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Autore: Leitmotiv    28/12/2011    3 recensioni
Pia conosce perfettamente l'arte del mentire agli adulti.
Cain s'illude di poter capire le persone con una sola occhiata.
E poi ci sono gli altri, a scuola, per strada, in quelle simmetriche case della working class di Manchester.
Genere: Romantico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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fuga
Penultimo capitolo...grazie a tutti <3








                                                                    FAMIGLIA







Con il cuore in gola, Cain richiuse la porta di casa con uno scatto violento ed inserì tutte le sicure che aveva a disposizione.
Dallo spioncino vide i coniugi Hunt guardarsi in faccia ed annuire l'uno all'altra.
Sicuramente non si trovavano lì per trattare con lui, e probabilmente lo avevano seguito una volta uscito dal taxi, convincendo poi con una  qualche scusa l'autista a ripartire. Si era fatto fregare. Quelle due persone erano davvero pericolose e pronte a tutto. Si chiese se avrebbe potuto davvero proteggere sua madre e sé stesso da loro, visto che non ci era  riuscito un ragazzone muscoloso come Jhona Tunninghton e chissa' quanti altri adulti piu' abili di lui.

- Che succede? - chiese sua madre, scionnandolo dai propri pensieri.
Rapido, Cain le tappo' la bocca e spense la luce del corridoio, trascinando letteralmente sua madre sino alle scale.
Mrs. Turner mugugno' stringendo il polso del figlio con entrambe le mani.
- Shhh! - le sussurro' nell'orecchio - Sono delle persone pericolose. Dobbiamo scappare di qui! - le spiego' quasi stesse parlando ad una bambina.

Due calde lacrime bagnarono le dita del ragazzo, e questo s'immagino' gli occhi terrorizzati di sua madre che lo osservavano  nel buio - Dobbiamo uscire vivi di qui, mamma, e non sara' facile - penso', cercando una soluzione rapida ed il piu' possibile silenziosa.

Madre e figlio rimasero con le orecchie tese ad ogni minino rumore. Il cuore di entrambi perse un battito, quando sentirono armeggiare le finestre di cucina che davano una sulla strada, e l'altra sul piccolo budello di cortile fra la loro abitazione e quella sfitta della casa accanto.
Cain arretro' nel sottoscala, e fece entrare sua madre nel ripostiglio - Ora ti lascio andare, ma e' assolutamente necessario che tu rimanga in silenzio e soprattutto nascosta qui, immobile.
- Chi sono quelle persone..? - chiese la donna, con voce tremante.
- Ce ne sbarazzeremo, mamma. Ma e' importante che tu rimanga qui, e qualsiasi cosa tu senta non uscire.
Cain cerco' a tentoni il mobile della biancheria per la casa che sua madre usava tenere lì. La fece accucciare nell'angolo in cui il soffitto si faceva piu' basso seguendo la silhouette delle scale e slitto' il mobile verso di lei, sino a nasconderla dagli occhi di quelli che avrebbero potuto aprire il ripostiglio.
- Mi raccomando, mamma - le sussurro', avendo come risposta un traballante "sì".

Cain richiuse la porta a chiave e nascose l'oggetto nella tasca dei pantaloni.
Strisciando contro il muro, arrivo' in salotto e dalla credenza recupero' un lungo coltello per sfilettare la carne. Doveva concentrarsi nell'uscire di lì indenne ed andare a chiamare aiuto prima che gli Hunt riuscissero a scovare lui o sua madre.

Intravide un'ombra dietro la tenda del salotto, e gattono' velocemente dietro la credenza.
- Hanno trovato le finestre della cucina chiuse. Ora proveranno ad entrare di qui - Penso', spiando le due sagome armeggiare con la sicura della finestra.
Prima di scoprire se davvero sua madre si era sventuratamente dimenticata di chiudere bene la finestra, Cain era gia' uscito dalla stanza, notando con fastidio che non c'era una chiave nella toppa e che non gli era possibile chiuderli dentro la stanza e guadagnare così del  tempo. Fu mentre realizzava cio' che sentì il parquet del salotto scricchìolare  sotto il peso di una persona.
Penso' che avrebbe potuto scattare verso la porta, ma non era sicuro di riuscire a togliere tutte le sicure in tempo, così decise di salire velocemente al piano di sopra; in qualche modo si sarebbe calato giu', e se avesse dovuto saltare l'impatto con la neve che si era ammucchiata in cortile avrebbe attutito la sua caduta.

I suoi piani vennero brutalmente interrotti da una presenza forte e adulta, che uscì improvvisamente dalla sua stanza da letto.
Il giovane Turner inchiodo'  sul petto di Marcel Hunt, spintonando di riflesso l'uomo verso il muro del corridoio. Il coltello gli scivolo' dalle mani, rotolando giu' per le scale. Possibile che proprio lui fosse stato così' sciocco da non chiudere bene la finestra della propria camera?

Cain torno' sui propri passi, ma la mano dell'uomo gli afferro' un lembo del cappotto costringendolo a ricadere dolorosamente sulla propria schiena, urtando così gli spigoli degli  scalini. Chiuse per qualche istante gli occhi, portandosi entrambe le mani alla nuca, e quando gli riaprì vide la sagoma del padre di Pia abbassarsi su di lui.
- Cazzo! - urlo', sferrando un pugno verso l'uomo. La lotta non era mai stata il suo forte, ed il colpo ovviamente ando' a vuoto, ma quella manciata di secondi in cui mr. Hunt si era ritirato indietro, e che non gli sarebbe di  certo bastata per rialzarsi, almeno gli dette il tempo di scivolare giu' dalle scale in modo rapido ma decisamente poco dignitoso.

Una volta atterrato al piano di sotto, Cain si rialzo', senza riuscire pero' a riafferrare il coltello, la cui lama era  trattenuta dalla pressione di una scarpette a ometto; nell'oscurita' vide brillare sia l'arma che la vernice nera delle scarpe.  Con lo sguardo risalì dalla caviglia sottile ai capelli corvini di Hellen Hunt. Il suo sorriso inquietante  e perfetto non aveva smesso di squarciare il buio.
- E' ora che tu te ne stia un po' tranquillo e ci ascolti - gli disse, abbassando la canna di una pistola al suo naso - Oppure un altro Turner si ritrovera'due metri sotto terra.
Marcel scese lentamente le scale e si piazzo' sugli ultimi scalini, alle spalle del ragazzo. Cain penso' a sua madre, che in quel momento si trovava esattamente sotto i piedi dell'uomo e prego' che i muri di casa fossero abbastanza spessi da impedirle di udire le loro voci.
- Che cosa...cosa volete da me? - chiese, cercando di prendere del tempo, anche se nella posizione in cui si trovava solo un miracolo avrebbe potuto salvarlo. E lui sapeva bene che i miracoli non accadevano mai alle persone comuni come lui; se i miracoli fossero davvero esistiti, allora suo padre quel giorno si sarebbe salvato, e i genitori di Pia non l'avrebbero passata liscia, e lui non si sarebbe ritrovato sul pavimento imprigionato fra due assassini impenitenti.

- Qualcosa mi dice che tu eri con Pia sino a poco tempo fa, e se ora lei non e' qui con te vuol dire che l'hai aiutata a nascondersi da qualche parte - scandì bene mrs. Hunt, solleticando con l'arma la punta del naso del ragazzo.
Cain trattenne il respiro, dilatando le narici sotto il freddo acciaio della pistola. Non aveva la sicurezza che Pia fosse davvero entrata nella stazione di polizia, tuttavia quella era l'unica carta che poteva giocarsi. Scaccio' il pensiero che se alla donna la sua risposta non fosse piaciuta si sarebbe ritrovato con un cratere in faccia, ma a quel punto che altro avrebbe potuto inventarsi?
- Vogliamo sapere dov'e'- aggiunse il padre della ragazza - Noi siamo i suoi genitori e sappiamo bene cosa e' piu' giusto per lei, mentre tu sei solo un orfano confuso che crede di sapere e di aver visto piu' cose di come stanno veramente i fatti.
- Allora? - rincaro' la donna - Vuoi che quella squilibrata di tua madre venga incolpata di aver sparato in faccia a suo figlio? - sibilo', velenosa e convincente come il serpente che aveva corrotto Eva nel famoso episodio biblico.

- Non credo che vi servira' architettare altri omicidi come avete fatto con Jhona... Ho accompagnato Pia dai poliziotti mezzora fa. Ha consegnato tutte le prove sotto i miei occhi - specifico', indietreggiando con il volto per sfuggire al giudizio dell'arma.

I due coniugi si guardarono in viso. Ma il sorriso di Hellen non sparì dalle sue labbra - E così la polizia, dopo aver saputo che tu e Pia siete i testimoni  piu' importanti, avrebbe trattenuto nostra figlia, ma avrebbe lasciato andare te?
- Porthia non ci denuncerebbe mai alla polizia. Credi che lei sia davvero capace di lasciarsi coinvolgere da te? Di darti retta...?! - disse mr. Hunt, afferrando il ragazzo per i capelli - Potevi restartene buono buono e continuare la tua vita da orfano, ma hai deciso di arrivare a nostra figlia per colpire noi...e questo a me, che sono suo padre, di certo non mi puo' stare bene, giovanotto!

Cain rimase a bocca spalancata. Davvero quegli assassini pensavano che fosse stata tutta una sua iniziativa?!
Assolutamente paradossale.

Se da un lato loro due avevano ingannato la propria figlioletta per tutti quegli anni, Porthia aveva riservato loro lo stesso trattamento.
Che lui sopravvivesse o no ai coniugi Hunt, Pia quella sera avrebbe avuto la meglio sui propri genitori: la sua sarebbe stata una vittoria pratica e morale.
Per un'anima semplice come Cain, quel rapporto di ignoranza fra genitori e figlia  apparì totalmente sbagliato. Nessuno di loro poteva affermare di conoscere l'altro come di solito succedeva nelle famiglie, e com'era successo anche nella sua, sino a poco tempo prima.

- Vi assicuro che vostra figlia si trova in compagnia della polizia. Non so cosa vogliate fare, ma non arriverete mai piu'  a lei. E d'altro canto non vi potete nemmeno immaginare quanto lei sia avanti rispetto a voi.
- Cosa intenderesti dire con questa frase...? - chiese Hellen, puntandogli l'arma sulla guancia.
Mr. Hunt lo costrinse ancora di piu' contro la pistola, tanto da fargli sentire la fredda canna  contro le gengive.
- Pia conosce da molto tempo le vostre manovre. Lei sa tutto ed io l'ho aiutata a cercare delle prove per incastrarvi.
- Porthia non poteva sapere...l'hai portata tu sulle nostre tracce! - lo accuso' la donna, e per un attimo Cain credette che avrebbe premuto il grilletto.

Quello che successe nei secondi a seguire lascio' tutti i presenti senza fiato.

Porthia apparve dal salotto, accendendo la luce del corriodio. Non disse nulla, sul suo viso aleggiava un'espressione indecifrabile. Quell' improvvisa illuminazione costrinse i tre nei pressi delle scale a socchiudere gli occhi; Cain si schermo' gli occhi con la mano e mise a fuoco l'oggetto che la ragazzina impugnava fra le mani.
- Porthia! - pronuncio' su madre, spalancando gli occhi.
Un colpo partì dalle mani della ragazza, la pallottola perforo' una delle gambe snelle ed atletiche della donna, schìzzando sangue d'intorno. Hellen urlo', rotolando sul pavimento. Anche Cain urlo', addossandosi quasi sui piedi dell'uomo alle sue spalle. Marcel ammutolì, indeciso se soccorrere la moglie o rimanere sotto il tiro della ragazza. Quest'ultimo continuo' a seguire i movimenti della figlia, come ipnotizzato.

Pia punto' i piedi a terra per evitare che il rinculo del colpo la spedisse a gambe all'aria; il rumore dello sparo gli aveva assordato i timpani, e le urla di sua madre le arrivavano come ovattate.
Torno' in posizione, pronta  a sparare un altro colpo se ce ne fosse stato bisogno.
- Cain, vieni qui - gli disse, avvicinandosi di un paio di passi.
Hellen Hunt alzo' il capo verso la figlia, guardandola con furore e stupore fra i capelli neri che le erano ricaduti sul volto. Malgrado il panico, ora le sembro' di capire esattamente cosa aveva voluto insinuare quel ragazzino, cosa intendesse con quel "e' piu' avanti di voi".

Nel ripostiglio, la signora Turner aveva preso ad urlare il nome di suo figlio, ed aveva fatto cadere il mobile della biancheria con un tonfo che aveva fatto trasalire tutti i presenti.
Pia guardo' il ragazzo negli occhi, facendo oscillare l'arma dalla traettoria  di suo padre a quella di sua madre - Maledizione Cain, falla uscire! - gli urlo' .

Marcel Hunt azzardo' un passo verso il pavimento e Pia si avvicino'ancora di piu' impugnando saldamente la propria arma, che aveva miracolosamente scoperto sin troppo facile da maneggiare, e quindi assai pericolosa nelle sue mani inesperte, ma pronte a reagire alla minima mossa falsa di quegli assassini.
- Cosa stai facendo..? Cosa stai facendo ai tuoi genitori?! - ringhio' sua madre, che solo in quel momento si ricordo' di essere armata almeno quanto la figlia. Il suo bel volto era contorto dal furore, un volto che era diventato come una maschera innaturale e spaventevole. La donna alzo' il braccio tremante e punto'l'arma verso la ragazzina.

Sorprendentemente, se Pia non aveva esitato a spararle, mrs. Hunt dubito' di poterlo davvero fare. Le parole di Cain le vorticavano in testa, confondendosi con i ricordi della sua bambina: la nascita prematura in ospedale, il primo giorno di scuola, le battute a tavola, i pic-nic in riva al lago.
Hellen Hunt premette il grilletto, digrignando i denti gli uni sugli altri. Il colpo ando' a forare il termosifone che si trovava a pochi centimetri dalla traettoria  della ragazza. Pia ebbe un attimo d'incertezza, fissando sua madre in modo accusatorio; abbasso' lievemente l'arma, il cuore le batteva all'impazzata, lo sentiva come incastrato fra le tonsille.

Cain aprì la porta e sua madre gli si getto' fra le braccia, prendendo il viso del figlio fra le dita come per controllare che fosse tutto intero. 
Mr. Hunt approfitto' della distrazione di sua figlia per soccorrere la moglie; gli tolse l'arma dalle mani e l'aiuto' a sollevarsi. Per lui era arrivato il momento di ragionare e di riuscire a portare via almeno Hellen, visto che Porthia sembrava ormai essersi schierata dalla parte del ragazzo.
- Non azzardatevi a muovervi di lì! - grido' Pia, pronta  a sparare un altro colpo, cercando di mirare al braccio armato di suo padre - Cain, uscite subito di qui, la polizia sara' qui a momenti...dall'altra parte della strada c'e' il taxi con cui sono arrivata...se non se l'e' data a gambe - aggiunse, senza staccare gli occhi dai coniugi.
Il ragazzo fece per dire qualcosa, ma prima di perdere altro tempo prezioso decise che era piu' saggio agire come diceva la ragazza.
Mrs. Turner guardo' in faccia tutti i presenti, cercando di afferrare che ruolo avessero nella sua vita e soprattutto in quella di suo figlio; Cain  la spintono' delicatamente sino alla porta, e per tutto il tragitto la vedova fisso' negli occhi i signori Hunt.
Era come se avesse fiutato sui loro visi l'ombra di una colpa e-n-o-r-m-e. Serro' le labbra: aveva capito chi erano quelle persone.

Il moro tolse tutte le sicure, e prima di uscire si volto' indietro. Era terrorizzato dal fatto che Pia potesse perdere il suo vantaggio, non voleva lasciarla da sola. Tuttavia penso' che la sua priorita' in quel momento era pensare a sua madre, tremante e terrorizzata come un cucciolo. Dall'altro lato del marciapiede, su cui si erano ammucchiati alcuni curiosi attirati dal rumore degli spari, vide il tassista fargli cenno di raggiungerli; l'uomo fece accomodare mrs. Turner sul sedile posteriore, e spinse dentro anche il ragazzo.
Cain si oppose, voleva tornare nella casa, ma sua madre lo afferro' per il colletto del cappotto, infrangendosi in lacrime.
- Non lasciarmi anche tu! - gli disse, singhiozzando forte come non aveva fatto nemmeno il giorno del funerale di suo marito.
Il moro deglutì. Era una decisione amara e difficile, ma decise di rimanere accanto a sua madre. Si sedette, lasciando che la donna posasse il capo sulla sua spalla.



Gli Hunt si ritrovarono così soli, faccia a faccia con le loro scomode verita'.

Marcel fu il primo a parlare. I suoi occhi nocciola, gli stessi di sua figlia, apparivano mansueti e riflessivi come quando leggeva il giornale davanti ad un caffe'.
- Dove hai trovato quell'arma, Porthia? - la interrogo', come se si trovasse nell'atto di rimproverarla per una marachella.
- Non la riconosci ? Eppure l'uomo che la possedeva lo avete ucciso voi - rispose, senza nascondere una punta di acidita' - L'ho trovata in una di quelle bustine che conservavate tanto gelosamente nell'ufficio del magazzino.
- Si puo' sapere che diavolo vi siete messi in mente tu e quel moccioso dei Turner?! - esordì sua madre, puntandole un dito contro. I suoi occhi neri erano furenti - Noi siamo i tuoi genitori, senza di me non saresti mai nata!
- Siete voi che avete tradito me! - scoppio' Pia, lasciando che le lacrime tornassero a rigarle il volto paonazzo - Perche' avete ucciso quelle persone?! Non vi bastava una normalissima vita...? Dovevate per forza distruggere la nostra famiglia?!

I coniugi Hunt ammutolirono. Tuttavia, se Hellen in quel momento sembrava aver perso molto del suo spietato sange freddo, Marcel si sentiva ancora lucido e razionale. Forse ormai da troppo tempo aveva perso il suo ruolo di padre, aveva ucciso troppe persone per perseguire uno scopo votato al Maligno per potersi permettere di amare una figlia; il giro in cui era entrato con sua moglie molti anni prima non gli aveva piu' dato scampo ed aveva accantonato la pieta' ed il giudizio umano, forse del tutto anche l'amore.

Era diventato un assassino prima per scelta e poi, quando era stato troppo tardi per pentirsi - almeno secondo il suo animo distorto - aveva continuato automaticamente e per obbligo.

- Spiegatemi cos'e' che vi ha spinto a sacrificare tutte quelle vite...devo davvero pensare che l'avete fatto p-per...per un demonio?! E' assurdo...e' allucinante...Queste cose non esistono!
Mr. Hunt alzo' l'arma con l'intenzione di sparare al petto della figlia; Hellen schiuse le labbra, ed alzo' un braccio ma non ebbe abbastanza coraggio per fermarlo, o forse semplicemente arrivati a quel punto si convinse che doveva succedere, punto e basta.
Aveva perso tutto nella sua vita, a che sarebbe servito lasciare in vita una figlia che aveva dei genitori simili?

Pia fu piu' rapida, sparo' praticamente senza pensare, svuotando la mente. Il colpo prese di striscio le nocche dell'uomo, che lascio' cadere l'arma per terra; Hellen si butto' sull'arma cercando di recuperala. Pia avanzo' di qualche passo, e con un'espressione di disgusto punto' dritta alla testa della donna, mentre mr. Hunt le lancio' un occhiata di puro terrore.
Stavolta il colpo non partì. Pia non aveva controllato quanti colpi aveva, semplicemente perche' non sapeva nemmeno come si faceva, e nei minuti che avevano preceduto la sua entrata in casa Turner il pensiero che l'arma potesse essere parzialmente scarica non l'aveva nemmeno sfiorata.

- Scappa! - realizzo' la sua mente. Lancio' la pistola contro suo padre, e corse al piano di sopra, saltando gli scalini due a due.
Immediatamente entrambe i coniugi gli furono alle calcagna.
Porthia scivolo' in avanti, arreggendosi allo stipite della porta della camera di mrs. Turner. Chiuse la porta, scorgendo l'uomo salire l'ultimo scalino. Giro' la sicura mentre sentiva il corpo dell'uomo atterrare con un tonfo sulla porta.
Pia decise di rinforzare le sue difese, visto che suo padre a forza di tirare spallate alla porta, avrebbe finito per buttarla giu'; spinse un pesante cassettone, lottando contro lo scivoloso, pulitissimo pavimento della camera e, sudata e trafelata,  si guardo' in giro alla ricerca di una scappatoia.
Si affaccio' alla finestra, il cortile era ricoperto di neve, se fosse saltata forse non si sarebbe spaccata una gamba rimanendo alla mercé dei suoi genitori.  Prego' che la polizia giungesse al piu' presto, forse stavano tardando per via delle strade ghiacciate?

Nella stanza accanto, arrancando e soffrendo, Hellen si era sporta dalla finestra ed aveva scorto sua figlia affacciata alla finestra nel tentativo di saltare giu', come si era immaginata.
- Porthia! - la chiamo' gracchiando. Le punto' nuovamente l'arma contro.
Pia, che si era gia' preparata a saltare, attero' all'indietro, spaventata da quell'apparizione improvvisa. Vide il proiettile passare davanti alla finestra, mentre le tendine di mussola svolazzavano d' intorno.
Si rialzo' immediatamente, con l'inquietante certezza di essere finita in trappola. Alzo' la testa e, in un agolo della stanza, vide la botola della soffita.

Sposto' un comodino sotto la sua unica fonte di salvezza, e salendoci sopra tiro' il cordino della botola; allungo' la scaletta e vi si arrampico', combattendo contro una nuvola di polvere. Chiuse gli occhi e salì alla cieca, atterrando sul pavimneto della soffitta di pancia.
Fuori della porta i suoi genitori  gridavano istruzioni l'uno contro l'altro; Marcel riuscì a sfondare la porta, e per lui fu relativamente semplice spostare la cassettiera con il peso del suo corpo.
Con gli occhi che le bruciavano per la polvere ed il pianto, Porthia tiro' su la scaletta prima che suo padre potesse afferrarla.  Si alzo', raggiungendo l'unica fonte di pallida luce nel posto in cui si trovava. Valuto' che il lucernario era abbastanza grande per passarvi con tutto il corpo. Ce l'avrebbe fatta.




Una volta sul tetto, Pia riconobbe che non era affatto semplice gattonare su un tetto in parte ghiacciato dalla neve.
Intravide le teste dei curiosi che si erano radunati sul marciapiede di fronte, e aspetto' ansiosamente di udire la sirena della polizia da un momento all'altro.
Ed infatti una sirena la udì, ma dovette disilludersi subito quando vide che il primo mezzo arrivato sul posto era un'ambulanza anziche' la polizia.
- Assurdo! - commento', azzardando ancora qualche passo. Il freddo le aveva tolto totalmente la sensibilita' alle mani, i suoi vestiti erano diventati umidi e pesanti; scivolo' di qualche centimetro verso la fine del tetto, le ginocchia graffiate e sanguinanti si erano addormetate a contatto con il freddo e quantomeno le risparmiarono di sentire dolore. I calzettoni  della divisa erano scesi alle caviglie, sparendo dentro gli stivaletti che indossava. Sentì la voce di suo padre rimbombare nella soffitta. In strada una donna indico' Pia, urlando.

Fu in quell'istante che finalmente la sirena della polizia irruppe dal fondo alla strada. Pia sospiro', e quasi sentì un mancamento per il sollievo. Si giro' sulla schiena e scivolo' sino alla fine della tettoia, puntando i piedi sul margine del tetto della casa accanto, e rimase seduta aspettando i soccorsi.
- Ditemi solo che e' finita... - sussurro', osservando lo stretto spazio fra la casa dei Turner e quella dei vicini, coperto di neve sporca e grigiastra.

Nella soffitta, suo padre si era affacciato al lucernario; Pia e l'uomo si scambiarono un'occhiata lunga e significativa, e per un'ultima volta furono padre e figlia.
Porthia distolse lo sguardo, sentendo un dolore asciutto bucargli il petto.
Hellen Hunt grido' al marito che dovevano scappare, che non era troppo tardi. Ma il marito le disse di tacere e la abbraccio'.
- Stavolta non c'e' niente da fare, Hellen.
La donna fece per urlare, ma non un solo suono le uscì dalla bocca. Sembro' improvvisamente tornare padrona di sé, il suo sguardo torno' lucido e preoccupato. Appoggio' la fronte al petto di lui, forse quella sarebbe stata l'ultima occasione per respitrare il profumo di suo marito, del suo uomo, del suo complice.

Un discreto gruppo di poliziotti irruppe nell'abitazione, i loro passi e le loro urla perentorie si sparsero in tutte le stanze.

Pia si distese sul tetto guardando la soffice, gelida ghiaia bianca che scendeva lenta e danzante dal cielo di Manchester.
Chiuse gli occhi e li riaprì, ma il dolore era ancora lì nel suo cuore come la neve sulla citta'.






























  
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