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Autore: cheekbones    27/12/2011    6 recensioni
"Anche tu mi sei mancato" si guardarono complici, per poi abbracciarsi.
"Ehi, ehi, ehi, McGuardone, le mani a posto!" si irritò Tony, facendoli separare.
"Per favore, evita" Ziva incrociò le braccia al petto e lo guardò male. "Ho sempre la mia pisto..."
Tony, divertito, alzò le braccia in segno di resa. "Bene, dobbiamo raccontarti un sacco di cose!" si illuminò McGee, prendendola per mano. Abby le afferrò l'altra: "Oh, si, proprio tante!" la trascinarono lungo il corridoio, mentre l'israeliana guardava implorante Tony.
Quest'ultimo ridacchiò e scosse la testa, mimando con le labbra pistola. Ziva gli mostrò la lingua.
Nonostante fosse accerchiata dai due amici, la ragazza notò subito il professor Gibbs che, caffè in mano, veniva verso di loro. Si fermò di poco, in tempo per poterle tirare un sonoro scappellotto.
"Hai studiato, David?" Bentornata, Ziva.
"Si, prof!" Grazie, Gibbs.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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15 capitolo
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- You do not have any feelings

Ziva, to Eli, 8x08





C'era un odore marchiato a fuoco nella sua memoria: quello delle arance. In Israele avevano un albero di arance giusto nel bel mezzo del cortile, dove giocavano in estate. Tali si divertiva sempre ad arrampicarsi fino in cima, mentre Ari dal basso le urlava spaventato di scendere.
Erano bei ricordi. Gli unici ricordi piacevoli che avesse con i suoi fratelli, prima della tragica morte della più piccola. Da allora, tutto era cambiato; Eli David spariva sempre, Ari era entrato nel Mossad, sua madre era morta: Ziva si era ritrovata da sola a casa con Leni, sempre troppo misteriosa e chiusa per esserle davvero di supporto. Per questo e per tanti altri motivi, Ziva odiava il profumo delle arance.
Non era stupida. Per qualche strano motivo, aveva capito che qualcosa non andava -insomma, non poteva essere tutto a posto.
Suo padre spariva (come quando era morta Tali) e c'era sempre quel tarlo che martellava sulla sua scatola cranica, per quanto riguardava la missione di Ari. Perchè era tornato e non aveva detto nulla al Mossad? Perchè voleva che nessuno sapesse? E Ray Cruz? Ma soprattutto, come aveva fatto a scappare da quella missione praticamente suicida?
Ziva, in fondo, conosceva già la risposta. Non voleva ammetterlo a sè stessa, ma era l'unica spiegazione possibile: una spiegazione terribile, che non risparmiava nessuno della sua famiglia, o almeno ciò che ne era rimasto.
Aveva la morte nel cuore, ma una strana forza che sentiva provenire da quella Stella di Davide appesa al collo. Lo faceva per sua madre, lo faceva per Tali, ma soprattutto lo faceva per sè stessa: per la prima volta dopo tanto, Ziva sentiva di meritarsi un futuro diverso.
"Papà" lo chiamò, rimanendo sulla soglia della porta del suo studio.
"Ziva, entra" Eli la guardò preoccupato; non parlavano da molto e di certo non per volontà di sua figlia.
La ragazza aspettò qualche secondo, valutò prima la stanza, poi si sedette, rigida come una statua di sale. Suo padre notò le chiazze rosse attorno agli occhi, gonfi, così come il naso.
"Hai pianto?" le domandò, in ansia.
"Si" Ziva tirò su col naso. "Vuoi sapere perchè?" strinse i denti.
Eli si limitò ad annuire e deglutì. Non riusciva ad identificare quella donna come sua figlia.
"Perchè hai mandato mio fratello a morire. Mio fratello, papà. Tuo figlio" sussurrò.
L'uomo si mise sulla difensiva: "Tu cosa ne sai?"
"Lo so e basta. So che hai affidato ad Ari una missione che nessun agente avrebbe saputo portare a termine: è ovvio. Infiltrarsi in una cellula terroristica, oggi come oggi, è impossibile, tantomeno per Ari. E' giovane, non è abbastanza addestrato. Glielo rinfacciavi sempre" sorrise tristemente. "Non poteva farcela e tu ce l'hai mandato proprio per quello. Speravi che lo uccidessero, così la vergogna di un figlio bastardo sarebbe stata lavata via. Mi fai terribilmente schifo" si morse l'interno guancia.
Eli si passò stanco una mano tra i capelli. "Ziva... puoi credere di sapere tutto, ma, ascoltami..."
"NON MENTIRMI, PAPA'!" urlò, alzandosi e facendo cadere la sedia. "TU SEI IL VICE DIRETTORE! POTEVI IMPEDIRLO! POTEVI LASCIARE CHE ARI SI ALLENASSE ANCORA UN PO', AFFIDARGLI ALTRO!"
"Te l'ha detto Leni..." biascicò l'uomo.
"Non è importante!" scosse la testa, affranta. "Non è importante, papà! TU HAI MANDATO ARI A MORIRE!"
"NO!" battè un pugno sulla scrivania. "Per quanto io possa averlo... è sempre mio figlio!"
"E ALLORA SPIEGAMI!"
"Non posso" strinse i pugni, tanto da far diventare le nocche bianche.
"Non abbiamo più niente da dirci. Per quanto mi riguarda, non sei più mio padre. Non lo sei mai stato!" uscì, sbattendo la porta dietro di sè.
Eli fissò il punto dove sua figlia era scomparsa e sospirò. Prese il fascicolo di suo figlio dal cassetto sotto di lui e lo distrusse, lanciandolo in un trita-documenti. Se tutto fosse andato come previsto, Ziva non avrebbe scoperto tutto e non avrebbe mai più sofferto - anche se il prezzo da pagare era farsi odiare dall'unica figlia che gli era rimasta.
Lo faccio per te.


cvbvbc

- You're Tony DiNozzo. The class clown. That is why we love you.
Ziva, 8x10


"Non ti chiederò niente. E tu non chiedermi come ho scoperto dov'eri" ...o Tim mi ammazza.
"Forse è meglio" Ziva sorrise e si dondolò sull'altalena leggermente umida di pioggia. Le scarpette si erano macchiate di fango, a furia di strusciare contro il terreno. "Di tutte le persone che potevano trovarmi..." mormorò, voltandosi verso l'altra altalena. "... proprio tu"
"E ti stupisce?" Tony le fece l'occhiolino e anche lui cominciò distrattamente a dondolare. "Quando non mi hai risposto al messaggio mi sono preoccupato e sono venuto a cercarti. Immaginavo che avessi litigato con tuo padre dopo l'incontro con Ray"
"Sei incredibile" sospirò Ziva. "Non ti arrendi mai"
"Non quando si tratta di te" mormorò, sfuggendo al suo sguardo.
"Oh" le sembrò di aver dimenticato come si respirava. "Ora sei condannato, però" scherzò - ma non completamente.
"Cosa vuoi che siano un paio di spie e qualche tragedia, eh?! Niente per il grande Tony DiNozzo!" si vantò.
"Ci credo" Ziva poggiò la fronte alla catena dell'altalena e lo guardò commossa. 
"Ehi, occhioni belli" le accarezzò il naso, allungando semplicemente una mano. "Che c'è?"
"C'è che... all'inizio pensavo che tu fossi esattamente come tutti gli altri. Se non peggio. E invece ti sei dimostrato la persona più forte che io abbia mai conosciuto in tutta la mia vita e la cosa è abbastanza preoccupante, visto da dove provengo" sorrise. "Tu sei riuscito a starmi vicino come non avrei mai creduto possibile, a modo tuo e io... io non posso evitare di starti vicino. Con te mi sento forte. Mi sento al sicuro. Non vorrei ingrandire ancora di più il tuo ego, ma... sei un centro gravitazionale" alzò le spalle.
Tony l'aveva ascoltata in silenzio, poi prese la parola: "Perchè mi suona tanto come un addio?" deglutì a vuoto.
Ziva lo guardò dapprima stupita e, in seguito, dolorosamente consapevole.
"Dovresti averlo imparato. Non puoi nascondermi niente, guanciotte dolci" provò a sorridere, ma non ci riuscì.
"Lo so. Mi illudo sempre di riuscire a tenerti fuori, a salvare almeno te. Ma non ci riesco... vuoi proprio venire giù con me"
"Verrei dappertutto con te" poggiò anche lui la fronte alla catena dell'altalena. Stava perdendo e lo sapeva.
"So anche questo. Perciò sto provando a spiegarti che ci sono punti in cui non ti puoi spingere. Riguarda me" si alzò e si inginocchiò davanti a lui, prendendogli le mani. "Tony" prese un respiro.
"Mi mancherai"
"Dove devi andare?"
"A fare la cosa giusta"
"Vengo con te"
"Non se ne parla" gli posò un dito sulle labbra, per evitare altre rimostranze. "Era proprio per questo che non volevo vederti..."

"Non dire altro, per favore. Fa già abbastanza male così" le afferrò le mani e la fece sedere sulle sue gambe, sull'altalena.
"Mi dispiace..." gli prese il viso tra le mani e gli sorrise. "Grazie"
Tony sentì gli occhi pungere, mentre il petto premeva per sapere la verità, per scoprire a cosa stava puntando Ziva.
"Di niente" le sussurrò sulle labbra, prima di baciarla. Ziva sapeva e non fu colta alla sprovvista; si abituò prima al suo sapore, poi lo attirò maggiormente verso di sè, con le mani dietro la sua nuca. Lo baciò come non aveva mai fatto prima con nessuno e ben presto divenne un doloroso bacio bagnato dalle sue stesse lacrime. I respiri si mischiavano e lo stomaco fece parecchi salti mortali, prima che il bisogno d'aria riuscisse a separarli. Non ci fu bisogno di altre parole, perchè...
"Giù le mani dalla mia sorellina, DiNozzo"
... Tony non aveva mai sentito la canna di una pistola sulla tempia.

"Hai ragione. E' più comodo del mio"
"Te l'avevo detto, donna mal fidata!" Jethro la baciò, sgusciando verso la sua parte di letto. Shannon accettò di buon grado di farsi coccolare, anche perchè doveva approffittarne - c'era sempre qualcuno che li disturbava. Per una volta, era riuscita ad entrare in casa sua senza terze persone, il che era un ottimo traguardo. Avevano fatto l'amore e per lei era stato semplicemente perfetto e, finalmente, non si era sentita come se tutto ciò che le ruotasse attorno fosse sbagliato.
"Però è strano, il mio letto dovrebbe essere più morbido" si morse le labbra, fingendo di non sapere quanto quel gesto innocente mandasse Gibbs fuori di testa. Sentì, infatti, le sue mani risalire nell'interno coscia.
"Proveremo anche quello" rise l'uomo, dedicandosi al suo collo. "Abbiamo tutto il tempo del mondo, no?"
"Si, lo abbiamo" si voltò verso di lui e, emozionata, gli diede un timido bacio sulle labbra. "Tutto il tempo del mondo..."
"Che dici se ordino dall'Italiano? Mangiamo qualcosa, dopo..."
"Oh, mi dispiace ma devo tornare a casa!" mugugnò Shannon. "Ho promesso a Trisha, la mia amica, che le avrei preparato una delle mie torte con le carote per la festa di suo figlio..."


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- You jeopardize your entire career. And for what?!
- Fo you

Ziva & Tony, 6x25


"Ari" Ziva scese dalle gambe di Tony e corse tra le braccia di suo fratello. "Ari, Ari, Ari..." ripeteva, singhiozzante. Il ragazzo la stringeva forte, con un solo braccio, mentre con l'altro teneva ancora sotto tiro Tony.
"Ari, abbassala!" ordinò la ragazza, toccandogli la mano.
"Ma... lui..." balbettò suo fratello.
"Deve rimanere vivo. Se lo uccidi cercheranno le nostre tracce..."
Tony sentiva solo dei rumori indistinti, non capiva davvero la gravità della situazione. Nel suo campo visivo rientrava solo la pistola e, sulle labbra, aveva ancora il sapore della sua Ziva. La stessa Ziva che avrebbe perso. Era inevitabile.
"Ma cosa ci fai qui?" si ridestò sentendo il tono urgente nella voce della ragazza. "Mi avevi detto che ci saremmo incontrati nella tavola calda, non pensavo mi avresti seguita" riuscì lentamente a fargli abbassare la pistola, lanciando sguardi preoccupati a Tony, che sembrava realmente sotto shock. Notò che Ari somigliava moltissimo a Ziva, eccetto per il colore un pò più scuro della pelle e gli occhi obliqui.
"Non ti ho vista arrivare e mi sono preoccupato. Oh, Ziva!" la abbracciò, col braccio oramai libero.
"Mi sei mancato!" sprofondò nel suo petto, felice. Tony assistette alla scena impotente. Sapeva che di lì a poco lui se la sarebbe portata via e non poteva fare niente per impedirlo. Però ci puoi provare, Tony... si disse.
"Dobbiamo andare via" il fratello le prese le mani; aveva gli occhi lucidi, come febbricitanti: sembrava pazzo.
"Lo so, lo so" la ragazza respirava velocemente. "Però, Ari... devi dirmi cos'è successo..." Purtroppo lo so già.
"Non qui" lanciò uno sguardo sprezzante a Tony. "Andiamo..." la prese per un braccio.
"NO" Tony si alzò dall'altalena e finalmente Ziva vide la vita tornare nei suoi occhi. "No"
"No?" rise Ari. "Ho capito che ti sei preso una bella cotta per mia sorella ma..."
"Zee" guardò lei. "Zee non te ne puoi andare... non dopo tutto quello che abbiamo passato insieme! Non con lui!" e lo indicò sconvolto.
"Sono suo fratello!"
"Ari, sta zitto!" gli intimò Ziva.
"Per favore, per favore, pensaci! Lo so che vuoi allontanarti da tuo padre, che ti piacerebbe avere una vita come le altre ma... ma qui ci siamo noi, Abby, McGee... ci sono io" abbassò il tono della voce gradualmente: quella che stava guardando non era la sua Ziva. Aveva uno sguardo freddo, calcolatore e deciso, non era la stessa che l'aveva baciato cinque minuti prima.
"Senti, Tony. E' stato bello finchè è durato, ma adesso devo andare. Non crederai che io possa decidere di rimanere per te!" sputò con una nota di disprezzo tra i denti. "Ari mi è venuto a riprendere e, finalmente!, potrò vivere. Mi dispiace ma... è finita"
"E' finita..." ripetè Tony, tra sè e sè. "Come puoi dire una cosa così?! Prima..."
"Prima" Ziva prese un respiro. "Mi sono fatta trascinare dal momento, non pensavo che mi avresti trovata. Me ne volevo andare senza salutarvi. Ascolta, vi sono molto grata per avermi fatta integrare, ma qui non mi rimane niente. La mia è vita solo con la famiglia!" prese la mano di Ari. "Andiamo, dai!" scosse suo fratello.
Lanciò un ultimo sguardo a Tony, disperato, e pregò che lui non vedesse la menzogna sul suo viso.
Perdonami. Ti prego, perdonami.

hhhhhhh


"Ecco qua" esclamò Jethro Gibbs, parcheggiando davanti casa Stevens. Shannon si voltò felice verso di lui e si sporse per baciarlo.
"Grazie per il passaggio, professore. Ci vediamo domani?"
"Assolutamente. Fa la brava!" le sorrise, mentre scendeva dall'auto.
Shannon finse una faccia oltraggiata: "Io!? Devo solo fare una torta! Tu, piuttosto, che passi le sere con Tobias Fornell..." accennò, ridendo.
Gibbs alzò un sopracciglio divertito, poi aggiunse: "Voglio una fetta di torta, eh!"
"Vedremo se te la meriti!" gli urlò dalla soglia della porta, poi lo salutò con la mano ed entrò in casa. Gibbs la vide accendere le luci in cucina, poi se ne andò, fischiettando tra sè e sè. Stranamente, era felice per la prima volta dopo anni.
Erano le sette, stava già facendo buio e, nonostante la sua testa fosse occupata solo dalle immagini di lui e Shannon che si rotolavano tra le lenzuola, non potè non incuriosirsi, adocchiando una figura rannicchiata sul muretto di casa sua. Non si preoccupò di parcheggiare l'auto, ma scese e si avvicinò lentamente. Era ovvio che stesse aspettando lui.
"Tony" sobbalzò, una volta riconosciuta la felpa e il suo proprietario.
"Buonasera prof" sorrise lievemente, asciugandosi un occhio con la manica della felpa. "Com'è stare con la Stevens?"
"Tony, che ci fai qui?" gli chiese, preoccupato, facendolo scendere dal muretto. Il ragazzo sospirò, si passò disperatamente una mano tra i capelli. Tremava. "Non - non sapevo dove andare. Mi scusi, non volevo..."
"Entra, dai!" gli tirò uno scappellotto e lo fece entrare in casa sua. Quando accese le luci, notò subito la faccia stravolta.
"So che non dovrei ma... birra?" offrì. Il ragazzo annuì e si sedette sul divano.
Gibbs arrivò qualche minuto dopo, con due birre fredde e senza giacca. Si sedette accanto a lui e gli porse la bottiglia.
"Io..." Tony si schiarì la voce, stupito che il suo professore non gli chiedesse nulla. "Io inizialmente ero tornato a casa..."
Gibbs annuì leggermente, guardando fisso davanti a sè, mentre beveva.
"Ma... quando sono arrivato mio padre era in compagnia" digrignò i denti e strinse la birra tra le mani. "Ero disperato e non sapevo..."
"Che è successo?"
"Volevo solo parlare con mio padre. Per una volta..." tirò su col naso e prese un sorso.
"Che è successo?" ripetè lentamente Gibbs.
"Ziva. Ziva... lei... se n'è andata!" ridacchiò. "Non ci posso credere! Per una volta che mi innamoro, una e, sottolineo!, una!, mi capita una cosa del genere... impossibile"
"Andata? Che vuol dire che 'se n'è andata'?" gli strappò velocemente la birra di mano.
"Suo fratello, Ari Qualcosa... se l'è venuta a prendere per portarla via dal padre" soffiò tra le labbra, più stanco di quanto pensasse.
"Merda" soggiunse Gibbs. "Tony, dovevi chiamare qualcuno!"
"Era suo fratello, cosa vuole che facessi?! Ci ho provato... io volevo fermarla ma lei..." si prese la testa tra le mani. "... è andata..."
"Ehi" gli tirò un buffetto dietro la testa. "Sta calmo, va bene?"
"No, che non sto calmo! Quello è uno psicopatico!" si alzò e cominciò a vagare distrattamente per l'appartamento. "Lui è..."
"Una spia come suo padre?"
Tony lo guardò stupito: "Lei..."
"So tutto, sì. Forse è meglio che chiami Ducky"

















Maia says:

Probabilmente se questo capitolo vi - e MI- ha distrutti, non oso immaginare il prossimo. Oh, accidenti.
A che conclusione è arrivata Ziva, secondo voi? Se ci pensate, magari ci arrivate! Era quel filo rosso che avevo in mente fin dall'inizio, da cui è partito tutto. Praticamente, nel prossimo capitolo, leggerete tutto ciò che avrei voluto dire e scrivere dall'inizio, perchè è partito tutto da lì.
I capitoli finora servivano per arrivare al prossimo.
Punto.
Spero vi sia piaciuto questo e vi piacerà il prossimo :')
  
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