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Autore: La Chiave di Do    03/01/2012    4 recensioni
Protagonisti il Beatle George Harrison e la moglie, la bellissima modella Pattie Boyd, durante lo sfiorire del loro amore e l’apparire nella loro storia del chitarrista Eric Clapton, questo racconto reinventa il triangolo rock piu’ stupefacente della storia: due amici, due rockstar, la dea musica, un duello d’amore e lei, la musa: Layla.
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: George Harrison, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta, Triangolo
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Something

 
 
 
Una di quelle mattine in cui stava lentamente sfumando il caldo estivo, frantumato dalle prime sferzate del vento settembrino, George annuncio’ che si sarebbe assentato a pranzo per raggiungere gli altri tre in un pranzo a lungo atteso, un vero e proprio festeggiamento; sembrava davvero felice, ma Pattie non coglieva il motivo di quella gaiezza, né comprese la risposta del marito’ quando provo’ a chiederglielo:

“E’ una sorpresa mia cara, una bellissima sorpresa per tutti, per te, per il mondo…” sfodero’ un sorriso tanto luminoso che le parve come tenuto nascosto a lungo “ma stai tranquilla, presto, molto presto potrai gioirne anche tu!” e le stampo’ un bacio sulla guancia pallida.
Negli ultimi mesi George l’aveva tanto tenuta all’oscuro dei suoi progetti lavorativi che per molto tempo non aveva visto nessuno degli altri Beatles o delle loro mogli, al punto che aveva iniziato a preoccuparsi di una possibile incrinatura dei rapporti fra loro; si era pero’ rasserenata vedendolo recarsi periodicamente in studio o apparire talvolta su giornali e televisioni per brevissime interviste in cui rimarcava la solidità della band e dell’impegno con cui si dedicavano a nuovi lavori. Ma Yoko non lasciava John neppure per un secondo e Linda sapeva che aveva registrato qualche coro insieme a Paul; Maureen l’aveva sentita una volta per telefono e le aveva detto che perfino Ringo avrebbe contribuito con un suo pezzo al nuovo album… insomma, l’unica a non sapere assolutamente nulla di questo nuovo capolavoro sembrava essere lei.
 

***

 
Arrivando all’incrocio fra Regent e Piccadilly s’imbattè in un George Martin cosi’ impegnato a pagare il tassista da accorgersi appena del suo tocco sulla spalla:
“Ecco a lei, tenga il resto… uh!” si volto’ e lo riconobbe con un ampio sorriso “Oh, sei tu!” gli disse salutando con un cenno l’autista che mise in moto e spari’ in pochi istanti “Queste vecchie volpi, fino a che tu sei a bordo procedono alla velocità d’un bradipo, quando hanno il portafoglio pieno scattano come se guidassero Ferrari…” borbotto’ “Immagino d’essere in un ritardo spaventoso”
“No, ti assicuro che neppure una Ferrari si guida cosi’!” rise Harrison abbracciandolo “E no, non sei in ritardo, sono le dodici e dieci minuti, siamo entrambi in perfetto orario” aggiunse mostrandogli l’orologio che aveva al polso. S’incamminarono insieme all’entrata del ristorante. Martin stringeva un pacco grosso e sottile quadrato di circa due spanne di larghezza.
 

***

 
L’interno del Criterion era, com’è tuttora, un lungo ed elegantissimo salone di marmo chiaro e tendaggi in stile neobizantino, affollato, subito dopo una piccola area bar, di ampi tavoli rotondi fra le alte pareti ad archi ciechi. Il loro tavolo era il piu’ appartato e distante dall’ingresso, proprio di fronte alla terrazza dove si sarebbero potuti ritirare a fumare o a bere un digestivo dopo il pranzo. Quando i due George vi furono accompagnati vi trovarono soltanto Paul, impegnato a rimirarsi in un ampio specchio rotondo posto sopra il caminetto:
“Oh buongiorno Georges” li saluto’ con tono fintamente altezzoso senza togliersi le mani da dietro la schiena “Le dodici e quindici e siete gli unici arrivati, mi complimento per la vostra, come dire,  singolare puntualità!” ridacchio’.
“Eccomi McCartney, sputasentenze!” un omaccione barbuto e dai grossi occhiali da vista entro’ pesantemente nella terrazza puntandogli un dito contro “Ricorda, non sono io ad essere in ritardo, ma tu ad essere perennemente in anticipo!”
“Mal, vecchio mio!” Paul ando’ ad abbracciarlo, per nulla intimorito dal suo tono burbero e dall’aspetto imponente “sai bene che non parlavo di te, non sei tu il ritardatario della compagnia…”
Martin ridacchio’ portando al mento il pugno per fingersi pensoso:
“Stiamo forse parlando…”
Harrison lo imito’:
“Fammi pensare…”
“Di John?” recitarono i quattro in coro scoppiando in una risata.
“Non ditemelo, John è di nuovo in ritardo…” Ringo era arrivato in quel momento e sorrideva gioioso dietro ai cristallini occhi, tristi per natura “e scusate il mio…”
“ Perdonato. Hai indovinato Richie” alzo’ le spalle Paul “Anzi, sono convinto che se anche lo aspettassimo non avremmo che le gambe stanche e gli stomaci dolenti vista la sua abitudine a scusarsi per il suo concetto alterato di puntualità…”
Risero, seguendo subito il consiglio di Mal Evans che sbadigliando si batteva lo stomaco con la mano e indicava il tavolo con l’altra:
“Io proporrei di metterci seduti”.
Un elegante cameriere si avvicino’ loro discretamente con un taccuino ed una penna in mano e a capo basso chiese loro se volessero ordinare.
“In realtà aspettiamo una persona…”
“In realtà abbiamo fame!” George Martin interruppe Paul battendo il palmo sul tavolo, e alla sua battuta rise persino il cameriere:
“Torno fra poco allora” disse trovando un compromesso mentre i convitati iniziavano a spulciare il menu’ con reazioni diverse.
“Troppa carne…” disse George con una nota di disappunto.
“Troppo pesce!” sbuffo’ Ringo.
“Oh, fois gras, adoro la cucina francese!” sospiro’ Paul.
“Cos’è tutta questa robaccia francese?” chiese Mal non sentito da McCartney perché sovrastato da George Martin:
“Ehm… a qualcuno piace la cucina italiana?”
“Volete ordinare?”
Paul si sbraccio’ per richiamare l’attenzione del cameriere sfoggiando i ricordi delle lezioni di francese della scuola:
“Oui garçon! J’adore la cuisine français…” ammicco’“Je prende des moules marinère et une boulabaisse… merci!”
“Mi perdoni signori ma le moules marinère sono tipiche della tradizione culinaria belga, non francese” sorrise imbarazzato il cameriere.
La tavolata intera rise e Paul arrossi’ senza cambiare la sua ordinazione.
George ordino’ dopo uno studio attento ad evitare la carne un’insalata con uva, noci e formaggio blu e lo stesso piatto di pasta al sugo di pomodoro e basilico che Martin aveva addocchiato attirato dalle prelibatezze mediterranee: il suo antipasto fu infatti del gazpacho con avocado e gamberetti. L’indecisa ordinazione dello stomaco delicato di Ringo, una zuppa di cipolle (questa davvero francese) ed un risotto con fagioli e altri legumi, fu schiacciata violentemente dalla ricca lista di quella di Mal che chiese confusamente ostriche, porco grigliato con salsa di mele, in onore, disse, alla Apple, polenta e tortino di pomodori e soltanto un assaggio di agnello con caviale; a parte chiese un piattino di patate saltate. Quando il cameriere stava per tornare in cucina i passi di quattro piedi in sincrono lo fermo’: John e Yoko erano arrivati in quel momento, vestiti di nero come due enormi corvi.
“Buon giorno, grazie di averci aspettati” disse John sarcastico.
“Volete che attenda la vostra ordinazione?” chiese educatamente il giovane.
“Io prendo quello che prende Yoko” ridacchio’ John.
“E io quello che prende John” sorrise Yoko.
“Potrei proporre il nostro piatto per due da condividere, controfiletto con patate, insalata e salsa al pepe…”
“Andrà bene” rispose John freddamente congedandolo.
I due si sedettero e l’atmosfera gelo’.
 

***

 
Il pranzo presegui’ in silenzio e per quanto la cucina fosse deliziosa non lo godettero fino al ritorno del cameriere per l’ordinazione del dolce, che presero tutti ad esclusione di Harrison (Paul ovviamente la crème broulèe al sambuco, John e Yoko la selezione da dividere; Mal si getto’ letteralmente in un mare di cioccolata e mascarpone).
Mentre Ringo ancora sbocconcellava la sua fetta di cheesecake al limone, Martin aveva già finito la propria e dopo aver ripulito il piatto della salsa alla mente aveva appoggiato il suo pacco sul tavolo:
“Ragazzi, è il momento” sorrise radioso mentre tutti smettevano di gustare il dessert “spero vi siate goduti il banchetto in suo onore perché lui è stato presente per tutto il tempo!”
“Fa’ vedere!” dissero tutti, e lui strappo’ la carta marrone per distribuire a ciascuno ad esclusione di Yoko una copia del medesimo disco.
“La copertina non mi piace molto, è triste” disse la giapponese.
“Neanche a me” aggiunse John dopo una lunga pausa d’imbarazzo.
 

***

 
La copertina non era che una foto dei quattro Beatles mentre attraversavano le strisce pedonali fuori dagli studi di Abbey Road, senza un senso logico nel loro abbigliamento; Paul era a piedi nudi e George era l’ultimo a sinistra.
“Forza, mettilo su!” George l’aveva abbracciata alle spalle “Ma salta il primo brano, voglio che tu senta il secondo…”
Pattie alzo’ le spalle e tolto il disco dal cellofan lo mise sul piatto e appoggio’ la puntina sul piccolo spazio liscio fra la prima e la seconda traccia…

Something in the way she moves
attracts me like no other lover…


Rimase sconvolta da tanta bellezza: era quel brano che gli aveva sentito suonare nel suo studio quell giorno che ne era stata cacciata fuori sgarbatamente.
“Volevo fosse una sorpresa” spiego’ George “E’ per te”.
Quella era la migliore canzone che avesse mai scritto, penso’ Pattie. E quello fu il migliore dei loro baci, pensarono entrambi. Con tutti quello che ne segui’.

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Ecco a voi quello che definisco un capitolo, finalmente. E' un po' lunghetto, ma spero non vi annoi, tutti questi personaggi forse non sono ben delineati, e me ne scuso, ma in fondo non è che una lunga descrizione funzionale alla storia, come si comprende alla fine.
Preciso che il Criterion Restaurant non è -ahimè!- di mia proprietà.

Vi bacio tutti e saluto Anna, che legge senza essere iscritta!
Kei

 

   
 
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