Sette
minuti in paradiso
Era
la prima vera giornata di caldo e gli studenti di Hogwarts ne avevano
approfittato per trascorrere una giornata all’aperto, dopo
essere stati
costretti per mesi all’interno del castello a causa del
freddo e della neve. Il
parco era pieno di studenti occupati nelle attività
più disparate. Harry, Ron,
Hermione e Ginny seduti sotto un albero sulla riva del lago erano
impegnati a
fare i compiti, assillati da Hermione che già pensava ai
M.A.G.O. che avrebbero
dovuto sostenere il prossimo anno e allo stesso tempo preoccupata che Ginny
non studiasse abbastanza per i G.U.F.O.
Poco
lontano da loro c’era un gruppo particolarmente rumoroso di
ragazzi e ragazze
di Grifondoro. Inutile dire che la più rumorosa di tutti (e
anche la più
fastidiosa, secondo Hermione) era Lavanda Brown che, come al solito,
faceva di
tutto per essere al centro dell’attenzione. Era seduta in
mezzo a tutti gli
altri e scuoteva in continuazione la chioma bionda ridendo alle battute
dei
suoi compagni che evidentemente cercavano di fare colpo.
Hermione
alzò lo sguardo dal suo libro di Trasfigurazione distratta
da un'altra risata
acuta di Lavanda.
“Possibile
che non si possa avere un po’ di pace”
pensò Hermione cercando di tornare a
concentrarsi sul suo libro. Ma la sua attenzione fu catturata da
qualcos’altro,
o meglio qualcun altro.
Senza
accorgersene i suoi occhi erano finiti su uno dei suoi migliori amici
che
cercava di concentrarsi per riuscire a capire quali ingredienti usare
per
preparare un antidoto alla pozione che avevano preparato
l’ultima volta in
classe.
“Certo
che è proprio carino quando è così
concentrato” si trovò a pensare Hermione
senza riuscire a staccare gli occhi dal rosso “mi viene quasi
voglia di …” ma i
suoi pensieri furono interrotti sul più bello.
“A
che pensi Hermione?” sentì chiedere dalla voce di
Ginny.
“Oh,
niente” rispose la riccia distogliendo velocemente lo
sguardo. Ora anche Ron e
Harry avevano staccato lo sguardo dai loro libri per ascoltare quello
che le
ragazze si stavano
dicendo. “Stavo solo
ripetendo in mente” aggiunse sperando di non essere arrossita.
“Ah,
scusa se ti ho disturbata” disse Ginny in un risolino “eri
così assorta”.
“Già”disse
la riccia lanciando un occhiataccia a Ginny. “Te
l’ho detto stavo ripetendo”.
“Ehi
che sta succedendo?” chiese Ron notando gli sguardi che si
stavano scambiando
le due ragazze “ci state nascondendo qualcosa?”.
“Ma
no Ron, che vai a pensare” disse veloce Hermione
“mi ero solo distratta un
attimo.”
Ron
guardò ancora Hermione che stava pensando a come farla
pagare a Ginny. “Sarà”
disse alla fine Ron riportando lo sguardo sul suo rotolo di pergamena,
ma lo
rialzò quasi subito tornando a puntare i suoi occhi azzurri
sull’amica.
Hermione, che aveva tirato un sospiro di sollievo quando Ron aveva
lasciato
perdere trattenne di nuovo il fiato per paura di una nuovo domanda.
“Hermione
non è che mi daresti una mano” chiese con sguardo
supplichevole “ho scritto
quasi tutto vorrei controllare solo se l’ho fatto
bene.” La ragazza si
tranquillizzò nuovamente. “Ti prego, oggi abbiamo
gli allenamenti” aggiunse dal
momento che l’amica non rispondeva.
“Oh,
d’accordo” rispose Hermione prendendo una pergamena
che conteneva il compito
che aveva finito più di un’ora prima e passandola
al rosso “dopo però controllo
che tu non abbia copiato” aggiunse con sguardo severo.
“Molte
grazie” disse Ron mentre anche Harry si avvicinava a Ron per
dare un occhiata
al compito di Hermione e poco dopo i due iniziarono a correggere i loro
compiti
di pozioni.
“Non
cambieranno mai” pensò Hermione “quante
volte gli avrò detto di iniziare a
studiare prima, mai una volta che mi diano ascolto. Ora sarà
meglio
ricominciare a studiare altrimenti finisco come loro” e nel
dire questo riapri
l’enorme libro di trasfigurazione che aveva chiuso usando
l’indice come segno.
I
suoi buoni propositi non furono mantenuti però. Proprio
mentre stava per
cominciare a leggere da dove si era fermata sentì la voce di
Lavanda che quasi
gridava.
“Perché
non facciamo un bel gioco?” la senti dire mentre con la coda
dell’occhio
cercava di guardare la compagna di dormitorio.
“Che
gioco?” chiese Dean Thomas.
“Si
chiama Sette minuti in paradiso” senti gridare ancora dalla
voce di Lavanda che
sembrava guardare nella loro direzione. “E’ un
gioco babbano.”
“Non
lo conosco, in cosa consiste?” chiese Dean Thomas.
“E’
semplice” disse Lavanda alzandosi in piedi “ a
turno una persona deve essere
bendata e deve entrare in uno
sgabuzzino.
Poi ne viene scelta un altra del sesso opposto che deve entrare nello
sgabuzzino e per sette minuti può fare tutto ciò
che vuole.” Questa volta nel
pronunciare queste parole si girò a guardare i quattro
ragazzi seduti sotto l’albero
mostrando interesse per uno in particolare. Il suo sguardo era pieno di
malizia
mentre cercava invano di incontrare lo sguardo di Ron che in quel
momento stava
praticamente copiando il compito di pozioni di Hermione.
Lavanda
sembrava abbastanza delusa, noto con soddisfazione Hermione. La ragazza
non le
era mai stata particolarmente simpatica, era troppo vuota e
superficiale
secondo Hermione, ma non avevano mai avuto particolari problemi fino a
quell’anno,
quando Lavanda aveva iniziato a provare interesse per un certo rosso
che pero
non sembrava essersi accorto di niente. Ron era davvero incredibile, un
completo imbranato quando si trattava di questo genere di cose.
Lavanda
intanto non si era ancora arresa.
“Possiamo
usare quella piccola serra come sgabuzzino. C’è
qualche volontario che vuole
entrare per primo?” chiese con voce ancora più
alta.
Seamus
Finnigan aveva alzato la mano, ma Lavanda parve non vederlo occupata
com’era a
spiare Ron per vedere se aveva intenzione di giocare.
“Ma
cosa si aspetta?” si chiese Hermione “pensa davvero
che Ron si possa alzare per
andare con lei in quello squallido sgabuzzino per
…”
A
Hermione si gelò il sangue nelle vene. Ron aveva appena
posato i libri a terra
esclamando un sonoro ‘finalmente,non vedevo
l’ora’ e ora si stava alzando
levandosi l’erba di dosso.
“Torno
subito, aspettatemi qui” disse rivolto agli amici poi si
girò e fece per
incamminarsi.
“Come
sarebbe a dire aspettatemi qui” pensò Hermione
“non penserà davvero di andare
da quella?” Le stava montando dentro una rabbia incredibile.
Possibile che Ron
non si fosse mai accorto delle intenzioni della bionda e che ora le
avesse
intuite e avesse deciso di correre a buttarsi tra le sue braccia?
“Non
è possibile” bisbigliò in un sussurro
appena udibile, desiderando di schiantare
Lavanda che ora, vedendo Ron in piedi, era al settimo cielo. Non
riusciva a
sopportare quell’oca vanitosa. Senza avere il tempo di
fermarsi si sentì
ringhiare il nome di una persona che già troppe volte
l’aveva ridotta in quello
stato, che l’aveva fatta arrabbiare come mai nessun altro
c’era riuscito.
“Ronald
Bilius Weasley” scandì facendo girare le poche
persone che ancora non li
stavano guardando “dove credi di andare?”
Ron
che non aveva fatto che pochi passi si girò verso Hermione
guardandola con una
strana espressione.
“Come
dove credi di andare?” ripeté “mi sembra
ovvio.”
“C-c-c-osa?” balbettò Hermione che era
rimasta sorpresa dalla risposta dell’amico.
Aveva un espressione innocente sul volto, come se quello che stava per
fare
fosse la cosa più normale del mondo. Da quando era diventato
cosi sfrontato?
Per la prima volta in vita sua Hermione non sapeva cosa dire, o meglio
qualcosa
da dire l’aveva ma non erano espressioni che usava di solito.
Strinse i pugni
per la rabbia mentre sentiva le lacrime che le stavano salendo agli
occhi. Non
voleva piangere avanti a tutti stava per raccogliere i libri e
andarsene quando
sentì la voce di Ron che la chiamava.
“Allora
Hermione?” la guardava con un aria preoccupata
pensò la ragazza che era
riuscita a cacciare indietro le lacrime e aveva alzato la testa verso
Ron.
Lo
guardò con aria interrogativa e lui le chiese ancora
“allora perché mi hai
fermato? Ne vuoi anche tu?”
“Eh???” Hermione era sconcertata. Ron le aveva
veramente chiesto s ne voleva un
po’. Ora, tralasciando il fatto che la risposta alla sua
domanda era si, come
si permetteva Ron di chiederle una cosa del genere. Chi si credeva di
essere?
“Ora
basta” pensò la riccia “ora mi sente e
aprì la bocca per gridargli dietro tutti
gli epiteti che le venivano in mente, ma prima che pronunciasse una
sola parola
fu di nuovo Ron a parlare.
“Ti
va qualcosa da mangiare si o no?”