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Autore: AlexDavis    30/12/2011    11 recensioni
Rosalie si sta per sposare, ma ha qualche dubbio e quindi scappa lasciando sua sorella gemella, Bella, a fingersi lei con il fidsanzato Edward.
Bella ha sempre considerato Edward uno strafigo, cosa succederà adesso che dovrà passare con lui moooolto tempo?
Genere: Commedia, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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Ehilà ragazze.
Ce l'ho fatta, pensavo di passare direttamente la settimana prossima, invece sono riuscita a scrivere il capitolo.
Certo è un pò corto, ma succederanno delle cose importanti, quindi eccolo qui.
Ci sentiremo direttamente dopo la Befana penso, quindi...
BUON ANNO!!!!!
Buona lettura.
xoxo Alex

Capitolo 6

 

Ero immobile sul marciapiede con le chiavi in mano e lo guardavo nella sua posa abituale, impassibile e fredda. Mi guardava in modo gelido e canzonatorio ed io ero leggermente terrorizzata perché potevo solo immaginare come fosse quando era incazzato e forse quella vena pulsante alla tempia poteva essere un indizio.
Era livido di rabbia.
Lo guardai avanzare con passo tranquillo verso di me, afferrare le chiavi dalle mie mani e aprire il portoncino. Lo seguii in silenzio, come se stessi andando io nel suo appartamento, ma non mi sembrava il momento di offendermi e di dichiarare guerra.
Chiamò l’ascensore e fece cenno di entrare, io lo accontentai in silenzio e sempre così arrivammo al mio piano. Lui si recò vicino alla mia porta e aprii lasciandomi entrare per poi chiudere la porta e accendere le luci del salotto.
Mi tolsi la giacca e l’appoggiai sul divano mentre lui restava immobile vicino alla porta guardandosi intorno. Era da tanto che non veniva e avevo fatto qualche cambiamento, come ridipingere le pareti e comprare qualche mobile.
Feci un grosso respiro. << V-vuoi qualcosa da bere? >> chiesi per essere cortese.
Lui scosse la testa e avanzò verso di me. << Non so dirti cosa sia più irritante. Tu, che cercavi di prendermi in giro o  sempre tu che mi baci. >> esordì con voce fredda.
<< Senti, Ed… >>
Lui mi fermò con le mani. << Dov’è? >> mi chiese.
La guardai e scossi la testa, facendolo innervosire ancora di più. << Dove diamine è Rose? >>
Sospirai. << Non lo so. >> risposi.
<< Stai cercando di farmi incazzare, Isabella? >> mi chiese alterandosi leggermente e avvicinandosi di qualche passo. << Voglio sapere dov’è Rosalie. >> mi disse scandendo bene le parole.
<< Edward, davvero, non lo so. >> dissi cercando di fargli capire che ero una vittima della situazione anche io.
Lui mi guardò attentamente negli occhi cercando di captare qualsiasi movimento avrebbe potuto mascherarmi, ma poi si allontanò sospirando.
Cominciò a misurare il perimetro del mio appartamento avanti ed indietro pensando a chissà che cosa mentre io ero ancora immobile ad osservarlo. Stava ragionando sulla punizione da infliggermi molto probabilmente o forse stava pensando che dopotutto io non avevo colpe e che poteva lasciarmi andare.
<< Cosa pensavate di fare? Era uno stupido giochetto per capire se riuscivo a distinguervi? >> mi chiese fermandosi e girandosi verso di me.
Scossi la testa. << Non è come pensi, se tu mi lasciassi il tempo di spiegare, forse capiresti. >> risposi un po’ troppo acida, ma mi stava stancando.
Lui mi guardò per un interminabile secondo poi mi fece cenno di parlare, come se lui fosse il re ed io la schiava.
<< Oh grazie tante, maestà. >> dissi sarcastica inchinandomi a lui.
<< Fai poco la spiritosa, Isabella. Parla! >> mi impose.
Ma guarda questo!
<< Rosalie mi ha mandato un e-mail qualche giorno fa dicendo che aveva bisogno di qualche giorno, ma non voleva che tu lo sapessi. Quindi… >> e lasciai a lui l’ultima parola.
<< Quindi ti ha chiesto di fingerti lei. >> concluse guardandomi irritato.
Annuii. << Già. >> e lo lasciai in salotto dirigendomi in cucina per farmi un caffè, avevo ancora in bocca il bruttissimo sapore di quella tisana del cazzo.
Lo sentii seguirmi e anche se non lo vedevo potevo sentire i suoi occhi perforarmi il cranio tanto era l’intensità con cui mi stava guardando.
<< Veramente credevate che non me ne sarei accorto? >> chiese quando mi girai verso di lui con la tazza di caffè fumante tra le mani.
Feci spallucce. << Ci speravamo. >>
Lui fece una specie di sbuffo. << Sono un avvocato, Isabella, il migliore che tu possa trovare sulla piazza. Ho mandato dentro più della metà della feccia che c’è nei carceri, pensavi davvero che non mi sarei reso conto di questa farsa? >> mi chiese sempre più incredulo.
Sbuffai spazientita. << Senti, io non so che dirti sinceramente. Io sono stata messa in questo casino, dovevo solo preoccuparmi che tu non venissi a saperlo, ma adesso che lo sai posso smetterla di fingermi lei. Non mi posso preoccupare del tuo ego ferito, non era nel piano. >> dissi posando la tazza e uscendo dalla cucina.
Mi diressi verso la porta del mio appartamento e l’aprii girandomi poi verso di lui che mi aveva seguito.
<< Se non abbiamo altro da dirci, e non lo abbiamo, sei pregato di andartene che la tua presenza mi ha già urtato abbastanza. >> dissi ormai stanca di recitare e di fingermi carina con lui.
Non lo avevo mai sopportato e di certo non avrei iniziato in quel momento guardandolo ferito o altro. Se ne doveva andare e se non se ne fosse andato avrei chiamato la vigilanza.
Lo sguardo che mi lanciò non mi fece per niente tranquillizzare, anzi, aveva un non so che di inquietante. Si avvicinò lentamente a me fino ad arrivare a pochi centimetri dal mio viso, appoggiò la mano a palmo aperto sulla porta e con una leggera spinta la chiuse dietro le mie spalle.
<< Non così in fretta, Isabella. >> sussurrò sulle mie labbra prima di scostarsi e camminare verso il centro del salotto.
Mi appoggiai alla porta per dare il tempo alla circolazione del sangue di riattivarsi e al mio cuore di ricominciare a pompare regolarmente. Era mai possibile che uno stronzo del genere potesse farmi quell’effetto? Sembravo una cagna in calore in sua presenza.
Feci un grosso respiro e mi staccai dalla porta, ma senza avvicinarmi a lui, volevo evitare altre figure di merda.
<< Cosa vuoi, Edward? >> chiesi stanca di tutto quello con solo la voglia di andare a dormire e dimenticarmi tutto.
Lui si girò completamente verso di me con le braccia conserte sul petto scolpito, mi guardò con quel sorriso storto sulla sua faccia da schiaffi.
<< Rosalie ti ha chiesto di fingerti lei con me, giusto? >> chiese per avere una conferma.
Annuii un po’ timorosa. << S-si, è così. >> dissi.
Lui annuì. << Bene, molto bene. >> disse soddisfatto pensando a chissà che cosa.
Sbuffai. << Vogliamo finirla qua o vuoi ancora tenermi sulle spine? Sono stanca, Edward, voglio andare a dormire. >>
Lui annui ancora. << Continuerai a fingere, ma stavolta per me. >> disse con sempre il suo sorrisetto sulle labbra.
Eh?
 
 
Quando mi svegliai quella mattina non riuscivo ancora a crederci. Edward mi aveva chiesto di portare avanti la recita perché gli serviva, mi aveva in un certo senso ingaggiata ed io come la scema avevo accettato.
Perché poi? Perché avevo accettato?
Perché quando il viso di Rose mi era apparso davanti agli occhi non avevo potuto fare altro che accettare per evitare che succedesse qualcosa, non volevo che poi tutte le colpe se le accollasse lei. Dopotutto ero stata io quella che si era fatta scoprire, non lei.
Quando mi alzai, mi diressi direttamente sotto la doccia per sciogliere i muscoli in tensione e riacquistare un po’ della faccia tosta che ho sempre avuto.
Quella mattina avremmo fatto colazione insieme perché aveva una specie di programma da consegnarmi, come in un vero ingaggio. Stavo pensando seriamente di farmi pagare, tanto lui poteva permetterselo ed io ci avrei ricavato qualcosa da tutta quella messa in scena.
Quando uscii dalla doccia mi asciugai i capelli lasciandoli sciolti e poi mi truccai leggermente, usando dei colori caldi. Quando ritornai nella mia stanza aprii l’armadio e afferrai la prima cosa che sembrasse decente e più o meno adatta alla riunione con i pezzi grossi che avevo quella mattina in ufficio.
Infilai un paio di pantaloncini bianchi come la canotta ed una giacca in fantasia marroncino chiaro e i sandali aperti dello stesso colore. Mi osservai allo specchio e mi piacqui, quindi afferrai la borsa e gli occhiali ed uscii di casa.
Gli avevo dato appuntamento al bar sotto il palazzo sede del mio giornale, così dopo subito avrei fatto. Decisi di andare a piedi per arrivare più o meno tranquilla all’appuntamento, ma quando lo vidi seduto tranquillamente sul tavolino all’aperto mentre leggeva un giornale tutta la tranquillità che avevo accumulato svanì in un colpo.
Mi avvicinai silenziosamente a lui e mi accomodai. << Buongiorno. >> salutai accavallando le gambe appoggiando la borsa sulla sedia accanto alla mia.
Lui spostò il giornale e mi guardò sorridendo sghembo. << Buongiorno a te, Isabella. >> mi salutò con voce melodiosa piegando il giornale e posandolo sul tavolo.
<< Dormito bene? >> mi chiese e sembrava davvero interessato, ma sapevo che era tutta una recita.
<< Evitiamo queste domande. Qual è questo famoso programma? >> chiesi facendo cenno al cameriere che subito si avvicinò.
<< Volete ordinare? >> chiese cortese guardandomi e ignorando completamente Edward.
Gli sorrisi senza preoccuparmi della recita, tanto Edward lo sapeva. << Vorrei del latte caldo e un cornetto alla crema. >> e gli sorrisi ancora sbattendo le ciglia.
Lui rimase un attimo sorpreso, poi restituì lo sguardo e mi fece l’occhiolino. Eravamo impegnati in una conversazione silenziosa quando Edward si schiarì la voce riportando la nostra attenzione su di lui, che dire irritato era poco.
<< Vorrei un caffè, grazie. >> disse per poi fargli cenno di andarsene.
Sorrisi compiaciuta e lo guardai aspettando che iniziasse la conversazione, magari lasciandomi del tempo per conoscere quel cameriere davvero carino.
<< Sei qui con me, non ti sembra inopportuno flirtare con altri? >> mi chiese con voce irritata.
Sorrisi divertita. << Non mi sembra tu abbia qualche diritto su di me. >>
Lui sbuffò. << Ma sei con me, diritto o meno, esigo rispetto. >>
Ridacchiai. << Edward Cullen, non stai parlando con uno di quei leccaculo con cui te la fai. Con me capiti male, non mi faccio mettere i piedi in testa da nessuno, figurarsi da un ragazzino spocchioso come te. >>
Mi sentii libera e soddisfatta e la sua faccia sconvolta non poteva che gonfiare in modo spropositato il mio ego. Isabella 1- Edward 0, che goduria.
Edward rimase in silenzio forse troppo sconvolto per dire qualcosa e a me stava bene così, amavo fare colazione in santa pace. Quando il cameriere tornò con le ordinazione sorride e mi offrì la mano. << Sono Jeff. >> si presentò.
Sorrisi anche io. << Bella. >>
Lui sorrise ancora e gli uscirono due simpatiche fosse sulla guancia, mi ricordavano tanto quelle di Emmett. << Ho scritto il mio numero sullo scontrino, se ti va chiamami. >>
Annuii. << Lo farò. >> e se ne andò richiamato dentro.
Edward mi stava guardando con gli occhi che fiammeggiavano di rabbia ed io non riuscii a trattenermi e risi, risi davvero di gusto, attirando l’attenzione su di noi. Era così comico vederlo in quello stato, non sapevo potesse essere così divertente.
<< Isabella, smettila. >> mi ammonì a denti stretti.
Cercai di darmi un contegno e mi schiarii la voce mentre cercavo di asciugarmi le lacrime agli angoli degli occhi.
<< Si, eccomi. >> dissi cercando di trattenermi.
Lui sbuffò. << Ti diverto tanto? >> mi chiese irritato.
Annuii. << Davvero spassoso, direi.  >> e addentai il mio cornetto.
Edward mi osservò attentamente per poi sorridere sghembo, lo vidi avvicinarsi lentamente a me per poi posare un dito sulle mie labbra e prendere quello che doveva essere uno sbaffo di crema. Lo osservai mentre guardava il dito e poi se lo portava alla bocca succhiando la crema in modo altamente erotico.
Lo guardai con gli occhi sgranati e il battito a mille, mi stava letteralmente scombussolando.
Lui sorrise soddisfatto e capii perché lo avesse fatto, si stava vendicando e ci stava riuscendo.
Isabella 1-Edward 1, cazzo! 


vestito Bella

 

   
 
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