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Autore: Ary_S    01/01/2012    1 recensioni
Ormai è una moda.. Le solite occhiate, allusioni, risatine... adesso fanno parte del mio essere.
E' ovvio che se camminerò in una stanza la gente si volterà a guardarmi.
E' naturale che le loro labbra mormorino chi sono, instancabili...
E' giusto che abbiano paura di me.
Era un ricordo che aveva portato con sé per tutta la vita... e in seguito, per l'eternità.
Genere: Dark, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Seras Victoria
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Ferite.



Le dita fredde si mossero verso la ferita. Rimasero per qualche secondo in attesa, come spaventate, prima di sfiorare la pelle.
Chiunque avrebbe scambiato quel forellino scuro, quasi invisibile, per un volgare neo.





Ormai è una moda.. Le solite occhiate, allusioni, risatine... adesso fanno parte del mio essere.

E' ovvio che se camminerò in una stanza la gente si volterà a guardarmi.

E' naturale che le loro labbra mormorino chi sono, instancabili...

E' giusto che abbiano paura di me.

Io, che facevo di tutto per sembrare una persona qualsiasi e per qualche strana legge della vita ottenevo l'esatto contrario.

Più nascondevo la testa tra le spalle, più occhi erano voltati verso di me. Sembrava una formula matematica: precisa, perfetta, inviolabile.



Quel giorno Simon era irrequieto. Più del solito, almeno. Si guardava sempre intorno e con la mano stringeva il petto, all'altezza del cuore.

Sembra che me ne freghi di cosa fanno gli altri,ma in realtà osservo costantemente i loro movimenti. Mi differisco dalle altre persone solo per il fatto che non lo do a vedere.

Un occhio affannato e pieno di pensieri, per di più velato da quella patina fatta da fede e preghiere, non avrebbe mai intravisto una forma animalesca che si mimetizzava tra le pieghe della sua maglia.

Era un animale piccolo, certo, per riuscire a celarsi interamente sotto il vestito di un bambino.

Suor Nives era intenta ad addobbare, si fa per dire, quella sottospecie di legnetto che costituiva il nostro albero di Natale. Quei piccoli ammassi di plastilina, modellati dai ragazzi dell'orfanotrofio, pendevano dagli scarni rami. Erano brutti e sgraziati, dalle varie forme che andavano dalla patata schiacciata a serpentello rinsecchito. Più che palline di Natale, sembravano tumori.

Approfittai della mancanza dell'occhio vigile della suora per seguire Simon, che nel frattempo aveva fatto uno scatto verso il cortile.

Era severamente vietato uscire durante il pranzo, ma me ne infischiavo. I ragazzi strillavano per ogni minima cosa, le suore pensavano ai fatti loro, quindi con quella confusione era semplice raggiungere silenziosi la porticina sul retro.

Seguii Simon stando sempre pronta a nascondermi, nel caso avesse girato la testa.

Com'era freddo. Era un Natale senza neve quello. Solo grigio, nuvole basse e un paesaggio brullo.

Si accucciò sopra l' umido fango inglese ed estrasse la preda dal suo semplice maglioncino. Era un coniglio. Morto.

Ne vedevamo a bizzeffe dalle nostre finestre, saltellare nel cortile quando finalmente non c'era più traccia di disturbi umani. Di norma potevamo avere il piacere di rivederli nei nostri brodi, ma questa è un'altra storia.

Dalla tasca dei suoi pantaloni sporgeva un cucchiaino, che non avevo notato. Simon lo afferrò e cominciò a scavare, poi finì il lavoro con le mani.

Un semplice nascondiglio? O una tomba?

Prese il povero coniglio per le orecchie e... si girò. Questa volta mi colse impreparata.

Tu! “ esclamò, i denti che tremavano... un po' per il freddo, un po' per paura.

Cosa stai facendo?” chiesi avvicinandomi.

F-fatti gli affari tuoi! Va via!”

Non ho voglia.”

Sul suo viso si era formata una nuova espressione... come una smorfia divertita.

Dirò tutto a Suor Nives.”

Indietreggiai di un passo.

Non puoi fare la spia! Poi punirebbe anche te!”

Simon strinse le orecchie del coniglio.

Lo so. Ma quella terrorizzata dalle punizioni sei tu, non io.”

Vero. Diceva il vero.

Buttò il coniglio nel fango, improvvisamente sembrava che non gliene fregasse nulla.

Iniziò a piovere.

Vado.”

Scattai lesta, sentendo lo stimolo del pianto che bussava ai miei occhi.

No ti prego! Aspetta!”

Un secondo prima che Simon potesse stringere le dita sulla maniglia della porta, lo presi per il colletto e lo buttai all'indietro.

Fermati! “ strillai, cercando di tenerlo inchiodato a terra.

Simon provava a respingermi mettendomi le mani sporche sul viso, ma non demordevo.

Non doveva assolutamente avvertire Nives.

Era furbo, lui. Scartando la carta della violenza, scelse il jolly infallibile, una difesa indolore: il solletico.

Prese la mia maglia e la tirò su scoprendo la mia pancia.

No.

Non riuscivo nemmeno a ridere.

No Simon! Basta!”

Purtroppo le sue mani giunsero sulla mia schiena.

E la toccò.

Sentendo la strana consistenza della mia pelle in quel punto, ritrasse la mano con un'espressione schifata... terrorizzata.

Gemetti di dolore, le mie lacrime che pendevano dalle guance e cadevano a terra come acqua infetta.

Quando, sette anni dopo,lo vidi davanti a me trasformato in un ghoul, aveva la stessa espressione... mi correggo, nei suoi occhi c'era la totale mancanza di calore umano e sentimento. Non erano occhi quelli che mi fissavano... erano palle di vetro sintetiche e opache.





La pioggia si insinuava tra i miei capelli, bagnava la pelle e si mischiava alle lacrime. Rannicchiata nel fango, sentii delle urla di donna e dei passi affrettati che mi si avvicinavano.





Era un ricordo che aveva portato con sé per tutta la vita... e in seguito, per l'eternità.

Una piccola fossettina, niente di più.

Le aveva causato un dolore immenso, il dolore più grande che avesse mai provato.

Sentì qualcosa muoversi nell'oscurità, una mano d'ombra che si posò sulla sua.

Lei non reagì. Rimase immobile, impassibile.

Sei ancora persa nei ricordi.” disse una voce sconsolata, che le proveniva dal cuore.

Sbatté le lunghe ciglia, e strinse la mano che le veniva tesa nell'ombra.

Si rannicchiò sul fianco assumendo una posizione fetale.

Mentre stavo morendo...” pensò, affossando la testa tra le spalle.

Sentivo ogni mio ricordo svanire. “

Beh, non che fossero bei ricordi.” ribatté la voce maschile in tono sarcastico.

La maggior parte non lo era, infatti.” Chiuse gli occhi.

Ed ero quasi contenta di perderli. Ma non potevo smarrire i ricordi della mia famiglia. “

Lui ridacchiò. “ Mhm, naturalmente.”

Mi stai prendendo in giro? “ chiese l'altra, con un tono che si sforzava di essere serio ma che lasciava trasparire una nota divertita.

No, certo che no.” rispose mettendole una mano sul fianco e appoggiando la testa sulla sua spalla.

Ora sono serio.”

Bravo.”

Fissò il vuoto davanti a sé.

Forse non mi rendevo conto di cosa sarei diventata, ma... non volevo perdere la mia umanità. “

L'uomo d'ombra la ascoltava, finalmente silenzioso.

Da viva queste memorie mi perseguitavano. Cercavo di non pensarci, e loro puntualmente spuntavano fuori come trappole, tra una rara risata o un urlo di rabbia. Ingenuamente, volevo dimenticare. “

Beh dai, mi sembra più che normale... io per esemp... “

Lei si girò scoccando al buio un'occhiata eloquente.

Avevi detto che stavi zitto.”

Ah, giusto. “

Scosse la testa e continuò il suo racconto.

Adesso è buffo pensare che volevo sbarazzarmi di quei ricordi, da umana... poi invece, non hai idea di quanto mi aggrappavo ad essi per non dimenticare ciò che ero stata. Per quanto dolorosi fossero, erano tutto ciò che mi rimaneva. “

Accarezzò le tenebre, per darsi coraggio.

All'inizio il Master mi disprezzava per la mia debolezza e attaccamento alla mia vita passata. In seguito, ha saputo riconoscere che quello che aveva sbagliato era proprio lui, perché aveva completamente rinnegato la sua umanità... che ora tanto ammira in me e negli stessi uomini. “

Sentiva una parte di sé ragionare.

Sai, alla fine rimanere senza ricordi è come non aver vissuto. E' tutto ciò che siamo. Sono le esperienze che accumuliamo negli anni che non ci fanno più sbagliare. Far affiorare una memoria di cose stupide che hai fatto, è quasi divertente... E' amaro ricordarsi di quanto abbiamo sofferto nel passato, ma questo ci dà forza perché riconosciamo di aver superato quel periodo. “

Lei si mise a ridere.

Che discorso serio! E meno male che avevi detto di chiudere la bocca.”

Ahahah! Dai, lo so che ti piacciono i miei discorsi. “

Mhm, forse... “

Sorrise girandosi e stringendolo.

Le mani dell'ombra percorsero la sua schiena...

Aspettò il momento in cui le avrebbe toccato quel punto...

Strizzò gli occhi, in attesa.

I polpastrelli di tenebra seguirono la linea della pelle ancora un po' rialzata, laddove il proiettile era evaso dal suo corpo, lacerandole la carne.

In quei secoli il suo corpo era stato ridotto a brandelli più e più volte, ma in pochi secondi riprendeva la forma di una giovane splendida e dannata.

Ma quella... quella non osava toccarla. Quasi non sapeva nemmeno se poteva riuscire a farla sparire. Era una ferita troppo profonda... più nella sua mente che nel corpo.

Eri solo una bambina.” mormorarono le ombre, tristi.

Sospirò. Non che le servisse, visto che il suo cuore era da tempo più simile ad un sasso ricoperto di muschio che a un organo.

Però dai, è solo una cicatrice. A poco a poco sparisce...” cercò di rassicurarla, sussurrando.

Sentì la mano della tenebra prenderle il mento, qualcosa come capelli invisibili sfiorarle il viso.

No.” Prima che potessero toccarsi, lei si girò.

E' una ferita.”







< Photobucket







Ce l'ho fatta alla fine! Sono riuscita a scriverla! * musica epica di sfondo* . Ci rincontriamo, fans di Hellsing. Questa è la mia seconda fanfiction sul mio anime preferito.

Era da tempo che mi era venuta in mente un'idea del genere, delle ferite e dei ricordi, ma non sapevo come scriverla. Beh, ecco qui lo schif... risultato.

Amo Seras, non è il mio personaggio preferito, ma sicuramente mi ritrovo tanto in lei. È molto autobiografica questa one shot, infatti più che lei sembro io quella che parla XD * si ricorda le vecchie suore dell'asilo e sospira *

Considerate una ragazza della terza media che si vede l'episodio 7 qualche giorno prima di Natale. Ohh, che trauma! Sarà sempre il mio episodio preferito, però... quanto ho sofferto la scena dei suoi ricordi.

Mi sono documentata: le ferite di pistola a volte non sono nemmeno visibili, mentre invece se il proiettile passa da parte a parte il corpo provoca un grande buco nel luogo dove esce...

Non so come mi è venuta in mente la storia del povero coniglio, del poliziotto Simon, guardate, non lo so nemmeno io.

Il finale... beh, dov'è Seras? Dentro la sua bara? E' nuda? E' diventata uno spirito errante? Cosa sono le tenebre, le ombre o il buio che la toccano e le parlano?

Allora, in ordine: non lo so, non lo so, non lo so, non lo so, sono Pip.

Per sdrammatizzare ho aggiunto dei piccoli giochetti tra i due piccioncini ( sono pucciosi, andiamo). Inoltre c'è un'atmosfera sexy dark che mi piace, uhuh.

Mi piace non aver detto il nome di Seras né di Pip, volevo che lo scopriste da soli ( a poco a poco lascio indizi inconfondibili).

Il finale è proprio come lo volevo. Inaspettato, triste, netto.

Verso la fine di mia volontà non ho detto sempre chi parlava o chi si muoveva, perché Pip e Seras sono diventati una cosa sola, quindi indistinguibili ^^ ( non sono fan della coppia, nooo.)

Siete ancora qui? Mii, siete forti. Vi stimo.

Non è completa perché magari, chissà, potrei aggiungere storie su altri personaggi di Hellsing sempre però col tema delle ferite. Boh.

Ah, l'immagine finale è un disegno della cara Yukari Toshimichi, alias Solid & Etc.

Beh, tolgo il disturbo.

( ditemi quando avete capito che parlavo di Seras che sono curiosa).

Arys.






























   
 
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