Anime & Manga > Shugo Chara!
Segui la storia  |       
Autore: Meme06    30/12/2011    4 recensioni
Si, sono di nuovo io con un'altra ffc su questo meraviglioso anime. Questo è il continuo di Siblings in love, spero solo che possa piacere come è piaciuta la prima ^ ^ Baci.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Siblings in love'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Okay, prima di iniziare a leggerlo mi scuso per il ritardo e poi dichiaro che non sono responsabile delle mie azioni, è stata la me pervertita a scrivere questo capitolo e mi ha minacciata di pubblicarlo. Sotto tortura lo avreste fatto anche voi ç.ç




- Abbiamo finito il latte! - esclamò Ikuto dalla cucina mentre osservava il frigo e decideva che cosa mangiare per colazione senza poter bere il suo amato latte caldo.

Amu scese lentamente dalle scale. Lo spazzolino ancora in bocca e un'espressione da bella addormentata ad ornarle il viso.

- Ah… - commentò per risposta a quello che le aveva detto il fratello. - Dopo vado a comprarlo.

Ikuto la osservò da capo a piedi, sembrava una che non aveva dormito per niente.

- Hey, hai passato la notte in bianco? - le domandò con un mezzo sorriso di scherno.

- Può anche essere e allora? - rispose in modo un po' scontroso la ragazza risalendo le scale e rientrando in bagno. - Vestiti anche tu che se ti va lo andiamo a comprare insieme.

Questa volta il ragazzo scoppiò proprio a ridere. Ma che aveva fatto per essere così in trance? Sembrava un cadavere che cammina. Le gridò un 'si' e salì nella sua stanza.

Amu si guardò allo specchio del bagno. Poco lo spazzolino e si risciacquò la bocca. Il suo viso allo specchio era orribile. Ma perché aveva voluto vedere per forza quel film? Ora sotto i suoi occhi caramello sfumava la presenza di occhiaie, le labbra erano secche e screpolate e il suo viso era bianco come un lenzuolo.

- Dannato Kukai… - mormorò mentre si sciacquava il viso. Il giorno prima erano andati al cinema e lei aveva lasciato la scelta del film all'amico. Lui ne aveva scelto uno horror e lei si era ritrovata a tremare dentro il cinema, fuori dal cinema e nel letto di casa senza riuscire a chiudere occhio. - La prossima volta che lo vedo gliela faccio pagare di brutto.

D'un tratto sentì bussare alla porta del bagno.

- Amu, sono io… - disse il fratello da fuori la porta.

- Entra pure. - acconsentì la ragazza asciugandosi il viso con un asciugamano.

Ikuto entrò in bagno e guardò la sorella con uno sguardo di incomprensione.

- Ma si può sapere che hai fatto la notte scorsa? - le domandò sorridendo.

- Mmm… - fece furiosa. - è stata tutta colpa di Kukai!

- Kukai? - domandò il fratello.

- Esatto, tutta colpa sua accidenti! - esclamò di nuovo.

In un secondo Ikuto comprese la situazione. Sapeva che il giorno prima era andata al cinema e non ci voleva molto per capire che cosa era successo.

- Avete visto un film horror? - le chiese sibilante all'orecchio.

Amu rabbrividì.

- E dai ti ci metti pure tu adesso? - sbottò la ragazza con il viso leggermente arrossito.

- Dai che sto scherzando, non devi farti spaventare da un film di quel genere, fossero davvero spaventosi poi quelli che fanno ultimamente, è già tanto se i bambini di cinque anni si spaventano. - commentò il fratello.

In poche parole le aveva dato della perfetta fifona, paragonandola ai bambini di cinque anni.

- Detta in poche parole: neanche un bambino di cinque anni si spaventa come ti spaventi tu. - disse la rosa leggermente offesa.

- Esatto, com'è che ultimamente apprendi con tutta questa facilità? - le domandò carezzandole la testa.

- Molto spiritoso. - ribatté lei. - Non spettinarmi accidenti!

- Dai muoviti a prepararti che voglio il latte. - fece il ragazzo mentre usciva dal bagno.

- Va bene, va bene… - fece Amu afferrando i vestiti ed iniziando a spogliarsi e a vestirsi.

Una volta pronta scese di sotto e afferrata la borsa e il fratello uscì di casa.

- Lo prendi sempre caldo tu? - domandò la ragazza.

- Che cosa? - domandò Ikuto.

- Il latte, perché se è così ti informo che la colazione te la prepari da solo. - rispose.

- Perché? - domandò sorpreso.

- Perché non ho voglia di aspettare davanti ai fornelli. - rispose lei. - Vorrei riprovare a dormire.

- Va bene, va bene… - e detto questo l'afferrò per le spalle e avvicinò le sue labbra all'orecchio della ragazza. - Ti servirà dormire per stasera…

Le guance di Amu si colorarono di rosso e la voce non ne voleva sapere di uscire se non per formulare una semplice parola:

- B-baka…

Balbettò la ragazza sottraendosi alla sua presa e continuando a camminare. Lui le si avvicinò di nuovo.

- Perché continui a rifiutarti? - le chiese di nuovo facendola fremere. - Ormai lo sai che non mi sfuggi più…

- Amu! - una voce molto familiare per la ragazza interruppe la loro conversazione, o meglio interruppe Ikuto.

La ragazza si voltò sorridendo verso la persona che le stava venendo incontro.

- Ciao Kukai! - esclamò sorridente.

- Hey ti senti bene? Non hai una bella cera… - commentò il ragazzo.

- Se è così è solo colpa tua. - lo accusò lei.

- Ah? Non dirmi che il film di ieri ti ha spaventata? - domandò lui scoppiando a ridere.

- E invece è così. - fece lei incrociando le braccia al petto. Poi rivolse lo sguardo verso Ikuto. - Kukai, lui è mio fratello Ikuto.

- Oh, ciao, piacere di conoscerti. - disse Kukai porgendogli la mano.

Ikuto la strinse. Per la prima volta un amico della sorella non le trasmetteva antipatia. Questa era di sicuro una cosa buona, che lui in primis non si sarebbe mai aspettato. Di norma era sempre geloso di loro, aveva sempre avuto paura che avessero potuto portargliela via. Con Tadase infatti era sempre stata una continua lotta che alla fine lui aveva vinto. Beh dopotutto non c'è paragone tra uno stura lavandini e una divinità. Forse si stava vantando un po' troppo, ma era quello che pensava e che, ne era sicuro, pensava anche Amu.

- Piacere mio. - rispose con un mezzo sorriso. Sarà stato perché Amu gli aveva detto che la ragazza l'aveva già, eppure Kukai gli stava trasmettendo più simpatia che altro.

- E così sei tu che hai portato a vedere un film dell'horror ad Amu, ah? - gli chiese sorridendo.

- Si, perché? - rispose lui leggermente preoccupato. Se era uno di quei fratelli iper protettivi allora si che era nei guai.

- Sei un grande, anche per me è divertente vederla spaventata.

- Ma grazie! - sbottò la ragazza dando un pugno in testa al proprio fratello. - Ora ci vai da solo a prenderti il latte!

- Oh andiamo, stavo scherzando… - si scusò Ikuto anche se con sarcasmo.

- Fare le fusa non ti servirà a nulla. - disse la ragazza cercando di rimanere seria. Cosa che non le riuscì affatto visto che scoppiò a ridere come una matta. Tant'è che sia Kukai ed Ikuto, dopo essersi scambiati uno sguardo stupito, la guardarono preoccupati.

- Ah che tipo che lei Hinamori! - esclamò Kukai.

- Non chiamarmi per cognome, dai! - lo 'rimproverò' Amu.

Dopo essersi calmati tutti quanti si diressero insieme verso il supermercato.

- Ci manca solo il latte a casa? - domandò Ikuto alla sorella.

- Sei tu quello che è stato per mezz'ora davanti al frigo, dovresti saperlo. - rispose lei.

- Giusto. - annuì il ragazzo sorridendo. Se non fosse arrivato Kukai avrebbero ricominciato la solita storia. Ma ora che ci pensava, non era necessario parlarne, sarebbe bastato agire e dopo avrebbe visto se lei lo voleva davvero oppure no.

- Eccolo! - esclamò Amu afferrata una bottiglia bianca e blu. Si diressero a pagare e uscirono dal negozio.

- Amu ti va se oggi usciamo? - le domandò Kukai.

- Mi dispiace, ma oggi proprio non posso. - rispose la ragazza.

- Oh che peccato, hai da fare a casa?

- Diciamo di si. Oggi non ci sono i nostri genitori e… - disse per poi guardare di sottecchi Ikuto. - Le crocchette il micio qua dietro non se le sa preparare da solo.

Kukai fece una risatina per poi salutare e dileguarsi.

- Simpatico quel tuo amico. - commentò Ikuto mettendo le mani in tasca.

- Kukai? Già è davvero fantastico! - esclamò la ragazza.

- Davvero non sei voluta uscire con lui perché devi sfamare questo micetto? - le chiese avvicinandolesi.

- Ovvio! - rispose lei incrociando le braccia e volgendo il capo dall'altra parte, con le guance ormai color pomodoro maturo.

Ikuto la prese sotto il mento e le volse la testa nella sua direzione.

- Davvero siamo soli a casa? - le chiese e a lei sembrò proprio di scorgere della malizia in quella domanda.

- Si, ma non per fare quello che pensi tu. - rispose Amu sciogliendo la presa del fratello e superandolo camminando.

- Questo lo vedremo Amu… - commentò il fratello girandosi verso di lei e raggiungendola.

In pochi minuti furono di nuovo a casa. Amu andò in cucina e si versò un bicchiere di latte fresco divorandone poi il contenuto con una sola bevuta.

- Ah, che bello… - mormorò.

Ikuto le prese la bottiglia dalle mani prima che finisse anche quella. Versò il latte in pentolino e accese il fuoco.

- Hey ridammi il latte! - esclamò la ragazza.

- Tieni, però non finirlo, anche io devo fare colazione. - le disse porgendole il latte che Amu recuperò subito.

Una volta che finirono di fare colazione Amu si alzò da tavola ed esclamò:

- Okay, notte Ikuto!

- Notte Amu. - rispose il ragazzo salendo anche lui nella propria camera.

La ragazza entrò in camera e si gettò nel letto all'istante addormentandosi dopo pochi minuti, doveva essere proprio stanca.


Due occhi caramello si schiusero lentamente andando a scrutare la stanza intorno che era immersa nella penombra. Si alzò lentamente tirandosi su a sedere sul bordo del letto. Guardò l'orologio sopra il comodino, segnava le tre del pomeriggio. Aveva dormito proprio tanto, chissà perché non era riuscita a prendere sonno la sera prima? Eppure aveva bisogno di dormire a quanto pare. SI alzò lentamente e uscì dalla camera dirigendosi in bagno.

Si sciacquò la faccia notando con suo grande stupore che aveva ripreso un po' di colorito rispetto alla mattina.

- Beh meglio così… - commentò asciugandosi il volto e uscendo andandosi a scontrare con suo fratello. Aveva addosso solo i Jeans, il torace era scoperto. - Ikuto, se ti serviva il bagno potevi sempre bussare.

Commentò la ragazza, ma il fratello non aveva lo sguardo di uno che aveva bisogno del bagno.

- Ehm, Ikuto? - lo richiamò Amu.

- No, ho già fatto la doccia. Mi serve una penna nera. - rispose lui.

- Come?

- Stavo scrivendo sul quaderno pentagrammato e mi si è finito l'inchiostro. - rispose.

- Beh ci credo, ci scrivi tutti i santi giorni. - disse la ragazza aprendo la porta della sua stanza ed entrandovi con il fratello.

- Lo so, ma mi conosci, sai quanto mi piace suonare il violino.

Amu si diresse verso la scrivania e dopo aver scrutato bene il portapenne riuscì a porgergliene una nera. Lei usava sempre penne blu, quindi era raro trovarne nella sua camera, strano che Ikuto ne avesse chiesta una proprio a lei. D'un tratto poi un'affermazione le passò in mente come una rivelazione. Si voltò verso il fratello che se ne stava dietro di lei ad aspettare.

- Ecco ma… - disse porgendogli la penna. - Se non sbaglio tu non scrivi mai con la penna nel quaderno pentagrammato.

- Cavolo, mi hai scoperto. - ammise il fratello. Allungò il braccio come per prendere la penna, ma invece di quella le prese il polso e attirandola a se la costrinse a sedersi con lui sul letto.

- I-Ik… - stava per dire quando due morbide labbra frenarono la corsa delle sue parole. Inutili in quel momento. Quello che le aveva dato era un bacio casto, nulla in confronto a quello che le avrebbe fatto passare. Lentamente scese sul collo, mentre la ragazza stringeva le coperte sotto di se, tanto forte da far diventare le nocche bianche. La paura era tornata, una paura cieca che la impadroniva sempre in questi momenti. Chiuse gli occhi, la cosa si stava facendo insostenibile.

- I-Ikuto… no… - lui continuò lo stesso- - N-no…ah...

Cercò di serrare le labbra per impedire che altri gemiti di piacere le uscissero a tradimento.

- No… - continuava a dire piano, senza fare niente, mentre lui la costringeva a subire quella piacevole tortura. - Si…

Un piccolo mormorio, due lettere, una sillaba che fecero staccare Ikuto da lei. Fissò la ragazza prima interrogativo, poi con un sorriso beffardo la fece allungare sotto di lui. Continuò il sentiero di baci lungo il collo. La cerniera della felpa che stava indossando venne abbassata scoprendo la canottiera che vi era sotto. Sfilò entrambe alla ragazza lasciandola solo con il pezzo sopra della biancheria.

- A-aspetta… - disse Amu ad un tratto.

Le mani del fratello raggiunsero il seno, facendola fremere per un secondo.

- Si, Amu? - le chiese guardandola negli occhi, occhi che trasmettevano solo desiderio, lo stesso che aveva lei.

- E-ecco… - balbettò incapace di continuare la frase.

Lui sorrise malizioso.

- Dopo verrà anche il tuo turno. - le disse facendole diventare il suo bel viso di un colorito bordeaux.

Il reggiseno volò via mentre le mani del ragazzo le carezzavano i seni e la bocca osata su di essi la eccitavano ancora di più.

- I-Ikuto.. - iniziò la ragazza. - Io…

La bocca del ragazzo frenò le parole di rifiuto che sapeva sarebbero venute fuori dalle labbra della sorella. Aveva aspettato fin troppo, ora non ne poteva più. Quando si staccò da lei fece:

- Shh… stai tranquilla…

Continuò il suo percorso sfilandole la gonna e lasciandola così per un poco, fino a che anche l'ultimo indumento fu tolto. Al ragazzo bastò togliere i pantaloni e la biancheria. Le diede uno sguardo, si vedeva che aveva paura. Le carezzò leggermente una guancia dandole un casto bacio sulle labbra. Dopo di che accadde. Amu trattenne il respiro, poi anche lei si lasciò andare mentre lui continuava imperterrito il suo piacere. In quel momento pensò davvero quanto fossero stati sfortunati ad essere nati fratelli. La loro storia non sarebbe mai potuta venire a galla, troppo occupata ad affogarsi nei fondali marini e a restare nascosta, segreta. Prigioniera di un peccato troppo grande per essere perdonato. Ma a chi importa? Pensò la ragazza. A lei di certo andava bene così. Non voleva vivere una vita triste solo perché il suo amore non poteva esistere. Affogarsi nel piacere, affogarsi nel peccato, lei e suo fratello erano due peccatori nascosti, nell'ombra di una camera dove solo loro esistono, solo il loro essere. Lì il sangue non aveva significato, le parole più insignificanti diventano gocce di rugiada che una foglia versa il mattino presto. I gesti erano sfiorare di animi e sentimenti proibiti. Come i loro corpi si fondevano in una danza peccaminosa, le loro menti erano lontane, il cuore guidava tutto e solo il loro sentimenti lì aveva ragione di esistere.

- Amu… - un ultimo sospiro da parte del ragazzo, mentre si accasciava sul corpo della sorella. La bocca s'increspò in un sorriso, mentre la sentiva avvolgergli le braccia intorno al capo e carezzargli i capelli. Alzò un po' il viso, giusto per vedere l'espressione di trattenuta felicità che esprimeva in quel momento sua sorella. Sorella, quella parola dannata che li condannava agli occhi altrui. Si avvicinò di più al volto della ragazza, portò le labbra al suo orecchio. - Sarà il nostro piccolo segreto…

Sussurrò prima di addormentarsi.

  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Shugo Chara! / Vai alla pagina dell'autore: Meme06