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Autore: _BlueLady_    28/12/2011    5 recensioni
[ Dal Prologo]
Tutti lo chiamavano Eclipse, perché proprio come un’eclissi era in grado di nascondersi alla luce del sole, per poi fare la sua ricomparsa di notte, nelle vie buie delle città più conosciute, alla ricerca di non si sa quali preziosi tesori.
Le prime pagine dei giornali erano piene delle sue immagini, i gendarmi di ogni città gli davano la caccia, nella speranza di catturarlo e finalmente infliggergli la punizione che meritava per tutti i furti commessi in passato.
Non c’era traccia di scovarlo, tuttavia.
Così come appariva, altrettanto misteriosamente scompariva, lasciando dietro di sé solo un cumulo di mormorii perplessi ed impauriti.
Attenzione: leggermente OOC, la lettura potrebbe risultare un pò pesante.
Genere: Mistero, Sentimentale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Rein, Shade, Un po' tutti
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 12~
 
- Ripetimi perché siamo venute fin qui…- domandò Rein alla sorella, osservando spaesata la facciata della villa dei Tinselpearl, indecisa se entrare o meno.
- Il duca ci ha invitate a prendere un tè in sua compagnia per poter conoscerci meglio.- rispose Fine con un ampio sorriso impresso in volto.
- Era necessaria anche la loro presenza?- domandò Rein all’orecchio della sorella, accennando con uno sguardo fugace ai genitori dietro di loro impegnati in un atteggiamento tutt’altro che rispettoso.
La madre correva in ogni angolo del giardino ammirando con eccessivo entusiasmo ogni singolo filo d’erba presente in esso; il padre, al contrario, le camminava a fianco, lanciando di tanto in tanto qualche silenzioso sbadiglio.
Fine si voltò verso la sorella accennando un’alzata di spalle – Bright ha specificato di voler conoscere l’intera famiglia…- mormorò giustificandosi.
- Bright? Da quando tu e il duca siete entrati così in confidenza?- esclamò Rein osservandola con una nota di malizia -… Non è che la ragione di questo ricevimento è un pretesto per chiederti in moglie?-
Fine si irrigidì di colpo.
- Rein, ma che diamine vai dicendo!- esclamò, facendosi rossa in volto.
La turchina ridacchiò tra sé e sé, divertita per quella reazione fin troppo eccessiva.
Ben presto furono accolte da uno dei maggiordomi, pronto ad accompagnarle nella sala dove si sarebbe tenuto il ricevimento.
Sebbene Rein fosse già stata lì dentro una volta, rivedere quelle mura e quelle stanze così familiari le fece un certo effetto.
Non appena passò davanti al salotto in cui aveva intrattenuto la sua prima conversazione con il visconte, poi, non poté fare a meno di domandarsi se anche lui sarebbe stato presente, e si ritrovò a sperare, con non poca contrarietà, che il suo desiderio venisse soddisfatto.
Non appena realizzò ciò a cui stava pensando scosse violentemente la testa, come per scacciare via quegli assurdi pensieri.
Era inutile illudersi di ricevere l’affetto di un uomo dal quale non poteva pretendere neppure di ottenerne il rispetto.
Le sue amare constatazioni venivano continuamente interrotte dalle esclamazioni della madre che continuava ad elogiare ogni singolo angolo della casa le capitasse sott’occhio.
Il maggiordomo che li accompagnava, costretto a sorbirsi quelle insulse moine, roteò gli occhi in alto, sospirando.
La donna non si accorse del gesto, ma il marito si.
Notando una muta richiesta di aiuto proveniente da uno degli sguardi del pover’uomo, ritenne opportuno intervenire nella conversazione.
- Ehm… Elsa, mia cara, perché non riservi i tuoi complimenti per il padrone di casa?- accennò, volgendo un’occhiata complice al maggiordomo che asserì, colmo di gratitudine.
- Oh, dici che sto diventando leggermente noiosa?- domandò quella, volgendosi verso di lui.
- Niente affatto, cara…- le rispose il marito in un sorriso -… stai diventando decisamente noiosa… e un tantino ruffiana, se mi permetti di dirtelo…-
Il volto della signora Sunrise si gonfiò di indignazione.
Cominciò a borbottare lamentele contro il marito, che si limitava a sorbirsi la predica annuendo con il capo.
Rein e Fine osservarono divertite i genitori impegnati in uno dei loro soliti battibecchi, ridacchiando sommessamente.
Finalmente giunsero nell’angolo della casa riservato unicamente per loro.
Ad accoglierli fu lo splendido sorriso del Cavaliere, accompagnato dalla sorella che gli stava a fianco.
- Signorina Sunrise, è un piacere vedere che abbiate accettato ancora una volta il mio invito qui e che anche la vostra famiglia lo abbia fatto!- esclamò quello a Fine, baciandole galantemente la mano.
Rein vide la sorella avvampare dall’emozione sotto lo sguardo scettico della duchessa.
I due giovani si osservarono imbarazzati ed emozionati, consci di essere osservati da tutti i presenti, ma il loro imbarazzo durò poco, poiché l’attenzione si spostò presto sui genitori delle gemelle, ancora impegnati a discutere su argomenti alquanto inutili e fuori luogo.
Non appena notarono di essere osservati, i signori Sunrise fecero le loro più sentite scuse ai loro ospiti per il pessimo comportamento che avevano tenuto in loro presenza, senza nascondere un velo di imbarazzo per il fatto che le loro figlie si stessero comportando in un modo decisamente più dignitoso di loro.
Il duca non parve minimamente offeso, anzi, pareva quasi divertito di quel comportamento alquanto insolito.
Diversa era invece l’espressione della Dea, discorde in tutto e per tutto con l’opinione del fratello  ma, si sa, quando c’è di mezzo l’amore per una fanciulla, anche i più grossi difetti paiono prestigiosissime virtù… E i genitori di Fine lo erano senz’altro.
- Bene, accomodatevi – ordinò il duca non appena tutti ebbero fatte le dovute presentazioni – Il tè sarà servito a momenti…-
 
A circa metà della loro visita dai Tinselpearl a Rein non parve ancora chiaro il motivo del loro invito.
Il duca sembrava inizialmente intenzionato a conoscere i genitori suoi e di Fine per un motivo ben preciso, ma questa sua convinzione scemava man mano che la visita procedeva oltre.
Quello che doveva essere un pomeriggio di novità e nuove intense emozioni prendeva sempre di più la piega di un semplice pomeriggio in compagnia di amici.
Rein era decisamente stufa delle continue chiacchiere di sua madre, degli sguardi di rimprovero che suo padre le lanciava, dei sorrisi imbarazzati che sua sorella scambiava con il duca, perfino del profondo disinteresse che la Dea mostrava a tutta quella sconcertante situazione.
A tè finito prese la decisione di alzarsi e fare una passeggiata per conto suo, intenzionata a isolarsi da quell’atmosfera soffocante.
Trovata una scusa abbordabile che potesse evitare di commettere una scortesia, prese gentilmente congedo dal gruppo, ignorando l’occhiata interrogativa che Fine le aveva rivolto.
Dopotutto, l’aveva cacciata lei in quell’imbarazzante situazione, e sicuramente avrebbe trovato il modo di uscirne.
Priva di alcun rimpianto verso la sorella, si diresse il più in fretta possibile in giardino, desiderosa di assaporare l’aria fresca che aleggiava di fuori.
Non appena uscì vide una foresta di fiori variopinti donarle il loro più cordiale saluto.
Le sue labbra si incresparono in un sorriso mentre si inoltrava sempre di più verso quello che giudicava essere il suo paradiso.
Procedette in avanti correndo, finché il fiato e la lunga gonna che aveva indosso glielo permettevano.
Poi un curioso suono proveniente dai pressi della villa attirò la sua attenzione.
Si voltò di scatto, udendo ancora quello che pareva essere un nitrito lontano.
Proveniva dalle stalle del duca, probabilmente apparteneva a uno dei numerosi cavalli che erano di sua proprietà, data l’ingente ricchezza di cui il Cavaliere disponeva.
Decise di dirigersi al loro interno, desiderosa di vedere quali magnifici esemplari fossero allevati lì dentro.
Quando entrò, però, si sorprese di trovare la stalla stranamente vuota.
Si osservò intorno sconcertata: non un singolo filamento di fieno si muoveva.
Solamente uno sbuffo improvviso alle sue spalle la fece sobbalzare, costringendola a voltarsi di scatto.
Quando realizzò ciò che le stava davanti, sgranò gli occhi estasiata.
Di fronte a lei c’era uno splendido esemplare di cavallo delle praterie bianco, il manto candido come la più gelida delle nevi.
Trovarne uno simile, e soprattutto riuscire ad allevarlo, era praticamente impossibile.
Si avvicinò cautamente, affascinata da tanta magnificenza.
L’animale non parve turbato dalla sua presenza, ma anzi la incoraggiò sempre di più ad avvicinarsi, avanzando a sua volta.
Si lasciò sfiorare il muso delicatamente.
Il cuore di Rein si riempì di gioia a quel tocco.
Il pelo era ispido, ma allo stesso tempo soffice e vellutato.
- … E tu che ci fai in una sontuosa stalla come questa, invece che correre libero per i pascoli? Preferisci il lusso che una nobile casa ha da offrirti?- gli domandò, ricevendo in risposta uno sbuffo.
- … Impicciarsi degli affari degli altri è sintomo di una grave mancanza di educazione, non ve lo hanno mai insegnato?-
Una voce alle sue spalle la fece sobbalzare improvvisamente.
Quando si voltò, vide alle sue spalle nientemeno che il visconte con il suo solito atteggiamento superbo e gli occhi glaciali che la osservavano severamente.
Stava appoggiato allo stipite della porta, la luce del sole proveniente dall’esterno che si scontrava con la sua buia figura provocando intensi giochi di luce attorno alla sua sagoma.
Il suo cuore sussultò non appena notò i suoi occhi scrutarla severamente in volto. Si ritrovò a gioire silenziosamente per quell’incontro fortuito che segretamente aveva sperato accadesse.
- Domando scusa – disse – se mi sono permessa di inoltrarmi qua dentro senza alcun consenso. Stavo facendo una passeggiata di fuori quando ho udito un nitrito da lontano, e credendo stesse arrivando una carrozza mi sono avvicinata per accertarmi che i miei sospetti fossero fondati.-
In effetti era vero ciò che diceva, poiché inizialmente aveva realmente sospettato si stesse trattando dell’arrivo di qualche altro ospite al ricevimento del duca.
Il visconte abbassò lo sguardo senza fare minimamente caso alla sua giustificazione, afferrò una sella e una spazzola dalle pareti della stalla e si avvicinò nel posto dove si trovavano lei e il cavallo.
Senza pronunciare una parola aprì il cancello del piccolo recinto che rinchiudeva l’animale, cominciando a spazzolarne il manto candido.
Rein lo osservava con la più accurata attenzione, non senza provare un minimo di ammirazione per la cura con la quale il visconte si prendeva cura del cavallo.
L’animale sbuffava piacevolmente sotto il tocco gentile e delicato delle setole della spazzola.
- E’ un bell’esemplare…- esordì Rein a un tratto rompendo il silenzio nella stalla - Il duca lo possiede da molto?-
Il giovane puntò i suoi occhi bui nei suoi.
- Il duca non possiede cavalli, quelli che trainano la sua carrozza gli sono gentilmente concessi da uno stalliere di fiducia della contea. L’esemplare che state vedendo ora è di mia proprietà- affermò con freddezza, senza cessare di spazzolare con cura il pelo dell’animale.
Rein sgranò gli occhi sbalordita.
- Dunque, mi state dicendo che questo cavallo è vostro?- domandò.
Il visconte la osservò come per constatare se ciò che aveva appena pronunciato fosse una provocazione diretta a lui.
- Non  mi credete, forse?- le rispose scettico.
Il suo sguardo penetrò nuovamente gli occhi cristallini di lei, causandole un altro improvviso sussulto al cuore.
Si affrettò a correggere la sua involontaria provocazione.
- Assolutamente si – esclamò, arrossendo un poco - Solo mi stupisce il fatto di vedere un esemplare che di solito vive allo stato brado così mansueto e a suo agio rinchiuso in una stalla. Gli avete già dato un nome?- domandò poi, per tentare di sviare la conversazione precedente.
- E’ una femmina…- le rispose secco il visconte con uno sguardo di rimprovero. 
- Oh…- mormorò Rein, abbassando gli occhi dalla vergogna.
Il visconte la osservò rabbuiarsi, conscia di aver fatto nuovamente una figuraccia di fronte a lui.
La fortuna pareva proprio non assisterla, quel giorno…
Sorrise, più per vendetta che per compassione o, almeno, così parve a Rein.
- Si chiama Regina - si affrettò a risponderle Shade, per evitarle un ulteriore imbarazzo.
La turchina alzò il viso, grata a lui per averle risparmiato la fatica di chiederglielo.
- Regina? Mi sembra un nome decisamente appropriato – esclamò, riacquistando il suo fare estroverso - …E’ davvero la regina di tutte le giumente…- affermò, poi, avvicinandosi ad accarezzarla.
La cavalla sbuffò di contentezza alle premure che Rein le rivolgeva.
Arrivò perfino a leccarle una mano, causando un’improvvisa esclamazione di sorpresa da parte della fanciulla.
- Le piacete.- osservò il visconte senza scomporsi più di tanto.
Quelle parole le fecero un gran piacere, e a una seconda leccata della cavalla non riuscì a non ridere di gusto di fronte a quel gesto di affetto manifestato con così tanta enfasi.
La sua risata cristallina che si spandeva nell’aria gli provocò qualcosa in petto che non seppe spiegarsi.
…Vederla sorridere, udire la sua risata, osservare i suoi splendidi occhi azzurri ridursi a due piccole fessure celando le sue iridi simili a limpide pozze d’acqua, mise di buon umore perfino il visconte.
Per un attimo, il giovane dimenticò il suo fare burbero e scontroso, lasciandosi anch’egli trascinare dall’allegria della turchina.
Rein lo osservò, sorpresa ed ammaliata, sciogliersi in quello splendido sorriso che gli illuminava il volto, le gote che si imporporavano un poco.
Solamente quando si accorse di stare ridendo da solo riacquistò tutta la sua superbia, riprendendo a dare le ultime spazzolate alla cavalla in silenzio prima di montarvi in sella.
Una pacata atmosfera tornò ad aleggiare nella stalla, la quiete rotta solamente dagli sbuffi di Regina che ancora manifestava la sua contentezza al proprio padrone e alla nuova ospite.
- Anche oggi siete qui in veste di aiuto a vostra sorella?- domandò un tratto il visconte, rompendo il silenzio -… Bright mi ha detto di avervi invitati tutti a prendere un tè assieme alla vostra famiglia…- aggiunse subito dopo, come per evitare cattivi pensieri che quella frase buttata a caso avrebbe potuto suscitare nella turchina.
- Non eravate voi quello che diceva che impicciarsi negli affari altrui è maleducazione?- esclamò invece lei, cogliendo l’occasione di quella domanda per ribattere abilmente alla sua prima osservazione.
Il visconte sorrise, conscio che quella provocazione se l’era meritata.
Dopo un altro attimo di silenzio, aggiunse - Dovete amarla davvero tanto, vostra sorella, se siete disposta a sopportare un noioso ricevimento che implichi la conoscenza del duca con la vostra famiglia…-
Rein annuì, ridendo sommessamente.
- Sarà meglio che cominci ad abituarmi a eventi di questo genere… del resto, mia sorella è giovane e in età da marito, chissà che non si verifichi un’occasione futura che implichi qualcosa di più di un semplice pomeriggio in amicizia…- rispose, tentando di celare in quella frase il desiderio di sapere di più sulle intenzioni del duca riguardo sua sorella.
Il visconte tuttavia capì, ed inarcò la bocca in un sorriso.
- E voi, signorina Sunrise?- le domandò poi con un tono di voce a dir poco ammaliante – Cosa?- chiese  lei.
- Anche voi siete in età da marito, se non sbaglio…- le disse lui, lasciando volutamente morire la frase in quel punto, senza aggiungere altro.
Per l’ennesima volta il cuore di Rein le sobbalzò in petto, ed istintivamente posò una mano in prossimità dello sterno come se temesse che il visconte potesse vederlo sbalzare fuori da un momento all’altro.
Arrossì, ingoiando un bolo di saliva simile a un macigno.
Il visconte ridacchiò sommessamente nel notare la sua reazione, e dal nulla il suo modo di fare le ricordò tremendamente quello di un’altra persona a lei nota.
Quel sorriso sghembo… lo aveva già visto altre volte prima di allora…
Desiderosa di scoprire sei suoi sospetti fossero fondati, e al contempo di prendersi l’ennesima vittoria su di lui se fosse stato realmente come sospettava -…Voi mi ricordate qualcuno, sapete?- azzardò.
Il sorriso di lui disparve, ma non si lasciò intimorire dal suo sguardo indagatore.
- Qualcuno?- domandò incuriosito - E chi, se mi è lecito saperlo?-
Rein piantò le sue pupille in quelle di lui, per verificare un qualunque segno di vacillazione da parte sua.
- Un collezionista…- rispose pacatamente.
Il visconte sostenne lo sguardo con fermezza e decisione.
- Un collezionista?- ripeté.
Annuì.
- Un collezionista di gioielli.- aggiunse infine, studiando la sua reazione.
Il visconte ridacchiò di quella che gli parve una sciocchezza bell’e buona.
- L’unica cosa che colleziono sono i continui guadagni che ricavo dall’approdo delle mie merci oltremare…- rispose, senza cessare di ridere tra sé e sé.
Rein rimase alquanto delusa e offesa dalla sua reazione. Non era certo quella che si sarebbe aspettata avendo finalmente smascherato Eclipse!
Evidentemente aveva fatto un enorme buco nell’acqua fin dall’inizio. L’ossessione per il visconte doveva essere talmente acuta in lei da farle credere perfino le cose più assurde.
Come poteva essere lui Eclipse, lui, uno degli uomini più ricchi di tutta la contea?
Arrossì del suo errore, ringraziando il cielo che lui non potesse cogliere il suo imbarazzo, almeno per quella volta.
Shade terminò presto la toeletta alla sua cavalla e, non appena fu pronta, montò in sella, pronto a cavalcarla.
Congedandosi da Rein come era d’educazione, si diresse al di fuori della stalla, desideroso di partire per chissà quale meta.
Ricordando quanto tempo era trascorso dall’ultima volta che lo aveva visto e quanto aveva sperato di poterlo rivedere ancora prima di allora, Rein lo seguì, accertandosi che il luogo in cui era diretto non fosse così lontano da implicare un’assenza più lunga del dovuto.
- Vedete di non sparire dalla circolazione come avete fatto da un po’ di tempo a questa parte…- gli disse prima che lui partisse alla volta della campagna -…ci terrei a rivedere la vostra cavalla… e voi…- aggiunse poi, osservandolo negli occhi con una nota di sfida.
Il visconte ricambiò il saluto con un lieve cenno del capo, poi intimò a Regina di partire e la cavalla sfrecciò lungo il viale con una velocità impressionante.
Cavalla e cavaliere furono ben presto lontani dal raggio visivo di Rein.
Solamente in un secondo momento la giovane si rese conto dell’ultima frase che aveva detto al visconte, e di quanto indiscreta ed imprudente fosse stata nel pronunciare parole così avventate. 



Angolo Autrice:

Buh!
Chi non muore si rivede!
Ebbene si: sono finalmente qui con il nuovo capitolo (ci ho messo parecchio stavolta, eh?)
Dovete perdonarmi, ma tra feste, studio e problemi personali (quelli non mancano mai, purtroppo) il tempo di mettersi a scrivere o addirittura di aggiornare è poco, anzi, pochissimo.
Nonostante tutto, però, mi faccio in quattro pur di farvi leggere ogni tanto qualche capitoletto della mia storia che procede a rilento. Molto a rilento.
Il tempo è poco, l'ispirazione pure.
La storia è fatta, devo solo continuare a scriverla.
E' frustrante quando riesci ad avere un pò di tempo per metterti al computer, e non hai un briciolo di ispirazione che ti venga in soccorso per aiutarti a concludere una fic. Ne devo fare ancora di capitoli, ma come faccio se non ho voglia di mettermi a scrivere?
Insomma, ci vuole un certo impegno a scrivere con uno stile così pesante, e dopo ore di studio non ho la forza di pensare oltre.
Perciò perdonatemi se il capitolo non piacerà, se troverete errori o qualsiasi altro orrore.
Tento di fare del mio meglio, ci tengo alla buona riuscita di questa storia, e tanto.
Vabbè, la pianto di annoiarvi con i miei problemi e vi saluto.
Auguro a tutti i miei lettori (silenziosi e non) un Buon Natale, anche se in ritardo, e già che ci sono, un Felice Anno Nuovo in anticipo.
(Un pò di puntualità non la possiamo proprio avere, eh?)
Adesso finisco veramente.
Grazie a tutti coloro che mi hanno sostenuto fin qui, cercherò di essere più puntuale nel postare, d'ora in poi.
Un saluto

_BlueLady_
  
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