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Autore: Makeitorbreakit    29/12/2011    2 recensioni
Vidi i suoi occhi chiudersi, sentii il suo cuore stopparsi. Caddi. Piansi. Lasciai che le emozioni mi si sciogliessero negli occhi. Cercai di non pensare ad Angel come ad un vero e proprio angelo, ma come quella ragazza che mi strappò il cuore dal petto, viva, felice e sorridente.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prima di iniziare il capitolo vero e proprio, vorrei fare una sorta di "sommario" dei punti e le vicende principali della storia.

 Allora, Justin è spesso triste e malinconico perchè il suo grande amore, Angel, è morto qualche mese fa. Quasi impazzisce quando nel teatro della sua città
incontra Angel, che tutti credono morta, avvinghiata ad un altro ragazzo.
 



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Capitolo 3

Déjà vu
 
Dal capitolo precedente:
[…] Vidi un ragazzo ed una ragazza, avvinghiati, bocca contro bocca, con lingue intrecciate l’una all’altra che si rincorrevano a vicenda nelle loro bocche.  Sentivo i loro cuori battere, vedevo nei loro occhi risplendere una luce. Poi scrutai per bene la ragazza e quasi svenni per la sorpresa: era Angel.  
 
Mi strofinai gli occhi con il palmo della mano nella remota speranza di vedere Angel sparire. 
Chiusi le palpebre qualche secondo, ma quando le riaprii lei era ancora lì, con la maglietta leggermente rivoltata all’insù, le mani del ragazzo nelle mutande, i capelli spettinati e la bocca troppo impegnata a giocare con quella dell’amico per parlare. 
 
Il mio cuore iniziò a batter veloce, le guance mi si infuocarono.  Sentii tutto il sangue raggiungere la testa e, piano piano, le immagini attorno a me divennero sempre più sfuocate, finché la luce si spense ed i suoni si convertirono in un costante e fastidioso fischio: svenni.
 
Aprii gli occhi, ma la luce delle lampade m‘abbagliò, costringendomi a richiuderli. Solo al secondo tentativo riuscii a tenere le palpebre aperte. Sentivo le tempie pulsare ed i pensieri roteare confusi e chiassosi nella mente. Mi portai le mani sulle guance, constatai d’esser molto caldo e poi le feci scivolare sulla nuca, dove per qualche secondo le lasciai.  
Lentamente mi alzai, percuotendo la stoffa dei jeans per liberarli dalla polvere. Mi guardai poi attorno, scostando la testa prima da un lato e poi dall’altro, scrutando la platea, i sipari e le scale.  Il silenzio, tuttavia, fu l’unica cosa che vidi. Il ricordo del volto di Angel, così vivido, così reale, piombò tutt’un tratto protagonista delle mie fantasie e per un attimo mi sembrò di rivivere il giorno in cui m’annunciò di avere solo pochi mesi di vita.  
Le lacrime, il dolore, l’incredulità, la paura, tutto pareva esser tornato ancora e di nuovo il peso della sofferenza mi schiacciò a terra, chino sul pavimento, con le dita tra i capelli e le lacrime agli occhi.
 
Il solo pensiero di quella giornata in teatro mi faceva rivoltare le budella dello stomaco. In classe mi capitava spesso di addormentarmi e di rivivere quel momento; ogni volta vedevo Angel avvinghiata a quello sconosciuto, con i fulvi capelli che le cadevano sulle spalle come una cascata di polvere d’oro, ed ogni volta mi svegliavo di soprassalto urlando invano il suo nome. Ben presto a questa mia stranezza se ne aggiunsero altre: divenni sonnambulo ed iniziai a correre la notte per casa cercandola in ogni possibile nascondiglio; incominciai a scrivere il suo nome con le fette di bakon della colazione e a disegnare il suo volto sui finestrini appannati dell’auto. A volte mia madre mi domandava di passarle il sale, a cena, ed io le rispondevo “Angel mi ha tradita con un altro.”. La situazione iniziava a diventare seria. 
 
La folla mi acclamava.  Le mani di migliaia di ragazze erano congiunte a formare un cuore e le braccia dondolavano di qua e di là, a tempo di musica. Le vedevo saltare,  le vedevo urlare, cantare, ballare, le vedevo felici d’essere lì, a qualche passo da me, le vedevo estasiate di respirare la mia stessa aria per una volta, le vedevo realizzate e compiaciute nell’aver realizzato il proprio sogno; le vedevo bene dal palco, le mie beliebers. 
“There's gonna be one less lonely girl” urlai. “One less lonely gir” ripetei, sommerso dagli applausi e dalle grida. Nel frattempo, una mia assistente accompagnò una ragazzina sul palco, che spaesata e sommersa dalle lacrime, barcollando, raggiunse a stento il seggiolino posizionato al centro dal palco. Cantando, raggiunsi un ballerino che danzando mi pose un mazzo di rose rosse da donare alla “One less lonely girl”
“Ormai è tradizione” mi diceva Scooter prima di ogni esibizione. Ma più  portavo avanti questa “tradizione” e più mi convincevo di, così facendo, fare un torto a qualcuno.
Con i fiori avvolti nella plastica sfrigolante, mi avvicinai alla ragazza, che con un malinconico sorriso piantò i suoi occhi nei miei. Per qualche secondo rimasi immobile, a fissarla; smisi di cantare e, di conseguenza, la musica, lo staff, le beliebers, tutti si ammutolirono ed il tempo sembrò fermarsi per un attimo ed io, colto dall’emozione, le sussurrai: “Angel, sei viva”.



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Note d'autore:
vferiywgewyreywg CIAO :D
Sono felicissima perchè avete recensito ben in 4 la volta scorsa :') Per ringraziarvi ho pubblicato questo capitolo abbastanza in fretta <3 Anche se non è il massimo spero vi piaccia. 

With love,
Giuly.

PS: Recensite, mi raccomando :))
  
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