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Autore: TheWriter    27/12/2011    0 recensioni
La frattura spazio tempo è chiusa, il portale è rotto, Hope Plaza è distrutto... e la stagione è finita.
E adesso?
Genere: Avventura, Azione, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ospiti inattesi

-"Eccoli! Eccoli!", esclamò Zoe entusiasta puntando il ditino verso il cielo, vedendo il trasporto avvicinarsi, con le lontanissime cascate sullo sfondo.
-"Papà! Papà!", disse correndo verso il trasporto che non era ancora atterrato. Il padre la vide arrivare di corsa dall'abitacolo e dovette fare una manovra evasiva per evitare di atterrare sopra la bambina, totalmente presa dall'entusiasmo del volo imminente.
-"Malediz…", imprecò Jim richiamando il trasporto all'ultimo istante.
-"Quant'è stupida! Ma com'è possibile???", esclamo Josh.
-"Non chiamare stupida tua sorella Josh!", esclamò allora il padre. "Piuttosto, apri il portello: le avevo promesso che l'avrei portata alle cascate, e non voglio certo dargli questa delusione".
-"Bah!", si limitò a dire il ragazzo, slacciando la cintura di sicurezza ed avviandosi verso il portello.
Taylor era già sceso, sorreggendo il suo prezioso carico.
-"Shannon, sai dove posso trovare la tua figlia più grande? So che è molto ferrata in storia, probabilmente può darci una mano a datare questo strano oggetto."
-"Credo che sia con quel… come si chiama? Raynolds?"
-"Raynolds! Sono già due volte che lo pesco a…", lasciò la frase a metà osservando Jim. "…a… fare cose che non c'entrano molto con le sue consegne.", concluse poi. "Io vado a cercarlo. Tu cerca di essere di ritorno prima che faccia buio: questi affari non sono così facili da pilotare di notte. Non immagini neanche quanto è buio là fuori, lontano dalla colonia!"
-"Ricevuto.", rispose. "E tu lì dietro? Sei pronta? Tua madre dov'è?"
-"Non lo so!", rispose eccitatissima Zoe. "Partiamo? Partiamo?"
-"Un momento Zoe! Vuoi lasciare qui tua madre?!?"
-"Eccola, sta arrivando! Dài, andiamo."
-"Tutto bene, amore?", disse Jim alla moglie appena salita sul trasporto.
-"Certo. Stavo prendendo qualche snack. E Raynolds ha insistito per darmi la sua torcia."
-"Raynolds era a casa nostra???", disse Jim non troppo contento.
-"Sì, era venuto a chiamare Maddy per invitarla… non so bene dove…."
Jim guardò di traverso la moglie. "Non so bene dove?!? Ma…"
-"Jim,rilassati… E' grande ormai…"
-"Sì, anche le bestie che sono da queste parti sono grandi! E quel tipo, Raynolds, non mi piace…"
-"Non ti piace?!? E perché?", chiese la donna a Jim mentre questi faceva decollare il mezzo.
-"Come perché? Perché… perché…"
-"Voglio dire, perché non ti piace, a parte il fatto che vuole uscire con nostra figlia?"
-"Beh… mi sembra sufficiente. Praticamente è ancora una bambina, e…"
-"Andiamo, Jim, ha 16 anni! Lasciale un po' di spazio. Dopotutto…"
Ma non potè terminare la frase, ammutolita davanti all'incredibile spettacolo.
-"Oh mio Dio. Jim..!!!"
Jim li scorse appena in tempo per evitare la collisione. Quasi completamente silenzioso grazie alla propulsione elettrica, il trasporto era passato pressoché inosservato dai tre animali, che solo per pochi metri non lo travolsero.
L'apertura alare di uno solo di essi superava la lunghezza del trasporto stesso, e l'enorme testa sormontata dalla cresta era grossa quasi quanto la cabina di pilotaggio, lunga più di 3 metri.
Lo spostamento d'aria prodotto da uno di quei bestioni fu persino sentito da Jim sui comandi del trasporto.
I tre enormi pterodonti cambiarono rotta dopo il mancato impatto, e sembravano intenzionati a seguire il velivolo.
-"Guarda papà, stanno tornando!"
-"Lo vedo, piccola", disse Jim con un tono che non piacque alla madre, che guardò Jim con sguardo preoccupato.
-"Jim…"
-"Non so se possono costituire un problema, ma sono grossi. Molto grossi. E questo non mi piace."
-"Mamma! Mamma! Sono vicinissimi", gridava Zoe non riuscendo a contenere l'entusiasmo saltando da un finestrino all'altro dell'abitacolo, prima a destra e poi a sinistra per vederli tutti.
-"Jim… ci hanno circondato…"
-"Sembrerebbe di sì", disse Jim gettando un occhio preoccupato agli schermi retrovisori. "Non capisco che cosa vogliano. Non mi sembra che gli assomigliamo molto… non credo possano averci scambiato per uno di loro. Forse ci vedono invece come una minaccia… ma immagino che in quel caso che ci avrebbero già attaccato…"
-"O forse si stanno preparando a farlo…", continuò Liz sempre più preoccupata, tirando  a sé la bambina.
-"Papi, dici che ci attaccheranno?", chiese Zoe improvvisamente preoccupata.
-"No, amore, andrà tutto bene, vedrai. Sono solo curiosi…", inventò Jim, sollevando le spalle allo sguardo critico della moglie, come per dire "non mi veniva in mente nient'altro".
Però sembrava che avesse ragione. Gli enormi animali non sembravano avere atteggiamenti ostili; si limitavano a volare in formazione col trasporto, senza avvicinarsi né allontanarsi. L'occhio del più vicino, sulla destra del velivolo, scrutava curioso nell'abitacolo. A un tratto emise un fortissimo grido aprendo l'enorme becco, poi voltò la testa verso destra, e virò in quella direzione: con le ali perfettamente tese, pensò Jim, sembrava proprio un aereo.
-"Forse se ne vanno", azzardò Zoe.
-"Forse", disse dubbioso Jim. "Comunque siamo arrivati. Ecco le cascate."
Mentre anche gli altri tre enormi rettili si allontanavano, infatti, davanti al grosso finestrino anteriore dell'abitacolo apparivano ormai ben visibili le cascate, che fino ad allora la famiglia Shannon aveva potuto vedere solo dalla colonia.
Alte almeno 700 metri, giudicò Jim, creavano una colossale nube di minutissime goccioline, che colpite dal sole formavano un grandioso doppio arcobaleno che le abbracciava nella totalità, attraversato da un gruppo di volatili che potevano anche essere quelli che avevano appena lasciato il velivolo.
Incastonato tra le cascate e la foresta, un vasto lago dalle acque limpidissime ospitava sulle sue sponde una grande varietà di fauna all'abbeverata; giganteschi brachiosauri piegavano il lunghissimo collo per raggiungere la superficie dell'acqua, mentre triceratopi relativamente piccoli - ma comunque grandi quanto un'automobile – si avviavano placidamente all'abbeverata, facendo bene attenzione a non farsi travolgere dalle possenti zampe dei brachiosauri. Erano gli unici due tipi di dinosauri che Jim riusciva a riconoscere, ma c'erano decine di varietà, alcune che gli sembravano note, altre mai viste prima – probabilmente da nessuna persona al mondo. Creste ossee, pinne terrestri, gozzi rigonfi, code lunghissime o corte e rinforzate da placche ossee, alcuni strisciavano, altri correvano, quello saltava, l'altro si trascinava faticosamente. Alcuni erano seguiti dai loro "piccoli" – grossi quanto un orso Grizzly adulto – altri sembravano impegnati in danze amorose dopo aver soddisfatto la loro sete.
Tutti sembravano incredibilmente tranquilli, nonostante solo poco più in là ci fosse l'altra categoria di animali: i carnivori. Si riconoscevano facilmente, alcuni perché più piccoli e più agili, altri comunque giganteschi, ma con le zampe anteriori piccole e dotate di possenti artigli con cui uccidere e smembrare le loro prede, con l'aiuto di grossi e affilatissimi denti.
Mentre Zoe elencava tutti i loro nomi uno dopo l'altro, come se per tutta la vita non avesse fatto altro che studiare paleontologia, Jim cercava un posto adatto per atterrare senza causare scompiglio tra gli erbivori ma al tempo stesso senza diventare il pranzo dei carnivori. Malcolm gli aveva chiesto di raccogliere dei campioni dell'acqua che alimentava l'acquedotto della colonia: ultimamente era stata infatti rilevata la presenza di sostanze estranee nelle acque della colonia, e bisognava capire quale ne fosse la fonte e localizzarla, prendendo dei campioni in vari punti del fiume che dalle cascate raggiungeva i pressi della colonia.
-"Qui mi sembra sicuro", disse infine dirigendo il velivolo su una cresta abbastanza lontana dalle cascate da consentire un atterraggio asciutto.
-"Signore", disse poi scherzosamente mentre disattivava il motore, 'Dino-Air' vi ringrazia per aver viaggiato con noi e vi augura una piacevole permanenza a Prehistoric Beach".
 
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Taylor girò la mappa appesa al muro per consultare quella che rappresentava i dintorni della colonia. Era piuttosto approssimativa, avendola compilata solo sulla base degli appunti mentali che aveva preso durante i primi mesi di permanenza solitaria nella giungla.
L'albero del pellegrino, il Canyon, le Cascate, il Punto di Arrivo - dove aveva avuto il suo primo incontro col Cretaceo –,  La Spiaggia, il Terminus.
Aveva determinato le posizioni di ogni luogo alla vecchia maniera, con la bussola e contando i passi – nessun Sistema di Posizionamento Globale, nel Cretaceo – ma ora avrebbe potuto definire con precisione le posizioni, e colmare le numerose lacune della mappa, grazie al trasporto aereo che inaspettatamente era entrato a far parte della dotazione della colonia. E anche le perforatrici nucleari e gli esplosivi sarebbero stati di grande utilità alla Causa: Lucas li aveva portati lì per distruggere tutto, e spremere come un limone quel territorio vergine, solo per soddisfare i capricci della corporazione che dominava il mondo del 2149 – e che ne stava causando la rovina.
-"Non lascerò che succeda di nuovo", mormorò deciso rivolto più a sé stesso che al soldato che dietro di lui attendeva ordini sulla porta.
-"No, signore", disse quello che non sapeva bene cosa rispondere.
-"Non lascerò che qualche vecchio riccone egoista porti i suoi bassi ideali qui a Terra Nova, distrugga tutto quello che abbiamo faticosamente costruito, e insinui il tarlo dell'egoismo e dello sfruttamento anche nelle giovani menti dei nuovi abitanti di Terra Nova!"
Si riferiva naturalmente ai 35 bambini "Noviani", quelli che non avevano mai conosciuto la bruttezza e la pesantezza di un mondo che stava soffocando nei suoi stessi rifiuti: loro erano nati qui, sotto un cielo azzurro e pieno di speranza, incarnando loro stessi la speranza di chi li aveva messi al mondo nella riuscita della Missione: un nuovo mondo, una nuova Terra,… Terra Nova.
Le cose non erano iniziate nel migliore dei modi: già coi primi inganni del generale XXXX TBW, il tradimento del figlio Lucas, i successivi ricatti e tradimenti… Taylor riflettè su quel punto: sembrava che, fino ad allora, tutta la vita di Terra Nova, segretamente, si fosse sviluppata intorno a quei due aspetti gretti e meschini dell'atteggiamento umano: gente che ricattava altra gente, persone che tradivano altre persone perché sotto ricatto; ricattati che tradivano altri ricattati per salvare i propri familiari. Persino la piccola Leah.
La ricordava, dolcissima, quando ad appena tre anni gli correva in braccio felice ogni volta che lui tornava da un'esplorazione fuori dai cancelli, ogni volta con un nuovo regalo per lei: un fiore grande quanto la sua testa, il guscio incredibilmente e inaspettatamente variopinto di un uovo di dinosauro, un sasso tondo che racchiudeva un geode, una foglia così enorme da potersi usare come ombrello. La piccola Leah l'aveva portata con sé per giorni, che piovesse o ci fosse il sole, fino a quando non fu talmente secca e stropicciata da non sembrare più nemmeno una foglia. Allora diventò un giaciglio, per i piccoli pupazzi a forma di dinosauro che Taylor scolpiva per lei nel tenero legno delle enormi felci che crescevano lì intorno.
A vederla giocare con quei rudimentali giocattoli, parlare con loro, prestar loro la voce, mostrarli orgogliosa agli altri bambini, non poteva non pensare a quello che si era lasciato dietro, nel 2149. La moglie prima, i bambini poi, non più bambini, ma diventati adolescenti ribelli prima, e adulti reazionari dopo. Fino all'ultimo aveva sperato che la figlia più piccola, crescendo, sarebbe riuscita a riportare sulla strada giusta Lucas, ma lei non ci aveva neanche provato: conosceva troppo bene il fratello, sapeva che qualcosa dentro di lui, nel suo cuore, ma più nella sua testa, si era rotto quando la loro mamma era morta nell'incidente. All'inizio le era sembrato solo arrabbiato, ma quando dopo giorni, dopo settimane, dopo mesi dall'incidente, quando lei andava a portare fiori sulla tomba di mamma mentre lui preferiva andare a ubriacarsi con gli amici, non ancora maggiorenne, si rese conto che quello ormai non era più suo fratello.
Anche Taylor se n'era accorto. Anche lui non era stato più lo stesso, dopo la morte della mamma, dopo la pazzia del figlio, ma soprattutto dopo la scoperta del portale. Taylor si rivedeva a farea tutti quegli "strani discorsi" ai suoi figli, quegli "assurdi progetti", come li definiva Caroline, eppure lui non si stancava mai di invitarla a seguirlo, ad andare con lui, ad aiutarlo nella ricostruzione. Ma lei non poteva farlo, diceva. Non avrebbe tradito il suo mondo morente. Aveva detto proprio così, "tradito". Ancora quella parola, "tradimento"; sembrava che nel mondo ormai non contasse nient'altro.
Le grida dei bambini che giocavano all'esterno lo riportarono alla realtà. Si affacciò, e vide che c'era anche lei, proprio Leah, che rincorreva scherzosamente il fratellino Sam, mentre lui cercava di non farsi acchiappare scartando continuamente a destra e a sinistra. Proprio come lui aveva insegnato a Leah, e come lei aveva evidentemente insegnato al fratellino.
"E' così che fanno i Gallimimus per sfuggire ai Carnotauri", le aveva spiegato tenendola sulle ginocchia ancora una volta. Lei lo ascoltava rapita, con gli occhioni blu fissi nei suoi, attenta a cogliere ogni sfumatura nella voce, ogni espressione del viso, mentre lui era intento a raccontarle un'altra "storia paurosa", come le chiamava lei, sobbalzando ogni volta che lui la sorprendeva con un colpo di scena nella storia, che ogni volta includeva immancabilmente un gigantesco Carnotauro che sbucava all'improvviso da qualche parte. Lei si lasciava sfuggire sempre un gridolino di paura, ma poi scoppiava a ridere quando la mano di lui, che fino a un istante prima mimava una bocca dentuta e famelica, diventava una inarrestabile "macchina del solletico" sulla sua pancia.
D'un tratto i bambini, che correndo erano arrivati fino al recinto, si arrestarono di botto, guardando fuori.
Taylor drizzò le orecchie.
Gli altri bambini raggiunsero Sam e Leah, e presto si formò un capannello davanti al recinto. Taylor si portò il binocolo agli occhi, ma lo slasher fu più veloce: un colpo di coda sfrecciò tra i pali del recinto, mancando di pochissimo uno dei bambini che, più coraggioso (o più scriteriato) degli altri, si era staccato al gruppo per andare a guardare quale fosse la fonte del ringhio che aveva sentito.
La temibile coda dello slasher aveva mancato il bersaglio, ma i compari dell'animale, intorno, avevano approfittato della distrazione delle prede per insinuarsi, inosservati, sotto la recinzione.
-"Leah!" Gridò allora Taylor. "Filate via di lì!"
I due bambini si voltarono verso di lui.
-"Subito! Non state lì impalati!"
Vedendo che il comandante aveva già puntato la pistola sonica, subito imitato dal soldato accanto a lui, non se lo fecero ripetere due volte: presi per mano i bambini più piccoli,sfrecciarono via, nascondendosi dietro l'angolo dell'abitazione più vicina, del tutto decisi a non perdersi la scena.
Taylor e il soldato spararono due colpi, ma andarono a vuoto: i due slasher li videro arrivare e li evitarono.
O almeno così sembrò a Taylor, che scambiò uno sguardo perplesso col soldato, che stava guardando incuriosito la sua pistola chiedendosi se non fosse invece guasta.
Puntarono di nuovo le pistole, dopo averne aumentato la potenza, ma si trattennero dopo aver visto che stava succedendo qualcosa di strano. Portarono le pistole al proprio corpo, mettendole in sicura, mentre si avvicinavano alla balaustra chiedendosi cosa stesse succedendo.
Quattro slasher si erano posizionati intorno a un loro compagno, quasi a sua copertura, dimenando minacciosi la coda. Ma questa non era la faccenda più strana. In una zampa, il quinto slasher teneva qualcosa; da quella distanza Taylor non riusciva a capire, sembrava un pezzo di legno. Ma sembrava che l'animale lo stesse impugnando. O forse era rimasto ferito da una freccia dei Sixers?!?
Quello che vide fu ancora meno chiaro. Lo slasher, coperto dai suoi, si era abbassato col muso vicino al terreno, e sembrava che stesse scavando, in cerca di qualcosa, aiutandosi con la freccia, o qualunque cosa fosse. Sembrò però non aver trovato quello che cercava, perché poi si rialzò, e per un attimo sembrò proprio che guardasse verso Taylor, anche se con un occhio solo, a mò di uccello.
Improvvisamente lanciò un grido, lasciò cadere la freccia, e si diresse verso la recinzione, scomparendo nella giungla, seguito subito dopo dai suoi compari che, non potè fare a meno di pensare Taylor, gli stavano coprendo la ritirata.
"Soldato, …" iniziò Taylor riponendo l'arma nella fondina.
"Sì, signore", rispose quello senza farlo nemmeno terminare e avviandosi di corsa verso il punto dove gli animali avevano  svolto quella strana manovra, cercando di raggiungerlo prima che lo facessero i bambini, che usciti dal loro nascondiglio già si stavano avvicinando, timorosi ma curiosissimi, a quel punto vicino al recinto.
"Da' qua, ragazzo", si trovò però a dire a Sam, che era stato più veloce di lui. Si stava avvicinando al bambino con la mano tesa per prendere la freccia, non capendo perché avesse fatto quel curioso giro per avvicinarsi al bastoncino, ma ben presto capì, e si fermò giusto in tempo, prima di fare un guaio irreparabile con  lo scarpone.
-"Comandante, forse è meglio che venga qui di persona…", gridò poi il soldato mentre il bambino gli porgeva il bastoncino con un'espressione indecifrabile sul volto.
Taylor non se lo fece ripetere due volte, e in un istante fu accanto al soldato, che si trovò a dover bloccare il comandante con la mano per evitare che camminasse su quel pezzo di terreno.
Taylor guardò sbigottito la mano del soldato che lo tratteneva, mentre quello balbettava uno "Stia attento, signore!", e nel farlo gli cadde lo sguardo sul terreno davanti a lui.
C'erano dei disegni.
Taylor guardò dapprima in viso il soldato, che non sapeva fare altro che passare lo sguardo continuamente da Taylor, ai disegni, al bambino, mentre si rigirava tra le mani il bastoncino.
Taylor se lo fece dare, e chiese al bambino:
"Sam, come mai hai fatto questo disegno proprio qui e proprio adesso?", gli chiese temendo la risposta.
"Non l'ho fatto io, signor Taylor. L'ha fatto lo slasher!"
"Che cosa mi stai raccontando, ragazzino?? I dinosauri non fanno disegni!... Non si dicono bugie al…", disse allora mentre duemila pensieri gli affollavano la mente.
-"Non sta dicendo bugie!", intervenne Leah in sua difesa. "E' stato lo slasher a fare quel disegno, con quel bastoncino!"
-"E' vero, l'ho visto anch'io!", confermò un altro bambino, che fece un passo indietro impaurito quando Taylor si volse verso di lui con la faccia truce di chi non vuole farsi prendere in giro da quattro mocciosi.
-"Soldato, porta via questi ragazzini. E voglio una recinzione intorno a quest'area entro 2 minuti!!"
-"Sissignore, comandante!", disse quello scattando sull'attenti.
-"Soldato! Sono già passati 10 secondi!!", gli disse allora Taylor vedendo che se ne restava lì impettito.
-"Sì, signore, scusi signore." Si portò allora una mano alla radio sulla spalla chiamando rinforzi, mentre cercava con difficoltà di allontanare quella che gli sembrava un'orda di bambini incuriositi.
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-"Che cosa???", disse Malcolm al soldato sulla porta, sicuro di aver capito male.
-"Forse… forse è meglio che si rechi direttamente lei sul posto, signore…"
-"Un dinosauro artistico! Ma dico io!!", sbottò Malcolm mentre oltrepassava il soldato uscendo dal laboratorio.
"Il soldato non riuscì a trattenere un sorriso".
"Lo trova divertente? Con tutto il lavoro che ho da fare, dover dar retta agli scherzi di un comandante esaurito?!?"
"No signore. Mi scusi signore", disse il soldato tornando serio. "Sto solo eseguendo gli ordini ricevuti, signore".
"Ordini…", borbottò Malcolm mentre usciva, e stava ancora borbottando qualcosa, quando arrivò in vista del capannello che si era formato vicino alla recinzione.
"Si può sapere chi è lo spiritoso che non ha niente di meglio da…", esordì facendosi largo nel gruppo avvicinandosi al terreno disegnato. Ma notò subito che nessuno stava ridendo.
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Raynolds stava sfogliando senza leggerlo il Plexpad di Maddy in piedi accanto alla porta, mentre aspettava che la ragazza uscisse dalla doccia. La stava immaginando immersa in una nuvola di vapore bollente mentre usciva dalla cabina, una gamba affusolata che cercava a tentoni il tappetino su cui poggiarsi, subito seguita da un corpo sodo e ben tornito, le cui curve erano esaltate dalle goccioline d'acqua che vi scorrevano sopra. Sussultò quando sentì chiamare il suo nome, temendo per un attimo che fosse Jim Shannon, che lo sorprendesse a casa sua, mentre sua figlia era nella stanza accanto a fare la doccia, e lui lì che pensava a…
Tirò un sospiro di sollievo quando vide il soldato Harry affacciarsi alla porta mentre ripeteva il suo nome.
-"Raynolds, sei qui? C'e' nessuno?"
-"Sei tu, maledizione… Mi hai fatto prendere un colpo! Che… che vuoi?!?"
-"Il comandante Taylor ti vuole a rapporto."
"Subito!", aggiunse quando vide Maddy entrare dall'altra stanza, vestita solo dell'accappatoio e intenta ad asciugarsi i lunghi capelli neri.
Maddy restò per un attimo paralizzata, il suo sguardo che passava continuamente da Raynolds al soldato Harry, senza sapere cosa dire.
"Ci… ci vediamo più tardi, signorina Shannon", tirò corto Raynolds uscendo, per poi tornare indietro di qualche passo schiarendosi la voce, nel vedere che il soldato si tratteneva ad ammirare l'imbarazzatissima Maddy, che istintivamente portò le braccia a sé come per proteggersi.
"Complimenti, è proprio un bel bocconcino!", lo schernì poi Tom Harry uscendo, col quale nonostante la differenza di grado Raynolds era amico da lungo tempo.
-"Falla finita, Tom.",e gli assestò un pugno su una spalla. "E' già abbastanza complicato così. E tu non dirai una parola al signor Shannon, altrimenti…"
-"Di che ti preoccupi? Dopotutto, eri solo a casa sua mentre la figlia usciva nuda dalla doccia…", rise Tom, prendendosi un altro cazzotto da Raynolds, ma immediatamente entrambi si ricomposero quando da una curva sbucò una giovane coppia che teneva per mano un bimbo di pochi anni.
-"Grazie, soldato Harry", disse con voce impostata Raynolds per darsi un contegno.
"'Grazie'?!?", mormorò il ragazzo alla moglie mentre passavano oltre. "Credevo che i militari dicessero solo 'sissignore' e'agli ordini signore'!", ridacchiò passando un braccio intorno alla vita della donna.
Raynolds li osservò andare via, impettito ma al contempo pensieroso, nel vederli.
-"Ahi ahi, conosco quello sguardo! E non è quello da una botta e via!!", disse Tom interrompendo i pensieri di Raynolds. "Devi deciderti amico mio: te la vuoi fare o te la vuoi sposare?!?"
-"Taci, idiota!", gli disse, mentre intanto arrivavano sul piazzale. "Ma quello non è il comandante Taylor?!? Che sta succedendo??", disse poi, mettendosi d'improvviso in allerta ed estraendo la pistola all'unisono con l'amico, portandosi in un attimo a fianco di Taylor, l'uno a copertura dell'altro.
-"Signore, è tutto a posto?", chiese Raynolds pistola in pugno, fattosi largo tra la folla.
-"Sergente Raynolds! Rinfoderi la sua arma, non c'è nessun pericolo", disse allora Taylor. "Soldato Harry, è tutto a posto. Mi porti l'attrezzatura fotografica del laboratorio. Dov'è la tua… la figlia degli Shannon?", chiese poi a Raynolds.
-"E' al sicuro a casa da sola, signore…"
Taylor alzò un sopracciglio. "Molto bene, sergente. Vuole assicurarsi che tra poco si trovi al sicuro qui in nostra compagnia, invece?"
"Signorsì", rispose imbarazzato Raynolds facendo per andarsene.
Ma la ragazza, vedendo Raynolds andare via così di fretta, si era preoccupata, e si era vestita in tutta fretta per vedere cosa stesse succedendo. Arrivò che aveva ancora la lunga chioma bagnata che le incorniciava il viso facendola sembrare ancora più bella del solito, pensò Raynolds.
"Ah, signorina Shannon, molto bene.", disse Taylor vedendola, e guardando prima Raynolds e poi di nuovo la ragazza che cercava inutilmente di mettersi a posto i capelli. "Vorrei un suo parere su una cosa che c'è nel mio ufficio…. ", tagliò corto poi, "ma, già che è qui, anche su questo:", e si scostò per permettere alla ragazza di vedere i disegni tracciati sulla sabbia.
"…sono… disegni?", ipotizzò Maddy corrugando la fronte in quel modo che faceva impazzire Raynolds ogni volta.
-"Già.", confermò Taylor. "Che lei sappia, gli slasher hanno 'inclinazioni artistiche', per così dire?".
-"Non capisco, cosa c'entrino gli slasher… Be', però… sì,ci sono delle impronte, qui", disse poi accovacciandosi per osservarle meglio, "e.. be'…. arrivano proprio a poca distanza da… O mio dio, è rimasto ferito qualcuno?", domandò poi rialzandosi allarmata.
-"Ferito? Cosa intende?", chiese Taylor.
-"Sì… quelle impronte sono praticamenteattaccate ai disegni… credo che lo slasher… anzi, gli slasher - ne ho contati almeno quattro - abbiano aggredito chi ha fatto questi disegni…"
-"Erano cinque, a dire la verità. E non hanno aggredito nessuno", precisò Taylor colpito dall'abilità di Maddy nell'identificare le impronte. E le raccontò lo strano episodio.
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La spiaggia su cui erano atterrati non era composta di sabbia, ma di piccoli ciottoli multicolori, per la felicità di Zoe che sembrava decisi a raccoglierli tutti, raccogliendone prima uno, poi scartandolo subito dopo per rimpiazzarlo con uno più bello.
-"Cristalli…", mormorò Liz accovacciandosi.
-"Cristalli?!?", le fece eco Jim, che sentendo parlare di cristalli immaginava pietre preziose, o quantomeno pietre sfaccettate.
-"Sì, anche se levigati dalla risacca del lago, questi ciottoli sono in realtà cristalli; o almeno, lo erano. Ma quello che è strano è che sono di minerali molto diversi, che normalmente non si trovano insieme, in natura. Anzi…"
Elizabeth osservò con più attenzione la superficie dell'insolita spiaggia, notando un altro aspetto curioso: i cristalli non sembravano disposti a casaccio, ma stranamente raggruppati per colore, anche se non per tipo. Sembrava quasi che ci fosse una logica.
-"Dov'è Zoe?!?", chiese d'un tratto Jim girandosi intorno, e allarmando subito Elizabeth che si alzò e si voltò verso di lui, anche lei guardandosi intorno.
-"Era qui un istante fa! ZOE!", gridò allora. Ma il vento aveva di nuovo spostato su di loro la nube della cascata, dopo quel breve momento di chiarore che gli aveva permesso di atterrare, e la visibilità non superava il metro.
-"ZOE!!", gridò Liz.
-"ZOE!!", ripetè Jim, ma non potevano allontanarsi troppo dal mezzo, ricordandosi del dirupo poco distante, al momento invisibile.
Il dirupo.
Liz sgranò gli occhi.
-"ZOE! RESTA LI' DOVE SEI!! NON TI MUOVERE!!", gridò Jim rivolto alla nuvola che l'avvolgeva.
-"PAPA'!", piagnucolò in risposta Zoe in lontananza. "Dove siete, non si vede niente!!!". Sembrava proprio sul punto di scoppiare in lacrime, se non l'aveva già fatto.
-"RESTA LI' DOVE SEI, TESORO. NON TI MUOVERE! SIEDITI A TERRA, PAPA' TI VIENE A PRENDERE!!"
La bimba, terrorizzata, era circondata da un biancore uniforme, e teneva stretto al corpo il mucchietto di sassi che aveva raccolto, girandosi attorno con le lacrime agli occhi, non riuscendo a vedere niente. Provò a muovere un passo, ma il suo piede non trovò dove appoggiarsi.
"ZOE!!!", gridò Jim sentendo l'urlo di Zoe, seguito da un acciottolio di sassi che franavano. Furono proprio il grido e il rumore dei sassi caduti a permettergli di capire in che direzione muoversi. Ma la piccola non era precipitata ne dirupo: Jim quasi inciampò su di lei, rannicchiata in un avvallamento del terreno, circondata dai suoi sassi, in lacrime.
"PAPA!", gridò saltandogli al collo e stringendolo forte.
-"E' tutto a posto, amore, sono qui", la rassicurò Jim. "Rimani sempre vicino a me. Questo posto è bello, ma è un po' pericoloso. Hai preso tutti questi sassi?", le sorrise poi, cercando di farle dimenticare il brutto momento.
La bimba tirò su col naso e si asciugò le lacrime con la manica del golfino. Era ancora un po' imbronciata, quando scese dalle braccia di Jim e iniziò a raccogliere i sassi da terra.
-"Sono tutti così belli…. Ma non ce la faccio a portarli tutti!", si lamentò, e sembrava sul punto di scoppiare di nuovo a piangere.
-"Beh… non vuoi lasciarne qualcuno anche per gli altri bambini?", le chiese mentre la aiutava a raccoglierne qualcuno. Zoe lo guardò perplessa.
-"Facciamo così: adesso ne raccogliamo uno per ogni colore… anzi, due, uno per te e uno per Leah…"
Un sorriso riaccese finalmente il viso della bambina, che già si immaginava a correre verso la sua amichetta con in mano quel bellissimo regalo per lei.
-"Liz, da questa parte!", disse poi, ricordandosi della moglie che sicuramente stava per impazzire per l'ansia, sebbene a pochi metri da loro. "Attenta a dove metti i piedi, il terreno è un po' sconnesso, ma non c'è pericolo."
Liz emerse dalla nebbia poco dopo, lo sguardo affranto, finchè non vide Zoe che sorridente correva verso di lei mostrandole il suo bottino, completamente ignara dello spavento che aveva fatto prendere alla madre, che prima guardò Jim stupita, e poi non potè fare altro che prendere in braccio la figlia e schioccarle un bacio sulla guancia.
-"Sono bellissimi!", le sorrise poi quando la bambina iniziò a decantarle le caratteristiche dei suoi sassi.
-"…questo è per Leah, e questo è per Jennifer, che il blu è il suo colore preferito…"
-"Credo che dovremmo avviarci", disse poi Jim. Là in mezzo agli alberi c'è una specie di sentiero, e le fronde dovrebbero ripararci un po' dal vapore, permettendoci di vedere dove mettiamo i piedi mentre scendiamo. Prendo i contenitori.
Così dicendo, si diresse al trasporto a prendere i contenitori in cui raccogliere i campioni d'acqua per Malcolm.
Poco dopo si avviarono lungo il varco tra gli alberi per scendere fino al lago, e Jim non potè fare a meno di notare che si trattava effettivamente di un sentiero, e non solo di un passaggio naturale tra gli alberi. Ma quello che più lo colpì furono i muretti che lo delimitavano da entrambi i lati. Liz sembrò non farci nemmeno caso, mentre teneva per mano Zoe che camminava in equilibrio su uno di essi.
-"Shannon, qui Taylor, mi ricevi?", gracchiò a un tratto la radio.
-"Qui Shannon, avanti", rispose Jim.
-"Shannon, avete raccolto i campioni?"
-"Negativo, Taylor, ci stavamo accingendo adesso a raccogliere il primo…"
-"Beh, fate in fretta e lasciate perdere gli altri, per il momento. Ho bisogno di te qui alla colonia".
Jim guardò perplesso la moglie, senza capire.
-"Ci sono problemi?"
-"Niente di serio, ma abbiamo bisogno sia di te che di tua moglie"
-"Entrambi? Ma che diavolo succede?", pensò Jim, limitandosi però a dare il ricevuto.
-"Roger, stiamo arrivando, passo e chiudo".
Si affrettarono a raccogliere il campione appena giunti al lago, e tornarono al trasporto, per poi dirigersi velocemente alla colonia.
  
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