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Autore: Hiraedd    27/12/2011    7 recensioni
James Potter, è esattamente come chiunque non abbia gli occhi rivestiti di prosciutto e i capelli rossi (qualunque riferimento a persone realmente esistenti è pienamente voluto) può osservare ogni giorno… simpatico, sempre pronto a far ridere gli altri, generoso, darebbe la vita per i suoi amici e per quelli più deboli.
Peter Minus, beh, è Minus. Facendo coppia con lui nell’aula di Trasfigurazione ho imparato a conoscerlo meglio. Sempre in seconda fila, senza essere visto, sembrerebbe più una pedina che un giocatore. In realtà, mi sono accorta, è un giocatore tanto quanto gli altri.
Sirius Black... Sirius definisce tutti i confini. Gira per il mondo con scritto in fronte “QUI FINISCONO I BLACK E COMINCIO IO”.
Remus Lupin è la mente diabolica del gruppo. È il classico esempio di persona che tira la pietra e nasconde la mano, non per codardia, ma per quieto vivere. O meglio, fa tirare la pietra agli altri, decisamente, e si mantiene la sua reputazione da Prefetto e bravo ragazzo. Tutto quello che ci mette, è il cervello. Decisamente un personaggio degno di stima, un idolo (Dai pensieri di Marlene McKinnon)
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Mary MacDonald, Peter Minus, Remus Lupin | Coppie: James/Lily, Sirius Black/Marlene McKinnon
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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- Questa storia fa parte della serie 'oltre il fuoco comincia l'amore'
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LILY
JAMES
SIRIUS
LèNE
EMMELINE
REMUS
MARY
ALICE
FRANK
PETER
REGULUS
RABASTAN
CORRISPONDENZA
 
 

Noi, siamo i più fortunati*


-giratempo-
-polvere volante-
-termoghiaccio riscaldevole-
-leprecauni-
-Nimue-
-eh, però, non vale, non troverò mai una parola magica che inizia per “Ue”- le faccio notare stizzita storcendo il naso.
-e allora dichiarati perdente- mi risponde la mia migliore amica sorridendo a trentadue denti –così vinco io e ci togliamo il pensiero-.
-ma se abbiamo iniziato a giocare per far passare più velocemente il tempo!- ribatto rifiutandomi di perdere il giochetto idiota nel quale ci stiamo dilungando per far passare il tempo.
Da quando Lily è uscita dal San Mungo non è passato troppo tempo, eppure è stato abbastanza per dimenticare quanto ci si annoi in un ospedale se non hai nulla di serio da controllare.
Merlino, meno male che Marlene non ha nulla di serio, però è davvero noioso stare qui ore cercando di far passare il tempo.
-va bene- cede alla fine –riniziamo-.
-mandragora- decido allora riflettendo attentamente.
-radigorda-.
-ma non esistono le radigorde!- esclamo sdegnata.
-secondo Xeno Lovegood si, esistono e come- replica lei con tono saputo.
-beh, secondo me no- puntualizzo -e se vuoi giocare con me dovrai attenerti alle mie regole-.
-uff, come sei noiosa- mi rimbrotta –come se tu non barassi mai-.
-cosa c’entra? Ora mica stiamo parlando di me-.
Alza gli occhi al cielo.
-ranocchio- esclama alla fine.
Inarco un sopracciglio.
-e dove sarebbe la magia, in un ranocchio?-.
Lei mi guarda con quel suo sguardo limpido e innocente che, proprio per definizione, la identifica come colpevole.
-nella storia della principessa e il ranocchio, quella babbana che piace tanto a Lily, il ranocchio è magico e…-
-non vale- ribatto allora sorridendo.
-eh, però, non è giusto, decidi sempre te- esclama offesa alla fine, raccogliendo le braccia al petto proprio come una bambina arrabbiata –io con te non ci gioco più-.
Alzo gli occhi al cielo, divertita, e curiosa prendo la palla al balzo.
-bene, visto che a quanto pare non sai giocare a un gioco così facile come la Locomotiva*- sospiro alla fine ricacciando indietro i suoi lamenti sdegnati con un gesto piuttosto snob della mano –vorrà dire che parleremo un po’, sai, come ai vecchi tempi-.
Lei mi guarda interdetta.
-e di che vorresti parlare?-.
Sorrido malandrina.
-come avevi detto l’altra volta scusa? Boxer neri?-.
in risposta si fa leggermente più attenta, poi ridacchia e arrossisce insieme.
È una cosa che proprio non riesco ad associare a Marlene McKinnon, il pudore.
È come se descrivendo me dicessero che sono timida!
Eppure, da quando quest’anno Sirius Black le ronza attorno –perché le ronza attorno e questo è innegabile- vederla arrossire non capita di rado, anzi, è piuttosto all’ordine del giorno, anche se si vede che cerca in tutti i modi di tenersi appiccicata in volto la sua tipica aria smaliziata.
-grigi, in realtà- mi risponde alla fine mettendosi seduta più comodamente sul letto.
-bene, pretendo un resoconto dettagliato del vostro appuntamento di ieri, e di come siete finiti quasi arsi dalle fiamme della passione dilagante e…-
-leggi troppi libri, Mary- mi rimbrotta divertita –e comunque non c’è molto da raccontare…-
-bene, vuol dire che finiremo prima e poi potremmo spettegolare in santa pace- le dico mettendo fine alle scuse campate in aria –e vedi di condire bene il racconto, deve essere bello succoso, non vorrai dirmi che mi sono sopportata quattro mesi di tragicommedie amorose per essere lasciata a bocca asciutta!?-.
 

***

 
Mary è sempre Mary.
Qualsiasi cosa succederà in futuro, spero proprio non cambi mai.
-io e Sirius stiamo insieme-inizio quindi a raccontare dalla fine, giusto perché mi pare possa risultare più comprensibile poi il tutto.
Mary mi guarda, esitante.
-tu e Sirius…? Sirius Black, intendi? Black quello alto, bello come un dio greco particolarmente in forma, anima da dannato e cuore d’oro?- mi chiede scettica.
-quanti altri Sirius conosciamo?- le chiedo rimanendo interdetta per un attimo.
Lei sospira, poi ridacchia.
-no, è che, insomma, te e Sirius… non siete esattamente le prime persone che metterei insieme vedendovi per strada e… insomma, state insieme sul serio? Cioè, insieme come una vera coppia?- chiede ancora stupita, come a volersi sincerare che si, non è il primo d’aprile e qualcuno non spunterà gridando “scherzetto”.
-si- rispondo sicura. Poi esito leggermente –beh, almeno, ci proviamo… insomma, nessuno di noi due ha molta esperienza in quanto a relazioni fisse ma fisse per davvero, quindi immagino che andremo per tentativi-.
Lei annuisce, sembra che per ora mi segua.
-quindi, per il matrimonio…-
-non ho dato il mio consenso- rispondo ripensando per un attimo al viso deluso di mia madre e di mio padre. Non sono ancora passati a trovarmi in ospedale, possibile che siano arrabbiati con me fino a questo punto? Ho rischiato di morire in quella libreria! Poi però ritrovo il sorriso –dovevi vedere gli occhi di Walburga quando ho detto che amo Sirius davanti a tutti, sembravano boccini da tanto che erano grandi!-.
Cerco di non pensare automaticamente anche ad un altro paio di occhi di stampo Black, che mi hanno guardato un po’ delusi e un po’ arrabbiati proprio nel momento in cui qualcosa è andato al proprio posto, in quella stanza.
-la cara Walburga, non sai cosa darei per essere stata una mosca in quell’ufficio. Deve essere stata una scena epica-.
Sorrido appena.
-ma quindi alla fine ti sei trascinata dietro Sirius?- mi chiede cercando di far chiarezza, probabilmente, in tutto quel casino di fili intrecciati che dovrebbe essere l’inizio della mia storia con Sirius.
Insomma, io, Marlene McKinnon, ho una storia seria.
Se si pensa che è con Sirius Black, poi, si rischia di cadere nel ridicolo.
-beh… più o meno, si- rispondo annuendo –cioè, ci eravamo accordati per vederci prima e parlare, emh… dell’altra sera, non so se hai presente…-
Mi sorride maliziosa.
-si, ho presente, boxer grigi, tu con un succhiotto sul collo, il giorno dopo non lo guardavi neanche senza diventare rosso peperone…-
-dovevamo parlare, insomma- la interrompo maledicendo questo insano vizio di arrossire che mi è preso ultimamente –e così abbiamo preso un gelato da…-
-un gelato a dicembre? Certo che siete rimbambiti forte fra tutti e due-.
-vuoi ascoltare me o parli tu?- le chiedo alla fine spazientita. Lei sospira e tace.
Era l’ora!

 

***

 
Sento la pelle del polso bruciare da ieri.
Mi hanno detto di non toccarlo, posso solo guardarlo e soffrire.
Che poi, non è nemmeno un dolore tanto atroce. Sembra un po’ come l’arsura che si forma attorno alle labbra quando il viso viene sferzato dal vento, è un dolore assolutamente sopportabile.
Quello che non è sopportabile, è altro, in realtà.
È la delusione bruciante, un sentimento del tutto nuovo per me. Non sono mai stato abituato a vivere a stretto contatto con le mie emozioni. Quello impulsivo, tra i due, è Sirius, pronto a dare di matto per un nonnulla, a sacrificarsi e morire in un impeto di gloria.
Ieri, la mia delusione bruciava con la forza dell’ardemonio che ha ucciso quella donna, la mia prima vera vittima, una figlia di babbani.
La mia prima vera vittima.
Secondo mia madre dovrei sentirmi potente e, in un certo senso, è anche così.
Eppure non posso fare a meno di pensare che non me ne importa nulla. Non voglio sentirmi potente, alla fine Sirius si è salvato, con la solita fortuna sfacciata che quell’ingrato non si merita affatto.
A pagare per la mia furia è stata una sanguesporco che è morta al posto suo.
Non che mi dispiaccia, ma comunque non era quello che mi ero prefissato.
Ma almeno un vantaggio l’ho tratto, da tutta questa faccenda.
Ho visto gli occhi di mia madre brillare a seguito di una mia azione, e non del mio solo nome.
È in momenti come questo che riesco quasi a capire, forse, quello che vuole Sirius da una famiglia.
Poi mi ricordo chi è Sirius, cosa ha fatto, e tutto torna normale.
E mi dico che un giorno o l’altro anche il tanto amato Sirius Black pagherà il conto.
 

***

 
Se chiedete a uno qualunque tra i miei migliori amici come sono alla mattina, dovete aspettarvi una sola risposta: intrattabile.
Si, la maggior parte delle volte, io sono intrattabile.
O meglio.
Io ho l’assoluta necessità fisiologica di dormire almeno dodici ore a notte, altrimenti sono intrattabile.
E, a parer mio, ho tutta la ragione di esserlo!
Soprattutto alla vigilia di Natale, dico io, dovrei avere il sacrosanto diritto di dormire almeno almeno fino alle undici e mezza, meglio ancora se mezzogiorno, così facciamo cifra tonda.
Quindi è, tutto sommato, di malumore che mi avvio per il corridoio del reparto “Grandi Ustionati” del San Mungo con passo strascicato capo chino, ancora mezzo intontito dal sonno.
Sono le nove del mattino, insomma!
Arrivo davanti alla porta della stanza in cui è ricoverata Lène proprio in tempo per sentirne uscire il mio nome.
Mi avvicino di più giusto quel tanto che basta per sentire quello che hanno da dirsi le persone dentro alla stanza…
…e, no! In caso ve lo steste chiedendo, io non sto origliando!
Cioè, hanno detto oppure no il mio nome? Questo vuol dire che io posso stare ad ascoltare.
Tecnicamente sto partecipando alla conversazione stando zitto e nascosto.
-beh… più o meno, si- dice la voce della mia… ragazza? Fa un po’ strano pensarla così, in realtà –cioè, ci eravamo accordati per vederci prima e parlare, emh… dell’altra sera, non so se hai presente…-
Non è affatto divertente scoprire a diciotto anni di non essere immuni al rossore, in caso ve lo steste chiedendo.
Affatto.
-si, ho presente, boxer grigi, tu con un succhiotto sul collo, il giorno dopo non lo guardavi neanche senza diventare rosso peperone…-
Come diavolo fa Mac a sapere di che colore erano i miei boxer?
Ah, che lingua lunga hanno le donne!
-dovevamo parlare, insomma-  la interrompe Marlene e, dal suo tono di voce, posso capire che è palesemente a disagio –e così abbiamo preso un gelato da…-
-un gelato a dicembre? Certo che siete rimbambiti forte fra tutti e due-.
-vuoi ascoltare me o parli tu?- le chiede alla fine Lène, mettendo a tacere la sua migliore amica –stavo dicendo che ci siamo messi d’accordo per prendere un gelato insieme. E abbiamo parlato di… un po’ di cose-.
-dell’altra sera?-.
Ma com’è che Mac sembra più informata di me?
-no, in realtà non abbiamo parlato di niente del genere. Abbiamo chiacchierato di gusti di gelato e delle case di Hogwarts, a quanto mi ricordo, ma non abbiamo quasi nemmeno sfiorato il fatto che l’altra sera noi…-
-voi vi siete rotolati nel letto con somma felicità di entrambi- conclude Mary con quella sua vena sempre così spiritosa.
-io non mi rotolo sul letto con nessuno, McDonald- la rimprovera Lène con voce offesa.
Eh no, a quanto mi ricordo abbiamo rotolato eccome, McKinnon.
-come vuoi, comunque come sarebbe a dire che non ne avete parlato? E allora che avete fatto, giocato a carte!?- sento il suono che sempre un po’ come di uno schiaffetto, e mi dico che deve essere Mac che si è battuta la mano sulla fronte con aria rassegnata –Merlino, qui l’amore vi sta rimbambendo tutti! Lily che si mette con James, Emmeline che ride come un ebete tutte le volte che c’è Remus in giro, Alice che praticamente è sposata con Frank, ma tu! Mi fidavo di te, McKinnon, e invece ci sei caduta come una pluffa, e con tutta la scopa per dirla fino in fondo! E…-
-pensavo ti interessasse sapere cosa è successo ieri, non farmi sapere le tue note da cinica mangiatrice di uomini, McDonald!-.
-hai ragione, scusami-.
Sorrido appena, anche io voglio proprio sentire cosa ha da dire la McKinnon.
-insomma, alla fine abbiamo parlato un po’ di tutto ma tutto sommato di niente. E poi glielo ho chiesto. Se aveva intenzione di essere serio, capisci? Da quella risposta sarebbe dipeso tutto il resto-.
Oltre questa porta, solo silenzio per qualche attimo.
-ma tu lo avresti fatto sul serio?-.
-cosa?-.
-sposato Regulus, intendo. Lo avresti sposato sul serio?-.
Ancora silenzio.
-non lo so. Insomma, non ho detto di no per Sirius, se è questo che ti interessa sapere. Ho detto di no perché lui mi ha dato un motivo per farlo, un motivo che non mi facesse sentire in colpa. Perché, checchè ne dica lui, o Silente, o tutti gli altri, Regulus non ha scelto da solo la propria strada. Se fosse stato smistato a Grifondoro, invece che a Serpeverde, fosse sarebbe diventato come Sirius e…-
-Lène, tu sai che…-
-no, smettila. Una persona non nasce cattiva, lo diventa. Lord Voldemort e Bellatrix Black esclusi, ovviamente, ma lei più che cattiva è pazza da legare. È troppo facile accusare qualcuno di essere cattivo, di fare le scelte sbagliate, ma anche io sono un po’ colpevole. E dopo ieri, lo sono ancora di più, perché avevo la possibilità di stargli vicino e supportarlo e l’ho buttata via per godermi la mia vita in santa pace. Ma non riesco a non pensare che sono stata io a mettere l’ultimo mattone sul muro che ci divide, Mary-.
Ancora silenzio.
Vorrei far capire a Lène che lei non ha colpa.
-quindi, mi pare di capire che alla fine hai detto di no e che lui ti ha detto di si- riprende Mac.
-a quanto pare-.
Mi viene da sorridere.
-beh, Sirius Black e Marlene McKinnon fanno coppia fissa, roba da richiedere una giornata di lutto scolastico a Hogwarts-.
Adesso rido sul serio. Mac ha questa particolare capacità di passare da un discorso serio ad una battuta in non più di un battito di ciglia.
-e poi cosa è successo?- le chiede ancora.
-oh, beh, mia madre e mio padre non erano molto contenti, non hanno parlato e se ne sono andati. Non sono nemmeno venuti a trovarmi qui in ospedale, a dire la verità- posso sentire la tristezza che cerca di celare nel suo tono di voce, forzatamente lieve –e poi siamo andati al Ghirigoro, in vetrina avevo visto esposto un libro sull’Alchimia e mi era venuto in mente che potevo regalarlo a Lily, che ha detto di essere interessata all’argomento dopo la sua conversazione con l’amico di Lumacorno. Poco dopo essere entrati, c’è stato uno scoppio e Sirius mi ha spostato lontano, sono caduta oltre uno scaffale e me ne è caduto un altro addosso, quindi sono rimasta bloccata come in trappola-.
Mary ora sta zitta, posso immaginarne il viso pallido e le labbra tirate in una smorfia severa e triste.
-ho pensato davvero di morire, Mary- le rivela Lène.
Già, l’ho pensato anche io.
Ho pensato anche, mi ricordo, che non potevo farlo prima di godermi appieno almeno qualche giorno di questa strana storia tra me e lei per cui ci siamo fatti guerra negli ultimi quattro mesi di scuola.
-per fortuna siete usciti vivi da quell’inferno- le ricorda Mary.
Sento Lène sospirare.
-non lo so se è stata fortuna. È stato il coraggio di James. Però c’è una cosa, che rimane strana nonostante io ci pensi ininterrottamente da quando mi sono svegliata-.
-cosa?-.
-era Ardemonio, no?-.
-si-.
-e l’Ardemonio non si può guidare? Insomma, la persona che lo genera non lo dovrebbe guidare alla distruzione di ciò che più gli interessa?-.
Mac tace.
-e quindi, pensavo, perché bruciava un po’ ovunque ma senza cercare un obbiettivo preciso?-.
Bella domanda, devo dire. Non ci avevo pensato.
-beh, magari il mangiamorte che l’ha usato era lontano e non poteva dirigerlo bene, o magari non aveva il pieno controllo della situazione-.
Adesso è Lène, che tace.
-tu hai un’idea precisa?- le chiede Mary ancora.
-no- risponde lei esitando appena –ma la domanda è da stamattina che mi rode il cervello-.

 

***

 
Osservo il polso, la pelle pallida rende quasi brillante il nero dell’inchiostro intriso di magia.
Il pizzicore va allievandosi minuto dopo minuto.
Sono stato ricompensato, penso guardandomi il polso, per quello che ho fatto ieri.
Erano tutti felici, Bella, mia madre, mio padre e la zia Druella.
Ho incontrato anche Lestrange, che è stato marchiato con me.
Era l’unico, nella banda, a guardarmi serio senza alcuna traccia di soddisfazione.
Passava lo sguardo da me al mio polso, quel suo sguardo inquietante.
Poi mi ha chiesto se, bruciando quella libreria, avevo raggiunto il mio obbiettivo.
-è andato tutto come volevi?-.
Cinque parole, in risposta alle quali ho sorriso in modo sinistro.
No, non è andato tutto come volevo.
Perché alla fine, quando ho avuto la possibilità di colpire Sirius, lei era lì accanto a lui.
E, nonostante tutto, non sono riuscito a colpire.
 
 

 
 
*dal film “Lo straniero che venne dal mare”, non ricordo il regista ma so che la protagonista era la splendida Rachel Weisz
 



NOTE:
 
questo credo sia stato il capitolo più difficile da scrivere di tutte le storie che ho scritto fino ad ora, e non solo di quelle di Harry Potter. So che è più corto degli altri e vi chiedo davvero scusa, ma cercare di scrivere ancora sarebbe equivalso a farmi violenza da sola, tirare fuori queste sei pagine è già stato un’impresa.
Dal prossimo capitolo, riprendiamo il corso della storia normale altrimenti ci addormentiamo, direi.
Per le altre cose, mi dispiace informarvi che sono in partenza, vado una settimana nella bella Paris a festeggiare l’ultimo dell’anno come si deve, quindi aggiornerò con un po’ di ritardo. Prometto, però, un capitoletto coi fiocchi perché ho proprio tanta ispirazione per il Natale.
A proposito, buon Natale a tutti anche se un po’ in ritardo!!! E buon anno un po’ in anticipo, direi!
Rispondo alle recensioni appena riesco, prometto, vedo di farlo prima di partire domani =)
Se vi interessa, ho inaugurato una  ff che sarà molto più breve di questa che ha per protagonisti Dorcas Meadowes e Fabian Prewett, e parla della loro storia e di come è nata. La scrivo per poter introdurre un po’ meglio questi due personaggi che, insieme a Gideon, saranno più avanti molto MOLTO presenti in questa storia. Se avete tempo ci date un’occhiata? Mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate! Se vi interessa si intitola “Per il mio cuore basta il tuo petto, per la mia libertà bastano le tue ali” e la trovate sulla pagina del mio profilo.
A questo punto, grazie mille per le recensioni, bellissime come sempre, alle quali risponderò il prima possibile!!!!
Un bacio grande grande e un augurio per una fine dell’anno sereno e un inizio d’anno che sia il più fantastico possibile, accanto alle persone che più amate!
Buona lettura,
Hir



   
 
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