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Autore: tartufo    01/01/2012    2 recensioni
Dopo mille anni eccolo di nuovo, risvegliarsi da quel sonno profondo, che lo teneva imprigionato alle viscere della terra, di nuovo libero, forse per sempre o forse sarebbe stato imprigionato per altri mille anni, ancora non lo sapeva, ma l’avrebbe scoperto molto presto.
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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La decisione era presa, e anche se gli costava ammetterlo, in quello che aveva visto c’era molto di più, sentimenti nascosti, buone azioni camuffate per apparire diversi, paure celate nel profondo dell’anima.
Le lezioni erano finite, doveva solo aspettare che in un modo o nell’altro tutte quelle persone si riunissero in quella stanza, volenti o nolenti tutti si sarebbero presentati al suo cospetto, perché così aveva deciso. Quella era la sua volontà, e nessuno avrebbe potuto sottrarsi, a meno che lui non avesse acconsentito.
 
Uno alla volta i ragazzi del Glee si erano riuniti nell’aula canto, in attesa dell’inizio delle prove, ignari del fatto che qualcuno li osservava.
Blaine con occhi adoranti, era seduto di fianco a Kurt, che intanto stava facendo la ramanzina al suo fratellastro per la rissa che aveva provocato quella mattina, mentre la sua ragazza Rachel lo difendeva come poche volte aveva fatto.
Quinn era seduta in disparte, anche se non voleva farlo notare, gettava continue occhiate verso Puck, che con la testa china, sembrava un povero cucciolo abbandonato.
Santana e Brittany discutevano tra loro nel modo più silenzioso possibile, e la biondina sembrava molto contrariata per qualcosa che le aveva risposto l’ispanica.
Mancavano solamente altre due persone e poi tutto sarebbe venuto a galla.
 
Azimio e David varcarono la soglia del Glee Club, come in trance, per qualche strano motivo avevano attraversato quella porta che li conduceva nel mondo degli sfigati, e chissà come, si erano ritrovati in piedi, di fronte a quei ragazzi che ogni giorno, si divertivano a perseguitare con dolci granite in pieno volto.
Finn scatto in piedi trattenuto per un braccio da Kurt.
“Se state cercando guai li avete trovati…” il pugno di quella mattina gli bruciava ancora, ma non era dolore fisico, piuttosto la sensazione di non essere riuscito a difendere il suo fratellino.
I due armadi, si stavano dirigendo verso Finn, pronti per lo scontro, quando il rumore della serratura che scattava, e che li chiudeva dentro, li fece voltare tutti quanti.
“Seduti” disse una voce incorporea facendoli sobbalzare, fu allora che Malak si manifestò ai loro occhi.
Li guardò ad uno ad uno soffermandosi sui loro volti, quei ragazzi avevano una spada di Damocle sul capo, il destino del mondo.
I ragazzi stavano immobili, come statue di sale, chiedendosi chi fosse quell’essere comparso dal nulla.
Continuò a osservarli per un po’, finché non decise che doveva fargli capire un paio di cose prima di far calare la lama sulle loro teste.
“Il mio nome è Malak, sicuramente mi conoscete, ma ho tanti nomi, e forse questo non vi è particolarmente familiare…”.
Rachel scatto sulla sedia, come se una scossa elettrica l’avesse fulminata, sgrano gli occhi dalla paura, e iniziò a boccheggiare, come se l’ossigeno all’interno dell’aula stesse terminando.
Lui si girò ad osservarla, compiaciuto del fatto che una ragazza tanto giovane conoscesse il suo nome più antico.
“Mi conosci?” domandò.
Lei annui appena, continuando a fissarlo, con le lacrime agli occhi.
“Sei… la… morte…” disse “Il portatore del giudizio finale…” riuscì a sputare l’ultima frase tutta insieme.
Tutti la guardarono intensamente, e vedendola così scossa, provarono a loro volta paura.
“Sei ben informata, sono proprio la morte, e voi siete stati il mio punto di riferimento per decidere cosa fare di questo mondo, con i vostri comportamenti mi avete spinto a decidere, voi siete la condanna di questo mondo”.
Kurt prese la mano di Blaine, e si avvicinò il più possibile a Finn, che aveva abbracciato la sua Rachel che era scoppiata in lacrime, Puck si era precipitato di fronte a Quinn per farle da scudo, Brittany continuava a spostare lo sguardo, da Santana ad Artie e viceversa, come se avesse difficoltà a scegliere a chi dare più importanza  e David e Azimio si guardavano, consapevoli che con quello che avevano combinato, la maggior parte della responsabilità era solo loro.
 
“Perché noi?” chiese Rachel.
“Perché no” rispose Malak “voi adolescenti siete così… mutevoli, bene e male, fusi insieme”.
“Potremmo… potremmo farti cambiare idea… in qualche modo?” domandò David.
“Proprio da te questa domanda?”.
David annui, speranzoso in qualche modo.
“E in che modo pensi di farlo?”.
Fu così che iniziarono le “confessioni”.
 
“Mi dispiace… per tutto, io… sono solo un codardo…” disse David girandosi verso Kurt, che rimase di stucco a quelle parole, perche lo sentiva, erano sincere.
“Mi dispiace per ogni spintone, ogni offesa, per ogni volta che in qualche modo ti ho ferito, fisicamente e non solo…”.
Kurt si girò verso Blaine, che per tutta risposta strinse un po’ più forte la sua mano, era solo questione di tempo.
“La verità, è che ti invidio… tu riesci a essere te stesso, e nonostante io abbia cercato in tutti i modi di farti desistere, ti sei sempre rialzato… la verità è che tu mi piaci…”.
Azimio era sconvolto, ci era voluto molto, ma alla fine aveva capito cosa stava succedendo al suo amico, tutte le stranezze, le cose che non capiva, o che aveva fatto finta di non vedere, David, il suo migliore amico da tutta una vita, era gay.
Da quel momento in poi non disse più nulla.
“Perché non hai detto nulla?” chiese Malak a Kurt.
“Potevi dirlo a tutti e magari vendicarti per i torti subiti, eppure non lo hai fatto… perché?”.
“Io… so cosa si prova ad essere considerati diversi, evitati, come se avessi un marchio in piena fronte, come se fossi malato… ho capito ad un certo punto, che David non lo faceva per cattiveria, ma per paura, stava chiedendo aiuto, ci ho messo davvero tanto a capirlo, soprattutto grazie a Blaine… non potevo dirlo a nessuno, avrei solo complicato le cose, io volevo… non lo so… solo fare qualcosa per lui, qualcosa che nessuno aveva fatto per me…”.
“Io non lo sapevo” disse Finn, era rimasto molto colpito dalla cosa.
“Pensavo solo che fossi un idiota, che ti divertissi a rendere la vita di Kurt un inferno, invece era la tua vita ad esserlo… se lo avessi saputo…”.
“E’ per questo che non volevo facessi a botte, perché non era come pensavi”. Disse Kurt al suo fratellone.
“Comunque grazie per avermi difeso, sono molto orgoglioso di te”.
“Visto che ci siamo, anche io vorrei dire una cosa…” disse Santana.
“Brittany, io ti voglio bene…tu mi rendi migliore,e se questa è davvero la fine voglio che tu lo sappia…”.
“Ti voglio bene anche io Santana, e voglio bene ad ognuno di voi” disse con dolcezza.
Tutti si guardarono, non aveva capito proprio nulla.
“Si ma… quello che provo per te è speciale”.
La biondina ci pensò un attimo, fino a realizzare il significato di quelle parole.
“Oh… è per questo che mi hai aiutata con il progetto, per farmi felice?”.
“Quale progetto?” chiese Malak interrompendo la loro discussione.
“Santana ha trovato un posto dove possiamo accompagnare Artie a fare riabilitazione, così le sue gambe saranno forti, per quando potrà camminare”.
“E’ stata una tua idea?” chiese la morte.
“No, è stata tutta un’ idea di Santana, lei è molto dolce”.
Nessuno pensava che Santana fosse dolce, ma se aveva fatto una cosa del genere, doveva essere proprio innamorata, questo fu il pensiero che attraversò la mente di tutti.
Se Santana poteva cambiare così, allora anche lui poteva per le persone che amava.
“So che mi odi, la verità è che anche se mi comporto come un bambino, non faccio altro che pensare a te, a noi due, alla famiglia che potremmo creare, se solo tu mettessi da parte il rancore e provassi a darmi un’altra possibilità, so che potrei essere un bravo papà, perché anche se non la conosco, amo nostra figlia, e amo te, non ho mai smesso…”.
Quinn lo guardava, senza dire nulla, Puck si alzò dal suo posto e le si avvicinò, posandole in grembo quel pacchetto che conservava ormai da tempo.
Lei lo aprì, con mani un po’ tremanti, un paio di adorabili scarpine rosa per la sua, per la loro piccola Beth.
“Se avessimo ancora tempo, avresti la tua possibilità…” disse Quinn in lacrime prendendogli la mano, per Puck fu la frase più dolce del mondo.
“Bene, nient’ altro?” chiese Malak guardando Azimio.
“Ehi amico, cosa credi, che solo perché il mio migliore amico è diventato la mia migliore amica, cambi qualcosa? Se pensi questo ti sbagli di grosso…”.
Azimio si girò tirando un grosso pugno sulla spalla di David, loro si chiarivano in questo modo.
“Avete detto tutti qualcosa tranne me” disse Blaine.
“Io amo Kurt, e lui è mio…” guardò prima il suo ragazzo, e poi si voltò verso David, come per mettere in chiaro le cose.
“E’ stato istruttivo, non trovate?” chiese Malak ai ragazzi.
“La verità è che non siete stati giudicati negativamente,volevo solo che capiste…” così scomparve, lasciando tutti basiti e sollevati, avevano imparato molto quel giorno.
Vivere ogni giorno come se fosse l’ultimo, cogliere ogni opportunità perché magari non si sarebbe più presentata, essere sinceri, con se stessi, e con gli altri.
 
Malak ripercorse la strada che lo aveva portato fino alla scuola, consapevole che quei ragazzi, lo costringevano ad altri mille anni di sonno.
Chissà, forse la prossima volta, sarebbe stato più fortunato.
 
 
 
 
 
  
  
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