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Autore: Verena    03/01/2012    2 recensioni
Tokyo, 2024.
Una città oppressa dalla dittatura di un sindaco corrotto.
Un gruppo di giovani ribelli armati di pattini a rotelle e vernice spray.
Una ragazza senza passato.
Ma con una missione da compiere.
Genere: Azione, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CITY OF THE DAMNED
 


Era una bella notte di primavera. Dark pattinava con un’andatura piuttosto lenta, sul grande raccordo sopraelevato che portava da Highway Zero a Skyscraper District. Aveva bisogno di tempo per rimettere in ordine i pensieri e prendere familiarità con la sua “nuova vita”. Oddio, nuova era un parolone… Dato che non ricordava di averne avuta una vecchia. Non ricordava quale sarebbe potuto essere il suo nome, non ricordava se avesse una famiglia o degli amici… Nulla. Sospirò. Avrebbe dovuto farci l’abitudine. Saltò sul tetto di uno dei palazzi, che in quella zona erano talmente fitti ed alti da rendere praticamente impossibile scorgere la strada sottostante. Da quell’altezza si vedevano solo le luci dei lampioni e nient’altro. Con un altro balzo, atterrò a Pharaon Park, il grande parco in tema egizio. Un mendicante stava seduto a terra, la testa bassa ed un cappello logoro davanti a sé per raccogliere qualche spicciolo. Dark non si stupì, in fondo ne aveva notati parecchi da quando era uscita dalla base. Mentre si muoveva per le strade di Tokyo come se la conoscesse da sempre, anche se non ricordava se ci avesse mai vissuto, aveva attraversato quartieri residenziali e signorili come la 99th  Street, ma anche zone degradate e popolate solo da povera gente che viveva ai confini della legalità, come quelli che occupavano gli ex- uffici abbandonati nei dintorni della ferrovia. In fondo Tokyo, al di là delle sue luci scintillanti, era così. Una città di morti alla fine di un’altra autostrada perduta, i cui segnali non conducevano da nessuna parte. Una città di dannati, di bambini col viso sporco, ma dei quali a nessuno sembrava importare nulla.
 
Si riscosse da queste riflessioni e decise di esercitarsi un po’ in quelle acrobazie che rendevano famosi i Rudies. Erano loro il suo obbiettivo, o meglio l’obbiettivo del suo padrone. I Rudies, i famosi vandali che sfrecciavano per la città sui loro pattini in linea spruzzando graffiti ovunque e perennemente impegnati nelle loro piccole battaglie per rivendicare il dominio su questo o quel quartiere. Queste squadre di ragazzi continuavano a creare non pochi problemi alla polizia, e persino ai corpi speciali di sicurezza di Rokkaku, che da quando era diventato sindaco della città doveva dimostrare di essersi meritato il voto dei cittadini. La banda più grossa attualmente era quella dei GG, uno squadrone di dieci o quindici membri circa. Avevano addirittura una base nascosta ma ben organizzata, e lei aveva il compito di scoprire dove si trovasse. Saltò con decisione verso una delle enormi antenne paraboliche della zona, e lasciandosi andare nel gigantesco piatto curvo prese velocità, per poi spiccare un elegante salto verso l’antenna successiva. A mezz’aria, fece una giravolta su sé stessa come se stesse danzando, e atterrò con precisione chirurgica, senza il minimo errore. Sorrise. Quelle acrobazie sembravano frutto di anni di allenamento, e invece le riuscivano perfettamente nonostante portasse i pattini da una manciata di ore. Finita la serie di antenne, si lanciò verso le travi metalliche di un cantiere, atterrando con i pattini di traverso ed eseguendo una scivolata, anch’essa impeccabile. Ottimo. Se fosse stata abbastanza abile, avrebbe potuto passare tranquillamente per una di quei teppisti senza destare sospetti. D’altronde i soggetti che giravano in solitaria, senza appartenere ad alcun gruppo, erano tanti e ogni giorno ne spuntavano di nuovi come funghi.
 
Continuando a saltare da un grattacielo all’altro, tentò di sfruttare una rampa per prendere velocità e spiccare un salto più lungo dei soliti; ma qualcosa andò storto. Forse la rampa era troppo corta, forse aveva calcolato male la distanza, fatto sta che appena appoggiò i piedi sull’orlo del grattacielo su cui sarebbe dovuta atterrare perse l’equilibrio e si sbilanciò all’indietro. Riuscì a restare aggrappata con la punta delle dita al bordo, mentre il resto del suo corpo penzolava pericolosamente nel vuoto. Restò appesa così per parecchi minuti, nel panico. E se fosse precipitata? Se le fosse mancata la presa? L’avrebbero ritrovata spiaccicata sull’asfalto troppi metri più in basso. Non aveva scampo. Solo un miracolo poteva salvarla. Più per rabbia verso sé stessa che per disperazione, Dark urlò a pieni polmoni. Ad un tratto apparve qualcosa. Una testa di capelli rossi sormontata da un enorme paio di cuffie da cui partivano delle bizzarre antenne, e un paio di grossi occhiali con le lenti azzurre. Un ragazzo si era sporto dal tetto del grattacielo, e la stava fissando. “Hey” la apostrofò,  “Serve aiuto?”
“No, grazie, mi appendo sempre ai grattacieli quando voglio fare ginnastica.” Rispose Dark, sarcastica.
Il ragazzo ridacchiò. “Dai, afferra la mia mano. Poi, al mio via, punta i piedi contro la parete e usa la supercarica. Pronta? …VIA!!”
Dark fece come le aveva detto, innescando il meccanismo della supercarica di cui erano dotati i pattini. Dal retro si sprigionarono delle fiammate e lei fu violentemente spinta verso l’alto, mentre il misterioso ragazzo la tirava per un polso, riuscendo a metterla in salvo.
 
Mentre riprendevano fiato, i due si studiarono per un po’. Dark notò subito che il ragazzo che l’aveva salvata non poteva essere che uno dei Rudies; oltre agli immancabili pattini, il ragazzo sfoggiava un abbigliamento bizzarro, composto di una maglietta verde acido ricoperta di vistose scritte e un paio di pantaloni in tessuto sintetico neri, nonché una grossa bomboletta di vernice spray fissata alla cintura. Anche lui, a sua volta, stava praticamente facendo una radiografia alla ragazza: interamente vestita di nero, con un top a bustino e dei pantaloni aderenti, e una lunghissima treccia di capelli di uno spiccato color rame. Niente male. Rimase incantato a fissarla per una manciata di secondi, prima di riscuotersi e tenderle nuovamente la mano. “Comunque, io sono Beat. Piacere di conoscerti.”
“Dark. Piacere mio.” Rispose lei con un sorrisetto.
“Sei una solitaria?”
“Beh… Sì, in effetti sono arrivata da poco a Tokyo e non ho né una banda né un posto fisso, per ora.” Quella era la versione che doveva raccontare ai Rudies che avesse incontrato durante la missione, per non destare sospetti.
“Beh, se non hai una base d’appoggio, puoi venire da noi. Siamo tanti, non sarà un problema ospitarti per qualche giorno. Chissà, magari alla fine anche di più.” Rise.
“A che gruppo hai detto di appartenere?” chiese lei.
“Non l’ho detto, in effetti. Sono un membro dei GG.”
Dark sorrise tra sé, mentre si dirigevano alla base. La sua missione stava iniziando a gonfie vele. 




L'angolo di Verena

Buongiorno popolo di EFP ^^
So che non aggiornavo la storia già da un po', ma sapete, tra le feste, le cene e altro non ho avuto molto tempo per occuparmi della nostra Dark...
Come vedete, in questo capitolo si comincia ad entrare nella storia vera e propria, mentre il precedente era solo un breve prologo.
Inoltre, i più curiosi di voi avranno notato che nel frattempo ho pubblicato un'altra shot che però non c'entra nulla con questa storia. Se vi va, dateci un'occhiata :D
Inutile dire che aspetto con ansia di sapere il vostro parere, per cui...Recensite, please XD
Alla prossima!!
  
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