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Autore: Shade Owl    04/01/2012    3 recensioni
Altri sei mesi sono ormai passati dal giorno in cui Timothy Anderson ha scelto di mantenere i propri poteri demoniaci. Ora però le cose sembrano farsi di nuovo complicate, e ancora una volta l'Alleanza delle Ombre è coinvolta. Un nuovo potere, dormiente da millenni, si è improvvisamente ridestato. La battaglia finale con l'Alleanza sembra imminente. Ma è davvero così, o siamo solo all'inizio di qualcosa di più grande?
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Sangue di demone'
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Uscite da scuola, le due ragazze passarono inizialmente un po’ di tempo a studiare al parco, ma dopo appena mezz’ora decisero di rifugiarsi in un piccolo bar all’angolo per proteggersi dal freddo di metà Gennaio, dove fecero anche un piccolo spuntino e persero metà del tempo a parlare di cose che niente avevano a che fare con la matematica. Più tardi andarono un po’ in giro per il lungomare fino a sera, cenando in pizzeria: i genitori di Miley e Dana sarebbero stati dal parroco per tutto il giorno, quindi aveva un sacco di tempo libero.
Solamente quando il sole fu tramontato da parecchio tempo e il freddo davvero pungente (nonostante il mite clima costiero) che Miley si diresse verso casa, camminando da sola sui marciapiedi semideserti per il tempo e per la partita di football che avrebbero trasmesso quella sera stessa. I pochi passanti ancora in giro si affrettavano quindi a rientrare, trasportando spesso patatine e lattine di birra, sbuffando piccole nuvolette di condensa.
Poi, quando ebbe raggiunto la via dove abitava, la colpì il fatto di essere completamente da sola: di colpo, più nessuno le camminava a fianco, e neanche dall’altro lato della strada poteva vedere qualcuno. Inoltre, i lampioni della via si erano fulminati tutti, a partire dall’angolo dove si trovava lei fino all’incrocio successivo, lasciando la strada nell’ombra. Nemmeno dalle finestre, chiuse o completamente scure, filtrava un solo raggio di luce.
- Ah, ecco, grandioso…- sbuffò la ragazza, avanzando a tentoni sul marciapiede, incapace di vedere alcunché.
Se fosse inciampata, con la sua totale impossibilità di trovare appigli di sorta avrebbe finito con il cadere e farsi molto male, e sinceramente non le andava granché di finire spalmata sul marciapiede, al buio e da sola. Facendosi luce con il cellulare riuscì ad identificare finalmente la porta di casa sua e, rabbrividendo per il freddo (la temperatura era calata parecchio), infilò la chiave nella toppa.
- Miley Logan?-
Sentendo qualcuno dire il suo nome si voltò di scatto: lì nell’ombra, in piedi nel bel mezzo della strada, c’era un uomo dalle spalle piuttosto larghe, alto e, probabilmente, biondo, dal poco che riusciva a capire osservando la sua silhouette scura.
Indossava quello che sembrava un completo nero, o una specie di tuta integrale. Impossibile da dire, con il buio.
- Chi è lei?- chiese la ragazza, a disagio.
- Mi chiamo Skin. Sono qui per te.- disse - Ci sono delle cose di cui dobbiamo discutere.-
A Miley si gelò il sangue nelle vene. Cercò a tentoni la chiave alle proprie spalle e, quando l’ebbe trovata, cercò di girarla per aprire, ma rimase incastrata nella serratura, senza andare né in un verso né in quell’altro.
- Lascia perdere.- disse l’uomo - Non riuscirai ad aprire la porta.-
- Scommetti?- sbottò lei, voltandosi del tutto e cercando di girare la chiave, quella maledettissima chiave, usando anche entrambe le mani.
Tuttavia, rimase bloccata lì dov’era. Sembrava congelata.
- Te l’ho detto, è inutile.- insisté l’uomo, muovendosi verso di lei - Ora andiamo. C’è poco tempo.-
- No!- esclamò terrorizzata, voltandosi e puntandogli il dito contro - Attento, o chiamo la polizia!- e mostrò il cellulare.
L’altro non parve preoccuparsene.
- Non c’è campo.- disse semplicemente.
La ragazza spalancò gli occhi.
- Di che stai parlando? Qui c’è sempre campo! Gua…- ma, portando il cellulare davanti agli occhi, vide che il segnale era pari a zero. Non poteva chiamare, non poteva entrare in casa… era da sola.
- Adesso, se permetti…- fece l’uomo, ricominciando ad avanzare.
- Non correre troppo, biondino.- intervenne qualcuno.
Questa voce Miley la conosceva, ed anche stavolta si voltò di scatto, insieme allo sconosciuto: qualche metro più in là, alla sua destra, c’era Devon, inconfondibile anche al buio, con la sua sagoma snella stagliata contro lo sfondo di luci che erano i lampioni della strada accanto. Alla sua cintura era appeso un oggetto lungo e sottile, che a prima vista sembrava essere una spada.
 
- Mi chiedevo quando saresti arrivato, Emissario.- disse Skin - Ma non per questo ero impreparato a riceverti.-
Devon non si preoccupò particolarmente per le sue parole e, dopo aver gettato un’occhiata rassicurante a Miley, ancora rannicchiata contro la porta, fece qualche passo avanti.
- Se davvero pensi di poterla portar via, perché non ci provi?-
L’altro ridacchiò.
- Credi di potermi battere?- chiese.
- Se sono qui, un motivo c’è.- replicò tranquillo lui.
- Allora lascia che ti dica un paio di cose.- disse Skin - Prima di tutto, non sono io a capo della missione, e non dovrei essere da solo. È un periodo sfortunato, perché molti sono fuori sede e l’Artiglio Nero, malauguratamente, è tra questi. Se così non fosse stato, ora lui sarebbe qui con me, e tu saresti già morto.-
- Questo va più a mio credito, mi sembra.- osservò Devon - Avranno pensato che posso competere con lui.-
L’altro scoppiò a ridere di gusto.
- Competere con lui?- ripeté divertito - Ma fammi il favore… non sei al mio livello, figuriamoci al suo.- scosse la testa - La cosa migliore che tu possa fare è scappare subito via. Non c’è possibilità di imprevisto: ho insonorizzato le finestre, e col freddo che fa i vicini non le apriranno. Ho scollegato i lampioni, nessuno vedrà niente. Ed ho attirato i genitori di Miley fuori da casa loro,  staranno via ancora per diverse ore. In aggiunta a tutto questo, non mi puoi vedere, anche perché gli incantesimi illuminanti non sono proprio… affidabili.- e fece un cenno eloquente verso Miley.
- Nemmeno tu puoi vedere.- osservò Devon.
- Non necessariamente.-
Skin mise mano alla cintura, dalla quale penzolava un oggetto leggermente ingombrante. Devon lo identificò, con suo sommo rammarico, come degli occhiali per visione notturna.
- Come vedi, sono preparato.- spiegò - E se vuoi un consiglio, scappa. Non so se l’hai capito… ma io sono il Fantasma.-
A questo punto, Devon sentì il sangue raffreddarsi di brutto: se era davvero chi diceva di essere, allora la situazione era assai peggiore del previsto.
Uno di quelli del Pentacolo, accidenti!
Comunque, non poteva tirarsi indietro, così sguainò la spada: se fosse riuscito a giocarsela bene, forse poteva raggirarlo.
 
Skin vide, attraverso lo spettro verdastro del visore, la spada che Devon impugnava a due mani: era d’aspetto quasi normale, eccezion fatta per delle venature più scure che ne percorrevano la lama. Anche se non la vedeva come alla luce del sole, riconobbe un’opera ben fatta e, sicuramente, piena di magia.
- Carina.- disse - Chi è il tuo fabbro?-
- Uno che sa fare il suo lavoro.- rispose Devon - E tu, sai fare il tuo?-
Skin scoppiò ancora a ridere.
- Chissà.- rispose - Comunque, voglio essere buono, e ti darò un ultimo consiglio: lascia stare la tuta. Per romperla ci vorrebbe troppo, e mi faresti poco. Concentrati sulla testa, se pensi di riuscire a colpirla.-
- Non è una buona idea darmi tante informazioni.- osservò il ragazzo - Così mi faciliti il compito. Cos’è, la tua? Stupidità?-
Skin sorrise ironicamente.
- Non è stupidità, ragazzo. La mia è solo pietà.-
 
Miley seguì il confronto verbale tra i due senza quasi capire una sola parola di quanto si stavano dicendo. L’unica cosa che riuscì a comprendere, impalata lì sulla porta, impossibilitata ad andarsene perché l’uomo di nome Skin era troppo vicino ad ogni possibile via di fuga, fu che lui era venuto per rapirla e portarla da qualche parte dove, con ottime probabilità, sarebbe rimasta lontana da tutto e da tutti, nel migliore dei casi, e che per riuscirci era anche disposto ad uccidere Devon, accorso misteriosamente in suo aiuto.
E poi, cos’erano tutti quei discorsi su magie, incantesimi e poteri? E come mai si era chiamato “Fantasma”?
Ma che accidenti sta succedendo?Pensò impaurita.
 
***
 
Devon impugnò saldamente la sua spada con entrambe le mani e si gettò in avanti, calandola dall’alto verso il basso. Skin alzò immediatamente il braccio sinistro e, con uno scoppio di scintille ed un gran clangore metallico, bloccò il colpo: da sopra il suo avambraccio sembrava essere uscita una lama, con la quale era riuscito a bloccare l’attacco. Devon non se l’era aspettato, e ne fu così sorpreso da commettere l’errore di guardarla per un secondo di troppo.
- Simpatica, vero?- sogghignò Skin - Ma non è di quella che devi preoccuparti.-
E, dicendo ciò, diresse un pugno contro il suo costato. Devon fece una piroetta da destra verso sinistra per evitarlo, e meno male, perché da sopra l’avambraccio destro uscirono tre lunghi artigli di metallo che gli graffiarono un fianco, lasciandogli delle ferite non gravi ma profonde.
Si portò una mano alle costole, sorpreso, la bocca leggermente aperta, la spada abbandonata lungo il fianco.
- Te l’avevo detto.- ridacchiò il suo avversario, stendendo diagonalmente in avanti il braccio sinistro e portando il polso destro all’altezza della spalla opposta, in una curiosa ma minacciosa posizione di battaglia - Stai attento, Emissario. Tu ed io non siamo allo stesso livello.-
Il ragazzo comprese subito quanto quella posa che aveva assunto fosse utile, per qualcuno che combatteva con armi come le sue: in quel modo poteva facilmente bloccare ogni suo attacco con un leggero movimento delle braccia, da qualsiasi direzione lui arrivasse. L’unica era prenderlo da dietro, e non era sicuro di riuscirci. Inoltre, nemmeno in quel caso le possibilità erano alte, visto che gli bastava girarsi per fermarlo. Da solo era incapace di batterlo. E, secondo quanto gli aveva detto Kendra mesi prima, non stava nemmeno usando i suoi poteri.
Proprio mentre formulava questi pensieri, fu lo stesso Skin a partire all’attacco, piroettando da sinistra verso destra e cercando di colpirlo con la lama e gli artigli, le braccia tese ed unite davanti a sé, in una mortale spirale tagliente.
Il ragazzo rotolò via, avvicinandosi al punto dov’era rannicchiata Miley e raddrizzandosi appena in tempo per fermare un doppio fendente dall’alto, che purtroppo fu tanto forte da disarmarlo. La spada rotolò via, troppo lontana per essere raggiunta, mentre la ragazza lanciava un grido. La spinta fu tale da fargli perdere l’equilibrio, e cadde indietro. Colto da un’improvvisa ispirazione, alzò un braccio.
- Luce!-
Skin si bloccò un istante, portandosi un braccio davanti agli occhi, come se cercasse di non guardare.
Tuttavia, non accadde niente.
 
Per qualche istante nessuno si mosse, tutti troppo sorpresi o spaventati. Miley, che si era coperta gli occhi, tese l’orecchio per sentire i movimenti dei due. Quando comprese che si erano immobilizzati alzò lo sguardo, e vide sia l’uomo di nome Skin che Devon, steso a terra, guardarla sorpresi.
- Grazie.- disse Skin, riprendendo ad avanzare.
E questo, per lei, fu troppo: prima il buio, poi la porta che non si apriva, il cellulare che non prendeva, quindi un sedicente rapitore che cercava di uccidere un suo amico… e adesso lo stesso uomo che voleva uccidere lui e portare via lei osava ringraziarla!
Non seppe bene perché, non era proprio un affronto troppo grave (forse era solo stufa ed esasperata), ma la rabbia le montò dentro, dandole energia. Senza nemmeno rendersene conto si lanciò in avanti, verso Skin, che per la sorpresa allargò le braccia, e lo prese al petto con una spallata. Tutto il fiato gli uscì dalla cassa toracica, ma rimase in piedi e si voltò di lato, facendola cadere a terra.
- Ma sei pazza?- sbottò, guardandola dall’alto in basso.
- Ehi, Skin?-
Lui si voltò di scatto, giusto in tempo per vedere Devon che, allontanatosi di un paio di metri, puntava entrambe le mani contro di lui:
- Guarda l’uccellino!-
Un piccolo lume magico si accese tra i suoi palmi. Normalmente quella minuscola scintilla non l’avrebbe mai preoccupato, ma purtroppo lui indossava un paio di occhiali che aumentavano la luminosità dell’ambiente… e questo era male.
Quando comprese che il Talismano non aveva effetto da così lontano era già troppo tardi. Urlò di dolore e per la frustrazione, strappandosi gli occhiali di dosso, gli occhi doloranti. Sbatté più volte le palpebre, incapace di vedere alcunché per qualche istante. Quando la vista gli tornò, sia Devon che Miley erano scomparsi.
- Oooh… merda!- gridò, frantumando gli occhiali al suolo.
 
***
 
Miley non riuscì a capire cosa fosse successo. Seppe solo che Devon l’aveva afferrata per una mano e, un istante dopo, entrambi si erano ritrovati in una casa che non aveva mai visto.
- Uff…- sbuffò il ragazzo, andando a sedersi sul divano beige lì accanto - Oddio… non chiedetemi di rifarlo, per favore…-
Lei lo guardò attonita. Il suo cervello sembrava lavorare ad un ritmo estremamente lento.
- Ma che… che accidenti succede?- chiese, riuscendo finalmente a riscuotersi - Chi era quello? Chi sei tu? Dove siamo? Cos’è successo? Perché…?-
- Calmati e ti spiego tutto.- rispose in fretta il ragazzo, rialzandosi in piedi - Vieni a sederti, ti racconterò ogni cosa.-
Miley si lasciò condurre sull’altro divano di fronte a lui, oltre il tavolino di marmo, senza staccare gli occhi dal suo viso. Cosa diavolo stava succedendo?
Sentiva un milione di domande ostruirle la mente, come un coro da stadio che soffocava ogni altro rumore.
- Allora…- sospirò Devon, riuscendo in qualche modo a far penetrare la sua voce fino alle sue orecchie - In pratica, la questione è tutta a riguardo della cosa che voi persone normali chiamate magia.-
Le urla cessarono di botto, ammutolite e sbalordite.
- Magia?- ripeté incredula lei - Cosa? Come “magia”? Di che stai parlando? Che sta…?-
- Una cosa alla volta!- esclamò il ragazzo, paziente, alzando le mani - Allora, intanto la magia esiste, sì. O almeno, esistono forze potenti e misteriose che solo coloro che nascono con particolari condizioni fisiche e mentali possono imbrigliare e sfruttare a proprio piacere. Il termine “magia” è solo il più comodo da usare.-
- Mi stai prendendo in giro? La magia non esiste!-
- Certo, quindi ti ho portata qui perché Rod è riuscito a costruire lo stesso Teletrasporto della Enterprise, vero?- ridacchiò Devon.
A questo, Miley non poté rispondere.
- Credimi, la magia c’è, eccome.- continuò lui -  E per molto tempo ha fatto della Terra un campo di battaglia o un premio in palio. Forze oscure e forze luminose se la sono contesa e strappata molte volte a vicenda, lasciando morti e feriti nella loro scia. E, a tutt’oggi, due fazioni si stanno affrontando per salvarla o distruggerla ancora una volta.-
Lei non disse niente, poiché era troppo occupata a seguire il suo incredibile discorso: forze oscure e luminose in contrasto? Era precipitata in un film di Peter Jackson o cosa?
- Queste due fazioni si chiamano in modi alquanto… equivoci, visti i loro obbiettivi.- continuò il ragazzo - Io lavoro per l’Alleanza delle Ombre. Il nostro avversario, invece, era un agente del Sommo Concilio. Ma non farti ingannare dai nomi.- la anticipò, vedendo che apriva bocca - Il Sommo Concilio è nato per volontà di cinque esseri potentissimi, i Custodi dell'Eden, per proteggere la terra, e fin qui tutto bene… bhè, la cosa è un po’ lunga…- sospirò.
Devon passò quasi un’ora a raccontare alla ragazza la storia dei Custodi dell'Eden, spiegandole come millenni e millenni prima fossero stati creati per proteggere il famoso Giardino, di come poi persero la testa e venero sostituiti da altri cinque custodi, originariamente umani e poi elevati a qualcosa di ancor più grande di qualsiasi altra creatura magica esistente.
- … ma poi sono a loro volta impazziti.- terminò - I Custodi dell'Eden, adesso, sfruttano il Sommo Concilio per ritrovare i poteri dimenticati e nascosti durante le epoche perdute e per tenerselo, proprio com’era una volta. Non voglio nemmeno pensare a cosa vogliono farci, con tutta quella magia. E qui arriviamo all’Alleanza delle Ombre, la quale si chiama così perché agisce esclusivamente nell’ombra, senza farsi notare troppo.-
- Perché?-
- Perché il suo scopo è quello di fermarli.- spiegò Devon - Ci impegniamo da quasi vent’anni per sconfiggerli, anche se solo di recente abbiamo acquisito il potere necessario a sfidarli sul serio. Io sono entrato da appena un paio d’anni, ovviamente, e sono in servizio completo da uno, ma ci sono alcuni "Emissari delle Ombre" (ci chiamiamo così) che combattono da molto più tempo.-
- E cosa c’entra tutto questo con me?- chiese Miley.
- Eh…- ridacchiò il ragazzo - Questa è una domanda interessante… vedi, in pratica è stato percepito un segnale magico che riguarda un potente oggetto chiamato Talismano del Patto di Sangue. Fu forgiato in tempi molto antichi per suggellare un’alleanza molto speciale, ed in seguito venne nascosto per proteggerlo. E per nasconderlo venne rinchiuso in un essere umano.-
Fece una pausa, riflettendo in fretta: se la sentiva di dirle che questo essere umano esisteva da secoli e secoli, che continuava a vivere legato al Talismano senza ricordare nulla della sua vita precedente?
- Col tempo, è stato passato da persona a persona.- mentì alla fine - Fino ad arrivare a te.-
Miley sgranò gli occhi.
- A me?- ripeté stupita - Io ho… questa cosa… dentro di me?-
- Purtroppo sì.- sospirò lui - E il Sommo Concilio lo vuole. Il suo potere può annullare quelli di chiunque altro, indipendentemente dal tipo ed entità o dalla sua potenza. Solo la Proiezione… quella che ho usato per portarti via… funziona ancora. Una cosa del genere, usata male, è molto pericolosa.-
- Ah.- disse Miley, incapace di fare altro.
Non sapeva cosa dire. Una parte di lei (una grossa parte) non vedeva l’ora di svegliarsi, poiché era convinta di essere intrappolata in una sorta di strano sogno. Tuttavia sentiva il naso prudere, la testa pulsare, e le ginocchia molli come ricotta. Nei suoi sogni non aveva mai provato qualcosa del genere.
Oltretutto, un’altra parte di lei non poteva non credere alle parole di Devon: l’aveva visto combattere, aveva provato su di sé una magia (se aveva capito bene, l’aveva in qualche modo trasportata dalla strada di casa sua fino lì). Per quanto assurdo, per quanto incredibile potesse essere, aveva visto tutto coi suoi occhi.
- Ma… io non capisco.- disse - Perché proprio io? Che cosa ho fatto?-
- Niente.- rispose lui - Sei solo nata. A volte le disgrazie capitano, e questa volta è toccato a te. Il meglio che si possa fare è trovare il modo di toglierti il Talismano, così ti lasceranno in pace.-
- E la mia famiglia?- chiese preoccupata lei - Mamma, papà e Dana?-
- Loro sono al sicuro, non sanno niente.- rispose lui - E non c’è pericolo che il Sommo Concilio li coinvolga, non lavorano così, di solito. Preferiscono concentrarsi direttamente sui loro obbiettivi finali.-
Miley si prese la testa tra le mani: tutte quelle informazioni le davano la nausea.
- Tutto bene?- chiese Devon, e dal suo tono si capiva che era preoccupato.
- No…- grugnì lei - Sto uno schifo.-
Sentì una mano gentile posarsi sulla sua spalla, e la parte di lei che era ancora razionale avvampò di nuovo. Tenne il capo basso per qualche altro minuto per evitare che lui se ne accorgesse, e cercò di riportare il discorso sul Sommo Concilio.
- Quindi quel tizio… quello Skin… è uno di loro? Lavora per il Sommo Concilio?-
Devon ritrasse la mano, e lei alzò lo sguardo: il ragazzo aveva abbassato gli occhi, assumendo un’espressione cupa, e si era appoggiato allo schienale del divano.
- Sì.- rispose, in tono grave - Ma non era come gli altri. Il Sommo Concilio è preoccupato, e tu sei molto importante per loro, perché hanno mandato il Fantasma a cercarti.-
- Il… il cosa?- esclamò lei, sgranando gli occhi - È… è un fantasma?-
- No, no.- la rassicurò il ragazzo - Questo è solo il modo in cui lo chiamiamo noialtri, ma ha dei poteri strani… e fa parte di un gruppo di cinque, il Pentacolo.-
- Pentacolo? Come quello dei culti satanici?-
- Non proprio.- rispose lui - Il pentacolo è un simbolo sia buono che cattivo, dipende da come è rappresentato, e presumo che abbia un senso positivo, dal loro punto di vista. In ogni caso, sono un gruppo di cinque, come ti ho detto, e sono diversi da ogni altro loro compagno.-
- In che cosa?-
- Nella potenza e nell’abilità.- sospirò Devon - Nessuno di loro è un vero mago, ma sono esseri molto forti e dalle capacità uniche, che pochi possono affrontare. Skin, quello che abbiamo già incontrato, è uno di loro. Oltre a lui ci sono la Valchiria, il Folletto, il Templare e…- e qui ebbe un tremito - … l’Artiglio Nero.-
- E chi sarebbero?-
- La prima, come ho detto, è una valchiria di abilità incredibile con le spade, e a quanto ne so suo padre, una volta, era un Immortale, un antico spirito della magia che un tempo venne creduto un dio. Il Folletto ed il Templare, invece, sono stati riportati nel mondo una ventina d’anni fa, dopo un esilio inflittogli da un demone, ed ora hanno qualcosa come cento anni a testa. Cento anni durante i quali sono diventati decisamente temibili. Sono persino più forti degli altri due. E poi, Timothy Anderson…- scosse la testa, come cercasse di scacciare un brutto pensiero - Lui è il peggiore: è un mezzodemone… metà uomo e metà demone. E secondo alcuni miei compagni è il più forte di tutti.-
- E tu sai tenergli testa?-
Il ragazzo scoppiò in una risata priva di allegria.
- Tenergli testa? Credimi, se non fossi riuscito ad abbagliare Skin, il mio cadavere sarebbe lì a dissanguarsi.- rispose - Non c’è nessun Emissario delle Ombre in grado di tenere testa ad uno del Pentacolo.-
Questa informazione non fu proprio gradita alla ragazza. Appoggiò i gomiti sulle ginocchia e si prese ancora la testa tra le mani, cercando di fermare il vortice di pensieri che le stava distruggendo il cervello. Ne stavano succedendo troppe, per lei.
- Allora verranno a prendermi?- chiese, rialzandosi e guardando il ragazzo con occhi leggermente arrossati per l’essersi premuta i palmi sulle pupille.
- Non necessariamente.- rispose Devon, tirandosi su e lanciandole un’occhiata comprensiva - La casa in cui ci troviamo è protetta: nessuno può trovarci, nemmeno Skin, se restiamo all’interno dell’incantesimo che ci copre.-
- Ma il Talismano…-
- Non succederà niente.- la rassicurò - Andrà tutto bene, qui siamo al sicuro.-
- Ne sei certo?-
- Sì.- annuì fermamente - Nessuna delle tecniche di localizzazione può perforare la protezione. Non abbiamo di che preoccuparci, per adesso.-
Non del tutto certa di ciò, Miley distolse lo sguardo. Fu allora che notò la macchia scura sul divano.
- Ma quello è sangue?-
Devon abbassò lo sguardo, e vide che la camicia era zuppa. Il divano sotto di lui, invece, era tutto macchiato.
- Accidenti…- gemette, alzandosi - Me n’ero scordato…-
- Stai bene?- chiese lei, ora davvero in ansia.
- Sì, non preoccuparti.- rispose lui - Vado a mettermi una benda. Tu se vuoi va pure in spiaggia, l’incantesimo si estende fin lì.-
Il ragazzo uscì dalla stanza ed andò verso una porta, che dava sul bagno, e la ragazza poté guardarsi finalmente intorno con maggiore attenzione: in quel momento si trovava in un salotto dove, oltre ai due divani ed al tavolino dal ripiano in marmo, c’era un altro tavolo in legno con alcune sedie poco lontano. Poco più in là si aprivano tre porte, due delle quali chiuse, ed una (l’unica ad essere aperta) era quella del bagno. Un’altra era alla sua destra, e sicuramente era quella d’ingresso.
A sinistra, dietro due bassi muretti divisori, c’era la cucina ed una porta finestra che dava su una veranda semibuia. Colse al volo l’invito di Devon ed uscì in spiaggia, togliendosi le scarpe mentre andava. Freddo o non freddo, il mare della California non era da buttare via. Sentì con estremo piacere la sabbia penetrarle tra le dita dei piedi, mentre si avvicinava all’acqua, camminando da sola sul litorale, cercando di schiarirsi le idee…
La vista di quella ferita, del lungo taglio che si era procurato Devon combattendo per lei, le aveva fatto capire quanto il pericolo fosse vicino, reale, e non un ipotetico nemico immaginario come quello descritto in un film o in un libro fantasy. Ciò che si trovava a dover sopportare era il pericolo di venire catturata da degli spietati assassini intenzionati ad usare una cosa che, fino ad un paio d’ore prima, nemmeno sospettava di possedere. E non c’era dubbio che fosse proprio dentro di lei: Devon le era sembrato sincero, ed aveva rischiato la vita pur di salvarla.
Inoltre, quando aveva affrontato Skin, aveva tentato due volte di usare la magia, ma la prima era andata male. Senza alcun dubbio, dipendeva dal fatto che era troppo vicino a lei: il Talismano aveva risucchiato l’incantesimo.
Sentì tutta la paura e l’apprensione che fino a poco prima si erano ritirati piombarle addosso tutti insieme, e ci mancò poco che non cominciasse a gridare per la rabbia, la frustrazione ed il terrore: perché, perché, perché stava succedendo a lei? Cosa era successo? Da dove sbucava tutta quella storia assurda?
Sentì dei passi alle sue spalle, e vide Devon che la raggiungeva. Si era cambiato la camicia (ora la portava bianca) e un leggero rigonfiamento sul fianco lasciava vedere i bendaggi.
- Tutto bene?- le chiese.
- No.- rispose - Tu?-
- Tutto a posto, è un graffio.- rispose - Ci vorrà un po’ perché guarisca, ma sto bene.- la guardò con aria compassionevole per un po’ - Mi dispiace che tu debba sopportare tutto questo.- disse.
- Non è colpa tua.- replicò lei, tornando a guardare la distesa nera che era un incredibile miscuglio tra cielo e mare - Anzi, ti ringrazio per avermi aiutata. Probabilmente mi hai salvato la vita.-
Lui scosse la testa.
- Non preoccuparti. Lo farò ancora, se serve.-
- Davvero?- chiese, voltandosi verso di lui.
- Certo.- annuì Devon, serissimo - Te lo prometto.-

Ecco qui il secondo capitolo. Finora possiamo dire che a seguire la storia è seguita da Ely79 e _Arse_, quindi ringrazio loro per le recensioni che mi lasciano. Più avanti vedremo.

   
 
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