2.
Sfasciafidanzati
"Tu non rispondi mai alle mie
domande, eppure vuoi
che io te ne faccia sempre tante."
Si lamentò. Signorina Primavolta alzò e
abbassò le spalle più volte, ascoltando
il fruscio del lenzuolo che si avvinghiava dolcemente intorno al corpo
di lui.
"Odio il tuo silenzio. È assordante, cazzo." Lei
scosse la testa e rise.
"Come può un silenzio essere assordate?"
"Il tuo lo è. È così rumoroso che non
riesco a
concentrarmi." Le rispose, serio. Signorina si scansò e
sospirò. Si coprì
il seno con il lenzuolo e sospirò di nuovo.
Avvinghiò i suoi piedi nudi a
quelli del ragazzo. Lo abbracciò.
"Scusa, Francesco." Bisbigliò. Lo guardò negli
occhi. Francesco era un nome così banale. Non le era mai
piaciuto. Faceva
fatica anche a pronunciarlo. Le piacevano i nomi corti, quelli che,
anche
volendo, non si possono abbrevviare. Eppure il Francesco che la cullava
in quel
momento era il più bel Francesco che potesse esistere.
"E' tardi." Sospirò lui e si alzò. Signorina
Primavolta gemette e gli afferrò il braccio.
"Non è tardi." Balbettò velocemente.
"Resta." Disse, invece, con voce chiara, forte e decisa. Voleva che
restasse ancora un po'.
Francesco sorrise gentile e si infilò di nuovo sotto il
lenzuolo. La abbracciò, facendo aderire i loro corpi. "Non
ti
lascio." Sussurrò, soffiandole dolcemente nell'orecchio.
"Ma se adesso te ne vai, io rimango sola. Io sono
sola." Signorina Primavolta aveva paura di se stessa e del silenzio che
la
sua mente era in grado di creare. Aveva paura del suo essere
così fragile e
allo stesso tempo troppo forte. Aveva paura di tutti quegli occhi che
la
fissavano, perchè la sua mente non reagiva; si chiudeva in
uno strano silenzio
e le impediva di aprire bocca e dire a tutto il mondo che non aveva
scelto lei
di essere così bella.
"Non sei sola, Signorina." La sgridò e le baciò
la
fronte. Infilò le dita tra i capelli biondi,
sfiorò la ricrescita, scompigliò
quei capelli fragili che cadevano continuamente, riempiendo i cuscini.
Era il
suo 'sono stata qui'. Le fidanzate gelose trovavano quell'insieme di
fili
biondi e capivano che il fidanzato aveva portato un'altra. Si
infuriavano,
urlavano, piangevano, maledicevano l'amante, ma tornavano sempre.
Tornavano
perchè l'amore è un'arma di distruzione di massa
volontaria. Signorina
Primavolta era una sfasciafidanzati. Si infilava nelle storie
più serie e
creava disordine laddove il disordine non c'era. Creava, invece, ordine
laddove
si viveva meglio nel disordine. Si sa che le storie funzionano ognuna a
modo
proprio. Se si rompe anche un solo filo, niente va più
avanti. I fidanzati la
volevano perchè era bella quando ballava nei locali,
circondata dalle luci, ma
poi si pentivano perché lei non era in grado di dare loro
l'amore che, invece,
le fidanzate sapevano dare meglio di chiunque.
Signorina Primavolta non sapeva amare e non c'era nessuno
disposto a insegnarglielo. Nemmeno Francesco perchè
rischiava di fare sempre
tardi al lavoro. Lavoro che si chiamava Mia.
"Ora devo proprio andare." Lei annuì e fece
scivolare via le sue mani. Lo guardò mentre si vestiva e lo
immaginava mano per
mano con quella ragazza che aveva visto di sfuggita qualche volta a
scuola.
"Non tradirla più." Gli disse quello che avrebbe
voluto dirgli giorni prima, prima che la loro storia strana iniziasse.
Lo disse
con un grappo in gola, perchè questo significava dire basta
ai loro incontri e
dire basta a Francesco.
Francesco si bloccò con la maglietta in mano. La
guardò per
qualche secondo, poi abbassò lo sguardo, mortificato,
triste, deluso, incapace
di dire qualcosa.
"Mia non è bella come te." Sussurrò, si
infilò la
maglietta e aspettò che lei lo sgridasse.
"Ma Mia ti ama."
"Tu no?" si affrettò a domandare lui, quasi
gridando. "Tu non mi ami?" ripeté la domanda con voce grave.
Signorina Primavolta si irrigidì. Lo amava? Sì, a
modo suo,
lo amava. Lo amava come nessuna donna era in grado di amare. Ma il suo
amore
era così strano che non accontentava mai nessuno e aveva
paura che pure
Francesco si sarebbe stufato e l'avrebbe abbandonata. E lei ordiava gli
abbandoni, perchè la maggior parte erano abbandoni senza
adii, senza parole che
provassero a spiegare perchè si lasciava una persona che in
passato si aveva
amato. Gli abbandoni erano dolorosi. Gli abbandoni erano seccanti
perchè il
dolore, a volte, era troppo e le impediva di respirare. Si accasciava a
terra e
le veniva voglia di rimanerci per sempre.
"Non come ti ama lei, no." rispose, infine, con il
cuore colmo di sofferenza. E nemmeno lei sapeva se quella era la
verità. Ma era
stufa di distruggere amori e poi non ricavarci niente.
Francesco la guardò sconcertato, perso, distrutto. "Hai
ragione, lei almeno ha un nome." Bisbigliò, con voce dura
come la pietra.
"L'amore è grande, sì, ma non abbastanza per due
persone. Devi scegliere una sola."
"Devo scegliere Mia? Mi sai dicendo questo?"
Signorina Primavolta annuì. "E tu vuoi che io scelga Mia?"
ancora una
volta lei si pietrificò. No. Voleva che Francesco scegliesse
lei. Voleva
urlarglielo in faccia, voleva che la frase 'Scegli me!' gli spaccasse i
timpani. Ma stette zitta. Abbassò il capo e strinse tra le
dita le dita il lenzuolo.
Il ragazzo scosse la testa e uscì, sbattendo la porta. Ecco.
Signorina Primavolta era rimasta sola. Come sempre, la sua mente
divenne
silenziosa. E in questo strano silenzio solo i suoi singhiozzi
echeggiavano,
rumorosi, dispettosi e dolorosi.