzò le braccia al cielo, incamminandosi verso casa a grandi falcate, deciso a lasciarsi indietro quell'impiastro. Purtroppo per lui, il pirla spaziale era ancora al suo fianco.

-Ricordo che quella ti piaceva da morire.- quando ci si metteva, Sakamoto sapeva toccare con abilità i punti dolenti, gliene dava atto.

-Chiudi quella fogna!- con voce cavernosa, volse lo sguardo verso il compagno di battaglie, scorgendo la sua espressione placida come se quell'argomento fosse di ordinaria amministrazione. Peccato che per lui parlare della Fujiwara non fosse proprio una passeggiata.

-Allora le cose tra voi vanno proprio male!- e giù a ridere, manco avesse raccontato una barzelletta. Ma a quella semplice constatazione, Gintoki non rispose e nemmeno provò a trovare una risposta che potesse soddisfare l'appetito di gossip dell'amico.

La verità era che nemmeno lui sapeva come andavano le cose con Chyoko: il giorno prima la prendeva a parole e il giorno dopo correva al suo posto di lavoro per regalarle un abito rosso di fattura cinese, dicendosi nel proprio piccolo che essere perdonato almeno per una cazzata sarebbe stato il massimo dell'aspirazione. Poi non si vedevano per una settimana e lui non ne sentiva la mancanza e non provava nemmeno ad imbattersi in lei. Eppure, perché se saltava fuori il suo nome, subito la voglia di vederla galoppava nella sua mente come un chiodo fisso?

-Non sono mai andate bene- tagliò corto rallentando il passo, guardando dritto davanti a sé per evitare lo sguardo confuso dell'amico -Era solo un gioco.-

Bisognava passare il tempo. Era questa la frase che si ripeteva come un mantra se solo ripensava al suo trascorso con Chyoko. Era un passatempo piacevole, l'unica certezza che si era potuto concedere quando tornava da una battaglia, con la completa consapevolezza che lei sarebbe stata lì ad aspettarlo. Era una nota felice nel grigiore della sua esistenza ma era comunque qualcosa di poco conto, non meritevole di attenzione. Così era stato e così continuava ad essere. Ma quando Gintoki volse lo sguardo verso Sakamoto, ora intento a provarci con un paio di ragazze, subito quelle frasi scomparirono dalla mente, lasciando spazio ad un unico ricordo che, nonostante il tempo, non se ne era andato via.

Perché tutte le parole venivano meno se ripensava che, quando quel cretino di Sakamoto gli aveva proposto di girare lo spazio assieme, lui aveva rifiutato solo per poter vedere un giorno in più Chyoko...


Appoggiato al muro del tempio diroccato, Gintoki fissava davanti a sé senza vedere i tre amici intenti a discutere. O meglio, Takasugi e Katsura discutevano di non aveva capito quale fuga, Chyoko si medicava i piedi con una garza prestatagli da Zura pochi minuti prima.

-Ehi, tu cosa ne pensi?- solo in quel momento si accorse della vicinanza di Zura, ora a pochi centimetri da lui. Doveva avergli rivolto uno sguardo davvero confuso a quella domanda, perché con calma l'amico spiegò a cosa si stesse riferendo -Dobbiamo andarcene da qui, gli Amanto potrebbero tornare. Verrai con noi?- aveva il viso sciupato, Zura, i capelli scompigliati e l'espressione spossata. Avrebbe voluto confessargli che in quel preciso istante non gliene fregava di niente e nessuno, ma capendo che la situazione in cui gravavano era troppo per degli adolescenti, si limitò ad annuire -Gintoki, stai bene?- mormorò poco dopo, guardandolo negli occhi cremisi.

Subito nella mente di Sakata riemersero le immagini che ancora non lo abbandonavano e che, probabilmente, mai lo avrebbero lasciato.

Il suo correre frenetico verso il dojo, le fiamme che ardevano e che gli impedivano di avvicinarsi, il suo chiamare il Maestro senza ricevere alcuna risposta. E poi il suo grido disperato mentre le lacrime scendevano copiose sul viso. Distolse lo sguardo e appoggiò la testa contro il muro -Sto bene. Mai stato meglio.- replicò atono, pregando che Katsura non lo guardasse più con preoccupazione.

-SE lo dici tu...- bisbigliò per nulla convinto, delicato come al solito nel non insistere. Lo vide poi volgere il busto in direzione dell'amica -Chyo-chan, ti unisci a noi?-

-Qui da sola non ci resto.- borbottò trattenendo un mugolio di dolore mentre posava i piedi a terra, sorridendo poi in direzione di Katsura che la guardava placido mentre si andava a sedere in un angolino.

-Perfetto, allora direi che siamo tutti d'accordo- Takasugi sembrava l'uomo della situazione, austero e algido mentre si guardava attorno con fare da combattente. A lui irritava e basta e gli avrebbe spaccato il suo bel visino con un cazzotto -Cercheremo un posto in cui stare e cacceremo quei maledetti Amanto dal nostro pianeta- Takasugi li guardò uno ad uno -Partiremo domani mattina all'alba. Riposatevi.- così dicendo, uscì all'esterno lasciandoli a crogiolarsi nei loro pensieri.

-Chi ha deciso che sarà lui il capo?- Gintoki sollevò un sopracciglio e Zura scosse la nuca, sospirando stanco.

-Fagli fare come vuole. Non abbiamo tempo per litigare.- volse poi lo sguardo verso Chyo e portando una mano sulla sua spalla, sussurrò un calmo -Tu stai con lei. Io vado a parlare con Shinsuke.- e sorrise pacato, scomparendo dalla sua visuale.

Chyo sembrava voler diventare un tutt'uno con le macerie, le ginocchia sbucciate e i vestiti impolverati. Il kimono lilla che aveva mostrato con orgoglio quando si era presentata alla festa del paese era ormai un vago ricordo, ma dubitava che alla ragazza gliene importasse qualcosa.

-Hai il kimono sporco- buttò lì sedendosi al suo fianco -E i capelli sconvolti.-

-Già, credo di essere orribile.- ridacchiò chiudendo gli occhi, giocherellando con le dita con fare nervoso.

-Che hai fatto alla guancia?- domandò piano, studiando la sua reazione. Chyoko sorrise appena mentre portava la mano a coprirla, quasi volesse nasconderla.

-Sono inciampata.-

-Che novità.- non seppe cosa dirle, non sapeva come continuare il discorso, conscio che qualsiasi presa in giro per alleggerire la tensione sarebbe stata inutile in un momento come quello. Aveva sentito dire da Takasugi che avevano trovato i suoi genitori morti e lui, in situazioni delicate come quelle, preferiva starsene per i fatti propri. Non era un campione di dolcezza e le poche volte in cui aveva provato a consolare qualcuno, aveva finito col venir cacciato per la sua scarsa capacità di comprensione. E Chyo era l'ultima che voleva vedere soffrire per causa propria.

-Mi spiace per il Maestro- la sentì mormorare piano, stringendo le labbra come a volersi trattenere -Mi dispiace davvero tanto.- e quando si voltò verso di lei, la vide con il capo piegato sulle ginocchia a nascondere le lacrime, mentre veniva scossa dai fremiti.

-Va tutto bene.- mentì con disinvoltura, stringendo a sé la katana, l'unico ricordo rimastogli del Sensei. Probabilmente, se non fosse andato alla festa del paese sarebbe riuscito a salvarlo, magari se fosse arrivato prima avrebbe potuto fare qualcosa. Invece la sua incapacità non aveva provocato altro che danni e l'unica persona che avrebbe meritato il suo concreto aiuto, se ne era andata. Bel modo di ringraziarlo per averlo salvato...

-Cosa faremo adesso?- aggiunse tremante, tirando su con il naso -Siamo soli, senza cibo e con gli Amanto alle costole.-

-Vedrai che andrà tutto bene, Chyo-chan- posò la mano sulla sua chioma corvina, perdendosi nel rumore del suo pianto -Ci sono i-- le parole gli si spezzarono in gola, conscio che in quella situazione era una confessione troppo forte, una promessa che non poteva mantenere. Così sospirò, appoggiando la testa contro il muro mentre attendeva speranzoso il ritorno degli amici -Ci siamo noi, con te.-

Sospirò. A consolare faceva schifo, a proteggere gli altri era una frana e l'amica aveva ragione: erano soli e disperati. Andando avanti di questo passo, gli Amanto ci avrebbero messo poco a farli fuori. E lui non avrebbe permesso che ciò accadesse. Perché Katsura, Chyoko e perfino quel maledetto di Takasugi erano gli unici che gli erano rimasti e non li avrebbe persi. Anche a costo della propria vita.

E guardando l'amica che non accennava a placarsi, un pensiero fugace vagò nella sua mente, un pensiero che prese forma e si radicò nel suo essere come se avesse piantato delle radici: non gliene fregava nulla della guerra, di seguire la via della spada o di liberare il paese. Voleva proteggere loro, solo quello.

O forse domani si sarebbe risvegliato da questo tremendo incubo, forse il Sensei gli avrebbe sorriso placido come sempre, Takasugi e Katsura lo avrebbe aspettato davanti all'albero di ciliegio del cortine, il primo con sguardo seccato e il secondo con tranquillità. E poi sarebbe corsa loro incontro Chyo-chan sorridendogli solare, riscaldandogli il cuore, facendo crescere in lui quell'ammassarsi di emozioni che diventavano più forti giorno dopo giorno, senza saper dare loro un nome.

Ma purtroppo, sapeva che non sarebbe stato così.

Alla quasi età di diciotto anni, Gintoki si ritrovò a vagare senza meta alcuna, ripiombato nel limbo da cui era faticosamente uscito, a dover affrontare una nuova vita. Si chiese se ne sarebbe stato in grado... Ma fino a che l'alba non sarebbe spuntata, non ci avrebbe pensato.


-Ah ah ah, un altro due di picche!- rise sguaiatamente Sakamoto, affiancandolo nel suo peregrinare. Per la prima volta fu grato della sua idiozia che fu in grado di riportarlo lontano dai ricordi dolorosi del passato. Anche se, ripensandoci, a quell'epoca tutto gli era parso più semplice e non solo con Chyoko. Incredibile come, crescendo, fosse diventato più codardo.

-Dovresti smetterla di importunare le ragazze. Ti caccerai nei guai.-

-Forse hai ragione, forse dovrei sistemarmi!- gli diede una pacca sulla spalla -Comunque, amico, mi dispiace che tra te e Chyo-chan non sia andata bene.- proclamò serio, sorridendogli sincero. Gin si fermò, lasciandolo procedere verso chissà dove, restando immobile in mezzo al marciapiede affollato.

-Anche a me.- sussurrò, grattandosi la nuca prima di rimettersi in viaggio e per la prima volta in tutti quei mesi, capì di essere stato davvero sincero con sé stesso.

Aveva chiuso i suoi demoni in una gabbia, forse era arrivata l'ora di chiuderci anche Chyoko, gettando la chiave. Anzi, no, senza gettarla, solo l'avrebbe messa in un cassetto. Almeno, una volta pronto, avrebbe potuto liberarla e lasciarla rientrare nella sua vita.

Sorrise amaro. Forse, sarebbe stata Chyoko a non volerne più far parte.


*******

Note noiose dell'autrice:


E anche il capitolo sei è stato sfornato! Non so perché, ma più la storia va avanti, più diventa difficile gestire le varie relazioni, i gesti e le azioni che compiono questi adorabili mentecatti <3 Sì, sono sempre ingestibili.

Innanzitutto, ci tengo a precisare una cosa: scusate la piccola licenza poetica. So bene che quando il Sensei muore Gintoki era un bambino (lui stesso racconta di esse stato piccolo quando gli Amanto arrivarono ad invadere Edo), ma purtroppo, andando avanti con la storia, mi sono resa conto che le età non combaciavano, quindi ho dovuto farli scappare che erano già adolescenti ç_ç.

Passando al testo... Che dire in breve? Capitolo difficile da scrivere, dico sul serio. Del resto, Gintoki & Co. non sono più bambini che giocano spensierati nel dojo, ma stanno crescendo e si ritrovano ad affrontare una guerra più grande di loro senza adulti a guidarli, quindi d'ora in avanti non so quanto piacevoli saranno gli avvenimenti del loro passato. Soprattutto, questi sono stati i più terribili: descrivere le emozioni di Chyo e gli altri che hanno perso i genitori e il Sensei non è stato granché facile. Infatti, ancora non mi soddisfano :( Spero non facciano schifo, ecco!
Inoltre, so che il licenziamento di Chyo sembra campato per aria, ma tutto ha un senso anche se non sembra ;)

Lato positivo, mi piace la conclusione del capitolo. Lascia vedere un barlume di speranza per quei due impiastri e più si va avanti, più si delineerà la loro storia, dando luce anche a tutti i punti oscuri accennati nei vari discorsi ma mai affrontati :)

Concludo ringraziando ancora una volta Elizabeth_smile per la recensione (è sempre un piacere leggere i tuoi pareri, mi motivano, dico davvero!) e Calla per aver aggiunto Walking on my own fra le seguite. Ringrazio anche chi sta in silenzio ma continua a leggere :)


Ne approfitto per augurare a tutti buone feste, anche se in ritardo ^^


Al prossimo aggiornamento,

Geisha.

  
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