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Autore: cheekbones    31/12/2011    7 recensioni
"Anche tu mi sei mancato" si guardarono complici, per poi abbracciarsi.
"Ehi, ehi, ehi, McGuardone, le mani a posto!" si irritò Tony, facendoli separare.
"Per favore, evita" Ziva incrociò le braccia al petto e lo guardò male. "Ho sempre la mia pisto..."
Tony, divertito, alzò le braccia in segno di resa. "Bene, dobbiamo raccontarti un sacco di cose!" si illuminò McGee, prendendola per mano. Abby le afferrò l'altra: "Oh, si, proprio tante!" la trascinarono lungo il corridoio, mentre l'israeliana guardava implorante Tony.
Quest'ultimo ridacchiò e scosse la testa, mimando con le labbra pistola. Ziva gli mostrò la lingua.
Nonostante fosse accerchiata dai due amici, la ragazza notò subito il professor Gibbs che, caffè in mano, veniva verso di loro. Si fermò di poco, in tempo per poterle tirare un sonoro scappellotto.
"Hai studiato, David?" Bentornata, Ziva.
"Si, prof!" Grazie, Gibbs.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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16 capitolo Dedicato a  V.

Perchè è mia amica da...
praticamente...
mh...
sempre?
Vorrei fare molto di più in questo momento, per te.
Ma non posso. Però posso starti vicino.
Direi che mi è sempre riuscito abbastanza bene :)
Ti voglio bene, tesoro.





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- When I told you Ari was innocent. I believed it. But yes. I would have lied to you. He was - my brother.
Ziva, 7x02


"... la tua valigia?"
"Tranquillo, non ne ho bisogno"
Ari annuì leggermente verso sua sorella, senza mai abbandonare lo sguardo adorante. Uno sguardo talmente tanto adorante da non vedere che gli occhi di Ziva erano velati di lacrime e triste consapevolezza dei fatti. Si era seduta su un divano letto spaiato e si guardava in giro, senza però reale interesse: la camera del motel era abbastanza sporca e anonima per un agente del Mossad disertore. C'era una scrivania, il divano letto dirimpetto a quest'ultima, una finestra che divideva in due la camera e un armadio accanto alla porta del bagno. La moquette su cui Ziva poggiava i piedi era umida, segno che la stanza non era immune al freddo polare che c'era al di fuori. Le si strinse il cuore pensando a suo fratello, chiuso in quella inabitabile camera. Se solo avessi fatto un'altra scelta, fratello mio... si circondò il petto con le braccia.
"Ari?" si schiarì la voce, apparentemente con nonchalance.
"Si?" gracchiò suo fratello, mentre con mano esperta raccoglieva vestiti e armi nascoste nei posti più impensati. La raggiunse e la fece leggermente alzare dal divano, per prendere degli Euro in contanti, nascosti dal materasso. Stiamo andando in Europa.
"Mi chiedevo... Ray?" buttò lì così, perchè non era ancora pronta ad affrontare la questione più spinosa. Guardò l'orologio appeso al muro incrostato: era quasi ora e lei non aveva più molto tempo.
Ari alzò gli occhi al cielo e rise leggermente: "Ti piace, eh? Comunque sta per arrivare, mi è stato molto d'aiuto da quando sono tornato da Parigi"
Sta per arrivare. Merda, questo non lo avevo previsto! "In che senso? Ti fidi di lui?" accennò lievemente.
"Certo! Comunque gli ho promesso una parte del mio... tesoro, però è fidato. Tranquilla" le diede un bacio sulla fronte. "Smettila di fare la donna di casa, ok? E' ora di farti coccolare, Ziva. Hai solo diciassette anni" le sorrise e le scompigliò i capelli. La ragazza provò a rispondere al sorriso, ma le venne solo un leggero singulto, che Ari parve non cogliere. Lui mi scompiglia sempre i capelli...
"Ma quindi... lui cosa fa per vivere?"
Ari bloccò la mano a mezz'aria, mentre prendeva i vestiti. Si voltò rapidamente verso sua sorella: "Perchè tutte queste domande?"
Ziva ridacchiò: "Curiosità. Sono una David, giusto?"
"Non ricordarmelo" le fece l'occhiolino e continuò a raccogliere le cose per la stanza. La ragazza guardò di nuovo l'orologio. Erano le sette e mezza. Prese un respiro profondo.
"Senti, Ari" cominciò. "Mi piacerebbe sapere come sei sopravvissuto a Parigi"
"Non sono cose che ti possono interessare, Ziva" esclamò con voce dura, senza neanche voltarsi per guardarla.
"Oh, invece credo di si" stupito, suo fratello si voltò verso di lei. Ziva aveva un'espressione grave in viso - se non disgustata.
"Ho sempre creduto" continuò, ignorandolo. "Che fosse nostro padre il mostro. In parte è vero. Ma, sai, quello che ignoravo era che tu -proprio tu, il mio fratello adorato" ringhiò ironica. "... saresti diventato come lui!"
"Che stai dicendo, Ziva?" sussurrò Ari, abbandonando la sacca da viaggio, che aveva in mano, sulla moquette.
"Sto dicendo che ti ho scoperto, Ari. C'era un solo modo per uscire vivo da Parigi: accordarsi con i terroristi" quasi vomitò quelle parole che non aveva avuto nemmeno il coraggio di pensare. Ma tutto tornava: la fuga, il fatto che Eli non dovesse sapere, i soldi per scappare... quel giorno stesso, in quella stanza del motel, ne aveva avuto l'assoluta quanto terribile certezza: suo fratello aveva tradito.
"Hai tradito Israele. Hai tradito il Mossad. Hai tradito la famiglia" gli urlò addosso. "Ti sei accordato con quei pezzi di merda che tre anni fa hanno ucciso Tali! TALI, ARI! HANNO UCCISO NOSTRA SORELLA!"
L'agente non replicò, ma abbassò la testa. "E' per questo che sei riuscito a scappare, vero? VERO?!" lo scuotè forte.
"Si. Ma l'ho fatto per te, Ziva! Senza quei soldi, senza il loro aiuto, non sarei mai riuscito a..."
"Cosa gli hai detto?" mormorò.
"Eh...?"
"COSA GLI HAI DETTO, ARI?"
Ari la fissò sbalordito: "Volevano sapere dov'era papà. Volevano sapere dov'era il quartier generale del Mossad e i nomi dei membri di spicco"
"Vogliono attaccare il Mossad e..." un'atroce verità, senza saperlo, le era venuta alla mente. "Papà. Stanno per uccidere papà! E' per questo che Ray è qui, non è vero? E' il tramite della cellula! Deve uccidere papà! Oh mio dio..." crollò sul pavimento, le mani sul viso.
"Ziva. Ziva..." Ari le prese le mani. "Liberarci di lui sarà solo una benedizione. Avremo una vita diversa..." lo schiaffeggiò.
"E' tuo padre, Ari" pianse, per la prima volta davanti a suo fratello. "E' vero, lui ti ha mandato..." spalancò gli occhi. "Oh, no..."
Ari la guardò interrogativo. "Cosa?"
"Lui ti ha mandato lì per... perchè aveva capito che tu eri una mela marcia... Papà" mormorò. "Voleva... capire se tu eri davvero..." Ziva si alzò lentamente. Ora tutto quadra. Papà, papà voleva testare Ari. E ha avuto ragione. Per questo mi ha portata in America, sapeva che Ari sarebbe venuto a prendermi. Non voleva perdere anche me... mi vuole bene. E sta per morire.
"Io ti odio!" strillò adosso ad Ari, colpendolo al petto.
"Calmati!" la afferrò per i polsi. "Io e te adesso ce ne andiamo in Europa" ringhiò. "Cambierai idea..."
Nessuno dei due si era accorto che la porta d'ingresso si era leggermente aperta. La ragazza se ne accorse qualche secondo più tardi. Vide una pupilla scura, poi tutti e due gli occhi nocciola. Vide la mano bianca e curata che le intimava di allontanarsi dalle braccia di Ari.
Ziva obbedì. Lui non capì cosa stava accadendo, perchè sua sorella si era improvvisamente calmata.
"Allontanati da lei, Ari Aswari" scandì una voce femminile.


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- There were no survivors

Gibbs, 7x01



Sul divano di casa Gibbs, Abby Sciuto teneva la mano a Tony DiNozzo, mentre Timothy McGee, in piedi accanto a loro, gli stringeva una spalla. Non c'era stato bisogno di altro, nè di parole, nè di espressioni tristi. Dopo quell'sms che aveva inviato ad entrambi, Abby e Tim erano semplicemente corsi e cercavano di partecipare quanto più possibile.
Gibbs e Ducky erano al telefono con la polizia, mentre Shannon, abbandonata la sua torta, tentava invano di chiamare casa David: telefono staccato. Era piombato in casa anche Tobias Fornell, allarmato dalla richiesta di Gibbs: credo che a breve ci servirà un avvocato.
In cuor suo, Tony stava covando una rabbia mai provata prima nei confronti di un essere umano. Non sapeva esattamente se contro Ziva o contro Ari, sapeva solo che era arrabbiato; forse con lei, pensò, in un attimo di lucidità. Lui l'aveva pregata di non andare, lei l'aveva fatto. Per avvicinarsi a Ziva aveva abbandonato tutto, era cambiato, si era adeguato ai suoi modi bruschi... si era perfino innamorato.
E ne usciva così.
Ziva avrebbe potuto scegliere: era la frase che ripeteva a tutti. Sarebbe bastato tenerlo per mano e lui l'avrebbe portata via da Ari, senza drammi, senza alcuna rimostranza. Invece aveva scelto di vivere nella menzogna. Io la odio.
Intanto, l'appartamento si era riempito di poliziotti che intimavano ai ragazzi di tornare a casa. Roba da adulti, ripetevano.
Tony, perso nei suoi pensieri, non capì che qualcosa era improvvisamente cambiato. Era stata comunicata una notizia alla volante arrivata da Gibbs, una notizia via radio che nessuno avrebbe mai sospettato.
"Tony" Shannon gli toccò leggermente un ginocchio. "C'è... c'è stata un'aggressione a casa David. Eli David e Leni, la governante, sono in fin di vita. Gli hanno sparato"
"Voglio tornare a casa" disse solamente il ragazzo, lasciando la mano di Abby e la stretta di Tim. "Voglio tornare a casa"
"Ma..." provò a replicare Abby.
"Se la signorina David vuole avere a che fare con un assassino, affari suoi. Io non voglio più averci niente a che fare" continuò, serio.
Nel frattempo, uno dei poliziotti, alla radio, riceveva un'altra notizia, non meno sconcertante della prima.
Dovete abbandonare il caso, signori. E' di competenza del Bureau.
FBI? pensò sconcertato il giovane detective. Ma se l'abbiamo appena saputo?!


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- It's just different for some of us

Tony, 8x23



"Agente dell'FBI Kate Todd" sorrise sardonico Ari, alzando le mani in segno di resa. Ziva, nel frattempo, si era lasciata cadere sul divano letto e osservò attenta mentre la donna che le aveva fatto cenno pochi secondi prima, entrava nella stanza.
Era molto bella. Aveva morbidi capelli scuri sparsi sulle spalle, due occhi grandi color nocciola, il viso apparentemente disteso. Eppure c'era sconfitta nel suo sguardo, lo vedeva bene. Ziva alternava lo sguardo da lui e lei, in cerca di qualcosa. Si conoscono! comprese alla fine.
"Ti aspettavo"
"Ci credo" annuì Kate, lanciando uno sguardo preoccupato a Ziva David. "Stai bene?" la ragazza si limitò ad un cenno.
Ari si voltò verso sua sorella, mentre un'ombra di comprensione passava sul suo viso. "Hai avvisato i federali?" le sussurrò.
Ziva distolse lo sguardo e strappò dal suo orecchio una cimice. "Mi dispiace" sussurrò. "Ma dovevo"
Suo fratello la fissò con rimpianto. "Che hai fatto?!"
"Non potevo permettere che finisse ancora male" scosse la testa. "Non dopo Tali. Basta. Non potevo più sopportarlo"
"Ma non lo vedi?!" ringhiò Kate, indicando Ziva con la pistola. "Non lo vedete, tu e tuo padre, cosa le state facendo? Questa ragazzina, in ventiquattro ore, ha dovuto sopportare di tutto. Che suo padre avesse mandato a morte suo fratello e che quest'ultimo avesse tradito il paese con gli assassini di sua sorella! Stavi per portarla via da tutto ciò che le era rimasto di buono!" Ziva sussultò alle parole dell'agente. Detta così è decisamente tragica... cazzo. Spalancò la bocca, improvvisamente in cerca d'aria.
Tutto ciò che le era rimasto di buono. Tony. Il desiderio di scappare da lui era così forte da farle quasi del male fisico.
"E scommetto che quando mia sorella ha chiamato i federali, hanno chiamato subito te" sorrise infastidito Ari.
"Ovviamente. Sono mesi che ti sto dietro, Aswari. Non potevo lasciarmi sfuggire quest'occasione. E, tanto per la cronaca... Eli David è vivo. Siamo riusciti a salvarlo, grazie all'avviso di Ziva. Ray Cruz, se questo è il suo vero nome, è in prigione"
E' vivo. Ziva tirò un respiro di sollievo. Leni! Speriamo stia bene... deglutì a fatica, pregando che finisse in fretta.
"Speravo tanto di sbagliarmi" gli mormorò Kate. "Speravo che ciò che avevo visto nei tuoi occhi..."
"Non ho mai avuto intenzione di fare del male" scandì Ari, abbassando lievemente le mani. "Volevo solo salvare la mia famiglia"
"Uccidendo nostro padre?" urlò Ziva. "Cos'hai nel cervello?!"
"Ziva!" la richiamò Kate, ordinandole di tacere con lo sguardo. La ragazza obbedì.
"Ti voglio troppo bene, Ziva" deglutì Ari, senza guardarla. "Non potevo sopportare che vivessi con lui"
"L'odio per tuo padre ti ha portato a fare questo. E quest'odio ti ha consumato dentro" disse Kate, notando che le mani si stavano facendo pericolosamente vicine alla cintura. "Tu non sei cattivo, Ari" tentò, in ultima battuta.
"No. Hai ragione" fece per estrarre la pistola, ma Kate fu più veloce e gli sparò. Un colpo in testa, preciso. Probabilmente il miglior colpo della sua vita. L'agente trattenne respiro, le sembrava di avere i polmoni in collasso. Guardò Ziva.
Io vi permetto di mettermi addosso una cimice e vi permetto di seguirmi per arrivare ad Ari. Ma vi chiedo solo una cosa: non voglio che gli sia fatto del male. Finirà in prigione e verrà trasferito in Israele per essere processato, ma deve uscirne illeso.
Ricordava chiaramente le parole che la ragazza le aveva detto al telefono qualche ora prima.
"Mi dispiace" le sussurrò, accarezzandole la testa.
Ziva sembrava non aver capito cos'era accaduto: fissava muta il corpo di suo fratello, passando dal foro di proiettile sulla fronte, alla pistola che aveva nella mano sinistra. La pozza di sangue si stava allargando e parve svegliarla.
"Ari?" chiamò con voce flebile. Si alzò. "Ari?" cominciò a piangere silenziosamente. "Ari..." si inginocchiò accanto al corpo di suo fratello.
"Io... perdonami" mormorò, piangendo. "Perdonami" singhiozzò forte e tirò fuori tutte le sue lacrime.
Kate fece cenno agli agenti di aspettare. Ziva prese la testa di suo fratello e se la poggiò al cuore.
"Perdonami!" le lacrime lavarono via gli schizzi di sangue.

Tony si chiuse in camera sua, dopo aver risposto male a suo padre minimo trenta volte. Gli aveva chiesto con foga perchè era stato riaccompagnato a casa dalla polizia e suo figlio aveva semplicemente alzato le spalle. Era stanco, Tony. Era parecchio stanco. Tutta quella giornata gli stava finendo sulle spalle come un macigno troppo grosso e cercava, nel suo piccolo, di non pensare al fatto che non avrebbe rivisto Ziva mai più - piangeva raramente e voleva evitare di farlo.
Sarebbe stato troppo difficile dare forma all'idea che lei non c'era più. Proprio come sua madre. Buffo, tutte le donne che amava lo lasciavano da solo. Forse non era destino. Si asciugò un principio di lacrima e uscì da camera sua per andare a farsi una doccia. Sentì suo padre parlare con qualcuno sulla soglia della porta. Saranno i poliziotti, pensò tra sè e sè. Entrò in bagno, con il pigiama tra le mani, e si spogliò.
"TONY!" suo padre picchiò forte sulla porta del bagno.
"Che cazzo vuoi?!" ringhiò suo figlio. Anthony rimase in silenzio dall'altra parte della porta, ignorando l'istinto che gli diceva di ricordagli di non dire parolacce. "Esci un secondo, figliolo"
Sbuffando, Tony si infilò il pantalone del pigiama e uscì a torso nudo. "Cosa c'è?"
"Devi uscire un attimo in giardino. Mettiti la maglietta"
"Perchè?"
"Fidati, ok? Per una volta" lo calmò suo padre. Tony annuì - non voleva litigare con l'ultima persona che lo amava davvero. Mise la maglietta del pigiama e seguì suo padre in giardino. Davanti al cancello in ferro battuto c'era una donna bruna, con un distintivo appeso alla cintura.
Mentre si avvicinava, Tony lesse a chiare lettere FBI - Ma quante agenzie sono coinvolte in questa storia?!
"Senta" la bloccò, prima che potesse parlare. "Non voglio essere interrogato adesso, quindi gliela faccio breve: non so dove sia quella stronza di Ziva David nè tantomeno quello psicopatico di suo fratello. Fine. Stop. Buonanotte" si voltò per andarsene, ma suo padre lo bloccò con una mano sull'avambraccio e l'espressione preoccupata.
Tony lo guardò male. "Papà!"
"Ascoltala, Tony. Dai" indicò col capo la donna.
"E va bene!" sbuffò ancora il ragazzo.
"Io sono Kate Todd. FBI" allungò una mano e aspettò che Tony gliela stringesse. Ma non lo fece, così Kate abbandonò il braccio lungo il fianco. Si schiarì la voce e inserì le mani nelle tasche del giacchetto di ordinanza: "Ari Aswari è morto. C'è stato un blitz circa due ore fa e... l'ho ucciso"
Tony spalancò la bocca stupito. "Ziva?" balbettò preoccupato.
"Sta bene. Lei... sapeva che suo fratello la stava cercando e si è offerta di portare con sè un microfono per arrestarlo. Era la nostra informatrice" si preoccupò di avvisarlo Kate, vista l'espressione sconvolta sul suo viso.
La mia piccola ninja. Non si smentisce mai. Un sorriso gli spuntò sul volto, senza che potesse trattenerlo.
"Volevamo portarla a casa ma... Eli David e la sua domestica sono in ospedale, purtroppo" Kate arrossì, improvvisamente. "Ecco io... ho accidentalmente sentito la conversazione al parco..."
Anche Tony arrossì vistosamente, facendo ridacchiare suo padre. Kate, poco prima, gliel'aveva abilmente riassunta.
"Aveva un microfono!" spiegò, in sua difesa. "E, ecco... ha appena visto suo fratello morire e non ha dove stare... non mi va di tenerla in centrale, nè di darla in pasto agli psicologi dei servizi sociali. L'ispettore e il mio capo sono d'accordo nel lasciarla da... "
"Rimane qui" tuonò Tony. "Rimane qui. Può stare tutto il tempo che vuole" si affrettò a dire.
Kate guardò suo padre, che annuì con un sorriso. "Posso considerarla come una seconda figlia, a questo punto" alzò le braccia. "Certo che può rimanere qui" strinse la spalla a suo figlio. "Grazie papà" sussurrò.
"Di niente"
"Dov'è?" chiese allarmato a Kate. L'agente accennò ad un'auto scura parcheggiata fuori al cancello.
Lentamente e senza scarpe, Tony si avvicinò al cancello, lo aprì e si sporse verso il finestrino dell'auto. Sul sedile posteriore era sdraiata una figura minuta, con addosso una coperta. Aprì lo sportello.
"Zee" sussurrò.
"Tony" disse la ragazza con un filo di voce. Si sistemò seduta, la coperta le cadde di dosso. Con orrore, Tony notò la quantità industriale di sangue sui suoi vestiti. "Ciao" gli disse, i segni delle lacrime silenziose sulle sue guance rosse.
In quel momento, Tony rischiò davvero di mettersi a piangere - stava bene e quella era l'unica cosa che contava.
"Ciao" le rispose, sorridendo. "Vieni qui" aprì le braccia e Ziva scoppiò di nuovo in lacrime, aggrappandosi a lui come ad un'ancora di salvezza. Tony la prese in braccio, la strinse a sè ed entrò in casa.
"E' al sicuro adesso" sospirò Anthony DiNozzo Senior, osservando suo figlio superare la porta d'ingresso con in braccio Ziva.
"Già. Ne ero sicura" sorrise Kate.
"Agente Todd..." tentennò l'uomo. "E' per caso impegnata?"
Kate alzò un sopracciglio. "Eh?"
"E' single? No, perchè ho due biglietti per il Don Giovanni e pensavo che..."
















Maia says:

oh, God. E' stato il capitolo più difficile da scrivere, sul serio. Mo me metto a piange T_T Mi sono commossa nello scrivere, dico davvero.
Si è notato che ho voluto dare a Kate la "rivincita"? Spero di si. Si conoscevano già, come avete notato. Vi aspettavate che Ziva avesse chiamato l'FBI?XD Il prossimo capitolo lo avrete solo dopo il sei gennaio :D


Bacioni e... BUON ANNO PROBIEEEEEEEEEEEEEEEEEEESSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSS!

Che questo 2012 cominci bene per tutti :D

... BACIATE QUALCUNO A MEZZANOTTE, perchè io non lo farò! -.-'







SPAZIO PUBBLICITA':

 La strega, il fantasma, il demone e il poliziotto.

E' la mia nuova storia ^_^ Se vi va, fateci un saltino e poi mi fate sapere! :D
(che pessima, m pubblicizzo da sola hahahaha)





  
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