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Autore: Shade Owl    26/12/2011    1 recensioni
Sei mesi dopo gli eventi della Fornace, Timothy Anderson è stato messo a capo di una squadra di apprendisti, gli stessi quattro ragazzi che ha protetto in precedenza. Ma la temibile Alleanza delle Ombre, servendosi di Julien Wings, ha dei piani da portare a termine, piani che lui deve contrastare. A complicare le cose, la sua collega Raven scompare all'improvviso. Cos'altro potrà andargli storto?
Genere: Avventura, Fantasy, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Sangue di demone'
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I demoni attorno alla grotta andavano avanti e indietro come leoni in gabbia, ringhiando e brontolando rabbiosi. Il velo di magia che li rendeva invisibili si era dissolto, e adesso chiunque avrebbe potuto vederli. Non che questo li preoccupasse..
Uno in particolare, il più forte e grande demone presente in quel luogo, artigliava il terreno ad ogni passo, sollevando zolle di terriccio e polvere, scuotendo la lunga coda affilata e irta di punte, che ogni tanto scavava dei solchi attorno a sé.
Ad ogni suo movimento, le numerose e acuminate placche ossee che aveva sull’imponente schiena si agitavano come acqua di mare percorsa da un’onda.
- Vieni fuori, umano…- ringhiò pianissimo il demone, facendo guizzare la coda sottile - Sssso che sssei qui… ti ssssento…-
Infatti, un nuovo odore si stava rafforzando sempre più, tra quelli dei demoni lì attorno. Tuttavia, quando ebbe aspirato per bene l’aria comprese che, tutto sommato, non sembrava esattamente quello di un essere umano…
Ci fu un botto, un tremendo scoppio che polverizzò l’entrata della grotta, e finì gambe all’aria assieme ad una mezza dozzina di demoni minori. Qualcosa che era persino più grande di lui guizzò agilmente fuori dalla caverna, tra la polvere. Immediatamente, i mostri lì attorno si lanciarono all’attacco, ringhiando e sbavando, con strida così brutali da terrorizzare chiunque. Il demone si rialzò, annusando l’aria in cerca dell’odore dell’umano… ma sentì solo l’odore di altri demoni.
Un ruggito molto più forte di quelli lanciati dai suoi compagni squarciò l’aria, e tutte le creature che si erano gettate su ciò che era uscito dalla grotta vennero scagliate lontano, rimbalzarono sul terreno e sulle pietre. Alcuni demoni erano coperti di ferite, altri erano stati fatti a pezzi con ferocia animalesca, e poi un altro gigantesco ruggito fece tremare il terreno.
Un istante dopo, qualcosa lo afferrò per il collo e lo rovesciò a terra sulla schiena, tenendolo stretto. Poi un viso umano e rabbioso gli si parò davanti.
- Tu sei il solo che sappia parlare, quindi non ti squarto subito.- ringhiò Timmi - Ma dimmi immediatamente dove trovare Julien Wings, o ti trasformo in sformato di mostro!-
 
Jo e Xander fecero entrambi del proprio meglio per tenere a distanza il piccolo branco che li assediava, arrivando addirittura ad appiccare fuoco all’erba attorno a loro, disegnando un anello di fiamme che fermò, almeno momentaneamente, l’avanzata degli aggressori.
I licantropi, dal canto loro, non si scoraggiarono affatto e, per quanto il fuoco riuscisse a tenerli a bada, sapevano che non avrebbe potuto fermarli per sempre. Facevano avanti e indietro attorno a loro, le labbra arricciate, così che ogni singola zanna fosse ben visibile scintillando in maniera inquietante; ogni tanto uno dei due provava a colpirli con una magia di qualche tipo (Xander provò addirittura a fare esplodere il terreno sotto di loro), ma ogni volta i colpi andavano a vuoto, o comunque non producevano danni rilevanti.
Jo riuscì a respingerne uno che, in uno slancio di coraggio, cercò di attraversare le fiamme con un balzo, spedendogli contro una saetta che lo fece ruzzolare via, guaendo come un cucciolo.
- Bel colpo.- disse Xander.
- Grazie.- rispose lui, asciugandosi la fronte sudata - Ti è venuta qualche idea?-
- No. Le esplosioni non bastano, non riesco a farle abbastanza forti.-
- Andiamo, siamo maghi!- esclamò Jo, agitato - Possiamo fare di più, oltre che fare esplodere le cose!-
- Bhè, a lezione dicevano di usare l’argento, in questi casi.- rispose Xander, osservando con apprensione i lupi mannari lì attorno - E se non ce n’è, una qualche erba che li può avvelenare.-
- Che erba?-
- E che ne so, mica me lo ricordo!-
E proprio nel momento migliore, direi…si ritrovò a pensare.
- Come sarebbe a dire che non te lo ricordi?- sbottò Jo - Come cavolo puoi scordartene proprio ora?-
- Bhè, potresti stare attento anche tu, ogni tanto!- protestò Xander.
Le fiamme si abbassarono ancora, e i lupi ne approfittarono per lanciarsi di nuovo all’attacco.
I due eressero scudi magici che li fermarono di nuovo, ma dopo appena pochi secondi una poderosa zampata mandò quello di Jo in frantumi, lasciandolo scoperto all’aggressione dei due licantropi che lo attaccavano.
- Jo!- gridò Xander, incapace di aiutarlo, con il suo scudo da mantenere attivo.
Lui indietreggiò in fretta con un salto, e questo gli permise di evitare, almeno parzialmente, un colpo di artigli che altrimenti l’avrebbe sbudellato. Riuscì a cavarsela con tre segni paralleli sul petto.
- Ahia!- esclamò - Ehi, è la mia maglia preferita!- protestò, alzando entrambe le mani.
Una forte luce verdastra gli si raccolse sui palmi, e dopo un attimo gli partì un colpo grande quanto una palla da baseball. Centrò in pieno uno dei due lupi ed esplose con un viscido “plotch”.
Quello si ritrovò istantaneamente avviluppato in una sostanza vischiosa, che gli bloccò quasi totalmente i movimenti.
- E sniffati un po’ di colla!- sbottò furente Jo.
Ma aveva esitato troppo nel colpire ancora, e l’altro lupo gli saltò addosso prima che potesse muoversi. Nel frattempo, lo scudo di Xander cedette sotto i colpi degli altri due licantropi, e il ragazzo cadde a terra con l’amico.
Poco mancò che non venissero spazzati via dalla carica, ma la fortuna venne loro in aiuto: con un ringhio, qualcosa di grigio si lanciò addosso ad uno dei lupi, trascinandoselo poi dietro e finendo col travolgere gli altri due.
Sgomenti, i due amici si alzarono in piedi, mentre un grosso lupo grigio (ma più piccolo dei licantropi) si metteva tra loro e gli avversari, ringhiando furioso.
In qualche modo, sembrava riuscire a tenerli lontani da solo.
- Un lupo… che affronta altri lupi?- disse Jo, sorpreso.
- Un lupo speciale, idiota.- disse una voce saccente.
Un attimo dopo, un enorme gavettone disegnò un arco sulle loro teste, colpendo il lupo incollato al suolo ed esplodendo in una nube liquida.
Non appena i licantropi ne vennero investiti, lanciarono dei pietosi guaiti, agitandosi in preda ad atroci tormenti. Un attimo dopo cominciarono a barcollare via (ad eccezione di quello coperto di colla, che finì con lo svenire), dandosi ad una fuga disordinata, accecati, urtando l’uno contro gli altri o finendo addosso agli alberi, incespicando e scivolando.
Sorpresi e fradici di quella strana sostanza, Jo e Xander guardarono Alis avvicinarsi a loro, carica di palloncini colorati pieni di liquido. Il lupo che li aveva salvati trotterellò al suo fianco, ora mansueto.
- Che roba è mai quella?- chiese Jo - E da dove arrivi? E chi è quel lupo?-
- Quante domande…- ridacchiò la ragazza - Questi sono gavettoni pieni di estratto d’aconito e nitrato d’argento.- spiegò porgendoglieli - Tenete, saranno utili contro i lupi, se tornassero. Lui l’ho trovato appena entrata nel bosco.- aggiunse, accennando all’animale - Mi ha costretta a seguirlo. Credo voglia aiutarci, ma non so da dove viene.-
I due la guardarono increduli.
- Bhè, almeno hai avuto un ottimo tempismo.- commentò Jo - Grazie.-
La ragazza sbuffò e ricominciò a camminare, preceduta dal lupo.
- Cosa ci fai qui?- le chiese nuovamente Xander, inseguendola - E come ci hai trovati?-
- Ho saputo che avevate bisogno di aiuto.- spiegò lei - Al palazzo mi hanno detto dove trovarvi e mi hanno dato questi palloncini, nel caso in cui ci fossero dei licantropi in giro. Voi siete andati via troppo presto perché potessero fornirveli. Tra parentesi, i rinforzi arriveranno entro la mattinata, non prima. Siamo soli.-
- Grande…-
- Comunque, è stato il lupo a portarmi da voi.- continuò la ragazza - E, cambiando argomento, siete delle teste di cazzo.- sbottò - Non avete idea di cosa sta passando Timmi, e lasciarlo da solo è quanto di peggio poteste fargli.-
I due si guardarono ancora, e stavolta a disagio: entrambi sapevano che aveva ragione.
- Ehm…- disse Xander - Lo sappiamo… ci dispiace molto…-
- Non è a me che dovete dirlo.- sbuffò l’amica - Ditelo a Timmi, quando lo trovate.-
- Perché dici “quando lo trovate”?- chiese Jo.
- Perché mi ha chiesto un passaggio in Francia, e chissà cosa ci è andato a fare.-
 
***
 
La lama di Kendra fendette l’aria svariate volte, ma ben presto la donna scoprì che Skin non era chiamato “Fantasma” per un meschino scherzo del fato.
Non aveva realmente bisogno di usare tutti i suoi poteri, contro di lei, ma il tempo stringeva. Decise così di liberarsi dell’avversaria il prima possibile.
- Scusami…- disse dopo qualche minuto di combattimento, portandosi fuori tiro con un salto - … ma vado di fretta. Ho delle cose da fare, e delle persone da trovare. Non ho tempo per te.-
Lei fece un verso sprezzante, togliendosi i capelli dagli occhi.
- Certo, fai pure!- lo sfidò - Ma questo bosco non ti permetterà di fuggire. Non sarai mai in grado di scappare, mio caro.-
- Non ne ho bisogno.- rispose Skin - Se tu riesci a orientarti, hai sicuramente una Sfera di Controllo. Quindi, ecco cosa farò adesso…- ripose artigli e lama nei bracciali della tuta ed incrociò le braccia, fissandola con serietà - Adesso userò tutti i miei poteri per sconfiggerti in fretta, poi ti ruberò la sfera e troverò i miei compagni. Chiaro, adesso?-
Kendra aggrottò la fronte.
- Ma davvero?- chiese, sarcastica.
- Sì.- annuì lui - Davvero.-
L’aria attorno a lui cominciò a tremare, mentre dal suo corpo fuoriuscivano come tentacoli violacei, semitrasparenti. Sotto gli occhi dell’avversaria, la sua immagine prese a sbiadire. Si espanse, perse forma…
 
Kendra sgranò gli occhi e spalancò la bocca, cominciando visibilmente a tremare. Se gliel’avessero chiesto, avrebbe detto di trovarsi davanti ad uno spettro.
Un’informe  figura che pareva fatta di aria livida era adesso di fronte a lei, priva di volto o di qualsiasi altro lineamento che l’avrebbe identificata. Un’ombra scura, con solo due occhi rosso fiamma.
Con un sospiro le si gettò addosso. Kendra gli lanciò contro tutte le magie che le venivano in mente: palle di fuoco, saette, lame magiche…
Tutto gli passò attraverso.
Alzò istintivamente le mani, un attimo prima che la investisse.
 
La donna finì a terra con un gemito, semisvenuta. Skin riprese la propria forma originale, osservandola dall’alto in basso.
- Ora, la Sfera di Controllo.- disse, quasi rivolto a se stesso.
Le frugò nelle tasche, trovandola in poco tempo. Stringendola nel palmo, si rialzò e fece per andarsene.
- Ehi…- gracchiò l’Emissaria - Cosa…- tossì una volta - Dove stai andando?-
- Via.- rispose senza voltarsi.
- E mi lasci… mi lasci qui?-
Lui aggrottò la fronte, e finalmente la guardò: lo stava osservando sorpresa e arrabbiata allo stesso tempo.
- Sì, ti lascio qui.- rispose - Di certo, non ti porterò con me.-
La donna scosse la testa.
- No. Mi chiedo perché mi lasci in vita.-
Skin fece un verso scocciato.
- Certo, risolverebbe tutto.- ridacchiò senza allegria - Io non uccido. Non molto, almeno.-
- Già… a differenza del tuo amico mezzodemone…- ringhiò amaramente lei.
Skin si strinse nelle spalle.
- Di qualsiasi cosa tu stia parlando, ha fatto bene.- disse - E non mi chiedo nemmeno perché. Lo conosco, e senz’altro aveva un motivo valido.-
Detto questo, si allontanò senza lasciarla finire la frase.
 
Nel frattempo, anche Darth si liberava del suo ostacolo.
Marcus non era sicuramente un genio, come aveva dimostrato fino ad ora, ma almeno sapeva usare la spada. Tuttavia, era ben lontano dal suo livello.
I due fecero cozzare un paio di volte le spade l’una contro l’altra, finché il mercenario non tentò un colpo poderoso probabilmente mirato a disarmarlo. Darth, tuttavia, resse alla perfezione l’attacco e lo colpì al mento con un calcio che lo fece roteare una volta su se stesso.
Marcus cadde a terra, ma si riprese abbastanza in fretta da spazzare l’aria all’altezza dello stomaco di Darth con la spada, tanto che lui dovette saltare indietro per evitare di essere tagliato.
- Ehi…- ridacchiò il Templare, sogghignando - Sai, questo è un gioco a cui sono più bravo io.-
Spazzò l’aria a sua volta, volontariamente a vuoto, ad una distanza evidentemente eccessiva per rappresentare una qualsiasi minaccia.
Un istante dopo, uno spicchio scintillante d’argento si materializzò in quel punto esatto, simile ad una falce di luna, che si lanciò verso Marcus.
Lui sgranò gli occhi per lo stupore e si gettò di nuovo a terra, mentre la lama magica gli passava sopra e segava perfettamente in due un albero alle sue spalle. Quello cadde a terra con un tonfo sordo ed un rumore di rametti spezzati, sotto lo sguardo sorpreso del mercenario.
- Ma come accidenti hai fatto?- chiese, rialzandosi e guardando il proprio avversario.
- Te l’ho detto.- ridacchiò il Templare - So giocare meglio di te a questo gioco.-
Prima che Marcus potesse replicare, Darth gli si avvicinò rapidamente, stringendo la spada con entrambe le mani, e menò un fendente da destra. Il mercenario lo parò, ma perse l’equilibrio e cadde in ginocchio
Nel tentativo di riprendersi, Marcus scagliò una saetta al suo indirizzo, mancandolo. A quel punto, Darth decise di essersi stancato: lo fece alzare con un tremendo calcio al mento che lo tirò in piedi, poi gli diede una testata che lo stese.
 
Darth rinfoderò la spada, guardandosi attorno: da che parte andare, adesso?
Avere sconfitto il proprio avversario (peraltro poco preparato) non gli era stato di grande utilità. Doveva muoversi, e sperare di trovare gli altri.
Percepì un movimento alle sue spalle, e si voltò di scatto: Marcus si era già ripreso, e si stava alzando in piedi con la spada in pugno.
Scocciato, fece per riprendere la propria, ma poi successe qualcosa di inaspettato: un lupo grigio balzò fuori dal nulla, ringhiando, e si gettò sul mercenario.
Lo scaraventò ancora a terra, azzannandolo al collo. L’uomo lanciò un grido, mentre l’animale gli staccava un pezzo di carne in prossimità della carotide, che si aprì come un budino.
- Freki?- chiese Darth, un po’ sorpreso, mentre l’animale si separava dal povero Marcus - O Geri?-
Il lupo si leccò il sangue sulle zanne, guardandolo negli occhi.
- Ah, non importa…- sospirò lui - Dai, portami dagli altri.-
L’altro abbaiò una volta e lo precedette nel bosco.
 
Marcus rimase da solo, completamente ignorato dal Templare. Cercò di tamponarsi la ferita con le mani, gemendo debolmente.
Sarebbe morto lì, ne era certo…
Mentre pensava a questo, un’ombra parve distaccarsi da quelle che permeavano la selva, componendo una silhouette avvolta in un mantello nero. Un uomo incappucciato era comparso all’improvviso, e portava un medaglione a forma di rosa nera, con un occhio al centro.
La figura non disse una parola, ma alzò una mano e nel palmo comparve quella che, a prima vista, poteva essere scambiata per una sfera di fiamme; mettendola faticosamente a fuoco, Marcus riuscì a distinguere quella che, in realtà, era una magia ben diversa. Non l’aveva mai vista: sembrava fatta di fumo, azzurro cielo.
- Chi sei?- gli chiese debolmente.
- Io ti posso aiutare.- disse lo sconosciuto - Quella che ho in mano è una manifestazione magica di ciò che ti salverà. Posso guarirti e farti uscire da questo bosco, ma c’è un prezzo. Sei disposto a pagarlo?-
- Io…- gemette Marcus - Cosa… cosa dovrei darti… in cambio?-
- La tua obbedienza.- rispose l’altro - Quando te lo chiederò, dovrai svolgere un lavoro per me. Un lavoro che ti verrà pagato molto bene, mio caro Marcus, ma per il quale servirà tutta la tua fiducia e la tua audacia. Cosa mi rispondi?-
Un semplice lavoro? Bhè, c’è da metterci la firma… Pensò.
- Accetto.-
 
Trys si piegò leggermente di lato, facendo così passare la lama dell’ascia a pochi centimetri dal suo corpo. Il braccio che stringeva la sua arma era mollemente abbandonato lungo il fianco, inutilizzato. Ed era così da almeno cinque minuti buoni.
Rawlyn si stava stancando rapidamente, lo vedeva: la fronte gli grondava di sudore, e i suoi movimenti erano sempre più lenti e goffi. Un paio di volte aveva tentato di usare qualche magia contro di lui, ma il Folletto le aveva parate tutte con la sua doppia spada.
Schivando l’ennesimo attacco dell’Emissario, si ritrovò alle sue spalle, e gli diede una spinta col piede che lo mandò a terra con una semplicità disarmante.
- Tutto qui, eh?- sospirò - Bah… mi sento un po’ insultato, sai? Non mi sono dovuto neanche impegnare.- si guardò intorno, annoiato - Bhè, io ora vado. Ho da lavorare, ma se vuoi giocare ancora chiamami.-
Fece per avviarsi, facendo sparire la spada, ma poi si fermò e guardò l’Emissario.
- Scusa, come faccio ad orientarmi, qui in mezzo?-
Rawlyn sembrò infuriarsi, per qualche motivo: aveva la stessa faccia di Darth quella volta in cui gli aveva messo per errore il sale nell’impasto della torta di compleanno.
Si rialzò, ruggendo di rabbia, e gli si lanciò contro.
Ma cosa gli prende? Si chiese Trys, scansandosi e tendendo una gamba. Gli ho solo fatto una domanda.
Rawlyn inciampò e, mentre cadeva, dalla sua tasca rotolò fuori una sfera verde acqua.
- Che roba è quella?- chiese il Folletto, andando a raccoglierla.
- Non toccarla!- gridò l’uomo.
Trys non lo ascoltò e la prese.
- Immagino che sia questa a farti trovare la strada.- osservò tranquillamente, guardandola con lieve interesse e rigirandosela tra le mani - Penso che la terrò io. Tu stattene buono qui finché Julien non avrà sollevato l’incantesimo, okay?-
E, con un guizzo, sparì tra gli alberi, confondendosi nella selva.
Rawlyn si alzò in piedi, furente.
- Dannato Folletto…- ringhiò - Giuro che me la paghi, prima o poi…-
Tuttavia, poteva fare ben poco contro di lui, in quel momento: da solo, senza sfera, bloccato in un bosco stregato e stanco, si trovava ad essere pressoché impotente.
Decisamente, non era la sua giornata…

***
 
Raven non attese che Julien si lanciasse all’attacco. Normalmente non attaccava per prima, specialmente quando impugnava Gungnir: il vantaggio di poter vedere e poi respingere la prima mossa era la prima cosa che sua madre le aveva insegnato.
Purtroppo, l’avversario usava un’arma più lunga della sua. Non poteva sperare di adottare strategie normali, in quella situazione, quindi scelse di cominciare prima lei.
Stringendo saldamente l’arma si avvicinò a Julien con una rapidità che lui poteva solo sognare, e gli affondò la punta nell’addome. L’unico risultato fu che riuscì a strappargli un gemito strozzato, perché lui calò la spada, che si allungò immediatamente con un sibilo ed un tintinnio, e lei la evitò allargando le gambe e chinandosi in avanti, ritirando indietro la lancia. Le lame le passarono sopra la testa senza sfiorarla, fendendo solo l’aria.
Sembrava quasi che stesse eseguendo un passo di danza, portando il viso praticamente a contatto col suolo, con una morbidezza ed una naturalezza indescrivibili. Quando il pericolo fu passato si tirò su in fretta, facendo roteare Gungnir finché la parte inferiore del manico non colpì il messaggero al mento; la forza d’impatto lo fece cadere a terra, in mezzo alle foglie.
Si riebbe subito, in ogni caso, e sferzò ancora l’aria con la mortale frusta affilata; per evitalra la valchiria fu costretta a fare una ruota all’indietro, inarcandosi sulla schiena fino a toccare terra con la mano e poi lanciando le gambe all’indietro. Si raddrizzò e parò il terzo colpo, vibrato dall’alto verso il basso, e la frusta si avvinghiò attorno alla sezione di manico che aveva usato per bloccarla, incastrandosi. Julien tirò con forza, e Raven riuscì a non perdere la presa, ma cadde in avanti, faccia a terra.
Approfittando della sua momentanea debolezza, alzò due dita sopra la testa e le calò verso di lei. Una serie di punte di ferro caddero dal cielo.
La Valchiria rotolò sul fianco per evitare i colpi, e quando non poté più allontanarsi mise una mano appena davanti alla bocca e soffiò sopra il palmo: una scintillante cortina di polvere luccicante si sparse davanti e sopra di lei, addensandosi fino a formare una protezione di ghiaccio che fermò i rimanenti attacchi.
Subito dopo si mise in ginocchio e fece roteare all’indietro la lancia, abbassandone con forza la punta verso terra, mentre il messaggero rinsaldava la presa sull’impugnatura della sua arma.
Il cavo della spada frusta si tese senza rompersi, mentre entrambi si sforzavano di far cedere l’altro, in una pura battaglia di muscoli e resistenza. Alla fine, Raven lasciò la presa su Gungnir, di botto e senza alcun preavviso, così che Julien cadde ancora sulla schiena, poi tese i palmi e la lancia scomparve nell’aria per riapparire nelle sue mani in un vortice di aria fredda e schegge di ghiaccio.
Prima che l’avversario potesse tirarsi completamente in piedi e difendersi, Raven sbatté con forza la punta dell’arma a terra.
Una sottile vibrazione lucente percosse il terreno, mentre un suono bianco simile ad un rintocco delicato scuoteva l’aria. Intorno a loro, mille luci gelide si accesero come fuochi fatui, che rapidi conversero contro Julien, tormentandolo, sbatacchiandolo, fino a sospingerlo contro l’albero alle sue spalle, accumulandosi in un unico cristallo ghiacciato che poi esplose in una ventata polare, come una feroce tempesta di neve che congelò intere porzioni di tronchi, una parte del terreno e quasi tutto l’albero dietro di lui, mentre il suono riprendeva a scuotere l’aria, finché il ghiaccio non crepò e si ruppe in mille pezzi.
 
Nadine, come le aveva chiesto Raven, teneva stretto a sé il piccolo Flynn, ed insieme a lui osservava il confronto tra la Valchiria e l’Emissario delle Ombre col fiato sospeso.
Inizialmente era sicura della sconfitta di Raven, che si stava accingendo a combattere contro un avversario immortale e molto sicuro di sé. Ma, tutto sommato, comprese che forse era anche troppo sicuro di sé. Per questo le aveva prese in quel modo.
Raven, dal canto suo, era assolutamente incredibile. Certo, Timmi le aveva raccontato alcune cose di lei, e sapeva che era una bravissima combattente, tuttavia non era stata preparata ad uno spettacolo simile a quello che stava osservando ora: la Valchiria aveva una grazia incredibile nel muoversi, e maneggiava la lancia con una disinvoltura assurda. Forse le avevano insegnato a ballare, quando era piccola.
Probabilmente, non poté fare a meno di pensare, superava di molto lo stesso Timmi nella lotta con le armi, e lui non era uno che scherzava. Sembrava quasi che si fosse scordata di stare combattendo: ogni suo movimento era conseguenza naturale di quello precedente, il quale una volta eseguito sembrava il più ovvio possibile, in una perfetta concatenazione armonica di passi di danza, ma non per questo prevedibile.
Ora capiva perché, quando Timmi sembrava voler aggredire Flynn, non si era tirata indietro: non solo voleva proteggerlo, ma era anche convinta di avere delle possibilità.
- Non è finita…- borbottò cupo Flynn, riportandola alla realtà - È ancora vivo.-
Improvvisamente pezzi di Julien, ancora bloccati nel ghiaccio, si sciolsero e si riunirono quasi simultaneamente gli uni agli altri. Evidentemente, il frammento di cristallo era ancora all’interno del suo corpo, a contatto con la carne, e questo ne permetteva la continua ed eterna rigenerazione, anche dopo una cosa simile.
Nadine sentì le gambe farsi molto molli, e ringraziò il cielo di essere già in ginocchio, o sarebbe caduta a terra, perché le mancavano le forze per stare in piedi.
 
Raven non cambiò espressione nel vedere Julien tornare ad impugnare la sua spada frusta, riavvolgendone il cavo: aver fallito un tentativo non significava nulla. Prima o poi avrebbe colpito il punto giusto.
Julien sembrava pensarla allo stesso modo, perché stavolta non perse un istante, e mentre lanciava una magia con la mano libera sferzò rapidamente l’aria; intanto, la sua spada si animò come di vita propria, serpeggiando ad un metro da terra fino a Raven.
Lei parò l’incantesimo e scavalcò con un’acrobazia vera e propria la lama, ruotando in aria come se stesse librandosi, ma non fu abbastanza veloce: il serpente metallico le si avvinghiò attorno ad una caviglia mentre le passava accanto, e finì a terra a causa di uno strattone, a pancia in giù.
Mentre Julien continuava a tirare, Raven rotolò sulla schiena ed afferrò il cavo con una mano, incurante dei tagli che si provocò così (tagli da aggiungere a quello che adesso le circondava la caviglia) e, una volta scioltasi la gamba, la attorcigliò attorno alla punta della lancia, che fece scattare all’indietro. Julien perse la presa, e la spada volò via, fuori portata. Era disarmato, mentre lei no.
Con un salto, la Valchiria fu quasi sopra di lui, pronta a piombargli addosso con la sua Gungnir in procinto di trafiggerlo ovunque ne avesse modo…
Poi gli alberi gli vennero in aiuto.

Eccoci di nuovo qui, dopo la pausa di Natale. Grazie a chiunque legga questa storia, in particolare Ely79, che la recensisce sempre!

   
 
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