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Autore: Mellorine    28/12/2011    0 recensioni
"è l'ultima volta…"
"certo, com'è che si dice? Quando si ama è sempre la penultima volta…!"
Genere: Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Alaude, Daemon Spade
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Daemon si svegliò d'un tratto nel pieno della notte, con quella sgradevole sensazione addosso che ci sia qualcosa che vada storto che non ti permette di girare la testa dall'altro lato sul cuscino e tornare a dormire.

O meglio, lo fece, ma nel muoversi per dare le spalle al letto di fronte al suo aprì gli occhi con un battito di ciglia, che era bastato a farlo muovere nuovamente di scatto, saltando seduto, rivolto verso il letto vuoto. Il letto di Alaude, che aveva visto essere ancora vuoto.

Fu quello a confermargli che non si trattava solo di una sensazione, davvero qualcosa non stava andando bene e forse il suo corpo aveva avvertito l'assenza prolungata del collega per troppo tempo, o forse più semplicemente si era accorto di star dormendo per  più tempo del normale.

Era andato a dormire piuttosto tardi, infatti, ad un orario in cui sarebbe dovuto mancare poco prima della sveglia all'arrivo del collega, cui avrebbe dovuto dare il cambio.

E invece stava dormendo tanto profondamente da ricordare l'incubo da cui si era appena svegliato, si sentiva riposato, dalla finestra entravano perfino le prime luci dell'alba e di Alaude non c'era traccia.

Accese la piccola lampada a gas per poter guardare l'ora nell'orologio da taschino poggiato al comodino di fianco al letto, e con grande disappunto vi trovò le lancette puntate alle 7:00 del mattino.

Il guardiano della nuvola sarebbe dovuto rientrare esattamente quattro ore prima, qualcosa decisamente non andava.

Senza soffermarsi ad imprecare mentalmente o pensare oltre, si alzò ignorando il gelo che gli attraversò le ossa e si fiondò in bagno, gettandosi acqua perfino più fredda in volto per darsi una svegliata, indossando poi con gesti repentini i primi vestiti che aveva trovato nell'armadio, finendo per indossare perfino l'intimo del collega senza accorgersene, ed in pochi minuti fu in strada, pronto ad andare a cercarlo.

Non ci voleva grande impegno ad immaginare dove fosse, a dire il vero, l'eventualità più probabile era che si fosse cacciato in qualche guaio durante la missione che, nella peggiore delle ipotisi, lo aveva portato a farsi scoprire.

Il problema era pensare  cosa esattamente avesse fatto perdere l'attenzione ad un uomo che così meticoloso sul lavoro che era impossibile perfino per Daemon prenderlo alla sprovvista anche solo per scherzo.

Ma in quanto umano, anche lui aveva i suoi punti deboli, lo sapeva. Nel caso di Alaude, la prima immagine che si poteva stagliare nella mente se si voleva ricordarlo in situazioni a lui sconvenienti, era solo una: gatti. Settimane di lavoro che rischiavano di andare in fumo per dei gatti.

"se si è fatto fregare dai gattini io lo uccido!"

Il guardiano della nebbia imprecò, imboccando di corsa la strada che lo avrebbe portato  al cancello della residenza che stavano controllando ormai da un po', dopo esser sceso dalla carrozza che lo aveva portato nella zona.

Rallentò il passo soltanto quando fu in prossimità di  dover sboccare esattamente di fronte al cancello, alla fine di quella strada, e si appiattì contro un muro osservando per bene la situazione a di là del marciapiede.

Era impossibile non notare che fosse successo qualcosa, diversamente dal solito infatti c'erano guardie in bella vista davanti al cancello ed un po' ovunque, tutti uomini di grossa stazza che andavano in giro con fare frenetico, passandosi continuamente informazioni all'orecchio e scattando poi a correre per riferire agli altri.

Decisamente, era successo qualcosa.

"Alaude…"

Daemon sussurrò quel nome quasi fosse un'imprecazione, passandosi una mano sul volto  mentre pensava febbrilmente a cosa fare, mettendosi ansia da solo, come  se già tutto fosse diventato una questione di vita o di morte.

Ma inaspettatamente, a differenza di come doveva essere andata al collega, la fortuna sembrava girare dalla sua parte come poté notare con grande sollievo quando vide uno degli uomini di guardia allontanarsi dal gruppo al cancello per dirigersi sulla strada, proprio verso di lui.

Con le sue abilità l'illusionista si confuse perfettamente con le ombre che la scarsa luce dell'alba ancora permetteva in quella via e, appena fu certo che gli uomini sulla strada di fronte non avrebbero visto niente, attaccò quello che si rivelò essere un ragazzo piuttosto giovane.

Fu facile terrorizzarlo fino  a convincerlo a dirgli cosa stava succedendo, avevano catturato un intruso ma questa era una risposta che si aspettava di ricevere ed il fatto che non seppe dirgli ancora nulla sull'identità dell'intruso in questione bastava a capire che il collega era dovuto restare ligio al dovere come suo solito, non fiatando sula sua identità e la missione.

Quindi non sapevano chi si sarebbero trovati di fronte ad andare a recuperare il collega, questo andava a suo vantaggio.

Dopo avergli fatto perdere i sensi ed averlo sistemato in un vicolo, Daemon prese in prestito le sembianze di quel ragazzo appartenente alla Famiglia nemica, aiutato dalle proprie illusioni come al solito.

Sotto un certo aspetto amava infiltrarsi tra i nemici fingendosi uno di loro, poteva mischiarsi a loro in tutta tranquillità, divertirsi con l'espressone allibita che assumevano quando li colpiva inaspettatamente per loro e continuare a poter andare in giro per il campo nemico allarmato ed in subbuglio senza venir attaccato da chiunque non avesse a genio di uccidere subito, visto che lo avrebbero preso ancora per uno dei loro!

Concordemente con le aspettative di Daemon, accadde così anche quella volta.

Ciò che non si era aspettato affatto era ciò che si ritrovò davanti una volta arrivato all'interno dell'abitazione, dopo aver messo fuori gioco praticamente qualsiasi persona gli si fosse avvicinata nel raggio di metri.

 O meglio, che non trovò, ossia Alaude.

Come venne ad apprendere dalla quinta delle guardie sopravvissute che dovette prendere a pugni per costringerla a rispondere, infatti, dal momento in cui avevano trovato un intruso il boss ed i suoi uomini più fidati, insieme all'intruso in questione, si erano allontanati per rifugiarsi in un'altra residenza più sicura e nascosta da eventuali attacchi in un prossimo futuro.

Ed infatti avevano fatto bene i loro calcoli, visto il modo in cui Daemon aveva messo a ferro e fuoco quel posto.

La guardia però morì troppo in fretta per potergli dire dove si trovasse il luogo in cui avevano portato il collega, così che, solo in quel cumulo di cadaveri e macerie, l'illusionista si ritrovò a dover intraprendere praticamente una nuova missione a partire da zero.

 

~

 

Gli ci vollero cinque giorni per trovarlo, pochi se si considerava la difficoltà per trovare senza indizi un posto organizzato  in massima sicurezza e segretezza per un boss mafioso, osservarlo, infiltrarsi ed eliminare ogni ostacolo, troppi  se si pensava al sonno perso, l'ansia e la fretta che aveva avuto per tutto il tempo e, soprattutto, alle condizioni di Alaude.

Non fu facile raggiungere  le cantine di quella villa nella quale -aveva costretto una guardia che aveva perso interi minuti a tormentare a dirglielo-  in una stanza adibita a cella era stato rinchiuso il collega.

Aveva dovuto tracciarsi alle spalle una lunga scia di sangue appartenente a tutti gli uomini di guardia al cancello, a quelli accorsi a fermarli in giardino, agli uomini più forti della famiglia pronti ad accoglierlo all'ingresso, e avrebbe fatto fuori anche il boss se solo non gli fosse apparso e sfuggito da sotto agli occhi nello stesso momento in cui aveva appreso la collocazione di Alaude ed al momento le sue priorità erano altre, per cui preferiva raggiungere per prima cosa l'uomo per cui aveva fatto ormai completamente saltare in aria la missione affidata loro da Giotto, stravolgendola del tutto trasformandola da "spionaggio " a "sterminio totale della famiglia potenzialmente nemica."

Ci vollero intere ore di studiati attacchi e scontri continui, ma infine era riuscito ad arrivare alla cella tanto cercata, spalancata dall'ennesimo cadavere fatto che vi aveva lanciato contro, provando subito una morsa allo stomaco non appena intravide l'interno, pentendosi di tutta l'accuratezza che ci aveva messo per arrivare lì e non essersi fiondato subito alla ceca.

Come se qualche manciata di minuti avesse potuto evitare poi quello spettacolo che si trovò davanti agli occhi.

Lui era arrivato in quelle cantine con la camicia totalmente stracciata sul petto e la lunga giacca piena di strappi, quasi completamente ricoperto di sangue -in gran parte non suo- e credeva di essere in uno stato pietoso, ma la visione di Alaude gli diede una nuova definizione di tale parola, che gli fece completamente rivalutare il proprio stato.

Il collega era riverso per terra, in una pozza del suo sangue e macchie tutt'altro che rassicuranti, il viso scarno, la pelle secca sui fianchi che aderiva alle costole in maniera fin troppo più evidente del solito, sembrava come se si fosse prosciugato.

In giro per la cella non c'erano piatti, bicchieri né qualsiasi traccia di acqua o cibo, evidentemente dovevano averlo tenuto a digiuno e disidratato  per tutti quei giorni ma, paradossalmente, non era nemmeno quello l'aspetto peggiore.

L'intero corpo, in particolare le gambe, era ricoperto di ferite vecchie e nuove e lividi su lividi, il biondo splendente di quei morbidi capelli, ora completamente spettinati e strappati in alcune parti via a ciuffetti, era reso opaco dalla sporcizia e dal sangue che doveva esservi colato da alcuni graffi aveva in volto e sul collo.

Perfino quello splendido viso era stato deturpato e le labbra secche e screpolate erano rese rosse soltanto da del sangue raggrumato che sembrava essergli uscito dalla bocca, Daemon non avrebbe saputo dire se fosse stato per l ferite troppo gravi alla schiena evidentemente presa a frustate o dall'orgoglio del collega che lo aveva portato a provare a tagliarsi la lingua a morsi per uccidersi pur di non versare oltre in condizioni del genere.

"Alaude…"

La voce gli uscì fuori in un sussurro per poco non soffocato dalla sua stessa gola, reso comprensibile soltanto grazie al silenzio tombale in cui versava ormai l'intera residenza.

Il guardiano della nuvola, che se ne stava steso su un fianco verso la porta della stanza, ripiegato su se stesso, sentendo dopo giorni interi una voce conosciuta, aprì con non poca difficoltà gli occhi,muovendo piano le palpebre gonfie e annerite in un occhio.

Aprì la bocca facendo come per parlare ma non ci riuscì, ovviamente doveva avere la gola troppo secca tra la mancanza di acqua ed il fatto di aver urlato troppo in quei giorni, ma per dare segno di averlo visto  mosse piano verso il collega i polsi completamente scorticati in ferite ancora fresche dalle pesanti manette di metallo con cui erano incatenati, uguali a quelle che aveva alle caviglie.

Daemon non indugiò oltre e gli si gettò affianco, cercando di rendere più chiara quella voce strozzata, mentre lo sollevava piano tenendolo per le spalle, cercando un punto più chiaro in quella irriconoscibile pelle per cui poterlo tenere senza fargli troppo del male.

"chi ti ha fatto questo?!"

Chiese, in un moto di rabbia ma non irrazionalmente.

Sapeva infatti a causa di  chi Alaude era finito in quelle condizioni, del boss che avrebbe trovato e ucciso personalmente e dell'intera famiglia ormai sterminata, ma voleva sapere i nomi precisi di chi aveva operato quegli stupri e quelle torture perché, se ne fosse rimasto vivo anche solo uno, avrebbe voluto vendicarsi esattamente su di lui facendogli ricevere dieci volte peggio di quanto aveva inferto al collega.

Come a volergli rispondere, il collega sollevò lo sguardo vagando oltre le sue spalle, indicandogli qualcosa, Daemon si voltò e, come se fosse comparsa solo in quel momento, si accorse della presenza di un uomo appostato in un angolo, rimasto fino ad allora lì in agguato probabilmente in attesa del momento giusto in cui farlo fuori.

Era enorme e completamente nudo dalla vita in su, rivelando un corpo robusto e muscoloso in una maniera animalesca che lo faceva somigliare ad un gorilla, il solo immaginare il francese tra le braccia di quel bruto fece scattare un moto di ribrezzo nell'illusionista che gli sconquassò lo stomaco, nauseandolo, ma trovò lo stesso la forza di alzarsi di nuovo ed impugnare saldamente la fidata falce verniciata di sangue  che aveva abbandonato sul pavimento al proprio sangue.

Doveva farlo, come minimo per far giustizia ad Alaude.

L'uomo, mostrandosi piuttosto agile per la sua stazza, si mosse scattando in avanti nel tentativo di acciuffarlo ma, ormai scatenato in una sadica furia accecata dal piacere di infliggere dolore e non dalla sola necessità di far fuori un nemico, il guardiano della nebbia gli si scagliò contro più veloce, tagliandogli le dita che si allungavano verso di lui, poi le mani, poi le intere braccia, inferendo andando avanti con più ferocia man mano che le urla della vittima diventavano più agghiaccianti e acuti.

Quelle mani che avevano osato toccare quel corpo che lui trovava candido ed intatto ogni volta che decideva di impossessarsene, qualsiasi centimetro di quella bestia che aveva osato deturparlo e violarlo, doveva sparire, andava disintegrato.

Avido del suo sangue, roteò in un semicerchio la falce, facendo calare la lama rivolta verso il pavimento, piantandone la punta nel cavallo dei pantaloni dell'uomo ottenendone un nuovo grido più forte ed un'agonia peggiore della precedente.

E poi ancora, i piedi, gli stinchi, le cosce, il torace, la testa, tutto, tutto di lui doveva essere annientato in tanti pezzi, senza alcun rispetto.

Continuò ad inferire su quel corpo ormai più che morto, dilaniato tanto da esser diventato irriconoscibile, ma non ancora soddisfatto l'illusionista continuò a deturparne ciò che restava fin quando venne attratto da un suono tanto fievole che dovette fermarsi e stare attento con le orecchie per essere sicuro di averlo ascoltato una seconda volta.

"Daemon… è morto…"

Alaude alle sue spalle, con la voce che sembrava aver acquistato anni d'anzianità per quanto fosse roca e strascicata, lo stava richiamando piano alla realtà.

Come se fosse nato per quello, per obbedire a quella voce, Daemon sembrò ridestarsi e lasciò andare la poltiglia di carne e sangue sulla quale si stava accanendo, lanciandosi nella parte opposta della stanza verso la fonte di quella voce.

Con due colpi secchi della falce liberò il collega dalle catene e, fatta sparire la compagna di guerra, si sfilò la lunga giacca, avvolgendovi quel corpo tremante che gli pareva più piccolo del solito.

Provò a scacciare quell'idea, comprendo l'altro meglio che poteva e sollevandolo poi da terra tenendolo tra le proprie braccia, cercando di rendere il più lieve possibile la stretta su di lui.

Stava soffrendo, glielo vedeva nella faccia stravolta in un'espressione contratta.

"adesso andiamo, abbiamo finito."

Tentò di rassicurarlo mentre imboccava la via dell'uscita, senza chiedersi nemmeno perché lo stesse facendo, perché prestasse tanta attenzione al corpo tra le sue braccia, perché si era accanito in quel modo su chi gli aveva fatto del male ed era assetato della voglia di farlo ancora su chiunque avesse incontrato sulla loro via che potesse minare alla salvezza del guardiano della nuvola.

Semplicemente, aveva smesso di pensare, da quando Alaude era scomparso -minacciando di farlo per sempre- aveva iniziato ad agire soltanto d'istinto ed il suo istinto gli diceva di salvarlo, così come ora gli diceva di proteggerlo e ancora, il suo istinto bramava  vendetta su chi aveva osato sporcare il candore dell'altro in quel modo, facendo calare perfino sui suoi occhi di ghiaccio chiarissimi un velo ombrato, che gli faceva apparire uno sguardo scuro e cupo.

"perché…?"

Quasi come si fosse voluto assumere il ruolo di voce della propria coscienza, Alaude gli pose quella domanda che lui aveva totalmente soffocato, concentrandosi sulla priorità di andare il più lontano possibile da lì, raggiungere l'albergo in fretta e partire il prima possibile per la loro città.

"non ci pensare ora e non sforzarti a parlare."

Stranamente obbediente, il francese fece per chiudere gli occhi ma, nel momento in cui Daemon percorse l'ultimo scalino che li portò all'atrio della residenza, li spalancò assumendo un'espressione atterrita che non gli aveva mai visto in volto prima d'ora, in tante missioni dai lavori più infimi che avevano fatto insieme.

L'illusionista, che per tutto il tempo era stato più attento al volto dell'altro che a guardare la strada davanti a sé, seguì la traiettoria del suo sguardo e scoprì la fonte di quello sguardo.

Il boss della Famiglia che aveva appena finito di sterminare che credeva di aver lasciato scappare qualche manciata di minuti prima, era pronto in attesa in cima alle scale, con un vistoso armamentario di fucili e pistole addosso, a quanto pareva nella convinzione di aspettare che i fuggitivi facessero la loro comparsa per vendicare il fatto che gli avessero portato via tutto.

In una condizione ben poco lucida, come vide apparire i due sparò, senza una grande mira, rendendo molto facile per Daemon muoversi e scansare il colpo perfino con Alaude tra le braccia.

Un ghigno famelico si dipinse sulla bocca dell'illusionista, a dire il vero perfino felice di quella nuova comparsa.

Si era già ripromesso di cercare quell'uomo in capo al mondo per mandarlo all'oltretomba col resto della sua Famiglia, in quel modo gli aveva reso le cose oltremodo più facili, per non parlare del fatto che la reazione del biondo tra le sue braccia alla visione del nemico la diceva lunga, per cui la sete di sangue non faceva altro che aumentare a dismisura.

Avrebbe potuto far apparire un'illusione alle spalle del boss e farlo fuori nello stesso secondo in cui lo aveva guardato, ma non voleva togliersi la soddisfazione di farlo con le proprie mani per cui, falce nuovamente comparsa alla mano, si lanciò contro il nemico confondendolo con diverse illusioni  cloni di se stesso, fino ad arrivargli su un fianco e reciderlo da parte a parte separando la zona dalla vita in giù dal resto del corpo.

"anche lui…?"

Gli chiese col respiro ancora affannato dagli sforzi, senza prendersi la briga di far sparire dal volto quell'espressione che ormai lo rendeva più simile ad una belva incattivita che al solito guardiano della nebbia, in una domanda implicita, mirata a sapere se anche il capo della Famiglia si fosse tolto lo sfizio di violarlo tra una tortura e l'altra nel tentativo di estorcergli informazioni.

Alaude si limitò a lasciar tremare in maniera incontrollata il corpo mentre fissava con aria assente l'ennesimo cadavere davanti a loro, Daemon non avrebbe saputo dire se fosse scosso da ciò che aveva fatto o se invece i suoi pensieri avevano semplicemente ragione.

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siccome l'ultimo capitolo sta venendo fuori più lungo di quanto credevo,  ho deciso di dividerlo, per  cui la fic inaspettatamente sarà di 4 capitoli ò_o!
  
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