RED
DOT
Era una
fresca mattina di Maggio nella Grande Mela. Il vento soffiava giocondo tra i
rami degli alberi sporgenti oltre il recinto di Central Park sulle frenetiche e
trafficate strade di New York. Un pallido sole, ancora imbiancato dalla rigida
stagione invernale,faceva capolino tra le soffici nubi bianche che tappezzavano
il cielo, riscaldando la pelle dei newyorkesi più impavidi che avevano già
scoperto le loro braccia alla calda stagione. Con il vento che le spettinava i
lunghi capelli castani e il sole che le soffiava sul viso diafano Charlie
estraeva dal cofano della sua vecchia jeep rossa gli ultimi scatoloni per il
trasloco. Con la fatica stampata sul volto prese l’ultima scatola, la più pesante,
la poggiò a terra e chiuse sonoramente il cofano. Impilò le tre scatole l’una
sull’altra e traballando si preparò a cominciare la sua scalata verso una nuova
vita. Il cuore martellava nel petto, sembrava quasi che volesse uscire e
tornare alla tranquilla vita di campagna a cui era da sempre stato abituato,
miliardi di farfalle ronzava nel suo stomaco solleticandolo, le sue mani era
bagnate di sudore, il respiro era sempre più pesante. Si fermò un attimo
davanti all’imponente portone del palazzo, cercò di riprendere il controllo di
se stessa, di fare dell’ansia una grossa palla e di lanciarla più lontano
possibile. Gettò di nuovo un’occhiata alle sue spalle come a voler salutare la
sua vecchia vita, poi rivolse il suo sguardo in avanti, verso la lunga scalinata
che l’avrebbe portata al suo nuovo appartamento, e alla sua nuova vita.
Malgrado la fatica di dover trasportare degli scatoloni pesanti sul suo bel
viso si aprì un immenso e brillante sorriso mentre i suoi piccoli piedi coperti
da eleganti ballerine rosa, cominciava a salire i primi gradini. Purtroppo dopo
la prima rampa il dolce sorriso dovette lasciare spazio alla smorfia di dolere
e fatica e soprattutto al pesante fiatone che le si era creato nel trasportare
il suo carico pesante che conteneva la sua inestimabile collezione di vinili.
Si fermò per qualche secondo a riprendere fiato, asciugò il sudore sulla sua
fronte con la spalla e barcollando si decise a riprende a salire le scale fino
al terzo piano.
“Serve una
mano?” disse una voce calda e sensuale alle sue spalle. Non aspettandosi di
incontrare nessuno sobbalzò rischiando quasi di cadere all’indietro, se non
fosse stato per le possenti mani che le cinsero la vita bloccando quella che
sarebbe stata un’inevitabile e rovinosa caduta. Con ancora le scatole tra le
braccia si girò prontamente verso lo sconosciuto quasi spaventata. Quelle mani
che poco prima le stringevano la vita adesso le stavano delicatamente togliendo
gli scatoloni dalle mani. In quel momento la visuale della ragazza fu liberà, e
riuscì con sua sorpresa a notare che il possessore di quella voce così
ammaliante era dotato anche di una bellezza straordinaria. La carnagione chiara
leggermente oscurata dalla barba che in quella mattina non era evidentemente
ancora stata rasata, i capelli neri corvini spettinati sulla fronte e due
meravigliosi occhi blu cobalto circondate dalle folte sopraciglia corvine come
il colore dei suoi capelli. E quel uomo con tutta la sua bellezza la stava
guardando con stampato sul bel volto un dolce e mozzafiato sorriso.
“G-Grazie…”
balbettò la ragazza schiarendosi la voce senza riuscire a smettere di fissare
quei brillanti occhi color oceano.
“Non sai che
hanno inventato gli ascensori?” disse l’uomo passando galantemente avanti alla
ragazza facendo segno di seguirlo, salendo velocemente la seconda scalinata.
“E tu hai
mai sentito parlare di claustrofobia?” le rispose Charlie riferendosi ad una
delle sue tante fobie e manie, seguendolo.
“Capisco” si
limitò a dire lui con tono grave poi
continuando la loro salita aggiunse: “Dove sei diretta?”
“Sono
arrivata!” disse la ragazza poggiando a terra l’unico scatolone che le era
rimasto tra le mani e frugando nella sua borsa di cuoio in cerca delle chiavi
del suo nuovo appartamento.
“Ma non
dirmi che tu sei la nuovo inquilina di questo palazzo?” esclamò il ragazzo
sorpreso aprendo le sue labbra carnose in un sorriso e spalancando i suoi
immensi occhi blu.
“Oh si. Tu
in quale appartamento abiti?” le chiese la ragazza lasciandosi trascinare un
po’ dal entusiasmo del giovane mentre estraeva vittoriosa il mazzo di chiavi
nuovo da una tasca della borsa.
“Io abito
proprio nel appartamento di fronte al tuo.” Disse il ragazzo indicando la porta
davanti a loro.
“Ah bene.
Non mi sono ancora presentata io sono Charlie” disse la ragazza mentre
l’imbarazzo cominciava ad impadronirsi di lei.
“Io sono
Eli, è davvero un piacere conoscerti Charlie” si presentò anche egli stringendo
vigorosamente la delicata manina della ragazza che fu investita da un brivido
nel sentir pronunciare il suo nome da quella voce così voluttuosa.
“Bè grazie
mille Eli per avermi aiutato con questi pesanti scatoloni” iniziò la ragazza
cercando di congedarsi, dato che le sue guance cominciavano ad imporporare,
odiava quando le succedeva, odiava arrossire soprattutto davanti agli uomini,
soprattutto davanti a certi tipi di uomini.
“Ti prego
non dirlo neanche. Ho visto una donzella in difficoltà e non ho potuto fare a
meno di correre in suo aiuto. Ma lascia che ti aiuti a portarli fino a dentro,
sono pesantissimi.” Disse galantemente El, e
ignorando tutte le proteste della ragazza entrò nel suo appartamento questa
volta carico di tutte e tre i cartoni. La ragazza si arrese e lo lasciò entrare
chiudendo la porta alle sue spalle.
“Perdona il
disordine ma oggi è il primo giorno che mi sono trasferita” si giustificò la
ragazza riferendosi alla montagna di roba ancora imballata che occupava il suo
salotto. “Sta attento con quelle scatole, mi raccomando!” aggiunse poi
rivolgendosi al ragazzo.
“Tranquilla.
Ma cosa contengono per essere così pesanti?” domandò scuotendole leggermente
per riuscire a decifrarne il contenuto dal rumore che proveniva dall’interno.
“No! Non
scuoterle. Rischi di danneggiarli!” esclamò la ragazza fiondandosi verso Eli
per fermarlo.
“Danneggiare
cosa? La tua collezione di giocattolini…” disse
maliziosamente il ragazzo sotto lo sguardo confuso e accigliato di Charlie.
“Bè contiene
la mia preziosissima collezione di vinili, sono molto delicato. Poggiali lì sul
divano.” Rispose la ragazza leggermente stizzita e anche un po’ turbata dalle
parole del ragazzo.
“Tu
collezioni vinili? Interessante” rispose il ragazzo facendo dimenticare tutto
quello che aveva detto precedentemente alla ragazza che adesso gli sorrideva
con le guance visibilmente arrossate.
“Adesso
scusami ma devo salutarti, devo andare a lavoro!” la salutò dirigendosi alla
porta con la sua andatura elegante e raffinata.
“Ci vediamo
Eli!” rispose la ragazza salutandolo con un cenno della mano mentre il ragazzo
si allontanava verso il suo appartamento.
“Ci vedremo
spesso Charlie!” la salutò di nuovo il ragazza prima di sparire oltre la porta
del suo appartamento.
La ragazza
si chiuse la porta alle sue spalle, mentre l’ombra di una sorriso soddisfatto
ristagnava sul suo viso. Lanciò qualche occhiata al suo appartamento, e si mise
al lavoro pronta per mettere in ordine le stanze e la sua nuova vita.