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Autore: ColferAddict    02/01/2012    5 recensioni
“Due anni fa un volo nel cassonetto, l’anno scorso una granita dritta in faccia...”
E' questo il pensiero di Kurt varcando l'entrata del liceo McKinley per il suo ultimo primo giorno di scuola.
Se quello precedente per lui è stato "un anno niente male", come sarà l’ultimo anno di liceo?
Negli ultimi due anni ha conquistato amicizie importanti, ha trovato la sua anima gemella, ha combattuto il bullismo, ma sarà abbastanza?
Inoltre...
Santana vorrebbe concretizzare quell'amicizia che la lega a Brittany e trasformarla in qualcosa di più...
Dave sta cercando di trovare il coraggio per compiere il grande passo...
Artie desidera riavvicinarsi a Tina, non più sicura del suo amore per Mike...
Sam e Mercedes hanno discussioni che sembrano far capire loro che sono troppo diversi per stare insieme...
Rachel teme la fine dell'anno scolastico sicura che Finn non riuscirà a seguirla a NY...
Puck non ha sentito Lauren per tutta l'estate e si chiede se valga ancora la pena continuare a corteggiarla...
Quinn vorrebbe riavvicinarsi ad una sua vecchia fiamma ma non sa come fare...
Ci saranno nuovi membri nel Glee Club? I ragazzi arriveranno alle Nazionali? Vinceranno l'ambito premio?
Lo scopriremo!
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash, Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Un po' tutti
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 12: Favori

 

La notte era trascorsa lasciandolo completamente sveglio e profondamente stanco. Non riusciva a non pensare a tutto ciò che era successo. Aveva avuto un sovraccarico di informazioni in pochi minuti che, invece di lasciargli qualche risposta, lo avevano inondato di domande. Avrebbe voluto chiamare Blaine per chiedergli spiegazioni ma quella cosa chiamata orgoglio glielo impediva categoricamente.

Lui avrebbe dovuto essere arrabbiato.

Ma che arrabbiato? Furioso.

Blaine lo aveva tenuto all’oscuro di una parte fondamentale della sua vita e non aveva avuto nemmeno la decenza di informarlo del fatto che i suoi fossero separati. Non era stato sincero con lui.

Eppure... non gli aveva mai mentito.

Kurt si rese conto che anche questo era vero: lui non gli aveva mai fatto domande sulla sua famiglia, dando per scontato che fossero una normalissima famiglia di ricchi imprenditori o qualcosa del genere. Questo lo aveva dedotto dalla casa in cui viveva il suo ragazzo. Forse aveva sbagliato nel non interessarsi alla vita di Blaine... forse avrebbe dovuto pensarci prima di presentarsi a casa sua... forse avrebbe dovuto...

No. Blaine aveva sbagliato. Kurt non poteva certo chiedergli delucidazioni sulla sua condizione familiare! Sarebbe sembrato un arrampicatore sociale!

Solo quando Kurt si rese conto del livello di stupidità al quale erano arrivati i suoi pensieri, riuscì ad alzarsi dal letto, dirigendosi al suo specchio per il rituale d’idratazione mattutino. Ma appena la superficie fredda gli restituì l’immagine dei suoi occhi segnati da profonde occhiaie a causa della notte insonne, ricordò lo sguardo di Blaine del pomeriggio precedente, quando lo aveva accompagnato alla macchina per salutarlo...

«Ti spiegherò tutto... Te lo prometto...» aveva detto, con lo sguardo basso e le mani incapaci di stare ferme. Kurt aveva sentito le urla provenienti dall’interno della casa dove la signora Anderson stava ancora attaccando il suo ex marito per aver “anche solo sfiorato con un dito mio figlio”... o qualcosa del genere. Non se l’era sentita di rispondere e aveva solo annuito, salutando Blaine con una carezza sul volto prima di salire in macchina e allontanarsi velocemente. Tornare a casa era stato abbastanza difficile perché sapeva che avrebbe trovato lo sguardo indagatore del padre ad attenderlo. Si era sentito come se avesse fatto qualcosa di sbagliato e la cosa non lo aveva fatto stare meglio quando il padre gli aveva chiesto com’era andata la sua giornata e lui non aveva potuto fare a meno di raccontargli tutto per filo e per segno. Burt almeno non aveva ribattuto “Te l’avevo detto” come si sarebbe aspettato Kurt. Gli aveva solo consigliato di andare a letto e di dormirci su. Come se fosse facile.

Mentre ancora Kurt stava rimuginando sulle condizioni di Blaine quando lo aveva lasciato con i suoi genitori, Finn entrò nella sua stanza senza bussare.

«Non ti avevo detto che potevi entrare!» disse subito Kurt alterato. Finn capì subito che quella mattina suo fratello era isterico: di solito si limitava ad un semplice “Che vuoi, Finn?”. Non ci diede peso però. Rachel in camera sua che lo attendeva per rompergli l’anima un altro po’ era abbastanza per una sola mattina.

«Ti vuole Santana al telefono».

«Santana?». Finalmente Kurt si girò a guardarlo, incuriosito e sorpreso da quella chiamata.

«Rispondi» ordinò Finn, passandogli il cellulare con insofferenza.

«Ma che problema hai?!». Ecco l’isteria.

«Rachel, di là, per poco non si faceva venire un infarto quando ha scoperto che ho il numero di Santana!» spiegò in fretta Finn, felice che Kurt avesse finalmente preso il cellulare liquidandolo con un gesto della mano perché se ne andasse.

«Pronto?». Dall’altro capo del telefono gli giunse solo una risata tutt’altro che soffocata.

- Un secondo, Hummel. Mi sto riprendendo dalla soddisfazione di aver fatto quasi prendere un colpo alla Berry! - Kurt attese che Santana parlasse con una certa impazienza: aveva anche lui i suoi drammi e non poteva certo aspettare i comodi di Santana.

- Okay, mi sono ripresa - annunciò lei, dopo qualche secondo. Kurt poteva quasi immaginarsela mentre si ravviava i capelli all’indietro, come nella migliore delle interpretazioni.

«Posso sapere il motivo della tua chiamata?» chiese Kurt.

- Non ti rispondo per le rime solo perché mi servi, Hummel -

«Non ho detto nulla!».

- E’ il tono! -

«Vogliamo parlare del tuo tono ogni volta che ti rivolgi a qualcuno che non sia Brittany?!». Il fatto che quella mattina non fosse proprio dell’umore adatto per sopportare anche solo se stesso, non aiutava affatto.

- Ecco - disse secca Santana. - Hai centrato il punto. Brittany. Ho bisogno del tuo aiuto con lei - ammise la ragazza, sapendo che se ne sarebbe pentita amaramente.

«Scusami Santana non sono mai stato un grande Cupido, meno che mai in questo periodo».

- Non ho certo bisogno del tuo aiuto per mettermi con lei, Hummel. Non sono così disperata -

«Allora dimmi qual è il punto per favore!».

- Sei isterico – commentò Santana.

«Me lo hanno già detto» ribatté Kurt.

- Non è una questione di cui discutere al telefono, posso passare da te uno di questi giorni? –

«Kurt! Hanno bussato!» urlò Finn dalla sua stanza, rendendo Kurt ancora più nervoso.

«Scusami un attimo» sussurrò al telefono. «Sono al telefono e in pigiama, idiota!» strillò rivolto a suo fratello.

«Sono impegnato!» rispose Finn dalla sua camera. Visto che Burt e Carole erano andati al centro commerciale, Kurt non poté fare altro che gettare un’ultima occhiata allo specchio, fare una smorfia di disgusto e avviarsi alla porta d’ingresso. Passando davanti alla porta di Finn notò che era chiusa e ebbe il tempo di urlare un ultimo “Ti odio” prima di riprendere il telefono e chiedere scusa a Santana per l’attesa. Aprì la porta di scatto per trovarsi Blaine davanti con un’espressione che avrebbe fatto invidia al cucciolo del Gatto con gli Stivali.

«Blaine, che ci fai qui?» chiese, ancora il telefono accanto all’orecchio. Santana non faceva che commentare ogni parola che gli usciva dalle labbra ma lui non l’ascoltava più.

«Posso entrare?» sussurrò il suo ragazzo, rafforzando il potere dei suoi occhi. Kurt si spostò dalla soglia e gli fece cenno di accomodarsi in salotto mentre lui concludeva la telefonata.

«Stavi dicendo, Santana?».

- Ti ho chiesto se posso passare da te uno di questi giorni – gli ricordò la ragazza, cominciando a perdere la pazienza.

«Hai detto che devi parlarmi di qualcosa di importante... Non credi che casa mia non sia un posto sicuro? C’è Finn e Rachel che va e viene...».

- Non puoi venire da me, Hummel –

«E perché? Se mi dai l’indirizzo passo martedì pomeriggio che non abbiamo nemmeno le prove con il Glee» disse Kurt, molto più tranquillo ora che osservava Blaine nel suo salotto. Tra poco avrebbe potuto chiedergli quello che gli passava per la testa da ore.

- Non credo sia il caso e poi martedì ho l’allenamento con le Cheerios – Perché Santana era così riluttante all’idea che Kurt andasse a casa sua? In quel momento non gli era passato nemmeno per l’anticamera del cervello che lei veniva da Lima Heights.

«Ascolta, Lopez. Non ho tempo da perdere. Decidi tu dove e quando e fammelo sapere». Ecco l’isteria e l’impazienza che tornavano. Non si sarebbe mai permesso di parlare così a Santana, mai. Anche Blaine se ne accorse e lo guardò sorpreso.

- E va bene! Ci vediamo da me alle sei martedì pomeriggio. Domani ti do l’indirizzo. Ciao – E chiuse la chiamata. Kurt guardò per qualche secondo il telefono, chiedendosi cosa avesse quella ragazza che non andava, ma poi l’immagine di Blaine nel suo salotto lo riportò alla realtà.

Dopo la discussione con Finn e quella con Santana ci mancava solo questo!

“Vai con il terzo round”.

 

***

«Ti odio». Rachel sentì Kurt passare davanti alla porta della camera del suo ragazzo con passi pesanti come se stesse camminando a passo di marcia. Ma Finn reclamava la sua attenzione, baciandole con insistenza il collo mentre le teneva una mano sul fianco. Come erano arrivati a quello non se lo ricordava nemmeno. Sapeva solo che un secondo prima era furiosa per il numero di telefono di Santana memorizzato sulla rubrica del suo fidanzato e un secondo dopo si era ritrovata con le labbra di quest’ultimo incollate alle sue. Finn voleva solo farsi perdonare e ci stava riuscendo egregiamente, fino a quando non portò una delle sue mani a coppa sul seno di Rachel, facendola sussultare nel bacio.

«Va tutto bene?» chiese Finn, staccandosi un attimo. Rachel si leccò le labbra e gli sorrise, annuendo senza troppa convinzione. Ma Finn era fin troppo entusiasta per accorgersene. Nonostante lui non le gravasse particolarmente addosso, Rachel si sentiva schiacciata contro il materasso.

Non voleva che finisse così quella mattina: non era pronta.

Non voleva che succedesse quello che stava per succedere.

Sapeva perfettamente che Finn avrebbe fatto qualche gesto troppo intimo per i suoi gusti e l’avrebbe fatta inevitabilmente tirare indietro, dando il via ad una nuova, seppur sempre la stessa, discussione. E lei non aveva voglia di discutere. Doveva trovare un modo per uscirne.

«Finn...» sussurrò, approfittando della libertà delle sue labbra.

«Uhm...?».

«Forse dovremmo scendere da Kurt...». Okay, era una scusa stupida, ma era la prima che le era venuta in mente.

«Kurt se la cava benissimo anche senza di noi».

«Ma non l’ho nemmeno salutato...».

«Lui non si fa tutti questi problemi quando è con Blaine». Finn non riusciva a capire perché la sua ragazza dovesse preoccuparsi tanto per suo fratello. Anche se a fatica, Rachel riuscì ad alzarsi e a scostarsi dal letto, lisciandosi la gonna.

«Non sappiamo nemmeno chi è che ha bussato» ricordò a Finn.

«Ma che ti importa?».

«Non sento più Kurt, se fosse un maniaco?!» domandò Rachel con la sua migliore espressione spaventata e completamente falsa.

«Andiamo! In quel caso avrebbe cominciato ad urlare! E sappiamo a che livelli può arrivare la voce di Kurt!».

«Io voglio scendere di sotto». E Finn sapeva che quando Rachel cominciava una frase con “io voglio”, non c’era più spazio per le repliche. Così, molto riluttante, si alzò dalla sua posizione e aprì la porta di camera sua, lasciando il passo a Rachel per farla uscire per prima. Quando furono sulla scala, però, la ragazza si bloccò all’improvviso, rischiando che Finn le cadesse addosso. Solo lei riusciva a vedere qualcosa dal salotto e ciò che vedeva non era rassicurante: Kurt e Blaine stavano discutendo.

Sapeva che, se li avesse interrotti, Kurt l’avrebbe uccisa, ma non voleva tornare in camera di Finn...

«Ciao ragazzi!» esclamò tutta contenta, mentre faceva la sua comparsa. Entrambi trasalirono al suono della sua voce. «Non vogliamo disturbarvi... Prendiamo qualcosa da mangiare. Volete qualcosa?».

«Rachel» esordì Kurt. «Ti ricordo che sei a casa mia. Non ho bisogno del tuo permesso per prendermi qualcosa da mangiare». Blaine e Finn ridacchiarono, nonostante il ragazzo fosse assolutamente serio.

«Bene» rispose la ragazza, senza perdere il sorriso. «Vi lasciamo da soli, allora». E trascinò Finn in cucina. Chiuse la porta e tese l’orecchio verso il salotto dove i due ragazzi avevano evidentemente ricominciato da dove avevano concluso.

«Cosa vuoi da mangiare?» chiese Finn, guardandola stranito.

«Non ho fame, Finn» rispose lei, ovvia. «E ora fai silenzio!».

Al ragazzo non rimase che sbuffare e sedersi al tavolo con una busta di biscotti lasciata aperta.

 

***

«Va tutto bene?» mormorò Blaine appena Kurt lo guardò dopo aver concluso la telefonata.

«Non credo tu sia qui per parlare di Santana» gli ricordò. Solo quando Kurt ebbe il tempo di osservare davvero il suo ragazzo si rese conto del suo stato: dei suoi capelli, delle sue occhiaie, del suo pigiama, persino delle sue pantofole. In un tentativo disperato di rendersi presentabile, si portò le mani ai capelli cercando di dar loro una piega quanto meno decente ma Blaine si alzò e gli venne incontro, prendendogli le mani e riportandole lungo i fianchi.

«Sei già perfetto così».

«Non starai mica cercando di adularmi?».

«No, è la verità».

«Sto ancora aspettando le spiegazioni che mi devi» disse Kurt, cambiando radicalmente argomento. Sapeva che, se la conversazione avesse preso quella piega, in men che non si dica si sarebbero ritrovati a baciarsi sul divano.

Ma lui voleva delle risposte, ne aveva bisogno.

«Hai ragione» acconsentì Blaine, sedendosi sul divano e invitando Kurt a fare lo stesso. «Come avrai capito anche da solo, quell’uomo che ieri è piombato a casa mia è mio padre. Non siamo mai stati in buoni rapporti da quando ho fatto coming out...». Blaine prese aria e sospirò, perdendosi per un attimo nei suoi pensieri. Alzò lo sguardo verso Kurt che lo osservava perdendo lentamente l’espressione sostenuta che aveva tenuto da quando era arrivato. «Il matrimonio dei miei aveva già tante crepe, ma la mia rivelazione fu il colpo finale ad un muro già pericolante. Crollò tutto senza che nemmeno me ne accorgessi. In un attimo mio padre fu un estranio nella sua stessa casa e, quando si convinse che non poteva curarmi, la lasciò definitivamente. Le pratiche per il divorzio arrivarono subito e tutto avvenne nella maniera più veloce possibile grazie alle conoscenze di mio padre. Io fui affidato a mia madre senza che lui muovesse un muscolo, anzi... Fu lui stesso a far presente al giudice che non aveva intenzione di combattere per un affidamento congiunto che a lui non interessava minimamente». Blaine parlava tenendo lo sguardo basso, come se ogni parola fosse troppo pesante per uscire fuori ma al tempo stesso una liberazione.

«Quando è successo tutto questo?». Kurt si limitava ad assimilare tutte le informazioni che Blaine gli stava concedendo senza commentare in alcun modo, se non con qualche sorriso incoraggiante e qualche espressione sorpresa che non riusciva a contenere.

«Ho fatto coming-out quando ero al mio primo anno... Mi trasferii alla Dalton per il secondo e durante il terzo ho conosciuto te... Mio padre se n’è andato poco prima della fine del terzo anno e quest’estate i miei hanno divorziato...» ammise Blaine, ripensando a in quanto poco tempo la sua famiglia fosse andata in pezzi. Mentre Blaine stava ancora finendo di parlare, Rachel entrò in salotto e, dopo aver chiesto un paio di cose inutili, trascinò Finn in cucina. Kurt era sicuro che stesse ascoltando ogni singola parola che dicevano ma non se ne curò più di tanto. Aveva altro per la testa.

«Perché non me lo hai mai detto, Blaine?». Ecco la domanda che desiderava porgergli da quando se n’era andato da quella casa il pomeriggio precedente.

«Perché tu avevi le New Directions, stavi per andare a New York e non volevo essere una distrazione per te...». Blaine si disse che quella era stata la verità per i primi tempi... Con il divorzio le carte in tavola erano cambiate un po’, ma non era il caso di arrivare anche a quello.

«Ma durante l’estate avresti potuto dirmelo».

«Sapendo che poi ogni volta che ci vedevamo ci saremmo ridotti a parlare di me? Di mio padre? Io avevo bisogno di te per uscire per qualche ora da quello che mi circondava... Per non impazzire...».

«Ti capisco, ma...» sussurrò Kurt. «Quando hai saputo che sarei venuto a casa tua, avresti potuto informarmi. Mi hai detto che tuo padre era in viaggio per lavoro».

«Non volevo rovinare una giornata così bella...». Blaine si avvicinò a Kurt e gli prese il viso tra le mani, guardandolo dritto negli occhi. «Dimmi che quello che è successo non cambia nulla, per favore...».

Kurt appoggiò la sua mano su quella di Blaine e scosse la testa lentamente, come imprigionato dallo sguardo del suo ragazzo.

«Ma non devi più mentirmi» ordinò. «Mai più».

«Te lo prometto».

 

***

Domenica pomeriggio.

La sua vita stava per cambiare radicalmente.

Dopo il trasferimento era sicuro che niente sarebbe stato più come prima ma sembrava che, per la prima volta, non avesse predetto che le cose stavano per migliorare nettamente.

Per gentile concessione di sua madre, con cui aveva sì e no spiccicato due parole da quando era arrivato, si era ritrovato a frequentare un istituto dall’aspetto tutt’altro che divertente ma che prometteva scappatelle notturne irresistibili. L’unica cosa che non aveva previsto era quella di avere un compagno di stanza ma... poco male, magari gli sarebbe piaciuto assistere.

Per adesso, però, doveva concentrarsi.

Aveva già trovato il suo obbiettivo: quello stupido Glee Club sarebbe stato ai suoi piedi in un batter d’occhio dopo la sua esibizione fissata per il pomeriggio seguente. Non che gli interessasse di vincere un’inutile competizione di canto coreografato ma poteva essere un valido aiuto per essere ammesso alla Tish o alla Columbia...

Magari lo avrebbero adorato come una rockstar.

E un po’ di fama non fa mai male, no?

 

***

Camminare per i corridoi forte della sua giacca dei Titans dava a Dave l’impressione che nulla fosse cambiato ma, in realtà, nulla era rimasto come prima.

Si sentiva come Finn, Puck, Sam e Mike, ancora nella squadra di football ma privi della popolarità che essa donava a chiunque indossasse quella divisa. Si rese conto ancora di più della sua condizione quando Azimio e la sua compagnia gli passarono davanti senza degnarlo di uno sguardo. Tutti tranne il suo ex migliore amico che gli scoccò un’occhiata di puro disprezzo. Magari tra poco sarebbero arrivate anche le granitate...

“Non vedo l’ora!” pensò sarcastico Karofsky, accostandosi al suo armadietto per posare dei libri. Ad un certo punto una voce lo fece sobbalzare.

«Ehy, ciao Dave!». Era lo hobbit saltellante. Se non andava errato avrebbe dovuto essere arrabbiato con lui, quindi perché lo salutava con tanta foga?

«Ciao» rispose monocorde.

«Ho ripensato alle tue parole... Avevi ragione su Kurt...» disse Blaine, senza aspettarsi un saluto più entusiasta. Dave si voltò a guardarlo per la prima volta e notò che lo hobbit era assolutamente serio mentre parlava. Beh, almeno era un passo avanti.

«Te ne sei accorto».

«Sì... beh, diciamo che sono stato costretto...» lasciò la frase in sospeso come se stesse attendendo una domanda per lanciarsi in un resoconto dettagliato.

Ma perché doveva essere in vena di chiacchiere proprio quella mattina?!

«Perché stai facendo di tutto per farmi interessare a cosa ti è successo?» chiese Dave, voltandosi completamente verso di lui e fronteggiandolo nella sua imponenza.

«Speravo che...» cominciò Blaine, alzando lo sguardo per incrociare quello del giocatore di football. «Che la tua proposta fosse ancora valida...».

«Quale proposta?». Dave chiuse il suo armadietto e cominciò a camminare per il corridoio, verso la classe nella quale aveva lezione all’ora successiva. Blaine lo seguì mantenendo il suo passo a fatica, vista la lunghezza della sua falcata rispetto a quella di Dave.

«Avevi detto che potevo parlare con te... se ne avessi sentito il bisogno» gli ricordò.

«Hai appena detto che Hummel sa tutto. Perché non ti confidi con il tuo fidanzatino?».

«Lui non sa proprio tutto... diciamo la parte essenziale...». Karofsky non riuscì più a trattenersi: si voltò di scatto verso Blaine, facendo sì che lui sbattesse contro il suo petto.

«Perché lo fai? Perché continui a mentirgli? E soprattutto perché vorresti dire tutto a me?». Ma perché gli importava così tanto?! Dave non riusciva a darsi una risposta. Se si fosse trattato di una qualsiasi altra persona avrebbe tranquillamente risposto con un “Mmm” disinteressato.

«Non riesco a dire tutto a Kurt... Lui ha dei sogni, delle speranze, degli obbiettivi... Con i miei problemi lui potrebbe in qualche modo rinunciare ad alcune di queste cose e io non posso permetterlo».

«Quindi agisci nel suo interesse, non è così?». Blaine lo guardò stranito, non più molto convinto di quello che stava dicendo.

«Io... credo di sì...».

«Sei un illuso». Dave si stava arrabbiando sempre di più ogni volta che aveva una conversazione del genere con Blaine. Perché non riusciva a capire che Kurt desiderava solo che lui fosse sincero? Era così difficile arrivarci?

«E sentiamo, cosa faresti tu al mio posto?». Anche Anderson stava cominciando a scaldarsi: non poteva lasciare che Dave gli parlasse in quel modo.

«Gli direi tutta la verità e mi prenderei le conseguenze così come vengono!» sbottò Karofsky.

Blaine abbassò lo sguardo di fronte all’onestà disarmante di Dave. «Io... io non posso rischiare...».

«Me lo hai detto tu stesso: rinnegandomi non sarei arrivato da nessuna parte. Beh, lo stesso vale per te!».

«Blaine!» sentirono una voce squillante provenire da dietro Dave. «Ti ho cercato ovunque!». L’espressione del ragazzo cambiò in un istante quando Kurt li raggiunse, ritornando serena e composta. «Ciao Dave» aggiunse.

«Ehy».

«Di che parlavate?». Gli occhi di Blaine furono immediatamente in quelli di Karofsky, in una richiesta muta.

«Dell’allenamento che ci aspetta alla terza ora con la Beiste» buttò lì quest’ultimo.

«Oh...». Kurt non sembrava sorpreso ma nemmeno interessato. «Blaine, è tardi... Dobbiamo andare a lezione».

«Certo» rispose lui, con un sorriso. «Ci vediamo, Dave». Karofsky li osservò allontanarsi insieme, mano nella mano e, per la prima volta, pensò che Hummel meritasse di meglio di quel nanetto bugiardo.

Ma lui non poteva farci nulla quindi si limitò a riprendere la sua strada verso la classe. Non appena si fu girato, però, ebbe giusto il tempo di notare uno dei suoi compagni di squadra che si avvicinava pericolosamente con un bicchiere rosso tra le mani prima di sentire un fortissimo getto di ghiaccio tritato dritto in faccia. Karofsky imprecò arrabbiato mentre si dirigeva in bagno per ripulirsi.

“Ci mancava solo questa”.

 

***

«Fabray, Lopez e Pierce!» urlò la Sylvester, dal suo inseparabile megafono. «Siete desiderate nell’ufficio del Preside!».

Le tre ragazze interruppero l’allenamento e si diressero negli spogliatoi, uscendone un attimo dopo per andare in presidenza. Ciò che non si sarebbero mai aspettate, però, le attendeva fuori la palestra.

«Ce l’avete fatta ragazze!» esclamò felice la figura di fronte a loro.

«E lei che ci fa qui?!» domandò Quinn, sorpresa piacevolmente.

«Sono venuta per farvi una sorpresa! So che avete bisogno d’aiuto per le Provinciali».

«La sorpresa è decisamente riuscita» commentò Santana, felice. Tutte e tre la abbracciarono, completamente dimentiche della convocazione da Figgins, tranne la piccola Brittany.

«Ci scusi, ma dobbiamo andare dal Preside» disse, con tutta l’ingenuità possibile.

«Non preoccuparti, Britt, era uno scherzo».

«Oh».

«Mi sono rivolta a voi perché so che sapete tenere un segreto». A queste parole, le orecchie delle tre Cheerios si tesero inevitabilmente. «Voglio fare una sorpresa anche al resto del gruppo, con un’esibizione memorabile. Vorreste darmi una mano?».

Quinn, Santana e Brittany si scambiarono qualche occhiata d’intesa e poi intonarono la loro risposta senza esitazione.

«Speravamo in questa richiesta».

 

Continua...



NDA: Lo so che mi state odiando! Se vi può fare stare meglio mi sto odiando anche io!!! Cioè... io volevo aggiornare il 29 dicembre in quanto giorno del mio compleanno e così mi sveglio tutta contenta e noto che la connessione è assente! Solo ora è tornata!!! -.-'
Stendiamo un velo pietoso!
Spero che il capitolo vi sia piaciuto almeno un pochino e, se è così, fatemelo sapere! Vi annuncio che ho già cominciato a lavorare sul prossimo visto che non avevo molto da fare senza Internet e sarà pronto quanto prima!
Ringrazio inoltre le 5 persone che hanno recensito il capitolo precedente e anche tutti coloro che lo hanno solo letto!
E infine, anche se in ritardo, vi auguro un 2012 da ricordare! Ricco di sorprese, esperienze da vivere e tanto tanto tanto GLEE!!! (Sia il telefilm che gioia pura! xD)
Un bacione,
Federica
   
 
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