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Autore: TheWriter    01/01/2012    1 recensioni
La frattura spazio tempo è chiusa, il portale è rotto, Hope Plaza è distrutto... e la stagione è finita.
E adesso?
Genere: Avventura, Azione, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Hunter stava rastrellando il giardino sul retro quando sentì singhiozzi. In principio non capiva da dove venissero, tanto che si affacciò sul vialetto antistante, e mosse anche qualche passo intorno, per capire da dove veniva il rumore che sentiva; ma, sentendo che si affievoliva man mano che si allontanava, tornò sui suoi passi. Guardò perplesso la soglia della loro casa. Possibile provenisse da dentro?!? Lui, Max, Tasha e Skye si erano stabiliti lì 3 anni prima, quando i genitori di Skye erano morti (o così almeno era sembrato). Loro tre non avevano affatto genitori; non lì a Terra Nova, almeno. Erano giunti lì insieme a quello strano tizio che li aveva accompagnati – nel quinto pellegrinaggio si viaggiava solo in gruppi di 4, famiglie o non famiglie, e che poi era sparito dopo la rivolta dei Sixers. Probabilmente era proprio uno di quelli che erano fuggiti… o forse no; a Hunter non interessava; tutto quello che gli importava è che il tizio aveva lasciato una stanza libera, dove lui e i suoi amici avevano potuto comodamente mettere la loro roba, senza dover affollare le loro stanze; e ben presto di roba aveva iniziato ad essercene parecchia, dopo che avevano iniziato a distribuire in giro il loro distillato.
All'inizio era poco più di un gioco: il gusto della trasgressione, le scappatella fuori dal recinto, la "Banda OTG"(OutTheGate) che avevano messo su con gli altri giovani della colonia… Poi qualcuno se n'era uscito con quella bislacca idea del distillato.
-"Che roba sarebbe?", aveva chiesto Hunter.
Bob, uno del quarto, stava per iniziare una lunga e dotta dissertazione sui metodi di distillazione dei tuberi, poi optò per una spiegazione più semplice:
-"Alcool! E di gran qualità!", disse ghignando e alzando le sopracciglia.
-"Alcool? Qualcuno ha parlato di Alcool?", si intromise Max. "Non ne posso davvero più di questi succhi ricavati da frutti impossibili! Qualcosa di più forte sarebbe decisamente una cosa interessante". Aveva 22 anni, e nel 2149 aveva già avuto modo di apprezzare l'alcool nelle forme più varie. Ora non toccava più un goccio da quando era arrivato a Terra Nova.
-"E come pensi di tirare fuori dell'alcool da questa roba?!?", chiese Hunter sollevando davanti agli occhi una grossa radice tonda come una rapa, ma dall'impossibile colore bluastro.
-"E' una lunga storia. Dovete aiutarmi a procurarmi dei tubi metallici e un fornello da campo, poi al resto penserò io".
Così era cominciata la loro carriera di "baristi non ufficiali" di Terra Nova, riuscendo così ad accumulare una discreta ricchezza da barattare con Kasehy in caso di necessità.
Anche Skye era stata subito dalla loro, in quella come in decine di altre occasioni. Si era sempre mostrata all'altezza della situazione, piuttosto che comportarsi come una femminuccia come invece lui si era immaginato la prima volta che l'aveva vista.
 
Si trovavano a qualche decina di metri dai cancelli di Hope Plaza, in attesa del loro turno. Lui e gli altri due ragazzi avevano vinto i loro biglietti della lotteria a poker, mentre Skye stava insieme ai suoi genitori; aveva appena undici anni, con due belle codine di cavallo ai lati della testa, e una borsettina rosa appesa alla spalla, mentre teneva per mano la madre, e il padre le stava facendo le ultime raccomandazioni. Skye aveva distolto lo sguardo annoiata, e aveva così incrociato quello di Hunter, che stava a pochi passi da lei. Lui l'aveva, chissà come, interpretato come un segno di assenso, non avendo idea che lei lo stesse guardando, ma non vedendo, la mente che già vagava con la fantasia oltre il portale, immaginando chissà quali avventure.
Da quel giorno, per Hunter, Skye era diventata una fissazione; l'aveva ritrovata, con non poche difficoltà, dopo l'arrivo a Terra Nova,  e ogni volta che poteva, quando Taylor non gli appioppava qualche nuovo lavoro, la andava a trovare al mercato, dove ogni giorno lei aiutava la madre alla bancarella delle arance primitive, come le chiamava lei. In realtà erano tutt'altro che arance, ma stranissimi frutti di ogni forma e colore, alcuni con la buccia dura come legno e l'interno giallo, dolce e succoso come mai niente Skye aveva provato prima. Altri erano morbidi al tatto, ma se si provava ad addentarli si rischiava di spaccarsi un dente con l'enorme nocciolo, grande quasi quanto il frutto stesso.
C'era voluto un po', ma alla fine erano diventati buoni amici. Trascorsi i primi mesi di assestamento, come li aveva definiti Taylor, e terminata la costruzione della recinzione esterna, finalmente i ragazzi erano stati un po' più liberi di muoversi per la colonia, territorio totalmente inesplorato per loro che fino ad allora erano stati autorizzati a spostarsi da casa a scuola, e sempre sotto la scorta armata dei militari.
Skye un giorno si era chiesta il perché di tutte quelle precauzioni, dal momento che da quando era arrivata non aveva mai visto nemmeno l'ombra di un dinosauro. Ma scoprì a sue spese che i dinosauri non erano l'unico pericolo di Terra Nova. Una mattina, andando a scuola, lei e Hunter si erano allontanati di nascosto dal gruppo di ragazzini, e, senza farsi notare dai soldati, si erano nascosti dietro una casa in costruzione e avevano aspettato che il gruppo si allontanasse. Poi si erano guardati negli occhi, avevano guardato il viale appena abbozzato che si dipartiva dalle case appena abbozzate, e si erano avviati verso gli arbusti che si trovavano al termine di esso.
Forse immaginavano di trovare chissà quale castello incantato, o misteriosa base segreta dei militari. Invece trovarono solo la turliensis variegata velenifera; del tutto sconosciuta nel 2149, quella pianta preistorica aveva le sembianze di muschio, ma quando veniva calpestata  emetteva, da piccole capsule nascoste sotto la superficie verde, una sostanza densa e giallastra che, a contatto con l'aria, si trasformava in un potente gas urticante.
Progettato dalla Natura per permettere alla pianta primordiale, altrimenti inerte, di uccidere i piccoli animali che passavano sopra di lei in modo da cibarsi delle sostanze percolanti dai loro corpi in decomposizione, il composto tossico non era abbastanza volatile da potersi sollevare a più di un metro dal terreno, ma abbastanza reattivo da penetrare i vestiti e raggiungere la pelle degli sventurati ragazzi.
Si ritrovarono così urlanti e in fuga, con le gambe che gli bruciavano fino al ginocchio, quando si imbatterono nella pattuglia di accompagnamento che era tornata indietro a cercarli.
Passarono le successive 3 ore, anziché a scuola, in infermeria, immersi fino alla vita in un liquido maleodorante che, a detta dei dottori, li avrebbe disintossicati "presto"; a lui non era sembrato affatto "presto", tra i tormenti dell'assurdo bruciore causato dalla tossina, e non potè fare a meno di stupirsi nell'osservare, invece, l'impassibilità di Skye, che nella vasca accanto a lui aspettava pazientemente, e pensierosamente, che quella strana forma di tortura finisse.
A quella seguirono altre avventure, insieme a Max e a Tasha, che invece era la classica femminuccia paurosa e ad Hunter non interessava affatto.
 
Adesso, a sentire quei singhiozzi, Hunter si stava chiedendo chi potesse essere, visto che Skye era fuori.
-"Skye…?", disse sottovoce quando, una volta entrato, sorprese Skye in camera sua, rannicchiata sul letto abbracciandosi le ginocchia con le braccia. La ragazza non rispose. Hunter le si avvicinò, accovacciandosi accanto a lei e scostandole i capelli bagnati di lacrime da davanti agli occhi. "Skye, che ti è successo?", chiese Hunter preoccupato.
-"E' quell'idiota di Josh", sbottò lei asciugandosi le lacrime con la manica della maglietta. Voi maschi siete davvero impossibili! Io stavo solo cercando di aiutarlo a fare la pace con suo padre… e lui se la prende con me! Quell'infame ha detto che stavo facendo ildoppio gioco!!", concluse la ragazza guardando Hunter con  gli occhi ancora umidi.
-"Io… posso fare qualcosa per… per aiutarti, secchiello?", la apostrofò amorevolmente Hunter, strappandole un sorriso.
-"Sì! Potresti andare da quel deficiente e spaccargli la faccia!", disse lei in un momento di impeto. "Anzi no, digli che è un cretino! Anzi no che io… che lui… digli che lo….", ma non riuscì a finire la frase, completamente confusa e frastornata.
Hunter restò lì a fissarla per qualche secondo. Spaccare la faccia a Josh sembrava un'opzione interessante… ma non c'era bisogno di aver studiato psicologia per capire che Skye era innamorata di quell'idiota… non di lui. E lui non avrebbe potuto fare niente per cambiare quella situazione.
Così si rassegnò a rendersi utile alla ragazza che amava, ma che non l'avrebbe mai amato.
-"Non preoccuparti, ci penso io!", disse Hunter risoluto alzandosi.
-"Non… non picchiarlo!", esclamò impaurita Skye nel vederlo così deciso.
Hunter si lasciò sfuggire un sorriso. "Non lo piccherò. Ci parlerò. Va bene?", le disse teneramente. "Ora però smettila di piangere, ok?", le disse infine togliendole delicatamente le lacrime dalla faccia, adesso che si era alzata e stava davanti a lui, con le mani giunte, come se volesse dirgli qualcosa, ma non trovasse le parole.
-"Io…"
-"Non ti preoccupare. Prima ci parlo, poi se continua a non capire, lo picchio", le disse Hunter scherzando mentre se ne andava. Skye sorrise tra le lacrime.



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Il mezzo su cui si trovavano Josh e Maddy era diverso da quello usato dai militari; non avendo bisogno di resistere agli attacchi dei dinosauri, era stato alleggerito delle rolla e delle piastre corazzate, ed ora sembrava più una piccola spider che un mezzo nato per scavalcare fossati del cretaceo.
Lo speeder si muoveva agevolmente sulla strada in terra battuta che costeggiava le abitazioni; poi Maddy svoltò a destra, e si inserì nel corridoio ovest.
-"Cosa fai? Perché passi di qua?!? Lungo il perimetro è molto più breve…"
-"Sì, ma è molto più noioso", si limitò a rispondere la ragazza con un sorriso.
Josh la fissò per qualche istante. "Noioso. Invece immagino stiamo andando a non annoiarci…"
-"Proprio così. Ops… reggiti…"
Ma il mezzo entrò nella buca molto prima che Josh potesse anche solo voltarsi e vederla, altro che reggersi! Il sobbalzo fu così forte che il ragazzo sbattè la testa sul soffitto del mezzo.
-"Ma che diav…"
-"Te l'avevo detto di mettere la cintura!!!", disse Maddy ridendo e schivando un'altra grossa buca. "Nessuno passa mai da queste parti, preferiscono la strada noiosa, e così questa è molto maltenuta…"
Josh stava cercando di capire come si allacciava quella bislacca cintura a quattro punti che sembrava più quella di un pilota che quella di un passeggero, ma dovette rinunciarvi.
-"Lascia perdere, siamo arrivati!", disse entusiasta Maddy inchiodando… e mandando Josh quasi a sbattere contro il parabrezza.
-"Si può sapere che diavolo ti prende???", disse arrabbiatissimo, ma non continuò, vedendo lo sguardo di Maddy diretto verso… qualcosa dietro di lui.
Il ragazzo non era mai stato da quelle parti, per nulla interessato a cosa ci fosse dietro Terra Nova e le sue villette da Club Mediterranee. Aveva già i suoi grattacapi a pulire latrine per punizione o a lavare bicchieri al bar. Così, non sapeva niente né delle coltivazioni, né degli allevamenti.
Sette giganteschi brontosauri si stagliavano a pochi metri da lui in tutta la loro altezza di 6 piani, brucando le cime degli alberi appositamente trapiantati lì dalla foresta. Con la differenza che quelli, opportunamente trattati e curati, permettevano ai bronto, come si ostinava a chiamarli Maddy irritandolo non poco, di crescere non solo grandi, ma anche grossi e muscolosi.
-"Sono… sono enormi!", farfugliò Josh.
-"Già. Infatti ne basta uno solo per soddisfare i bisogni della colonia per tre mesi; almeno, dopo morto. Finchè sono vive, le femmine producono ognuna un quintale di uova al mese, nella stagione riproduttiva. Normalmente lasciano vivere le femmine per 5 anni, dopodiché vengono rimpiazzate dalle figlie più giovani, mentre loro…"
-"Maddy…", la interruppe il fratello perentorio, e preventivamente disgustato. "Non ho nessun interesse a sapere come quei… cosi diventano le bistecche nel mio piatto, ok? Sono squisite, e questo è tutto."
-"Guarda! I Trici!", cambiò allora discorso Maddy, indicando un punto in lontananza.
-"I che???".
-"Oddio, ma non hai studiato proprio niente del materiale che ci hanno dato?!?", esclamò la giovane sbattendosi le mani sui fianchi con fare rassegnato.
-"E perché?!? Studi abbastanza tu per tutti e due!", ghignò il ragazzo.




I due triceratopi più vicini erano davvero possenti. Abituato a vederli solo sullo schermo, Josh non immaginava quali fossero le loro proporzioni reali rispetto a un uomo. Era come guardare un camion… con le zampe e la coda. E le corna: due lunghissime, temibili corna; Josh giudicò che fossero lunghe almeno un metro. Josh guardò prima le corna di quello più vicino, poi il veicolo, poi di nuovo l'animale, con fare pensieroso.
-"Che c'è?", chiese incuriosita Maddy.
-"Hai detto che di là il viaggio era troppo noioso…. vediamo un po' se riusciamo a ravvivarlo"
-"Cosa?... Che vuoi fare?"
Josh aprì il bagagliaio della vettura e ne tirò fuori una grossa corda. Ne annodò una cima in modo da fare un cappio, e teneva quello in una mano e il rotolo di corda nell'altra, mentre si avvicinava lentamente alla recinzione interna. Ignorando le grida della sorella, si insinuò tra i pali, ed iniziò ad avvicinarsi a un animale da dietro.
-"JOSH ATTENTO, ATTENTO!!"
L'urlo della sorella fu provvidenziale, perché Josh, concentrato sul corpo dell'animale , non aveva minimamente notato la coda che stava sfrecciando verso di lui come un'auto in corsa. La schivò acquattandosi in un avvallamento nell'erba. E prima che la coda potesse tornare indietro, balzò fuori dal suo nascondiglio, approfittò del momentaneo arresto della coda prima che iniziasse il movimento di ritorno, e ci salì sopra, aggrappandosi con le mani alla pelle spessa dopo essersi passato la matassa di corda intorno al collo.
-"JOSH, SEI IMPAZZITO???", disse la sorella disperata passandosi una mano tra i capelli. "JOSH, VIENI GIU'!!!"
Ma ormai la parte difficile sembrava fatta. Dell'arrampicata, quantomeno. La linea della coda e le rughe della pelle costituivano un facile percorso per arrivare al dorso dell'animale. Il bello veniva dopo.
Per fortuna del ragazzo, la coda era l'unica parte del corpo che il grosso e goffo animale riusciva a muovere agilmente. Una volta sul dorso, era come stare su una barca, bastava assecondare i movimenti. Arrivato sulla parte più alta del dorso, Josh si rese conto che ora le cose si facevano un po' più difficili: perdere la presa avrebbe significato scivolare nello spazio tra il corpo della bestia e la cresta ossea della testa… e finire stritolati appena l'animale avesse voltato il muso a destra o a sinistra. Josh si fece un po' più indietro per stare più sicuro, poi si sfilò la matassa dal capo, prese con la mano il cappio e lanciò. Il primo tiro ovviamente non fu preciso, ma già al secondo ci andò più vicino. Col terzo riuscì finalmente nell'assurdo intento di inanellare entrambe le corna dell'animale, in modo da poter usare la corda come fossero redini.
Maddy neanche si accorse della partenza, intenta com'era a gridare frasi incomprensibili al microfono della radio del veicolo, sopraffatta dal terrore, dall'ansia, dall'agitazione.
-"Come dici Maddy? Non ho… non ho capito niente…Hai detto triceratopo?!?"
Ma Maddy non potè rispondere, il microfono che le cadeva di mano e sbatteva sul sedile, mentre lei si alzava a guardare la scena.
Quello svitato del fratello era riuscito nel suo intento: non sapeva come, ma in qualche modo era riuscito a smuovere quella bestia paciosa e tranquilla, e indurla persino a  correre. Veder correre un camion con le zampe non era cosa di tutti i giorni, e dovettero pensarlo anche gli altri triceratopi intorno, che iniziarono a muggire e a scappare da ogni parte mentre la povera bestia gridava terrorizzata correndo tra di loro.
In realtà adesso anche Josh era terrorizzato, anche se da lontano era ben difficile capirlo, essendo il ragazzo diventato un tutt'uno con il dorso dell'animale,  a cui si era aggrappato con tutte le sue forze in attesa che quel delirio preistorico cessasse.
Uno strusciare di gomme sul terreno e una nuvola di polvere accompagnarono l'arrivo di corsa del mezzo su cui si trovavano Taylor e Jim. I due uomini non credevano ai loro occhi, il secondo portandosi una mano tra i capelli, il primo non riuscendo a trattenere un sorriso.
-"Sembra che anche il tuo ragazzo abbia trovato un modo per spostarsi un po' più in fretta senza bisogno di veicoli…", sogghignò Taylor.
Jim lo guardò a bocca aperta, ancora le mani tra i capelli.
-"In quei 118 giorni, riuscivo a percorrere appena un paio di click al giorno, in quella foresta fittissima, finchè non scoprii un modo più comodo per spostarmi", disse guardando il triceratopo in lontananza
Anche Jim si girò di nuovo a guardarlo, mentre la ragazza terrorizzata gli si portava accanto senza saper che cosa dire.
Taylor si portò le mani alla bocca: "Tira dalla parte opposta di dove vuoi girare!!", gridò alla volta del ragazzo.
Josh all'inizio non capì, poi provò a sollevarsi un po' a sedere, adesso che l'andatura dell'animale era un po' rallentata, e guardò verso Maddy. Solo allora si accorse dei due uomini. Taylor gridò di nuovo. Josh questa volta sentì. Guardò la corda tra le sue mani, e disse tra sé e sé: "Beh, in un modo o nell'altro devo pur scendere di qui…". Provò allora a tirare la corda verso la sua sinistra. Così facendo tirò un po' a sé la testa  dell'animale, che per reazione cercò di voltare la testa dall'altra parte… e prese a muoversi verso destra! Josh provò allora nell'altra direzione, e di nuovo riuscì a far cambiare direzione all'animale. Decise allora di provare a puntare nella direzione da cui era venuto, visto che non gli andava di farsela a piedi. Incredibilmente ci riuscì… e la bestia iniziò a caricare in direzione di Maddy e gli altri, di nuovo infastidito dalla situazione.
-"oh… oh…", mormorò Josh prevedendo guai.
-"TIRA LE REDINI VERSO DI TE!!!", gridà allora Taylor.
-"Redini??? Ti ci metti anche tu?!?", lo redarguì Taylor.
-"Se non lo ferma in tempo, quello stupido animale  raggiungerà la recinzione e ci si schianterà contro!", rispose Taylor facendo un passo avanti tenendo le mani sulla vita, d'improvviso leggermente allarmato. "Forza, ragazzo!", disse tra sé, ma Jim non potè fare a meno di sentirlo.
Josh vedeva avvicinarsi sempre più le tre figure e la recinzione.
-"Indietro? Così…?". Il ragazzo tirò verso di sé la corda come suggerito da Taylor. L'enorme dinosauro, sentendosi tirare, alzò la testa piegandola all'indietro. Così facendo perse la visuale su ciò che aveva davanti, e, non sapendo dove stesse andando, semplicemente si fermò, scalpitando e sbuffando.
Josh non stette a pensarci due volte; lasciò la corda, scivolò verso la coda dell'animale, e quando fu abbastanza in basso si buttò di lato, accucciandosi e portandosi rapidamente fuori della portata della coda.
-"Da questa parte, ragazzo!", lo incitò Taylor, che intanto era entrato nella recinzione e adesso puntava la pistola sonica verso l'animale.
-"Ma che ti è saltato in mente? Sei completamente impazzito??", lo apostrofò il padre appena gli fu vicino. Maddy era quasi in lacrime, il viso coperto tra le mani.
Josh rideva.
-"E' stato grandioso!", disse al padre guardandolo con un sorriso beffardo. "Maddy ha detto che mi cercavi…", continuò.
Jim rimase senza parole, non sapendo se schiaffeggiarlo o complimentarsi con lui per la freddezza e l'abilità mostrata.
-"Sali…in…macchina!", gli disse con voce atona.
-"Il tuo ragazzo ha le palle! Ci sarà utile!", esclamò Taylor mentre saliva sul suo veicolo con Jim.

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-"E' inutile, signore, per rimuovere tutte le rocce ci vorrebbero dei mesi", disse l'uomo al maggiore. "Di qui non si può passare".
Il maggiore si aspettava quella risposta dopo aver ispezionato personalmente il Valico, ma aveva comunque inviato una squadra a controllare. Mentre gli uomini esaminavano da vicino la situazione cercando un eventuale altro passaggio, lui aveva discusso la questione con Lucas: l'ordigno era l'unica soluzione. Progettato originariamente per spianare una vasta area liberandola dalla vegetazione per permettere un più agevole sfruttamento minerario delle risorse di Terra Nova, collocato in prossimità della formazione rocciosa, aveva calcolato Lucas, avrebbe prodotto uno squarcio abbastanza ampio da permettere loro di raggiungere la Piana Salata, e di lì il 2149.
Era infatti ferma convinzione di Lucas che quelle navi non fossero altro che il risultato dell'incontro fortuito di una flotta del XVIII secolo con un'anomalia temporale simile a quella creata dall'acceleratore di particelle, formatasi però spontaneamente: le cronache dell'epoca avevano infatti registrato un evento insolito nei cieli. Il 17 maggio del 1732 una "nuova stella" si era accesa nel cielo, ed era rimasta visibile per alcuni giorni. Contemporaneamente, secondo i registro della Astronomic And Geologic Society, si era registrata una variazione più forte del normale nel campo elettromagnetico terrestre, normalmente soggetto a deboli fluttuazioni. La concomitanza dei due eventi aveva prodotto una stabilizzazione dell'anomalia, che ancora 4 secoli dopo perdurava, ed era nota agli astrofisici come "Anomalia del Pacifico": una vasta area al di sopra del Pacifico Meridionale al di sopra della quale, come ben sapevano i progettisti di sistemi spaziali, sonde, satelliti e navette erano soggette ad una irradiazione di raggi cosmici più intensa del normale, a causa della deformazione permanente subita dal campo magnetico. Ma aveva prodotto anche qualcos'altro: la scomparsa di un'intera flotta in missione esplorativa a largo delle coste del Cile. La scomparsa era rimasta inspiegata, ed era stata infine attribuita ad una tempesta che aveva sorpreso le imbarcazioni in quel tratto di mare inesplorato.
-"Al largo del Cile?", chiese dubbioso il maggiore. "E come pensi di andare dal Cile fino in California? A bordo di quei quattro canotti?!?"
Si riferiva alle due grosse imbarcazioni gonfiabili che al momento stavano stivate in due grosse case, in attesa di essere gonfiate una volta giunti dall'altro lato della formazione rocciosa.
-"Certo che no. Il propulsore elettrico di bordo ha un'autonomia sufficiente per portarci solo fin sulle coste del Cile; ma poi da lì sarà relativamente facile trovare un mezzo per tornare a casa. Abbiamo mezzi piuttosto persuasivi", concluse accarezzando la pistola sonica nella fondina.
-"Sarà, ma tutta questa storia non mi convince. Non potremmo…"
-"Preferisci metterti a fare la guerra a quel pazzo di mio padre? Sarebbe tempo sprecato, e anche se riuscissimo a passare il blocco, il terminus è gravemente danneggiato e non sappiamo quanto tempo impiegheremmo per ripararlo; sempre ammesso che sia possibile. Qui invece dobbiamo solo piazzare la carica, fargli fare piazza pulita, e poi in due passi - e 85 milioni di anni – saremo a casa. L'opzione-Taylor… beh, quella conserviamocela come 'piano C', eh?", disse infine dandogli una pacca su una spalla e allontanandosi con un ghigno mentre tirava una boccata dal suo sigaro.
-"Come andiamo, sergente?", chiese poi a un uomo che dirigeva le operazioni accanto all'ordigno.
-"Abbiamo appena ultimato la messa a punto. I calcoli di Lucas danno questo come il punto più favorevole. Abbiamo alleggerito la roccia con alcune perforazioni che dovrebbero incanalare…"
-"Non mi interessano i dettagli, soldato. Quando saremo pronti a detonare l'ordigno?"
-"Adesso, signore". Gli porse il telecomando e scattò sugli attenti.
-"Ottimo lavoro. Raduni gli uomini e li porti in un luogo sicuro."
-"Sissignore".
Dopo alcuni minuti tutto il convoglio si trovava a tre chilometri dal punto dell'esplosione, riparato dietro una cresta rocciosa.
Il maggiore premette il pulsante.
 
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-"Questa è la situazione", stava spiegando Taylor a Jim e Josh, ai piedi dell'enorme aeromotore.
Alto più di 10 piani, era uno dei 4 aeromotori già montati. Per fornire energia agli 871 coloni di Terra Nova erano più che sufficienti, ma entro il 20mo pellegrinaggio – quindi entro 7-8 anni al massimo, doveva essere completata l'intera centrale eolica di 75 elementi: avrebbe dovuto fornire energia non solo a Terra Nova, ma anche ad almeno altre 7 colonie che sarebbero dovute sorgere nei dintorni nel frattempo.
-"I piani iniziali erano molto stringenti, perché si prevedeva che nell'arco dei primi 20 pellegrinaggi sarebbero arrivate qui almeno 280'000 persone"
-"Wow!", disse Josh grattandosi la nuca pensando all'enormità di quella cifra rispetto alle poche famiglie che al momento popolavano Terra Nova.
-"Già. Un bel po' di bocche da sfamare", constatò Taylor rivolgendo uno sguardo al ragazzo. "Ma soprattutto un sacco di persone da illuminare: i mezzi agricoli, i mezzi di trasporto, le armi, i macchinari dell'infermeria… tutto consuma elettricità. Molta elettricità. E adesso che siamo completamente tagliati fuori dal 2149, potremo contare solo sulle nostre forze per la produzione di energia. Anche chi verrà dopo di noi."
-"Pensi davvero che sia tutto finito? Che non ci sia più nessun modo di riattivare il portale? Lucas si è diretto in tutta fretta ai Calanchi, forse sa qualcosa che noi non sappiamo…"
-"Questo non è del tutto esatto: lui crede di sapere cose che noi non sappiamo. E' solo grazie a tua figlia e ai dati dell'Occhio che…"
-"A proposito, dov'è finita Maddy?", chiese Jim guardandosi in giro.
-"Credo… L'ho vista allontanarsi con quel militare… Raynolds?", disse timidamente Josh.
-"Tranquillo, Shannon. Quel Raynolds è un ottimo elemento", rassicurò Taylor un Jim non troppo convinto."Come dicevo, da queste strutture che vedete, e dalle piantagioni solari del settore successivo, dipenderà non solo il nostro futuro e quello dell'intera colonia… ma molto probabilmente quello dell'umanità intera: tra 100, o 500 anni, tutto ciò che vedete davanti a voi non esisterà più, o se esisterà, comunque non funzionerà. Quindi dobbiamo sfruttarlo a fondo fintanto che dura: dovremo sfruttare ogni briciolo di energia prodotta dagli impianti per gettare le fondamenta di una futura civiltà forte e prosperosa: i nostri figli e i loro figli dovranno essere in grado di fabbricare da soli nuove pale, nuovi pannelli solari, nuove case e nuove recinzioni, se vogliono sperare di sopravvivere".
-"Una bella mole di lavoro da fare!", esclamò Jim pensieroso.
-"Già, quindi è meglio che cominciamo subito! Ragazzo!", disse poi rivolgendosi a Josh. "Vedo che le attività pericolose non ti spaventano. Vediamo se lo hai fatto solo per impressionarci… o se ci sai fare davvero. Vedi quell'apertura lassù?", gli chiese schermandosi la luce del sole dagli occhi mentre indicava l'estremità superiore dell'aeromotore. "Quello è il vano di manutenzione dell'aeromotore. Il sistema wireless si è guastato, e dobbiamo affrettarci a ripararlo: finchè resta non operativo, le pale non sono in grado di autoregolarsi o disattivarsi in caso di vento eccessivo…"
-"E questo e… e' un problema?", chiese Josh, che immaginava che tanto più c'era vento, tanto meglio era per un generatore eolico.
-"Solo se è un problema veder girare le pale a 100 giri al minuto anziché i 10 nominali e vedere pale di 20 metri staccarsi e volare a 50 metri di distanza", rispose sarcastico Taylor.
-"Capisco…", disse pensieroso Josh.
I tre si avvicinarono all'aeromotore. Da lontano sembrava solo un grosso ventilatore… ma solo arrivando abbastanza vicino da poterlo toccare, ci si rendeva conto della sua enormità: il"gambo" era in realtà un vero e proprio edificio, con una base circolare di 10 metri di raggio, con all'interno abbastanza spazio per la sala di controllo, il magazzino, la tromba dell'ascensore e quella delle scale.
-"L'ascensore può portarti solo alla base del rotore. Ma per arrivare al ricetrasmettitore dei sensori sul rotore stesso, dovrai affidarti alla scaletta esterna. Te la senti,ragazzo?", gli chiese Taylor.
-"Ma certo, che ci vuole?", disse in tono canzonatorio Josh. Dopotutto, cosa può mai succedermi passeggiando a 30 metri di altezza?

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-"Queste sono le piantagioni di Granaceum Apatensis", spiegò Maddy a Raynolds mentre passeggiavano mano nella mano tra i viottoli che separavano le piantagioni. "E'l'equivalente del nostro grano, ma in versione… 'locale'. Non abbiamo potuto portare nessun seme dal futuro", continuò a spiegare, "perché sarebbe stato impossibile sterilizzarli completamente da microbi e batteri senza uccidere i semi stessi, e già introdurre i soli semi in questo ambiente totalmente diverso dal loro, sarebbe stato ecologicamente pericoloso,…"
-"Mi piace quando non capisco niente di quello che dici!", gli disse di rimando Raynolds fermandosi e prendedole anche l'altra mano mentre si poneva davanti a lei.
La ragazza si schernì, guardandosi la punta delle scarpe.
-"Scusa… E' che mi affascina sempre pensare a tutto quello che c'è dietro questa apparenza di tranquillità e semplicità: campi verdi sconfinati, alberi da frutto,… tutto sembra così scontato. Credo che pochi a Terra Nova sappiano quanta fatica e quanti sacrifici sono costate queste coltivazioni ai primi pellegrini. Te lo immagini, vagare nella foresta in cerca di piante commestibili, stando attenti a non farsi mangiare o schiacciareda un dinosauro di passaggio?", gli disse guardandolo negli occhi e avvicinando il viso al suo.
-"Tutto quello a cui riesco a pensare quando sono con te, sei te", le disse teneramente.
Si scambiarono un bacio affettuoso, quando sullo sfondo, a poca distanza dalle cascate che da lì sembravano così vicine, successe qualcosa.
Fu Raynolds ad accorgersene per primo, quando riaprì gli occhi dopo il bacio. Lo sguardo esterrefatto sul suo volto indusse la ragazza a voltarsi preoccupata.
Una gigantesca nube rossa a forma di fungo si stava sollevando, in lontananza, dalla zona del Valico.
 
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L'ordigno tattico miniaturizzato aveva una potenza concentrata di pochi kilotoni, che gli davano un raggio d'azione di qualche centinaio di metri, e le coltivazioni presso cui si trovavano Maddy e Raynolds erano costituite solo di bassi cespugli e arbusti, per cui il vento atomico si limitò a far volare a qualche metro di distanza i due giovani. Ma l'impianto eolico era molto più vicino al punto dell'esplosione, molto più sensibile agli spostamenti d'aria, e solo una lunga vallata lo separava dal lontano lago salato; fu come spingere i gas dell'esplosione di un proiettile dentro la canna di un fucile.
L'ascensore, e con lui Josh, si trovava solo a metà percorso, quando la struttura fu investita dalla prima onda d'urto. Il gigantesco edificio-pilone vacillò, ma resistette al primo impatto. Ma poi arrivò il vento. Jim e Taylor furono sbattuti a dieci metri di distanza e piombarono dentro un canale di irrigazione, che li salvò provvidenzialmente dalla raffica di detriti che seguì.
I quattro aeromotori, che fino ad allora si erano limitati a muoversi pigramente sotto la debole brezza mattutina, furono investiti in pieno. Regolate sull'incidenza massima per sfruttare il poco vento, alcune pale agirono come vele, e furono strappate via come fuscelli dai rotori, volando per decine di metri prima di conficcarsi alla rinfusa nel terreno circostante alla centrale. Una prese il vento in modo strano, e per qualche istante svolazzò in aria come un foglio di carta, prima di piombare come un sasso sul veicolo che aveva condotto lì i tre uomini.
Altri due aeromotori, disattivati perché in manutenzione, avevano invece le pale regolate su incidenza minima ed erano perfettamente immobili.
Fino a qualche istante prima.
Il vento a duecento chilometri l'ora le "prese", e nel giro di pochi secondi esse si portarono a velocità ben superiori a quelle per cui erano state progettate. Neppure i freni automatici di emergenza riuscirono a contrastare la potenza del vento atomico, e l'enorme quantità di corrente generata in pochi istanti bypassò tutti gli isolamenti, trasformando i due rotori in palle di fuoco, da cui ben presto le pale, ormai agganciate solo a morbido metallo fuso, si staccarono volando in ogni direzione.
Josh si trovava in uno di questi aeromotori, quando si trovò improvvisamente al buio, e sballottato da ogni parte. Gli sembrava di essere una pallina da ping pong in una lavatrice. Dette tante di quelle testate contro le pareti che gli sembrava di avere un bernoccolo per capello, quando finalmente le acque si calmarono e la cabina si fermò.
Per poi cadere in picchiata lungo quei 10 metri che aveva appena percorso.
L'impatto fu violento, ma comunque gli ammortizzatori di emergenza fecero il loro dovere, e anzichè rompersi entrambe le gambe o l'osso del collo, il ragazzo rimase tutto d'un pezzo, anche se svenuto.
Si riprese dopo qualche minuto, per via del caldo soffocante. All'interno della cabina non si respirava più per il caldo, e c'era anche un disgustoso odore di circuiti elettronici bruciati. Josh era tutto un livido, ma trovò faticosamente la forza di aggrapparsi alle ante scorrevoli della porta e tentare di aprirla.
Inutile.
Poco dopo, quando la vista cominciò a snebbiarglisi, notò il cartellino giallo triangolare accanto alla porta: su un piccolo sportello c'era scritto "sblocco di emergenza porta". Aprì lo sportello, e trovò una maniglia con sopra scritto "tirare".
-"Tanto vale provare", disse poco fiducioso sul fatto che lì dentro funzionasse ancora qualcosa. Invece sentì la leva cedere, e un meccanismo scattare dentro la porta.
Provò di nuovo a far scorrere le ante, e questa volta, anche se dopo molti sforzi, a poco a poco cedettero, quel tanto che gli bastava per sgusciare fuori dalla cabina.
Si ritrovò a camminare sul prato antistante l'aeromotore, circondato dalla più totale devastazione. Un fumo acre che puzzava di plastica bruciata aleggiava ovunque, rottami incendiati erano sparsi qua e là; si voltò, e dietro di sé vide quello che restava dell'aeromotore: un troncone di edificio alto una decina di metri; tutto quello che c'era sopra era sparito.
-"JOSH!"
_"PAPA! DOVE SEI??"
I due, abbrustoliti a dovere, con i vestiti a brandelli e varie ferite che rigavano loro la faccia, si trovarono annaspando a tentoni nel fumo.
-"Tutto bene, figliolo?", chiese Jim prendendo il figlio per le spalle.
-"Non va bene per niente…. ho la testa che sta per esplodere, quasi non riesco a muovere una gamba, e…. che diavolo è questa puzza???", esclamò frastornato il ragazzo.
-"Sono i generatori. Quelli che non sono stati spazzati via subito dal vento, si sono vaporizzati producendo migliaia di watt di elettricità in pochi istanti. Così almeno ha detto Taylor."
-"E dov'è Taylor".
Ci fu una pausa.
-"E' messo male. Ha una gamba rotta, e un pezzo di metallo conficcato in un polmone. Dobbiamo portarlo subito in infermeria", rispose Jim dirigendosi col ragazzo verso il fossato.
-"Ho paura che non sarà un'impresa facile", esclamò atono Josh osservando i quattro pneumatici del veicolo spuntare grottescamente distorti da sotto ciò che restava del pilone di un aeromotore e del veicolo che stava sotto di esso.
 
 
  
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