Canzoni natalizie, più o meno classiche, si diffondevano nell'aria attraverso il computer posto sul tavolo della cucina. Neal si muoveva a tempo per la stanza, senza una meta precisa, forse di già ubriaco o forse solo pretendendo di aver bevuto un po' più del dovuto. Peter era a sedere sul divano e rideva, più libero di quanto sarebbe stato se non gli avesse tenuto compagnia nei festeggiamenti. Il truffatore si avvicinò a lui e allungò una mano. "Andiamo, agente Burke, vieni su." "No, grazie, non sono ancora così sbronzo", rispose lui, scuotendo la testa e sorridendo mentre alzava il calice che aveva in mano, come una benedizione al divertimento dell'altro. "È Natale, Peter!", esclamò il ragazzo, indignato. "Sono le tre di notte, Neal", gli ricordò. Il più giovane scosse la testa sulle ultime note di Jingle Bells Rock, poi rimase in attesa che iniziasse la canzone successiva. Appena riconobbe la melodia sorrise e tornò a porgere la mano al federale. "Neal...", sospirò Peter, quasi rassegnato. "Ehi!, è The Voice, baby. Non puoi dire di no al vecchio Frank", replicò, prendendogli di mano il bicchiere e posandolo sul tavolino basso lì accanto. Si voltò verso di lui senza perdere il proprio sorriso. "El ti ha insegnato a ballare, quindi non hai scuse." Peter guardò verso il letto, dove sua moglie stava dormendo, e si decise a prendere la mano di Neal, che lo aiutò a mettersi in piedi. "Non ti chiederò cose impossibili, tranquillo", lo rassicurò, abbracciandolo con la destra. "Il fatto che non mi piaccia particolarmente, non vuol dire che non sia in grado di farlo." Il più grande lo strinse a sé mentre cominciavano a muoversi a ritmo con la musica, volteggiando un paio di volte nello spazio tra l'ingresso e la cucina prima che Peter andasse a sbattere con la schiena contro il cavalletto. Neal si mise a ridere, nascondendo la testa contro il suo petto e stringendosi di più a lui. Peter lo seguì subito dopo, contagiato. "Non è il posto ideale per ballare", commentò il più grande mentre la canzone finiva, tentando di svicolarsi e tornare sul divano. "Basta solo organizzarsi meglio", rispose Neal tranquillamente, senza lasciarlo andare. Nat King Cole si aggiunse a Sinatra, in un duetto per The Christmas Song, ed il ragazzo portò entrambe le braccia attorno al suo collo, sorridendogli. "Va bene lo stesso, no?" Peter annuì e lo strinse a sé mentre lui poggiava la testa sul suo petto; si dondolarono, cullarono nelle note in silenzio, rilassati. La canzone finì, ma anche se se ne accorsero nessuno dei due si mosse. "Guardami", disse ad un certo punto Peter, serio. Il ragazzo alzò la testa, spaventato. Non ebbe tempo nemmeno di pensare a cosa non andasse che si ritrovò la bocca dell'altro sulla propria. Chiuse gli occhi e ricambiò il bacio, dolce e forte per via dell'alcool, caldo e desiderato. Si allontanarono lentamente, rimandando il più a lungo possibile il momento in cui le loro labbra si sarebbero separate. Neal aprì gli occhi con altrettanta calma, incontrando la sua espressione serena e tranquillizzandosi a propria volta. "Ehi", sorrise. "Ehi", ripeté Peter, sorriso compreso. "Come primo bacio non è stato male." "No, affatto." Peter continuava ad avere quel sorriso sulle labbra, quello che lo faceva sorridere a propria volta e che gli faceva sempre credere che era tutto come doveva essere e niente sarebbe andato storto; ed anche se non era qualcosa a cui era abituato - la tranquillità, il non preoccuparsi di guardarsi le spalle o di dove fosse l'inganno - non poteva fare altro che sentirsi al sicuro, fidarsi che lui non gli avrebbe mentito, colpendolo alle spalle. "Buon Natale, Neal." "Buon Natale, Peter."