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Autore: Ofelia20    27/12/2011    3 recensioni
Charlie si è appena trasferita al terzo piano di un palazzo di New York dal piccolo paesino di campagna del Texas in cui è cresciuta, dopo aver scoperto il tradimento del suo fidanzato appena un giorno prima del matrimonio. è una ragazza semplice, solare e dolce, che ancora cerca l'amore. Eli, è il suo vicino di casa, uno scrittore di romanzi erotici in incognito, cinico e donnaiolo.Tra doppi sensi, incomprensioni e litigi nascerà l’amore?
Genere: Commedia, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Appena sveglia Charlie scostò le tende che coprivano la finestra della sua camera da letto e, come da abitudine si perse ad osservare il cielo. Era plumbeo sembrava ingannevolmente calmo, ma era pronto ad accogliere la tempesta che si addensava appena dietro l’orizzonte. Le nuvole si muovevano titubanti e lenti, e si avviavano meschine verso il sole, che cercava a stento di illuminare la mattinata.  La minaccia dell’imminente burrasca si faceva più ineluttabile di minuto in minuti ma questo non bastò per cancellare la felicità congenita della ragazza. Richiuse le tende, infilò le ciabatte di peluche e sbadigliando leggermente si avviò verso la cucina.

“Buongiorno ragazzi!” bofonchiò rivolta ai suoi due pesci rossi che nuotavano boccheggiando tranquilli nella boccia di vetro poggiata sulla penisola della cucina. La ragazza prese posto intorno al tavolo trangugiando un biscotto, imitando quasi perfettamente il “Cookie Monster”, personaggio del programma televisivo “Sesame Street”che ancora oggi non disdegnava di guardare e che per giunta era stampato sul suo pigiama. Afferrò poi la sua ciotola colorata, la riempì di latte e vi immerse un’ingente quantità di cereali.  Portandosi alla bocca il cucchiaio colmo di corn flakes al cioccolato rivolse quasi istintivamente gli occhi al grande orologio viola appeso alla parete. La colazione per poco non le andò per traverso, erano le nove e mezza e lei era già in ritardo al suo primo giorno di lavoro.  Pulendosi frettolosamente la bocca con un tovagliolo si alzò dal tavolo e correndo corse verso la sua camera.  Fortunatamente dopo pochi minuti la ragazza era già pronta per uscire, vestita con la sua nuova divisa da lavoro: un’eccentrica salopette verde smeraldo con tanto di dolcevita giallo canarino abbinato, decisamente una divisa “particolare” come era d'altronde il suo nuovo datore di lavoro. Frettolosamente afferrò la borsa e le riempì alla meglio con i pochi oggetti che ritenne importanti, passò davanti al lungo specchio che aveva posto vicino alla porta, ridacchiò di se stessa e del suo strambo abbigliamento e poi uscì, mantenendo quel sorriso radioso pronta ad affrontare una nuova avventura. Lentamente scese le poche scale che la separavano dal piano terra e si diresse verso il suo posto di lavoro, non distava molto da casa sua, un paio di isolati che dovette percorrere a piedi tra la folla di newyorkesi che come lei si preparavano ad affrontare la nuova giornata. Camminando velocemente riuscì ad arrivare con solo venti minuti di ritardo,riconobbe subito il locale che da quel giorno sarebbe diventato anche un po’ suo. La corte del negozio era tappezzata di fiori colorati che profumavano l’aria , le tendine sopra di essi verdi come la salopette che indossava svolazzavano mosse dal vento. Charlie Sorrise e  impaziente aprì la piccola porta a vetro del negozio e face il suo ingresso. Dietro il bancone un ragazzo molto alto e dai capelli castani lunghi fin sulle spalle, infilava con estrema cura delle piccole rose in una composizione; richiamato dal tintinnio della campanella che lui stesso aveva posto sulla porta, alzò lo sguardo e vedendo la ragazza subito il suo volto si colorì con un sorriso radioso.

“Charlie! Mio piccolo tulipano sei arrivata finalmente!” esclamò lanciando tutto quello che aveva tra le mani e dirigendosi a grandi falcate verso l’amica per abbracciarla. “Ti stavo aspettando! Come stai?” aggiunse staccandosi dall’abbraccio.

“Molto meglio adesso…” rispose Charlie abbassando lo sguardo, vecchi ricordi cominciavano ad assalirla.

“Voglio dirti che mi dispiace tantissimo per quello che ti è successo. Quando mi hai chiamato per dirmi che il matrimonio era annullato io stavo giusto facendo l’ultima prova per il mio abito. Avresti dovuto vederlo: un completo rosso rubino di Armani, la maggior parte degli invitati ne sarebbe stata invidiosa” iniziò a parlare  il ragazzo dando libero sfogo alla sua petulante parte logorroica.

“Si ma adesso non pensiamoci più… “ lo interruppe la ragazza intenta a non voler più sentir parlare di quel brutto episodio della sua vita, e poi aggiunse: “Brandon voglio ringraziarti per avermi accolto qui, e per avermi trovato l’appartamento. Sono sicura che questo cambiamento d’aria mi stia facendo bene.”

“Oh dovere mia cara. La mia piccola pulcina aveva bisogno di aiuto e io non potevo lasciarla sola. E poi” aggiunse quasi con fare cospiratorio:“avevo bisogno del tuo talento qui in negozio e della tua compagnia!” i due si lasciarono scoppiare una risata allegra e si concessero un altro lungo abbraccio. Brandon e Charlie si conoscevano fin da piccoli, erano l’uno dipendente dall’altro. Ma purtroppo la sfortuna di vivere in un piccolo paese di campagna portò i due ragazzi a separarsi: la passione per i fiori del ragazzo, che era riuscito a trasmettere anche all’amica, e il suo bizzarro modo di fare, lo avevano costretto ad abbandonare la sua natale e a trasferirsi a New York, dove aveva di certo aveva trovato la felicità, abbandonando Charlie. Ma ora i due si erano ritrovati e insieme erano pronti a combattere tutte le avversità che la metropoli aveva riservato per loro.

La mattinata trascorse cupa e grigia all’esterno del negozio in attesa di una tempesta che non si decideva ad abbattersi sulla città, ma radiosa e solare all’interno: non erano solo i fiori a colorare l’ambiente ma anche i due splendenti sorrisi che troneggiavano sulla bocca dei due ragazzi. Il primo giorno di lavoro per la ragazza procedeva magnificamente, serviva i clienti, preparava qualche elementare composizione tanto per “riprenderci la mano”, poi i due si concedevano una pausa caffè e poi le solite chiacchierate fra amici. Nell’atmosfera idilliaca del negozio Charlie canticchiando un motivetto allegro si stava occupando di terminare una composizione per un ordine che Brandon si stava preparando a consegnare, prima di chiudere e terminare questo suo primo giorno di lavoro.

                                                                                                                                                                  ***

Seduto sulla comoda poltrona di pelle nera del suo ufficio Eli continuava a fissare la pagina bianca sul suo computer. Aveva lasciato le pratiche che doveva compilare impilandole su un lato della scrivania, e cercava di dare un senso alle idee che le singhiozzavano nella mente. Di tanto in tanto provava a scrivere qualche parole, o si sforzava di formare una frase di senso compiuto, ma senza vittoria. Disarmato portò con il mouse la freccetta sul pulsante rosso alla destra dello schermo e chiuse il programma. Si alzò dalla sedia e cominciò a girare per la grande stanza alla ricerca di una qualche ispirazione. Si mise ad osservare il panorama all’esterno della grande vetrata a cui di solita dava le spalle, deciso per il momento a lasciare da parte il suo lavoro. Un lavoro che non gli era mai piaciuto:era il curatore di una delle più grandi case d’aste di New York, incarico che gli era era stato affidato dal padre, proprietario dell’interna società, e un tempo curatore dell’asta. Ma dopo la pensione aveva deciso bene di lasciare il comando a suo figlio. Eli era da sempre cresciuto nell’arte, questo lo dimostrava la sua straordinaria scaltrezza nel suo poco apprezzato lavoro, o la sua sorprendente capacità di disegnare. Ma la sua vera passione, e il suo vero talento risiedevano nella scrittura, un amore che coltivava fin dalla adolescenza ma che ancora oggi doveva nascondere. La sua riflessione introspettiva fu interrotta dalla rumorosa entrata del suo collega e migliore amico James.

“Ehilà amico, hai visto che ore sono? È ora di andare a pranzo” esclamò battendo una sonora pacca sulla spalla di Eli riportandolo completamente alla realtà.

“Oh si certo. Mi sono messo a lavorare è ho perso la cognizione del tempo” rispose il ragazzo buttando un’occhiata al suo orologio da polso.

“Si certo, come sempre. E poi tocca sempre a me sbrigare il lavoro al posto tuo.” Protestò Jim. Il ragazzo era l’assistente di Eli, l’amico gli aveva offerto il posto non tanto perché avesse bisogno di un segretario ma perché era stanco di vedere il suo migliore amico disoccupato e perennemente al verde.

“Ma sta zitto. Non ti licenzio solo perché rubi lo stipendio a mio padre.” Disse con il suo solito cinismo Eli mentre si rinfilava la giacca.

“Come vuoi amico mio, ma quando poi ti servirà aiuto con quelle pratiche che hai lì non contare su di me” rispose di rimando James, e poi aggiunse: “Comunque, oggi ho proprio una fame da lupi, dove andiamo a pranzo?”

“Jim tu hai sempre fame. Comunque oggi ti porto in un ristorante di classe, perciò non farmi fare brutte figure” avvisò l’amico riferendosi ai modi talvolta poco ortodossi dell’altro.

“Tranquillo, sarò il principe William in persona!” disse mentre entrambi uscivano dall’ufficio dirigendosi verso l’ascensore.

“Io ti vedrei meglio nei panni di Kate!” lo stuzzicò Eli mentre le porte dell’ascensore di spalancavano.

“Divertente” rispose con una smorfia infantile l’altro. Durante la discesa il silenzio fu rotto dalla vibrazione del cellulare di James, il ragazzo prontamente estrasse il cellulare dalla tasca e lesse il contenuto dell’Sms.

“Amico, credo proprio che questa sera io farò del sesso sfrenato!” disse poi rivolto ad Eli, che lo guardò con disappunto e rispose caustico come al solito:

“Come?! La tua mano destra adesso ti invia anche i messaggini”

“Che ti prende oggi Eli, sei più divertente del solito” rispose Jim seccato. “ E comunque è stata Emily che mi ha contattato. Ricordi la ragazza che mi hai presentato due settimane fa? Mi ha invitato a casa sua questa sera. Perché io a differenza tua, non seduco le donne al primo appuntamento e poi le abbandono” aggiunse con un tono di voce a metà tra il divertito e il seccato.

“Io non abbandono le ragazze! È solo che mi piace assaggiare più piatti prima di scegliere quello con cui fare il bis” si limitò a rispondere Eli con il suo solito modo di fare.

 

   
 
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