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Autore: Delenanelcuore    03/01/2012    2 recensioni
Cosa succederebbe se a causa di un errore di Bonnie, Elena venisse catapultata nel 1864?
Viaggio nella vecchia Mystic Falls alla riscoperta del vero Damon Salvatore.
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Damon/Elena
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Non ci si abituava mai a quella condizione di eternità, almeno non del tutto.
Si, noi vampiri avevamo il grande vantaggio di mandare a puttane ogni sorta di sentimento, tanto da sembrare addirittura felici di quell’eterno vagabondare, ma in fondo mai nessuno di noi, davvero, si sarebbe abituato a quella condizione di morte Eterna.
Le cose mi andavano comunque discretamente bene nella Mystic Falls del 1864.
Pearl non faceva altro che dirmi di quanto fosse preoccupata per le voci che giù in città, si dicevano sui vampiri e su un congegno che pareva potesse individuarci.
Io ero calmissima, ma la mia bella e alquanto poco furba amica aveva fatto l'errore più madornale che si potesse fare nella vita, innamorarsi! 
Che cosa stupida quando si è come noi.. l'amore non è fatto per i vampiri, soprattutto per i vampiri stupidi che si prendono una cotta per gli umani impossibili.
Si è vero, avevo scelto due umani per le mie notti insonni.. ma avevo in mente un progetto per loro,mentre Pearl...beh Pearl si era innamorata di Jhonatan Gilbert... che stupida.. Quell’uomo non avrebbe mai accettato una cosa simile.. era risaputo che amava passare il suo tempo con chi dava la caccia a quelli come noi. 
Stavo sognando i Salvatore quella notte, Stefan, il più dolce, mentre Damon ..Damon aveva il fuoco nelle vene.. non a caso lui era l'unico dei due che sapesse di me, mentre Stefan viveva nella finzione di un amore idilliaco.
Ma io li volevo entrambi e presto, lo sarebbero stati...miei.... per sempre.
Ma quei piani di un futuro radioso furono bruscamente interrotti quella mattina, che mai probabilmente avrei dimenticato.
Fui destata da un profumo invitante, una fragranza dalle dolci connotazioni, brioche  e marmellata probabilmente.
Quando aprii gli occhi, nel quasi totale buio della mia camera, mi resi conto di quanto fosse strano che il profumo della colazione giungesse sino alle mie stanze.
Il mio stomaco brontolava, abbastanza da spingermi ad aprire gli occhi del tutto e prepararmi a quella terrificante sorpresa.
Stavo per scendere dal letto, le lenzuola non mi erano mai sembrate così ruvide come quel mattino e stavo quasi per cantarne quattro a quell’idiota che avevo per dama di compagnia, quando una donna entrò furtiva nella mia camera.
Rimasi impietrita nel mio letto, mentre seguivo la sua sagoma scorrere a passo leggero verso le finestre.
“Come diamine ti permetti di entrare in camera mia senza bussare, per di più quante volte devo dirti che le tende vanno scostate solo se…” – non mi fece finire la frase che aveva già tirato via la tenda dalla finestra.
Freneticamente mi toccai il collo alla ricerca del mio ciondolo, che fortunatamente era ancora saldamente ancorato al mio corpo,
Quella strana donna mi guardò, mentre ero intenta a domandarmi dove diavolo fossi, quella non era di certo la mia stanza.
“Bel ciondolo Elena, regalo di Stefan? Hey ma che diavolo ti prende, non sei così nervosa di solito al risveglio”- farneticò mentre, raccogliendo la mia biancheria sporca, lasciava la mia stanza senza possibilità di replica.
Mi toccai il ciondolo completamente stranita da tutto quello che mi stava capitando in tempo reale.
Il mio stomaco continuava a brontolare, ma stranamente non era sangue quello che la mia fame stesse agognando in quel momento.
E poi come diavolo mi aveva chiamata? Elena?
Mi affacciai alla melensa finestra di quella camera insignificante e di certo quello che vidi fuori, non erano i giardini di casa Salvatore nel 1864.
“Che diamine succede…” – pensai a voce alta, mentre con le dita affusolate giocherellavo con il mio ciondolo.
Un’idea malsana cominciò a balenarmi nella mente, mentre ormai giunta davanti allo specchio notavo la perfetta corrispondenza della mia immagine riflessa, tranne che per un particolare, io non portavo mai i capelli lisci.
Toccai lo specchio con stupore e sconcerto.
Non vi era dubbio che quella persona che rimiravo nello specchio fossi io, i tratti somatici non mi ingannavano, eppure qualcosa di sicuro non andava.
Sganciai il ciondolo con immane coraggio e dopo averlo poggiato su quello strano scrittoio mi recai di nuovo alla finestra.
Chiusi gli occhi con terrore, nell’attesa di sentire la mia pelle bruciare, sarebbe stata la prova del nove che stessi facendo un sogno davvero troppo reale.
Ma non avvenne..la mia pelle rimase perfettamente intatta, mentre i miei sospetti prendevano atrocemente corpo.
Ero un’altra persona, perfettamente identica a me…ma pur sempre un’altra persona e a quanto sembrava il mio nuovo nome, non era più Katerina..ma Elena.
  
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