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Autore: _ L i s a    30/12/2011    1 recensioni
Salve. Questa che stai per leggere è la mia prima storia. Sono ben accette le recensioni sia positive, sia le critiche. Buona lettura!
L'Olimpo significava immortalità e solo pochi avevano la possibiltà di viverci. Ma se qualcuno dei fortunati non volesse più rientrare in questa categoria? 
Anche una semplice scelta potrebbe portare alla rovina il paese più felice.

"I suoi occhi smeraldo erano più lucidi che mai, mi stava trasmettendo un messaggio mentale e le immagini erano davvero nitide. Vedevo me, ancora alle prime armi con gli impegni. Ero sola e triste, ma mi aiutò nell'inserirmi. Apparivano le nostre serate durante le feste casalinghe dei contadini, del mio orrore nell'essere spettatrice dei sacrifici e del suo aiuto nel superare il problema."
Storia in sospeso, cercherò di aggiornare il prima possibile. ^^
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Continuavo a guardare, ma più scrutavo la persona davanti a me, meno ne ero consapevole.
Eppure i miei occhi da dea non mi avevano mai tradito. 
Vedevo una ragazza di media statura con lunghe ciocche di capelli biondi raccolti in un' acconciatura da normale popolana, tranne due ciuffi che ricadevano morbidi lungo le spale.
Il viso giovane e dolce ospitava i miei stessi occhi celesti e le labbra sottili.
Il corpo snello era vestito con un semplice vestito bianco lungo fino a sotto le ginocchia e legato da alcuni fiocchi per dare la forma. Le scarpe erano altrettanto semplici con il tacco basso, dettaglio tipico delle ragazze dell'epoca.
Continuavo ad ammirare quella persona, a me totalmente sconosciuta. Eppure il mio specchio non mi aveva mai tradita, ma questa volta Allie aveva fatto un ottimo lavoro.
Infatti, mentre contemplavo il mio corpo provvisorio, rimaneva distante, trattenendosi dal ridere per il mio sguardo, ma, allo stesso tempo, compiaciuta del suo capolavoro.
Certo, dovevo riconoscerle il merito, ma la trasformazione era merito mio.
"Cugina, sei perfetta." esordì la piccola Allie che uscì dall' ombra mostrandosi completamente.
Non era molto alta, ma era perfettamente proporzionata per la sua statura. Adoravo il suo viso: le guance spesso rosse, unica caratteristica che permetteva di non confonderla con una dea, e gli occhi color nocciola, contornati da lunghe ciglia, spiccavano dal viso bianco pallido. I capelli marroni lunghi avanti e corti dietro, erano legati dove le ciocche si facevano più lunghe e la frangia le copriva leggermente gli occhi, dandole un' area da bambina. 
Io e lei eravamo simili, soprattutto caratterialmente, anche se molti dei e semidei ci chiedevano se eravamo sorelle. In realtà eravamo parenti alla lontana, ma ci siamo sempre ritenute delle cugine e amiche. 
Allison non era solo la miglior cugina che potesse esistere, ma era anche la più giovane semidea stilista di tutto l' Olimpo. Le sue agende, quel giorno, erano occupate, ma lo sarebbero state per altri trecento anni, ma lei era davvero la migliore; aveva lasciato tutto per aiutarmi per la festa che avrebbe radunato tutti i giovani attorno ad un falò. 
E dovevo ringraziare anche Ermes per la mia presenza, poichè, dopo il mio comportamento durante l'assembla di quella mattina, Zeus mi aveva punito obbligandomi a rimanere all' Olimpo. In quel momento era emerso il lato gentile del mio migliore amico che si era preso la colpa. Ovviamente Ermes, preferito da Zeus, non era stato punito come avevo rischiato io.
I miei pensieri furono interrotti da Allie che mi guardava desolata, pensando che il mio silenzio volesse rimproverarla per il vestito.
"Estia, mi dispiace molto, forse ho esagerato... con il vestito..." parlava a stento, in preda ad un attacco di panico.
La guardai senza parole. 
Stava per andarse con le lascrime agli occhi, ma mi girai velocemente, la presi per le mani e le dissi: "Allie è bellissimo e... e... io non ho parole per esprimere tutto il bene che ti voglio. Rimanevo in silenzio perchè stavo pensando quanti sacrifici hai fatto per prepararmi in modo che nessuno mi possa riconoscere. Davvero, grazie!".
Rimase perplessa, poi susseguì un lungo periodo di silenzio. Voleva dire che stava cercando di trovare le parole giuste, perciò continuai a guardarla con occhi felici ed entusiasti. Riuscì a prendere parola.
"Vedi, cugina, a volte non ti invidio per niente. Tu dici che io sono troppo occupata e ho troppi doveri. In realtà tu nei hai molti di più. Voglio dire, guardati! Ogni volta che c'è un sacrificio o un incontro attorno ad un fuoco, tu devi partecipare, anche se non ne hai voglia. E non puoi nemmeno presentarti con il tuo aspetto normale perchè violeresti la prima regola degli dei e Zeus non ti darebbe pace. 
Fortunatamente hai Ermes che ti aiuta sempre..." .
L'ultima frase concludeva sempre le nostre conversazioni e ultimamente cominciavo a sospettare che Allie avesse una cotta per Ermes, ma non volevo approfondire la cosa. Non volevo litigare con lei per questo, dato che ero molto protettiva nei confronti del mio miglior amico. Dovevo esistere solo io per lui.
Fissai i suoi occhi nocciola e lei mi fissava, a sua volta, sorridente, aspettandosi il nostro solito abbraccio che lei adorava. Le concessi l'abbraccio tanto desiderato, ma quando le braccia si toccarono, fu come tornare indietro.


"Estia, Zeus ha ordinato di accogliere la nuova semidea. Non mi ha dato molte informazioni, mi ha riferito solamente che si chiama Allison."
Lo guardai annoiata. "E chi dovrebbe accoglierla?"
Mi fissò un attimo perplesso poi mi disse : "Andiamo, ribelle, ci aspetta un giro di tutto l' Olimpo." e mi trascinò fuori dalla mia camera tenendomi per un braccio.
Arrivammo più in fretta di quanto pensassi e nonostante cercassi di tornare indietro, lui non mollava la presa e continuava diretto lungo i corridoi. Nella sala d'attesa una ragazza, sui diciotto anni all' incirca, aspettava ansiosa l'arrivo di qualcuno. Non era male, ma si capiva molto bene che non era una dea in piena regola e me ne resi conto subito: appena ci avvicinammo i suoi occhi brillarono come alla vista di qualcosa desiderato per anni e poi ottenuto. Scrutava minuziosamente sia me che Ermes e la cosa mi infastidiva abbastanza, come osava una novellina fiss...
"Allora, Estia" disse Ermes girandosi verso di me, lanciandomi frecciatine dovute al mio sguardo omicida riservato tutto per la nuova arrivata "Vogliamo presentarci alla nuova ragazza?"
"Estia." dissi con tono superbo e sorridendo in modo falso. "Contento?" Mi rivolsi a Ermes con altrettanta maleducazione. 
Educatamente, Ermes disse alla "novellina": "Vuoi scusarci un minuto?"
La semidea annuì leggermente e Ermes mi strattonò lontano.
"Estia, cosa ti prende, me lo vuoi dire?"
"Niente."  gli risposi senza nemmeno guardarlo negli occhi, altrimenti avrei capito quanto mi stessi comportando da stupida.
"Bene, adesso mi rispondi a monosillabe."
"Sì." 
Capì la mia tattica perciò mi prese il viso, obbligandomi a guardarlo negli occhi. Non potei farne a meno. I suoi occhi smeraldo erano più lucidi che mai: mi stava trasmettendo un messaggio mentale e le immagini erano davvero nitide. Vedevo me, ancora alle prime armi con gli impegni da dea. Ero sola e triste, ma Ermes mi aiutò nell'inserirmi. E apparivano le nostre serate durante le feste casalinghe dei contadini, del mio orrore nell'essere spettatrice dei sacrifici e dell'aiuto di Ermes nel superare il problema.
Allora capì il vero messaggio: ero stata anche io come Allison ed era giusto che anche lei ricevesse la stessa ospitalità. 
Ermes lasciò la presa e io, istintivamente, corsi verso la nuova arrivata e l'abbracciai come se ci conoscessimo da tantissimo tempo. Lei ricambiò l'abbraccio, felice di aver trovato una nuova amica.
"Mi dispiace. Sono davvero desolata di essermi comportata in questo modo, non avrei dovuto. Capisco come ti senti, ci siamo passati tutti qua dentro. Mi chiamo Estia." 
Lei, entusiasta, mi rispose: "Piacere Estia, io sono Allison, ma puoi chiamarmi Allie."
"Bene, Allie, allora cominciamo il giro."  dissi con una felicità che non ritrovavo da tempo ormai. Presi per mano la mia nuova amica e il mio migliore amico e ci incamminammo lungo corridoio.


"Illustre Estia, siamo arrivati" mi disse un semidio che si era offerto di accompagnarmi. La festa era in una villa famosa anche nell' Olimpo, quindi per me era un onore partecipare. Mi avvicinai alla porta e alzai la mano per suonare il capanello, però la mano si rifiutava. "Estia sei una dea, cosa ti prende?"   "Ma se agli invitati viene dei sospetti sulla mia natura?"   "Oh, ma taci!"
Finalmente riuscì a suonare. Una deliziosa musichetta segnalò il mio arrivo all'interno della casa e in quel momento sperai che tutti gli invitati fossero già arrivati al falò nell'immenso giardino della casa. Invece, la porta, si aprì. 
E pensai che i miei occhi mi avessero illuso di nuovo. 
  
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