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Autore: onlydirectioner_    26/12/2011    0 recensioni
mi trovate dentro questa storia, non voglio anticipare nulla, scopritemi!
- I'm a dreamer? Yes, but with down to earth, perhaps, and head in the clouds.
- Sono una sognatrice? Sì, però con i piedi per terra, forse, e la testa tra le nuvole.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 2
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Io: ‘Ti ricordi di me?’ – più che una domanda pareva un’esclamazione. Ero sbalordita. Sciolsi l’abbraccio per osservarlo, avevo gli occhi lucidi e sorpresi che inebriavano la vista. Piccole goccioline, come di rugiada, fuoriuscivano da questi come voler pulire il mio volto sbigottito -
Harry: ‘Ehi, non do il mio numero a tutte!’ – cancellando le mie lacrime, di gioia e orgoglio, sorrise sincero, divertito quasi volesse scherzare, ancora una volta con me, con i miei sentimenti – ‘però tu, a differenza delle altre, non mi hai mai chiamato’ – affermò corrucciando il suo bel visino come fosse offeso, oltraggiato e non capisse ancora il perché non l’avessi fatto. Quasi non potesse credere che una sciocca ragazzina come me, insignificante, l’avesse ‘‘respinto’’ –
Io:  – scoppiai a ridere, semplicemente. Ridere di cuore per lui, per ciò che aveva detto! Quella sua frase mi fece sentire meglio, felice; poteva cambiare il mio stato d’animo, lui aveva questo dono –
Harry: - preoccupato per il mia condizione, per la mia risata ‘insensata’, si unì velocemente a me nonostante fosse confuso, intontito dalla mio atteggiamento, sicuramente diverso da ciò che si immaginava, decisamente inaspettato – ‘Perché stiamo ridendo?’ – disse ricomponendosi –
Io: ‘Io rido per la tua battuta, tu non so!’- mi guardò interrogativo, io lo guardai interrogativa; solo allora capii – ‘tu mi stai dicendo che quello era il tuo numero? Il tuo VERO numero?’ – chiesi praticamente urlando; incredula e come impazzita –
Harry: ‘Sì’ – affermò naturale, sorridente puntandomi i suoi occhi celesti sul viso, come fossero stelle illuminate dai raggi lunari destinate a non spegnersi mai –
 
Il tempo si fermò,
il mio cuore si fermò,
il mondo smise di girare,
 almeno il mio.
 
Due lettere,
un’affermazione,
il suo sorriso,
 una fitta alla testa,
una al cuore,
poi non ricordo niente.
 
22.14 – Ospedale, Londra
 
I miei genitori erano accanto a me, mamma Tayla mi stringeva la mano e papà George dormiva su una scomoda sedia nell’angolo buio della grande stanza candida.
I muscoli intorpiditi mi davano una sensazione di scomodità, la testa pulsava ancora, forse più forte, e un intenso odore di medicinali era racchiuso nei mie polmoni invasi da quest’essenza disgustosa e, sinceramente, alquanto raccapricciante. Aprii a fatica gli occhi sperando di trovare lui, vicino a me, al mio fianco, di sentire la sua mano sulla mia come nei film e vedere il suo viso sollevarsi come d’incanto al minimo movimento del paziente, al mio.
Niente, i suoi occhi non erano lì a vegliare su di me e proteggermi come l’innamorato di una commedia romantica avrebbe sicuramente fatto, i battiti del suo cuore non mi tenevano compagnia, del suo profumo non rimaneva nessuna traccia. Lui non c’era.
Ma, in fondo, cosa mi aspettavo? Ero una sciocca, un’illusa.
Ma, in fondo, lui per me non era niente, no? Non era il mio idolo, il mio sogno, il principe azzurro che ogni ragazza desidera. Non era niente, ecco la verità.
Mi alzai leggermente sforzando le bracca e strinsi delicatamente la mano di mia madre, avrebbe capito che ero sveglia, ero accanto a lei e stavo bene. Alzò leggermente la testa e tra i suo sorriso morì qualche lacrima, strinse la mia mano e mi abbracciò forte.
 
Tayla: ‘Ci hai fatto preoccupare sai?’ – disse, non in tono di rimprovero, ma semplicemente sollevata e felice di vedermi. Mi voleva davvero bene, ne ero certa –
Io: ‘Scusa, non volevo farvi stare male, in pensiero e, soprattutto, far annullare il vostro evento, so quanto vi eravate impegnati, quanto tenevate andarci. Sono una stupida! Mi spiace davvero.’ – affermai seriamente mortificata. Organizzavano l’evento da mesi e ora, a causa mia, era saltato –
Tayla: ‘E’ l’ultima cosa a cui ora pensiamo’ – sorrise dolcemente, rassicurante come solo le madri possono fare. Nonostante non avessimo alcun legame, mi ero affezionata a loro più di quanto potessi immaginare e, francamente volessi. Sarebbe stato doloroso lasciarli –
Io: - le sorrisi - ‘Sel, devo avvisarla!’ – dissi alzandomi velocemente, preoccupata ricordandomi della mia migliore amica che da ore mi attendeva –
Tayla: - mi fece riaccomodare – ‘Sa già tutto e, come sempre, non sta perdendo l’occasione di organizzare una ‘festa di benvenuto’, quando arriviamo a casa, per favore, fingiti sorpresa davanti al cartellone ‘welcome!’ – rise appena, e io con lei anche se le costole, probabilmente per l’impatto con la vettura, mi facevano male - ‘Ecco, tieni, sono per te’ – mi porse delle rose bianche, le mie preferite, e non potei trattenere una lacrima –
Io: ‘Grazie, non dovevi disturbarti, davvero.’ – cancellai la lacrima e ispirai il profumo dolce ed inebriante che sprigionavano quei fiori tremendamente belli –
Tayla: ‘Oh, non devi ringraziare me!’ – poi, scoccandomi un occhiolino sorrise maliziosa – ‘vedi, piuttosto, di ringraziare un bel ricciolino’ – scoppio a ridere, svegliando George che, alzandosi, mi abbraccio forte. Non era da lui, da quell’uomo distaccato e timido -
Io: ‘Harry’- sussurrai –
 
12.07 – Casa, Londra
 
Mi svegliai ancora deliziata dal profumo delle rose, nel mio letto, a casa.
Guardai il display del mio cellulare, mezzogiorno passato.
Mi svegliai ancora intorpidita, dolorante per l’incidente avuto.
Toccai la ferita sulla fronte, gemetti appena.
Mi svegliai con una fitta al cuore, afferrai le rose e sorrisi, semplicemente.
Sulle gambe cadde un bigliettino.
 
‘’Scusa se non c’ero al tuo risveglio,
avevo alcuni impegni importanti.
Non sei una mia fan, lo ricordo,
so che però è destino,
per il resto non so niente.
‘0044793176’.
Appena starai meglio,
chiamami.
Non come idolo,
chiamami come Harry.
Styles :) ‘’

 
  
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