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Autore: Flaqui    27/12/2011    9 recensioni
Albus non è una persona eccezionale.
È un ragazzo normale, con due migliori amici che litigano in continuazione, una sorellina più piccola che si dedica alle predizioni, un fratello più grande che ama mettergli i bastoni fra le ruote e una famiglia di pazzi.
Non è brillante come Rose, affascinante come Scorpius, determinato come Lily, desiderato come James.
E proprio per questo che, dopo un orribile giornata in cui tutto sembra andare storto esprime quel piccolo, assurdo desiderio che gli cambierà l'esistenza.
Genere: Comico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Severus Potter, James Sirius Potter, Lily Luna Potter, Nuovo personaggio | Coppie: Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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ANGOLO DEL MOSTRO ABOMINEVOLE
Ciao a tutte!
Lo so, lo so!
Vi avevo promesso un capitolo in tempi per lo meno decenti, ma, mi dispiace, credo che l'essere in ritardo i qualsiasi cosa faccia sia parte del mio essere! Il capitolo è abbasatanza diverso da quelli precedentementi pubblicati, non che abbia perso la mia solita vena di drammaticità ma solo perchè... James è James!
Non può essere serio o drammatico!
Comunque piccolo avvertimento l'idea non è tutta farina del mio sacco l'ho presa da un'altra ff, davvero bellissima, di cui purtroppo non ricordo il nome ma che ha Scorpius come protagonista... Io ho preso l'idea di base e l'ho modificata adosso a Jamie e ai suoi amici!
IMPORTANTEEEEEEE
Poi, so benissimo di mancare da molto, di non aver risposto alle recensioni e di non aver recensito le storie... probabilmente vi ho deluso profondamente e questo mi rammarica enormemente!
Non voglio che pensiate che non me ne importi niente, perchè non è così!
Voi siete le persone che mi fanno andare avanti, che mi date entusiasmo e energia!
Senza di voi, senza le vostre recensioni e senza le vostre storia tutto cambierebbe completamente!
E non preoccupatevi, ora che il problema che mi ha tenuta separata dal pc per così tanto è risolto mi metterò subito in pari a leggere/recensire!
Spero che il capitolo possa piacervi!
Fra
P.S. BUON NATALEEEEEE (come sono andate le feste?)
P.S. del P.S. per quanto riguarda il capitolo, non affrettate i giudizi! Non è mai come sembra!



DEDICATO ALLE NOVE MERAVIGLIOSE ANIME PIE CHE HANNO RECENSITO,
ALLE 24 PREFERITE,
ALLE 7 RICORDATE E ALLE 63 SEGUITE....
GRAZIEEEEEEEEEEEE <3



9 - Il venerdì di James Sirius Potter


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James adorava i venerdì.
Ma, poi, chi non adora i venerdì?
La consapevolezza di stare affrontando l’ultimo giorno prima del week-end, l’attesa trepidante che le lezioni si concludano con un sonoro scampanellio della campana, l’inizio di due giorni di libertà che potevano essere usati per avvantaggiarsi con i compiti, per rimanersene al calduccio nella propria Sala Comune, in piena calma e tranquillità…
Ok, no.
Tutto sbagliato.
Ricominciamo.
James adorava i venerdì. Ma, poi, chi non adora i venerdì?
Il venerdì precedeva due giorno di cazzeggio assoluto (e a chi non piace cazzeggiare?). Il suo primo compleanno era caduto di Venerdì, il Venerdì i Grifondoro avevano l’allenamento di Quidditch, il Venerdì aveva Divinazione, materia inutile e stupida che gli garantiva un tranquillo sonnellino e la possibilità di sparare balle di dimensioni epiche, mentre la Brown, invece di insegnare si metteva lo smalto.
I venerdì, poi, andavano sempre alla grande, per James. Il venerdì si svegliava presto, preso dalla smania di affrontare una nuova meravigliosa giornata, il venerdì si chiudeva per delle ore in bagno a cantare a squarciagola canzoni babbane che aveva sentito dalla vecchia radio del nonno. Il venerdì, non appena finivano le lezioni mattutine, poteva andare da Avril e chiederle di uscire.
I venerdì di James andavano sempre alla grande.
Quel venerdì qualcosa andò storto.
 

***

 
Quel venerdì mattina, come tutte li altri venerdì, James si svegliò presto. Erano all’incirca le sei, un ora antidiluviana che, nella restante parte della settimana, era considerata dallo stesso precedente alle luci delle alba e assolutamente improponibile.
Fatto sta che, evitando con un agilità tipica di chi è abituato a compiere una stessa, identica, sequenza di gesti, una delle pantofole pelose che Fred gli aveva lanciato, si rinchiuse in bagno, saltellando.
I venerdì lo mettevano di buon umore, lo caricava la prospettiva di non dover concludere assolutamente niente per tutta la giornata.
Frank si rigirò inquieto, socchiudendo appena, appena gli occhi, la fronte contratta in una smorfia di disappunto e di disperazione. Ormai, dopo anni e anni di convivenza si era rassegnato alla vecchia tiritera del venerdì mattina presto.
-Qualcuno ha idea di che ora siano?- chiese Lysander, la voce tremolante per il sonno e gli occhi cerchiati di nero. Evidentemente la festa nella Stanza delle Necessità, la sera prima, non aveva donato al suo sonnellino di bellezza le sue solite proprietà magiche.
Un rumore indistinto fece capire a Frank, anzi percepire visto che, alle sei del mattino, non si capisce proprio un bel niente, che Fred aveva avuto le palle di guardare il piccolo orologio arancione sul suo comodino.
-LE SEI E CINQUE? POTTERRRRRRRRRRRRR!-
Lysander mugugnò qualcosa e si schiaffò un cuscino in faccia, troppo stanco anche solo per pensare di arrabbiarsi, Fred, al contrario, si era gettato sulla porta del bagno, urlando e picchiando il muro e il legno con forza.
-APRI QUESTA PORTA DANNAZZIONE!!! ORA GIURO CHE TI AMMAZZO!-
Frank, dopo aver lanciato un ultima occhiata alla stanza e aver notato che, con suo grande disappunto che Ethan, compagno di stanza e amico, era ancora nel mondo dei sogni, decise che, in fondo, non gli importava molto se qualcuno moriva.
“Tik Tok, on the clock                                                                                                                                                     But the party don’t stop!                                                                                                                                              Uoooouoo!”
-ALMENO NON CANTARE!-
Il ragazzo sospirò.
Buon Venerdì, Frank.
 
Da quando, al terzo anno, la passione per i Venerdì di James aveva raggiunto livelli insostenibili, i ragazzi si erano finalmente decisi a cercare una soluzione. Non potevano semplicemente ignorarlo.
Bhe, si, ci avevano provato ad ignorarlo. Ma ignorare un ragazzino in crisi entusiastica che salta sul tuo letto, cantando e urlando a squarciagola, non era certo facile. Così erano giunti ad un accordo. Una volta a testa, avevano persino stabilito dei turni, uno dei ragazzi del dormitorio avrebbe dovuto accompagnare giù James, assicurandogli che li altri li avrebbero subito raggiunti e allettandolo con la prospettiva di una bella riserva di dolci. In quel modo, James si sarebbe calmato per un po’ e, chi rimaneva in camera avrebbe potuto continuare a dormire.
Quella mattina, neanche a dirsi, toccava a Frank.
La Sala Grande era praticamente vuota, come si suppone avrebbe dovuto essere alle sei e trentacinque minuti, tranne qualche valida eccezione. Quale Julie Anderson, una timida Grifondoro del settimo anno. Poi c’erano Henry Adams, quarto anno, di Corvonero, Robin Green e Terri Collins, quinto e settimo anno di Tassorosso e Derek Orwell sesto anno, di Serpeverde. E infine qualche primino sperso e spaurito che fissava con gli occhi gonfi di sonno la propria colazione.
James si catapultò al tavolo dei Grifondoro, lasciandosi cadere con entusiasmo sulla panca e, afferrato il braccio di Julie, le urlò nell’orecchio, sorridendo a trentadue denti –JULIEEE! È VENERDì!!-
Julie arrossì di riflesso, le guance imporporate di un bel rosso acceso, limitandosi a sorridere. Julie era estremamente timida. Il primo anno, ricordava benissimo Frank, non riusciva nemmeno a rivolgere la parola a qualcuno, studente o insegnante che fosse, senza iniziare a balbettare. Era una brava ragazza, sempre pronta a darti una mano, probabilmente un po’ troppo paurosa, ma cordiale e gentile.
-Si, James, l’avevamo capito- asserì Frank, afferrando un croissant alla crema e addentandolo con una smorfia. Se non altro l’alzarsi presto aveva anche un vantaggio. I croissant alla crema, i suoi preferiti, quando scendevano a fare colazione di solito, verso le otto all’incirca, erano sempre terminati.
James sorrise come se non fosse capace di fare altro.
 
Lysander, Fred e Ethan li raggiunsero un’ora e mezza dopo. James aveva passato il tempo a lanciare incantesimi contro chiunque entrasse dal grande portone, ricevendosi occhiate di rimprovero, di compassione, di rabbia e di adorazione. Frank, in quanto prefetto, avrebbe dovuto fermarlo, o almeno cercare di farlo, ma lo sforzo (e il sonno) era troppo.
Lysander si lasciò cadere accanto a James, portandosi le mani fra i capelli, visibilmente distrutto. Doveva davvero aver esagerato con l’alcool la sera prima.
-Caffè, ora. James se continui ancora con questa storia del venerdì giuro che un giorno di questi ti uccido- si limitò a grugnire Ethan, tendendo la mano verso la caraffa e regalando un sorriso dolce a Julie che gliela stava passando. Lei arrossì ancora di più, abbassando lo sguardo. Si giravano attorno da mesi ma non erano ancora riusciti a concludere niente.
-Ethan, sei una seccatura!- piagnucolò James, osservandolo con fare scocciato. Lo odiava il venerdì. Li odiava tutti perché a suo dire con il loro atteggiamento da “Ho appena perso il campionato di Gobbaglie” gli rovinavano l’entusiasmo -Perché non riuscite a capire quanto sia meraviglioso il venerdì?-
–State un po’ zitti!- Lysander gemette, massaggiandosi le tempie con le dita affusolate –Le feste durante la settimana dovrebbero essere proibite!-
-Teoricamente lo sono- osservò una voce femminile alle sue spalle. Sul volto di Frank si aprì un enorme sorriso ebete mentre persino il ricordo dell’alzataccia mattutina svaniva rimpiazzato da pensieri molto più piacevoli e rilassanti.
James saltellò fino alla ragazza e la stritolò in uno dei suoi abbracci da piovra gigante, ignorando i diversi epiteti che lei li rivolse e urlandole contento che, come ormai tutta la Sala aveva capito, il venerdì era davvero un bellissimo giorno.
Stephanie, dopo essersi liberata di Potter con uno strattone, lasciò la borsa sulla panca, sedendosi accanto a Frank e scoccandogli un bacio sulle labbra. Poi, con un grugnito protese una mano verso Fred che, con un altro grugnito, le porse un muffin al cioccolato. La ragazza faceva sempre colazione con loro da quando lei e Frank stavano insieme. In un momento di totale sincerità (James le aveva dato del Fire-Whisky) gli aveva confidato che, anche prima, osservandoli da lontano, aveva sempre voluto, nonostante l’assoluta avversione che aveva provato per loro fino all’anno prima, partecipare.
Lysander le lanciò un occhiataccia, poi, piagnucolando, nascose la testa fra le braccia.
Jake Ross, un borioso Grifondoro del loro anno, passò loro accanto facendo un sorriso malizioso a Stephanie e a Julie, un cenno a Fred e Lysander e ignorando completamente Frank e James. Jake era il battitore dei Grifondoro, ottimo studente e molto attraente. Sarebbe potuto essere loro amico se non fosse stato così vanesio, pieno di sé e troppo sicuro delle sue capacità.
Stephanie scosse la testa, facendo dondolare i suoi orecchini. Il suo sguardo rimase per un attimo fermo su qualcosa di indistinto, poi, dopo un aggrottata della fronte, alzò un sopracciglio e si girò verso di loro.
-Chi è quello che parla con Rose, Fred?- chiese, alla fine, interrompendo una lunga riflessione del ragazzo che, stava descrivendo con dovizia di particolari come avrebbe brillato agli allenamenti che si sarebbero tenuti nel pomeriggio.
Fred aggrottò la fronte, focalizzando il punto dove, qualche posto più in là, un ragazzo dagli scompigliati capelli scuri, stava cercando di interloquire con la cugina. Rose, una smorfia impassibile sul viso, si limitava a fare finta che non esistesse.
-Non ne ho idea- sospirò lui. –Probabilmente è uno degli stupidi leccapiedi che si trascina in giro.-
-Io non l’ho mai visto in giro, a dirla tutta- si inserì Frank, che aveva sentito lo scambio di battute fra i due.
-Strano- annuì Stephanie mentre si imburrava un pezzo di pane tostato –E comunque Rosie non è interessata a lui, a quanto vedo-
Fred si strinse nelle spalle abbassando lo sguardo. –E a chi è interessata ormai?- lo sentii sussurrare, prima di rivolgersi verso James che aveva affatturato un primino, trasfigurando il suo naso in un rubinetto. Un rubinetto che perdeva.
Stephanie rimase in silenzio, consapevole per una volta, di aver toccato un tasto dolente. Osservò nuovamente il misterioso ragazzo e poi, con la strana sensazione di averlo già visto da qualche parte, riprese a parlare con Frank.
 
La giornata di James proseguì senza intoppi.
Durante l’ora di Divinazione, mentre la Brown si dava la seconda passata di smalto, aveva brevettato con successo la sua scorta di Pasticche Vomitose su un povero Greg Corner che, dopo aver rimesso abbondantemente sulle scarpe di Licia Carrols, era stramazzato al suolo agonizzante.
La professoressa, neanche a dirlo, non se ne era nemmeno accorta. Durante la seconda ora di lezione, invece, la sclerotica, si era legata la sua inseparabile bandana azzurro stinto fra i capelli biondo cenere e, le mani aperte e in mostra, in modo che lo smalto potesse asciugarsi più in fretta, aveva preso la sua copia di Guida alla Divinazione e, con la sua solita aria di sufficienza, aveva iniziato a sparare le sue boiate.
Dopo la fine della “lezione”, James, che aveva deciso di lasciare Artimanzia in seguito al disastroso G.U.F.O. che aveva conseguito, aveva due ore libere che passò in cortile con Fred a sperimentare le nuove finte con la sua scopa che avrebbe potuto attuare nelle prossime partite.
Poi il pranzo, neanche a farlo apposta, c’era il suo piatto preferito, polpettone con patate arrosto e torta sacher, dove aveva passato il suo tempo con i ragazzi, a osservare le grazie palesemente mostrate di Fiona Quincey, una Tassorosso del quinto anno per cui, aveva scoperto quel giorno, Stephanie provava un avversione senza confini.
-Che cosa stai guardando, Frank?- aveva chiesto, il sopracciglio che si inarcava pericolosamente, mentre squadrava il suo ragazzo.
-Ehm… il riflesso del sole che si infrange in modo delizioso fra i tuoi capelli?- aveva provato ad addolcirla lui, deglutendo nervosamente.
-Siamo al chiuso Frank, non c’è il sole-
E infine, nel pomeriggio, dopo aver scoperto che Fredner era ammalato e che, quindi, avrebbe potuto evitarsi ben due ore nei sotterranei a inalare odori molesti e preoccupanti, e aver concordato con Erica Dump di “studiare” quella sera stessa, James aveva deciso che quello era, in assoluto, il miglior Venerdì di sempre.
 
La Sala Comune dei Grifondoro era particolarmente piena, quella sera. I primini, sorridevano contenti, sorpresi di essere sopravvissuti alla prima settimana di scuola. Anche i più grandi, ancora più sorpresi di essere arrivati al week-end, sopratutto visto l’enorme quantità di compiti che erano stati loro assegnati, sorridevano contenti. Regnava una pace e una gaia contentezza, un’aria gioiosa e soddisfatta.
James, Fred e Lysander, spaparanzati sui divanetti di fronte al fuoco, commentavano beati, o almeno gli ultimi due lo facevano, James saltellava e urlacchiava, sugli avvenimenti che avevano caratterizzato la loro giornata.
-Quindi stasera ti vedi con la Dump?- chiese Fred, un sorriso malizioso sul viso e l’aria di chi la sa lunga sulla faccia.
Il sorriso di James si fece, se possibile, ancora più grande –Carina, no? È molto simpatica-
-E ha anche molte altre qualità nascoste- commentò il cugino, stringendosi nelle spalle e ignorando le occhiate sorprese e incredule di James.
Il ritratto si aprì, rivelando le figure di Frank e Stephanie, rossi in volto e con i capelli scompigliati. Il primo rimase impalato davanti a loro, una mano dietro la testa, la seconda, invece, si gettò a peso morto sul divano, nascondendo la testa sotto un cuscino.
-Voglio morire!-
-Cosa è successo?- chiese Lysander, curioso, mentre le strappava il cuscino dalla faccia.
-Vi hanno sgamato?- chiese ironico Fred, riferendosi con un sorriso leggero alle imboscate dei due che di solito si nascondevano in qualche angolino remoto del castello a “dibattere sulla politica estera”. Poi, una volta ricevuto un cenno affermativo da parte dell’amico e una smorfia di disappunto da lei, scoppiò a ridere –E chi? Fredner? Harris? La Brown?-
-Mio padre- fu la cupa risposta di Frank che si lasciò cadere per terra, la schiena rivolta al piacevole calore del fuoco.
I ragazzi scoppiarono a ridere immaginando la situazione. Fred quasi cadde dal divano, mentre si figurava la faccia perplessa e imbarazzata del professor Paciock che sorprendeva suo figlio e la sua ragazza a pomiciare allegramente, magari nascosti dietro una delle sue adorate piante.
Nell’ilarità generale, neanche Stephanie e Frank (che, non ci trovavano proprio niente da ridere) si accorsero della ragazza bionda che, nascosta dietro l’arazzo della Sala Comune aveva fatto un cenno d’intesa nella direzione di James per poi uscire dal buco del ritratto.
Il ragazzo, schiarendosi la gola con la vocina un po’ stridula che li veniva sempre quando raccontava una balla, proclamò di dover andare all’appuntamento con Erica e dopo aver risposto con un sorriso ai vari auguri che gli vennero rivolti uscì anche lui dal ritratto.
 
Una volta fuori la vide.
Era ferma, appoggiata al muro con grazia, la fronte corrucciata e la testa piena di pensieri che non gli era dato di conoscere.
James sorrise, ma lei scrollò il capo, facendo ricadere i capelli biondi sulla fronte. Si mordicchiò il labbro, poi, dopo avergli lanciato un ultimo sguardo, si affrettò a percorrere il lungo corridoio. James seguì il rumore ritmico delle sue ballerine lungo la scuola, senza nemmeno accorgersi del tempo che passava, dei ritratti che li fissavano curiosi.
E all’improvviso lei si fermò.
Erano davanti al bagno dei prefetti al quarto piano. Si girò verso di lui, mordendosi il labbro, nervosa, in un atteggiamento non da lei.
-James, io… devo dirti una cosa importante…- sussurrò, gli occhi bassi e le mani che si intrecciavano e si scioglievano, in un gioco di nervosismo e imbarazzo –Soprattutto dopo… quello… quello che è successo, ecco-
Ma James sapeva già cosa doveva dirgli. Che ci aveva pensato. Che aveva pensato a quello che era successo quella sera, alla Tana, quell’estate. Che ci aveva pensato a lungo, riflettendo su tutto quello che lui le aveva detto. Che aveva deciso che andava bene. Che per lei andava bene.
Che lui le andava bene.
-James io…-
James sorrise, incoraggiante.
 
Dominique Weasley alzò i suoi magnifici occhi azzurri su James e lui dovette mordersi l’interno guancia per costringersi a non distogliere lo sguardo. Guardare Dominique era come guardare il sole, come guardare un incendio che divampava. Un incendio che lo distruggeva dentro. Un incendio che gli faceva paura, un incendio che non sapeva come spegnere e che, in fondo, non era nemmeno tanto sicuro di voler placare.
 
I venerdì di James andavano sempre alla grande.
Cosa successe quel giorno non lo seppe mai. Forse fu il fatto che quel giorno era Venerdì 13, forse la sua fortuna quel giorno si era davvero bendata gli occhi.
Forse doveva semplicemente andare così.
James non lo seppe mai.
Però sapeva che i suoi venerdì andavano sempre bene. Non aveva mai vissuto un venerdì brutto in tutta la sua vita. Mai era stato scontento, di venerdì. Tutti i venerdì erano perfetti.
-Io… io sto con Jake Ross, James-
Tranne quello.







THIS IS JAMES:

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