CAPITOLO 2
Chissà che sensazione si prova ad aprire gli occhietti e vedere tre faccioni
sorridenti che dicono con voce infantile: “ma tesoro, pucci pucci, orsacchiotto,
pacioccone…bla bla bla”. Scommetto che ciò provocherebbe traumi infantili a
tutti.
Il povero bimbo imbacuccato a dovere nel suo morbido pigiamino azzurro assisteva
a pochi centimetri di distanza a questo spettacolo. William era commosso e a dir
poco elettrizzato per il nuovo venuto, Lisa affermava di sapere tutto ma proprio
tutto sui neonati e Kate sembrava scossa.
“No! Non devi fare così! Rischi di spaventare questa povera creatura!” gridava
Lisa.
“Ma lo spaventi tu… con questi modi da scaricatore di porto! Già lo so… sarò il
suo zio preferito!” sosteneva orgoglioso William.
“Ma smettila. Lo vizierai e basta!”
“E tu sarai noiosissima. Non farai altro che parlare di materie scolastiche e
voti!”
“Bisogna infondere buoni principi nei giovani! Vero Kate? Kate… ma che cos’hai?”
domandò Lisa alla ragazza, la quale continuava ad avere lo sguardo un po’ perso
nel vuoto.
“No… è che se continuo di questo passo penso che non avrò mai un bambino mio.”
Disse Kate con voce atona.
“Ma smettila. Sei giovane! Hai ben altro a cui pensare.” Esclamò Lisa.
“Sì lo so, ma le mie speranze con il sesso maschile ogni giorno diventano più
basse.”
“Questo perché non hai incontrato il tipo giusto”
“Questo perché non esiste” ribattè Kate.
“Ah sei assurda! Ma guarda è arrivato Art! Art, qui!”
Un ragazzo alto e dai capelli rossi attraversò a grandi passi la stanza tutto
trafelato.
“Che corsa! Mi sono perso qualcosa?”
“Mmm… niente di che… solo la nascita di tuo figlio!”
“Allora è nato? Oddio, mi sento di svenire. Ho un figlio!!! E ditemi come
stanno? Jane come sta? Il piccolo come sta? Ha tutte e 10 le dita della mano?”
“E anche due occhi ed un naso se questo ti può far sentire meglio. Sì Art,
stanno entrambi benissimo.”
Il neo-papà si avvicinò alla culla del piccolo come se da essa ne potesse uscire
una piovra marina ma quando vide il faccino roseo del bambino non potè che dire
carico d’orgoglio:
“E’ proprio un Weasley!”
“Speriamo che almeno prenda dalla nonna!” esclamò una donna ricciuta che
attraversò in quel momento la porta a grandi passi.
“Che cosa vorresti insinuare, Hermione?” rispose un’altra voce tutta irata
dietro di lei.
“Niente Ron! Dico solo che non è un regalo molto appropriato per un bambino così
piccolo una scopa da volo!”
“Forse adesso no, ma un giorno gli ritornerà utile!”
“Ah… ma che ci parlo a fare con te. Sei un caso disperato!” e così dicendo gli
baciò la guancia teneramente.
Erano Ronald Weasley e Hermione Granger, i nonni del nuovo nato seguiti da Molly,
sorella di Art(hur).
“Ministro è un piacere incontrarla!” esclamò William.
“Anche per me, Mr Doherty.” Rispose Hermione cortesemente.
Il gruppetto si spostò verso la culla per poi andare a complimentarsi con Jane
radiosa come un raggio di sole.
“Mi raccomando, qualsiasi nome tranne Bilius” disse Mr Weasley alla coppia di
genitori.
“Non si preoccupi. Avevamo pensato di chiamarlo David”
“E David sia. Mi piace!” esclamò il Ministro della Magia soddisfatta.
A quel punto la porta si spalancò e sulla soglia si stagliò la figura alta e
slanciata di un giovane in tenuta da Quidditch. Alto, capelli neri, occhi verdi,
carnagione chiara… che visione meravigliosa! Il suo nome era:
“James!” urlò Art alzandosi in piedi.
“Cugino! Quell’attraente infermiera a piano terra mi ha detto che è già nato. E
le è scappato anche il numero di telefono… ah ah ah ah. Sono molto contento per
te!”
“Grazie. Tutto bene agli zii Harry e Ginevra?”
“Sì anche se dopo questa nascita temo che chiederanno anche me di dare loro un
nipotino. Penso proprio che li deluderò”.
“Non avevo dubbi. Quando metterai la testa apposto?” esordì Mrs Weasley.
“Quando smetterai di preoccuparti per me, zia Hermione!”
“Ah dimenticavo. Questi sono amici miei e di Jane.” Disse Art “Forse te li
ricorderai. Eravamo tutti ad Hogwarts nello stesso periodo. Questa è Lisa Bolde,
questo William Doherty e infine Kate Paciock”
“Piacere di conoscervi! Io sono…”
“James Potter” esclamò con voce sognante Kate.
“Esattamente” sibilò lui con un sorriso micidiale.
La ragazza arrossì violentemente.
James stette lì una decina di minuti parlando dei numerosi impegni da giocatore
professionista, conversando amabilmente con gli zii, tenendo in braccio il
pargolo finché non disse:
“Devi scusarmi, Art ma devo andare via. Sono passato qui un attimo giusto per
farti i miei auguri… adesso però sono costretto a ritornare agli allenamenti.
Rimettiti presto, Jane! E’ stato un piacere conoscervi ragazzi.”
E così si congedò in modo distinto posando il suo sguardo magnetico su Kate. Il
rossore della ragazza diventò ancora più forte. Quando ebbe oltrepassato la
porta:
“Complimenti tesoro. Penso che finalmente tu abbia ottenuto quel che cercavi da
molti molti anni” sussurrò Lisa all’orecchio di Kate.
“Non ho ottenuto proprio niente invece!”
“Ok, chiamalo niente. Ma fidati di me una buona volta. Quello ti ha
letteralmente mangiata con gli occhi!”