Daemon si svegliò d'un
tratto nel pieno della notte, con quella sgradevole sensazione addosso
che ci
sia qualcosa che vada storto che non ti permette di girare la testa
dall'altro
lato sul cuscino e tornare a dormire.
O
meglio, lo fece, ma nel
muoversi per dare le spalle al letto di fronte al suo aprì
gli occhi con un
battito di ciglia, che era bastato a farlo muovere nuovamente di
scatto,
saltando seduto, rivolto verso il letto vuoto. Il letto di Alaude, che
aveva
visto essere ancora vuoto.
Fu
quello a confermargli
che non si trattava solo di una sensazione, davvero qualcosa non stava
andando
bene e forse il suo corpo aveva avvertito l'assenza prolungata del
collega per
troppo tempo, o forse più semplicemente si era accorto di
star dormendo
per più
tempo del normale.
Era
andato a dormire
piuttosto tardi, infatti, ad un orario in cui sarebbe dovuto mancare
poco prima
della sveglia all'arrivo del collega, cui avrebbe dovuto dare il cambio.
E
invece stava dormendo
tanto profondamente da ricordare l'incubo da cui si era appena
svegliato, si
sentiva riposato, dalla finestra entravano perfino le prime luci
dell'alba e di
Alaude non c'era traccia.
Accese
la piccola lampada a
gas per poter guardare l'ora nell'orologio da taschino poggiato al
comodino di
fianco al letto, e con grande disappunto vi trovò le
lancette puntate alle 7:00
del mattino.
Il
guardiano della nuvola
sarebbe dovuto rientrare esattamente quattro ore prima, qualcosa
decisamente
non andava.
Senza
soffermarsi ad
imprecare mentalmente o pensare oltre, si alzò ignorando il
gelo che gli
attraversò le ossa e si fiondò in bagno,
gettandosi acqua perfino più fredda in
volto per darsi una svegliata, indossando poi con gesti repentini i
primi
vestiti che aveva trovato nell'armadio, finendo per indossare perfino
l'intimo
del collega senza accorgersene, ed in pochi minuti fu in strada, pronto
ad
andare a cercarlo.
Non
ci voleva grande
impegno ad immaginare dove fosse, a dire il vero,
l'eventualità più probabile
era che si fosse cacciato in qualche guaio durante la missione che,
nella
peggiore delle ipotisi, lo aveva portato a farsi scoprire.
Il
problema era pensare cosa
esattamente
avesse fatto perdere l'attenzione ad un uomo che così
meticoloso sul lavoro che
era impossibile perfino per Daemon prenderlo alla sprovvista anche solo
per
scherzo.
Ma
in quanto umano, anche
lui aveva i suoi punti deboli, lo sapeva. Nel caso di Alaude, la prima
immagine
che si poteva stagliare nella mente se si voleva ricordarlo in
situazioni a lui
sconvenienti, era solo una: gatti. Settimane di lavoro che rischiavano
di
andare in fumo per dei gatti.
"se
si è fatto fregare
dai gattini io lo uccido!"
Il
guardiano della nebbia
imprecò, imboccando di corsa la strada che lo avrebbe portato al cancello della
residenza che stavano
controllando ormai da un po', dopo esser sceso dalla carrozza che lo
aveva
portato nella zona.
Rallentò
il passo soltanto
quando fu in prossimità di
dover
sboccare esattamente di fronte al cancello, alla fine di quella strada,
e si
appiattì contro un muro osservando per bene la situazione a
di là del
marciapiede.
Era
impossibile non notare
che fosse successo qualcosa, diversamente dal solito infatti c'erano
guardie in
bella vista davanti al cancello ed un po' ovunque, tutti uomini di
grossa
stazza che andavano in giro con fare frenetico, passandosi
continuamente
informazioni all'orecchio e scattando poi a correre per riferire agli
altri.
Decisamente,
era successo
qualcosa.
"Alaude…"
Daemon
sussurrò quel nome
quasi fosse un'imprecazione, passandosi una mano sul volto mentre pensava
febbrilmente a cosa fare,
mettendosi ansia da solo, come se
già
tutto fosse diventato una questione di vita o di morte.
Ma
inaspettatamente, a
differenza di come doveva essere andata al collega, la fortuna sembrava
girare
dalla sua parte come poté notare con grande sollievo quando
vide uno degli
uomini di guardia allontanarsi dal gruppo al cancello per dirigersi
sulla
strada, proprio verso di lui.
Con
le sue abilità
l'illusionista si confuse perfettamente con le ombre che la scarsa luce
dell'alba ancora permetteva in quella via e, appena fu certo che gli
uomini
sulla strada di fronte non avrebbero visto niente, attaccò
quello che si rivelò
essere un ragazzo piuttosto giovane.
Fu
facile terrorizzarlo
fino a convincerlo
a dirgli cosa stava
succedendo, avevano catturato un intruso ma questa era una risposta che
si
aspettava di ricevere ed il fatto che non seppe dirgli ancora nulla
sull'identità dell'intruso in questione bastava a capire che
il collega era
dovuto restare ligio al dovere come suo solito, non fiatando sula sua
identità
e la missione.
Quindi
non sapevano chi si
sarebbero trovati di fronte ad andare a recuperare il collega, questo
andava a
suo vantaggio.
Dopo
avergli fatto perdere
i sensi ed averlo sistemato in un vicolo, Daemon prese in prestito le
sembianze
di quel ragazzo appartenente alla Famiglia nemica, aiutato dalle
proprie
illusioni come al solito.
Sotto
un certo aspetto
amava infiltrarsi tra i nemici fingendosi uno di loro, poteva
mischiarsi a loro
in tutta tranquillità, divertirsi con l'espressone allibita
che assumevano
quando li colpiva inaspettatamente per loro e continuare a poter andare
in giro
per il campo nemico allarmato ed in subbuglio senza venir attaccato da
chiunque
non avesse a genio di uccidere subito, visto che lo avrebbero preso
ancora per
uno dei loro!
Concordemente
con le
aspettative di Daemon, accadde così anche quella volta.
Ciò
che non si era
aspettato affatto era ciò che si ritrovò davanti
una volta arrivato all'interno
dell'abitazione, dopo aver messo fuori gioco praticamente qualsiasi
persona gli
si fosse avvicinata nel raggio di metri.
O meglio, che non
trovò, ossia Alaude.
Come
venne ad apprendere
dalla quinta delle guardie sopravvissute che dovette prendere a pugni
per
costringerla a rispondere, infatti, dal momento in cui avevano trovato
un
intruso il boss ed i suoi uomini più fidati, insieme
all'intruso in questione,
si erano allontanati per rifugiarsi in un'altra residenza
più sicura e nascosta
da eventuali attacchi in un prossimo futuro.
Ed
infatti avevano fatto
bene i loro calcoli, visto il modo in cui Daemon aveva messo a ferro e
fuoco
quel posto.
La
guardia però morì troppo
in fretta per potergli dire dove si trovasse il luogo in cui avevano
portato il
collega, così che, solo in quel cumulo di cadaveri e
macerie, l'illusionista si
ritrovò a dover intraprendere praticamente una nuova
missione a partire da
zero.
~
Gli
ci vollero cinque
giorni per trovarlo, pochi se si considerava la difficoltà
per trovare senza
indizi un posto organizzato in
massima
sicurezza e segretezza per un boss mafioso, osservarlo, infiltrarsi ed
eliminare ogni ostacolo, troppi se
si
pensava al sonno perso, l'ansia e la fretta che aveva avuto per tutto
il tempo
e, soprattutto, alle condizioni di Alaude.
Non
fu facile
raggiungere le
cantine di quella villa
nella quale -aveva costretto una guardia che aveva perso interi minuti
a
tormentare a dirglielo- in
una stanza
adibita a cella era stato rinchiuso il collega.
Aveva
dovuto tracciarsi
alle spalle una lunga scia di sangue appartenente a tutti gli uomini di
guardia
al cancello, a quelli accorsi a fermarli in giardino, agli uomini
più forti
della famiglia pronti ad accoglierlo all'ingresso, e avrebbe fatto
fuori anche
il boss se solo non gli fosse apparso e sfuggito da sotto agli occhi
nello
stesso momento in cui aveva appreso la collocazione di Alaude ed al
momento le
sue priorità erano altre, per cui preferiva raggiungere per
prima cosa l'uomo
per cui aveva fatto ormai completamente saltare in aria la missione
affidata
loro da Giotto, stravolgendola del tutto trasformandola da "spionaggio
"
a "sterminio totale della famiglia potenzialmente nemica."
Ci
vollero intere ore di
studiati attacchi e scontri continui, ma infine era riuscito ad
arrivare alla
cella tanto cercata, spalancata dall'ennesimo cadavere fatto che vi
aveva
lanciato contro, provando subito una morsa allo stomaco non appena
intravide
l'interno, pentendosi di tutta l'accuratezza che ci aveva messo per
arrivare lì
e non essersi fiondato subito alla ceca.
Come
se qualche manciata di
minuti avesse potuto evitare poi quello spettacolo che si
trovò davanti agli
occhi.
Lui
era arrivato in quelle
cantine con la camicia totalmente stracciata sul petto e la lunga
giacca piena
di strappi, quasi completamente ricoperto di sangue -in gran parte non
suo- e
credeva di essere in uno stato pietoso, ma la visione di Alaude gli
diede una
nuova definizione di tale parola, che gli fece completamente rivalutare
il
proprio stato.
Il
collega era riverso per
terra, in una pozza del suo sangue e macchie tutt'altro che
rassicuranti, il viso
scarno, la pelle secca sui fianchi che aderiva alle costole in maniera
fin
troppo più evidente del solito, sembrava come se si fosse
prosciugato.
In
giro per la cella non
c'erano piatti, bicchieri né qualsiasi traccia di acqua o
cibo, evidentemente
dovevano averlo tenuto a digiuno e disidratato
per tutti quei giorni ma, paradossalmente, non era nemmeno
quello l'aspetto
peggiore.
L'intero
corpo, in particolare
le gambe, era ricoperto di ferite vecchie e nuove e lividi su lividi,
il biondo
splendente di quei morbidi capelli, ora completamente spettinati e
strappati in
alcune parti via a ciuffetti, era reso opaco dalla sporcizia e dal
sangue che
doveva esservi colato da alcuni graffi aveva in volto e sul collo.
Perfino
quello splendido
viso era stato deturpato e le labbra secche e screpolate erano rese
rosse
soltanto da del sangue raggrumato che sembrava essergli uscito dalla
bocca,
Daemon non avrebbe saputo dire se fosse stato per l ferite troppo gravi
alla
schiena evidentemente presa a frustate o dall'orgoglio del collega che
lo aveva
portato a provare a tagliarsi la lingua a morsi per uccidersi pur di
non
versare oltre in condizioni del genere.
"Alaude…"
La
voce gli uscì fuori in
un sussurro per poco non soffocato dalla sua stessa gola, reso
comprensibile
soltanto grazie al silenzio tombale in cui versava ormai l'intera
residenza.
Il
guardiano della nuvola,
che se ne stava steso su un fianco verso la porta della stanza,
ripiegato su se
stesso, sentendo dopo giorni interi una voce conosciuta,
aprì con non poca
difficoltà gli occhi,muovendo piano le palpebre gonfie e
annerite in un occhio.
Aprì
la bocca facendo come
per parlare ma non ci riuscì, ovviamente doveva avere la
gola troppo secca tra
la mancanza di acqua ed il fatto di aver urlato troppo in quei giorni,
ma per
dare segno di averlo visto mosse
piano
verso il collega i polsi completamente scorticati in ferite ancora
fresche
dalle pesanti manette di metallo con cui erano incatenati, uguali a
quelle che
aveva alle caviglie.
Daemon
non indugiò oltre e
gli si gettò affianco, cercando di rendere più
chiara quella voce strozzata,
mentre lo sollevava piano tenendolo per le spalle, cercando un punto
più chiaro
in quella irriconoscibile pelle per cui poterlo tenere senza fargli
troppo del
male.
"chi
ti ha fatto
questo?!"
Chiese,
in un moto di
rabbia ma non irrazionalmente.
Sapeva
infatti a causa
di chi Alaude era
finito in quelle
condizioni, del boss che avrebbe trovato e ucciso personalmente e
dell'intera
famiglia ormai sterminata, ma voleva sapere i nomi precisi di chi aveva
operato
quegli stupri e quelle torture perché, se ne fosse rimasto
vivo anche solo uno,
avrebbe voluto vendicarsi esattamente su di lui facendogli ricevere
dieci volte
peggio di quanto aveva inferto al collega.
Come
a volergli rispondere,
il collega sollevò lo sguardo vagando oltre le sue spalle,
indicandogli
qualcosa, Daemon si voltò e, come se fosse comparsa solo in
quel momento, si
accorse della presenza di un uomo appostato in un angolo, rimasto fino
ad
allora lì in agguato probabilmente in attesa del momento
giusto in cui farlo
fuori.
Era
enorme e completamente
nudo dalla vita in su, rivelando un corpo robusto e muscoloso in una
maniera
animalesca che lo faceva somigliare ad un gorilla, il solo immaginare
il
francese tra le braccia di quel bruto fece scattare un moto di ribrezzo
nell'illusionista che gli sconquassò lo stomaco,
nauseandolo, ma trovò lo
stesso la forza di alzarsi di nuovo ed impugnare saldamente la fidata
falce
verniciata di sangue che
aveva
abbandonato sul pavimento al proprio sangue.
Doveva
farlo, come minimo
per far giustizia ad Alaude.
L'uomo,
mostrandosi
piuttosto agile per la sua stazza, si mosse scattando in avanti nel
tentativo
di acciuffarlo ma, ormai scatenato in una sadica furia accecata dal
piacere di
infliggere dolore e non dalla sola necessità di far fuori un
nemico, il
guardiano della nebbia gli si scagliò contro più
veloce, tagliandogli le dita
che si allungavano verso di lui, poi le mani, poi le intere braccia,
inferendo
andando avanti con più ferocia man mano che le urla della
vittima diventavano
più agghiaccianti e acuti.
Quelle
mani che avevano
osato toccare quel corpo che lui trovava candido ed intatto ogni volta
che
decideva di impossessarsene, qualsiasi centimetro di quella bestia che
aveva
osato deturparlo e violarlo, doveva sparire, andava disintegrato.
Avido
del suo sangue, roteò
in un semicerchio la falce, facendo calare la lama rivolta verso il
pavimento,
piantandone la punta nel cavallo dei pantaloni dell'uomo ottenendone un
nuovo
grido più forte ed un'agonia peggiore della precedente.
E
poi ancora, i piedi, gli
stinchi, le cosce, il torace, la testa, tutto, tutto di lui doveva
essere
annientato in tanti pezzi, senza alcun rispetto.
Continuò
ad inferire su
quel corpo ormai più che morto, dilaniato tanto da esser
diventato
irriconoscibile, ma non ancora soddisfatto l'illusionista
continuò a deturparne
ciò che restava fin quando venne attratto da un suono tanto
fievole che dovette
fermarsi e stare attento con le orecchie per essere sicuro di averlo
ascoltato
una seconda volta.
"Daemon…
è
morto…"
Alaude
alle sue spalle, con
la voce che sembrava aver acquistato anni d'anzianità per
quanto fosse roca e strascicata,
lo stava richiamando piano alla realtà.
Come
se fosse nato per
quello, per obbedire a quella voce, Daemon sembrò ridestarsi
e lasciò andare la
poltiglia di carne e sangue sulla quale si stava accanendo, lanciandosi
nella
parte opposta della stanza verso la fonte di quella voce.
Con
due colpi secchi della
falce liberò il collega dalle catene e, fatta sparire la
compagna di guerra, si
sfilò la lunga giacca, avvolgendovi quel corpo tremante che
gli pareva più piccolo
del solito.
Provò
a scacciare quell'idea,
comprendo l'altro meglio che poteva e sollevandolo poi da terra
tenendolo tra
le proprie braccia, cercando di rendere il più lieve
possibile la stretta su di
lui.
Stava
soffrendo, glielo
vedeva nella faccia stravolta in un'espressione contratta.
"adesso
andiamo,
abbiamo finito."
Tentò
di rassicurarlo
mentre imboccava la via dell'uscita, senza chiedersi nemmeno
perché lo stesse
facendo, perché prestasse tanta attenzione al corpo tra le
sue braccia, perché
si era accanito in quel modo su chi gli aveva fatto del male ed era
assetato
della voglia di farlo ancora su chiunque avesse incontrato sulla loro
via che
potesse minare alla salvezza del guardiano della nuvola.
Semplicemente,
aveva smesso
di pensare, da quando Alaude era scomparso -minacciando di farlo per
sempre-
aveva iniziato ad agire soltanto d'istinto ed il suo istinto gli diceva
di
salvarlo, così come ora gli diceva di proteggerlo e ancora,
il suo istinto
bramava vendetta su
chi aveva osato
sporcare il candore dell'altro in quel modo, facendo calare perfino sui
suoi
occhi di ghiaccio chiarissimi un velo ombrato, che gli faceva apparire
uno
sguardo scuro e cupo.
"perché…?"
Quasi
come si fosse voluto
assumere il ruolo di voce della propria coscienza, Alaude gli pose
quella
domanda che lui aveva totalmente soffocato, concentrandosi sulla
priorità di
andare il più lontano possibile da lì,
raggiungere l'albergo in fretta e
partire il prima possibile per la loro città.
"non
ci pensare ora e
non sforzarti a parlare."
Stranamente
obbediente, il
francese fece per chiudere gli occhi ma, nel momento in cui Daemon
percorse
l'ultimo scalino che li portò all'atrio della residenza, li
spalancò assumendo
un'espressione atterrita che non gli aveva mai visto in volto prima
d'ora, in
tante missioni dai lavori più infimi che avevano fatto
insieme.
L'illusionista,
che per
tutto il tempo era stato più attento al volto dell'altro che
a guardare la
strada davanti a sé, seguì la traiettoria del suo
sguardo e scoprì la fonte di
quello sguardo.
Il
boss della Famiglia che
aveva appena finito di sterminare che credeva di aver lasciato scappare
qualche
manciata di minuti prima, era pronto in attesa in cima alle scale, con
un
vistoso armamentario di fucili e pistole addosso, a quanto pareva nella
convinzione di aspettare che i fuggitivi facessero la loro comparsa per
vendicare il fatto che gli avessero portato via tutto.
In
una condizione ben poco
lucida, come vide apparire i due sparò, senza una grande
mira, rendendo molto
facile per Daemon muoversi e scansare il colpo perfino con Alaude tra
le
braccia.
Un
ghigno famelico si
dipinse sulla bocca dell'illusionista, a dire il vero perfino felice di
quella
nuova comparsa.
Si
era già ripromesso di
cercare quell'uomo in capo al mondo per mandarlo all'oltretomba col
resto della
sua Famiglia, in quel modo gli aveva reso le cose oltremodo
più facili, per non
parlare del fatto che la reazione del biondo tra le sue braccia alla
visione
del nemico la diceva lunga, per cui la sete di sangue non faceva altro
che
aumentare a dismisura.
Avrebbe
potuto far apparire
un'illusione alle spalle del boss e farlo fuori nello stesso secondo in
cui lo
aveva guardato, ma non voleva togliersi la soddisfazione di farlo con
le
proprie mani per cui, falce nuovamente comparsa alla mano, si
lanciò contro il
nemico confondendolo con diverse illusioni
cloni di se stesso, fino ad arrivargli su un fianco e
reciderlo da parte
a parte separando la zona dalla vita in giù dal resto del
corpo.
"anche
lui…?"
Gli
chiese col respiro
ancora affannato dagli sforzi, senza prendersi la briga di far sparire
dal
volto quell'espressione che ormai lo rendeva più simile ad
una belva incattivita
che al solito guardiano della nebbia, in una domanda implicita, mirata
a sapere
se anche il capo della Famiglia si fosse tolto lo sfizio di violarlo
tra una
tortura e l'altra nel tentativo di estorcergli informazioni.
Alaude si limitò a lasciar tremare in maniera incontrollata il corpo mentre fissava con aria assente l'ennesimo cadavere davanti a loro, Daemon non avrebbe saputo dire se fosse scosso da ciò che aveva fatto o se invece i suoi pensieri avevano semplicemente ragione.
-------------------------------------------------------------------------------siccome l'ultimo capitolo sta venendo fuori più lungo di quanto credevo, ho deciso di dividerlo, per cui la fic inaspettatamente sarà di 4 capitoli ò_o!