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Autore: MissCherie    29/12/2011    6 recensioni
Lei lo odiava con tutto il suo cuore, lo aveva amato ... Lui la stuzzicava in tutti i modi possibili , ma l'avrebbe amata .. Da una scommessa era nato l'inimmaginabile, da un bacio era scoppiato il desiderio. Due vecchi amici, divisi dall'odio, ma che con il passare dei giorni valicheranno ,in un Estate focosa , il filo di quello che noi chiamiamo Amore ... 
“Perché quello era un bacio rubato dal passato, un bacio privato dei ricordi perché troppo perfetto, un bacio rubato perché aveva completamente ammaliato il mio cuore […] In quell’estate, avevo imparato ad amare proprio lui, il ragazzo che odiavo con tutto il cuore, ma che era diventato il centro di ogni mio pensiero … "
 
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Angolo Autrice!
Finalmente sono tornata, con un enorme ritardo scusatemi, ad aggiornare questa storia! Davvero mi scuso enormemente se vi ho fatto aspettare, ma l'ispirazione era andata a farsi benedire per un bel po' di giorni :( Spero che abbiate passato un Buon Natale e una bellissima Vigilia e un buon augurio per l'anno che verrà :D Il mio povero stomaco ormai sta chiedendo pietà Ehehe :) Passando al capitolo, vi auguro una buona lettura sperando che anche questo possa piacervi =) Ancora scusatemi per il ritardo e ancora Auguri! Oh, dimenticavo! Ho postato il primo capitolo di una nuova storia che si chiama " All'Ultimo respiro", spero che anche in questa mi seguirete! Un caloroso abbraccio e al prossimo, spero presto, capitolo! :D 

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Capitolo 4 
 
 
Una rosa. Una bellissima rosa rosso sangue che piano piano perdeva i petali appassendo e diventando non bella come appariva quando era nel punto  della sua fioritura. Prima tutti la guardavano ammirati e poi essa veniva scartata quando il suo stelo si afflosciava, quando i suoi germogli appassivano richiudendosi letteralmente. Mia nonna mi diceva sempre che quando una rosa moriva, era come se morisse qualcos’altro di più profondo. Mi raccontava spesso che questo fiore rappresentava prima l’amore di un uomo e poi il suo abbandono che la faceva appassire diventando brutta agli occhi altrui. Eppure essa era così bella che tutti volevano averla nel loro giardino almeno per un mese, giusto il tempo per far vedere agli altri la bellezza di quella rosa così rossa e viva che nessuno osava toccarla. Mi ero ritrovata a paragonare una rosa ad una ragazza. Sembrava strano eppure tutto ciò coincideva. Una bellissima donna, viva, ammirata da tutti veniva accudita dal suo innamorato che la usava solo per il piacere di averla tra le braccia e nient’altro, solo per il gusto di poter far vedere ai suoi amici che tipa era riuscito ad accalappiare. Piano, piano l’uomo si stufava e non calcolava minimamente la propria donna tanto che essa giorno per giorno appassiva, si chiudeva in sé stessa e stava male. Male nel cuore … Tanto da non curarsi più e diventare cupa e brutta agli occhi degli altri. Quando il ragazzo la lasciava la donna moriva non nel senso fisico,ma nel senso sentimentale e quella era una delle cose più brutte che potevano capitare. Rendersi conto che tutto ciò per il quale avevi creduto era tutto una totale stronzata portava noi ragazze ad issare un muro davanti al cuore che con il passare del tempo ci faceva rinascere e vivere quando l’amicizia alimentava le nostre giornate. Come per la rosa l’essenza vitale era l’acqua, per gli uomini erano gli amici. Le persone non riuscivano a rendersi conto che noi ragazze eravamo come dei fiori. Dovevamo essere curate, ammirate, amate e protette per farci stare bene eppure, oggigiorno, non avveniva nulla del genere. Davanti ai miei occhi vedevo ragazzi che volevano vivere secondo le loro regole senza importarsene dei sentimenti altrui. Vedevo ragazzine che venivano sfruttate e poi lasciate a piangere nei loro letti e in certi casi mi domandavo se ancora il rispetto per noi donne esisteva, se ancora i sentimenti potevano contare qualcosa in questo mondo. Anche io, come una rosa, mi ero sentita viva in passato. Ero appassita quando sapevo di dovermene andare di casa e lasciarmi tutto alle spalle, ma ero morta quando ritornando tutto era totalmente cambiato. Sapere che da una forte amicizia era nato, per me, l’amore e poi per lui un sentimento vicino all’odio che non ne sapevo il motivo, mi aveva fatto morire nel cuore. Lo aveva spupazzato a suo piacimento, rigirandolo tra le dita e ridendoci quando in passato gli avevo confessato i miei sentimenti. Non c’era cosa che mi aveva fatto più male e sapere che oggi, per una settimana, dovevo riuscire a combattere contro tutto ciò mi faceva venire una strana angoscia. Negare e negare che ancora provavo qualcosa per lui era veramente difficile, ma dovevo farlo. Valeva per me stessa, per i miei diritti e per il mio cuore. Andare avanti senza guardare il passato era la cosa giusta da fare, ma come potevo?  Federico era pur sempre stato il mio primo amore, il primo che mi aveva donato un piccolo bacio, il primo che mi aveva protetta da tutti facendomi sentire al sicuro come non lo ero mai stata in vita mia. Con Riccardo non era successo tutto ciò, eppure con lui avevo ricominciato a sperare in qualcosa, avevo ricominciato a voler bene davvero …  

Sbuffai sonoramente mentre con estrema delicatezza cercavo di allacciare in modo che non mi si sciogliesse, il laccio del costume. Ovviamente facevo due nodi visto che, certe volte, i maschi avevano le mani un po’ troppo lunghe per i miei gusti soprattutto quello stupido di Riccardo. Una volta, mi ero ritrovata completamente nuda in mezzo all’acqua per colpa sua e dire che ero diventata rossa dalla vergogna era poco! Quindi meglio non rischiare, mi stavo ripetendo continuamente in testa. Pochi giorni fa avevo comprato questo nuovo costume a fantasia colorata veramente carino soprattutto perché , con i suoi colori caldi, si intonava perfettamente alla mia carnagione abbastanza scura a causa dell’abbronzatura. Non ero una di quelle ragazze con un fisico da fare invidia, anzi. Avevo le curve al posto giusto, il ventre piatto dove all’ombelico era posato un piercing, le gambe magre e toniche … unica pecca? Il seno troppo piccolo. Lo odiavo. Vedevo tutte le mie amiche con una terza abbondante che le sfoggiavano nei migliori dei modi e miriadi di maschi che gli sbavavano dietro come cagnolini. Eppure, anche se io volevo essere come loro, bella e affascinante, mi piacevo per quella che ero. Perché essere qualcun’altra? Ogni persona aveva un suo pregio e un suo difetto, ognuna era diversa e forse ciò era la cosa più bella che ci caratterizzava. La diversità.  Per alcuni poteva essere una parola strana, brutta. L’adolescenza infatti caratterizzava questo. Tutte volevamo essere come le bellissime ragazze del Liceo, perfette e piene di ragazzi. Eppure loro non avevano una cosa che in molte potevano disprezzare. Il cervello o almeno la ragione per fare qualcosa. Quindi ragazze, meglio essere sé stesse e farci amare per ciò che eravamo invece che farci odiare per ciò che non eravamo. In molte potevano domandarsi “ E io chi sono?”, non c’era una risposta a questa domanda. Bisognava solo scoprirlo mano a mano nel tempo. Ancora io non sapevo che cosa volevo farmene del mio futuro, della mia vita privata, delle mie parole, dei miei gesti. Avevo incominciato a capire che niente girava attorno alle cose prestabilite la sera prima, tutto era improvviso, tutto era … calcolato nello stesso istante. 

Quindi, mai dire mai … 

<< Pronta? Fammi vedere come ti sta! >> urlò una voce da dietro la porta del bagno e alzai gli occhi al cielo giusto il tempo di imprecare silenziosamente contro Veronica. Li riportai sullo specchio e mi guardai. Guardai una ragazza con i capelli neri, con gli occhi così azzurri da far paura, con quelle labbra screpolate, con quelle lentiggini che la facevano ancora sembrare una bambina. Dopotutto io ero così. Avevo ancora un animo da giocherellona, non mi piacevano le persone troppo serie, troppo prese da sé stessi. Volevo attorno a me persone solari, allegre con le quali parlare di scemenze. 

<< Charlie? Vogliamo andare? I ragazzi ci stanno aspettando! >> sbottò di nuovo Veronica e alla fine decisi di uscire da quel bagno, dopo aver spento la luce e aver messo i pantaloncini ed una canottiera semplice. Quando  la vidi tutta bella pronta, con gli occhiali da sole posati sulla nuca e la borsa firmata appoggiata sul braccio non potei che sorridere.

<< Andiamo, stupida! Un’ora senza Marco e già ti manca >> sbottai mentre iniziavamo a scendere le scale, mentre le nostre ciabattine si posavano rumorosamente sulle scalinate di parquet riempiendo quel silenzio di una mattina inoltrata.

<< Cha, lo capirai quando troverai il ragazzo giusto per te >> mi rispose senza tanti preamboli, prima di superarmi e uscire dal portone di casa per andare direttamente dal suo fidanzato che la aspettava a braccia aperte, con un sorriso che avrebbe fatto invidia a qualsiasi coppia. Lui la guardava come se era la cosa più bella che poteva capitargli, come se il resto attorno a lui non contasse nulla se non averla tra le braccia e potersi inebriare del suo profumo. Io rimanevo li a guardarli, sentendo un grande peso prorompere nel petto. Mi domandavo perché io non potessi avere quella felicità, perché tutto doveva essere così difficile e sbagliato … Sospirai e con un leggero sorriso mi avvicinai ai ragazzi che aspettavano con i loro motorini davanti al marciapiede di casa mia. Aggrottai per un momento le sopracciglia. Motorini? 

<< Tesoro, io vado con Marco te vai con Alessio >> mi disse Veronica ridendo mentre montava in sella dietro il suo ragazzo che intanto aveva acceso il veicolo che rombava scalpitante contro l’asfalto caldo di quella mattina. Annuì e mi diressi verso Alessio, ma prima che potessi dire uno stupido “ciao”, una mano mi prese delicatamente il polso facendomi fermare e voltare il capo verso il ragazzo. Gli occhi cioccolata di Federico si persero nei miei ed io sussultai finché un’amara verità non mi apparve davanti agli occhi. La scommessa … 

<< Vieni con me >> mi sussurrò trascinandomi verso il suo motorino color nero e verde, mentre io vedevo Alessio aggrottare per un momento le sopracciglia per poi sorridermi rassicurante. Sospirai e, dopo aver preso il casco che gentilmente mi aveva dato, salì dietro Federico il quale con una sola mossa accese il motorino facendolo poi partire e sfrecciare lungo le vie del Paese. Lanciai un urletto e mi strinsi a lui, imprimendo le mie mani sul suo stomaco che si contrasse al mio contatto. Sentivo la sua schiena a contatto con il mio petto, era così calda. L’aria mi scompigliava i capelli che fuoriuscivano dal casco, mentre si infrangeva anche lungo le mie gambe nude e strette contro i fianchi del ragazzo, che incolume, continuava a correre come un pazzo lungo la strada. Sentivo il profumo di salsedine arrivarmi dritto alle narici e inspirai mentre un senso di beatitudine mi pervadeva facendomi per un attimo chiudere gli occhi e assaporare il vento che mi sferzava contro, la libertà. Eppure io stavo godendo di tutto ciò assieme a Federico, al mio vecchio migliore amico, con colui che mi aveva dato tutto tranne il suo cuore. Appoggiai la testa contro il suo torace, all’altezza del cuore e lo sentì. Caldo e lento che batteva a ritmo sostenuto. Cosa poteva succedere in quella settimana? Cosa sarebbe successo? Chiusi gli occhi e pensai a tante cose. Non volevo sentire di nuovo il mio piccolo cuore ribattere per lui e soffrire, non volevo perdermi nei suoi occhi perché troppe volte era successo, non volevo averlo come amico perché sapevo che non sarebbe stato possibile. E allora perché in quel momento non mi sentivo così male da voler scendere da quel motorino e sbraitargli contro? Perché il mio finto odio in quel momento non riusciva a prendere il sopravvento? Tutto le mie preoccupazioni, tutte le mie stupide domande, erano dovute al fatto di quella scommessa, di quel patto che avevamo stretto. Speravo soltanto che niente sarebbe cambiato … 
Improvvisamente sentì il rumore frastornante del veicolo cessare e aprì gli occhi, trovandomi davanti la distesa immensa del mare azzurro velato da piccole onde dove vi ci si buttavano allegri bambini. Mi riscossi e porsi il casco a Federico che era rimasto in silenzio per tutto il tempo. Lo guardai assottigliando gli occhi cercando di scovare qualcosa e subito il ragazzo mi colse in fragrante.

<< Perché mi stai fissando? >> disse con gli occhi sbarrati e un leggero sorrisetto ironico aleggiare su quelle labbra. No, era sempre il solito. 

<< Te l’hanno mai detto che hai il naso storto? >> scherzai mordendomi il labbro. Storto? Tutt’altro. Era perfettamente dritto. Lo vidi socchiudere le labbra sorpreso della mia risposta, ma quando mi vide sorridere mi scompigliò i capelli facendomi indignare e dargli una pacca sulla testa.

<< Davvero divertente, Cha >> mi rispose ridacchiando per poi lasciarmi sola e andare verso la spiaggia mentre il suo sguardo era ancora rivolto verso di me, uno sguardo ridente che mi fece alzare il dito medio in sua direzione facendogli provocare una leggera risata. Presi la mia borsa di paglia e, con i ragazzi al seguito, mi incamminai verso la spiaggia calda. Appena i miei piedi nudi toccarono la superficie bollente, feci un salto scottata e vidi i miei amici ridacchiare divertiti mentre, come degli idioti, camminavano sulla sabbia zampettando. 

<< Dai Cha! Muoviti! >> urlò Alessio mentre continuava a ridere a pochi metri da me. Scossi il capo divertita, ma prima che potessi dire qualsiasi cosa le mie gambe si alzarono dal suolo provocandomi un urlo idiota finché la mia faccia non andò a sbattere contro il sedere di un ragazzo che improvvisamente incominciò a correre sulla spiaggia ridendo e provocando a me degli spasmi mentre con le mie urla gli intimavo di smettere. 

<< Andiamo a fare il bagnetto? >> urlò ridendo ed io scalciai con tutta le forza che avevo in corpo,  cercando di scendere dalle spalle di quel babbuino. Sentivo sotto le mie mani, mentre cercavo di fare leva sulla sua schiena, la sua pelle calda e profumata che mi inondava le narici. I miei palmi sentivano sotto di essi i suoi muscoli contorcersi ad ogni movimento e arrossì quando un pensiero poco casto mi appari in mente. Le sue mani mi tenevano ferme le gambe nude ed erano così forti e autorevoli che … No,no! Charlie che cavolo di pensieri andavi a fare? Mi riscossi improvvisamente quando l’acqua fredda del mare mi inondò completamente portandomi a chiudere gli occhi quando essa mi avvolse. Sentivo la canottiera ondeggiare intorno al mio corpo, mentre i miei capelli volavano sparpagliati sulla superficie come una nube nera. Riemersi sentendo le goccioline di acqua scivolare lungo il mio corpo. Federico se ne stava immobile davanti a me, con il torace scoperto, le braccia conserte e un sorriso in grado di abbagliare le ragazze lì intorno che lo stavano guardando con desiderio.

Ma non me … non mi abbaglierai più … 

<< Lo sai quanto ti odio, idiota? >> sbottai parandomi di fronte a lui mentre vedevo i suoi occhi così vicini ai miei tanto da poterci annegare e galleggiare per sempre. Federico sbuffò alzando gli occhi al cielo.

<< Lo sai che mi dovrai sopportare, bambina? Ti conviene quindi di fare la brava >> disse con un sorrisetto malizioso alla fine che gli fece guadagnare una manata in testa. Non sarebbe successo nulla in quella stupida settimana , niente che poteva cambiare il venire dei giorni. E allora perché mi sentivo così tanto preoccupata? Perché in quel momento, mentre i suoi occhi vagavano nei miei, il mio cuore batteva così forte? Non era normale, no, no. 

Sii forte, non essere debole

Mi avvicinai a lui sorridendogli, trovandomi ad un soffio dal toccare il suo corpo caldo e leggermente bagnato, forse dai miei precedenti schizzi. Lo vidi deglutire lentamente mentre le sue sopracciglia si aggrottavano pensierose.

<< Ma io non sono una brava bambina … >> gli sussurrai guardandolo così intensamente tanto da fargli spalancare gli occhi e boccheggiare un  momento preso in contropiede. Ma io, persona sadica, lo lasciai lì, immobile e fermo mentre  raggiunsi i miei amici che non si erano resi conto di nulla.
Ma non sapevo che da quella semplice mia frase, sarebbe scaturito qualcosa.
 
*****************

<< Cha! Passami la palla! >> urlò Riccardo al lato opposto del mio, sul campo di Beach volley. Quando vidi la palla arrivarmi dritta in faccia, protesi le mani e con un movimento del bacino e delle spalle, la spinsi con forza verso Riccardo che con maestria la prese al volo segnando un punto. Vidi Veronica farmi la linguaccia dall’altro lato del campo, segno che il vantaggio della mia squadra non le stava andando a genio. Le sorrisi e quando sentì Fede urlare per tirare la battuta, i miei occhi corsero verso di lui assaporando con lenti movimenti dell’occhio i suoi movimenti. Vedevo il suo viso concentrato completamente verso la palla, le labbra dischiuse per lo sforzo, le braccia protese per schiacciare, il torace atletico, imperlato da goccioline d’acqua, che si distendeva all’indietro e poi … la palla volò con maestria oltre la rete, con una potenza innata che mi aveva fatto seguire quel movimento rapita. Subito Veronica la prese con un Baker e la palla si protese verso il centro del campo dove in quel momento non vi era nessuno. Con uno scatto, corsi verso di esso e prima che la palla potesse toccare terra, inciampai su un paio di gambe che mi avevano preceduta e caddi, con un piccolo tonfo, a terra seguita da Federico che mi era caduto addosso con tutta la sua altezza. Incominciai a imprecare in tutte le lingue del mondo e mossi la gamba cercando di alzarmi, ma incontrai la pelle calda e sudata del ragazzo che in quel momento continuava a fissarmi tutto rosso in viso e con il torace completamente spiaccicato sul mio petto. Trattenni il fiato mentre piano piano mi rendevo conto di cosa stava succedendo in quel momento, anzi. Di come eravamo messi. Sentivo il suo respiro infrangersi contro la pelle sensibile del mio collo e trattenni l’impulso irrefrenabile di immergere una mano nei suoi capelli morbidi e attirare quel viso più vicino. Così vicino da sentirne il sapore, così vicino da poterne assaporare l’essenza e le sue imperfezioni. In quel momento mi resi conto che non c’era niente di più bello dei suoi occhi. Due pozzi cioccolata e qualche pagliuzza dorata ad incorniciare l’iride che in quel momento mi stava fissando così intensamente tanto che sentivo i brividi percuotermi la pelle. Le sue gambe erano intrecciate alle mie in un abbraccio sensuale, le sue braccia erano poggiate ai lati del mio volto per non pesarmi, ma in quel momento nulla mi importava. Vedevo soltanto lui, i suoi occhi, le sue labbra a pochi passi dalle mie, il calore del suo corpo attaccato al mio, il suo profumo avvolgente da maschio e …

<< Volete rimanere lì fermi, ancora per molto? >> sbottò Riccardo improvvisamente comparendo al lato della mia testa con un espressione irritata. Rossa come un pomodoro spostai di peso Federico che si grattò la nuca in evidente imbarazzo, mentre sentiva il ridacchiare dei nostri amici. Mi ricomposi, togliendomi la sabbia e facendo di tutto pur di non guardarlo negli occhi. Ma che diamine mi stava succedendo? Era una reazione normale, no? Altre volte ero caduta sopra a Riccardo e ci eravamo alzati completamente imbarazzati e rossi dalla testa fino alla punta dei piedi, ma in quella circostanza … non so … era diverso. Eppure non sapevo a cosa associare quella parola, o almeno non ancora.
 
***********************

Riposi il telo da mare dentro la borsa e sospirai constatando che anche quella giornata era finita così velocemente tanto da non rendermi conto del passare veloce dei minuti e delle ore. Ormai la sabbia si era rinfrescata, la spiaggia si era un pochino svuotata e il mare era limpido e calmo ai miei occhi. Dopo la partita di Beach Volley, Federico aveva continuato a punzecchiarmi come sempre e capì che quello che era successo poco prima, era stato solamente uno stupido incidente normale che avveniva quasi tutti i giorni. Ma diamine perché mi stavo facendo così tanti problemi mentali? Scossi la testa e mi incamminai verso il parcheggio dove quel babbuino mi stava aspettando scocciato. Quando mi vide arrivare alzò gli occhi al cielo, sospirando.

<< Finalmente! >> sbottò porgendomi il casco mentre con l’altra mano metteva in moto il veicolo. 

<< Potevi anche lasciarmi andare a piedi invece che scocciarmi con le tue prediche >> dissi mentre cercavo di agganciare i lacci del casco con scarsi risultati. Fede ridacchiò leggermente e dallo specchietto, vidi i suoi occhi incontrare i miei per una frazione di secondo, per poi spostarli sulla strada. Ma era bastato solo quel secondo a farmi fremere di brividi. Brividi che ancora non avevano una spiegazione logica. Mi strinsi a lui quando il motorino incominciò a sfrecciare lungo le strade del Paesino e capì. Non potevo ricaderci di nuovo, o almeno non con lui. Con colui che mi aveva fatta innamorare e poi mi aveva spezzato il cuore, con colui che mi punzecchiava sempre, con colui che ancora mi faceva provare strani brividi, che ancora mi faceva battere lentamente il cuore. E sapevo che dovevo stare attenta a questo. Poteva bastare un tocco o un bacio a farmi crollare di nuovo e da quel momento sapevo che non potevo più scappare. Troppo persa nei miei pensieri non mi accorsi minimamente di essere arrivata a casa, fin quando il ragazzo non spense il motorino, aspettando che io scendessi. Gli porsi il casco e dopo un flebile “ciao” feci per andare verso il portone, ma la sua voce mi fece fermare e voltare, incontrando così i suoi occhi. 

<< Stasera sei libera? >> mi chiese sorridendomi leggermente. Sbattei le palpebre sorpresa e ,irrimediabilmente, diventai rossa come un pomodoro. 
Andiamo Cha, che diamine ti succede? 
Niente, non mi succedeva un bel niente! Mi morsi nervosa il labbro inferiore e cercai di escogitare qualcosa per scampare alla possibile “uscita”, ma lui mi colse sul tempo.

<< Non puoi rifiutare, Cha. Sei mia  in questa settimana. Alle nove passo a prenderti >> mi disse ridacchiando ed io strinsi i pugni gonfiando le guance come una bambina. Odiavo essere sotto le sue grinfie, odiavo che si prendeva gioco di me, odiavo che ancora oggi sapeva manipolarmi a suo piacimento. Io, uscire con lui? Per poco non gli scoppiai a ridere  in faccia da tale assurdità, ma mi trattenni per orgoglio e dignità. 

<< Affare fatto >> risposi sorridendogli malefica. Gli avrei fatto passare una delle più brutte serate della sua vita così da lasciarmi in pace e andare sui miei passi. Oh si, lo avrei fatto! Federico mi sorrise e poi dopo avermi fatto l’occhiolino , ripartì lungo le strade ormai al tramonto di quel pomeriggio d’Estate. Sarebbe stata una lunghissima serata, ma almeno mi sarei tolta di torno quel babbuino … 

O almeno speravo … 
  
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