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Autore: medea nc    04/01/2012    2 recensioni
Raccolta di storie nella quale si inseriscono varie vicende che porteranno Draco ad innamorarsi di Hermione. Abbandonato il progetto iniziale di 10 storie autoconclusive, ne compaiono due, di cui una con più capitoli.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: Missing Moments, OOC, Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti, Contesto generale/vago
Capitoli:
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Coercizione: Obbligo di frequenza (Quinta Parte)
 
 
Già un’altra volta si era sentito così, vuoto, solo, insignificante agli occhi del mondo, il mondo insignificante ai suoi occhi …
Era stato quando l’aveva lasciato per correre dal suo … da quello.
Ed ogni ora di quei giorni sembrava dilungarsi apposta per fargli dispetto.
Adesso era la stessa cosa e la vista non voleva collaborare, il suo tatto stava facendo schifo, e la sensazione molesta di non avere più tempo a disposizione lo rodeva.
C’era stato un periodo, quello dal ritorno di lei ad Hogwarts, con tutti quei pomeriggi passati insieme, dove lui aveva dimenticato lo scadere del tempo, aveva dimenticato che lei avesse qualcuno che sarebbe tornato a riprendersela, aveva dimenticato che qualcuno sarebbe tornato a riprendere lui.
Aveva scordato tutto, si era solo lasciato andare a fare quello che non aveva fatto nell’ultimo anno, vivere.
Si era reso conto di far parte di qualcosa, qualcosa che dovesse avere a che fare col mondo che lo aveva tenuto fuori tante volte, che lo aveva diseredato come l’ultimo dei figli, facendogli perdere ogni cosa, vista e gioia compresi.
Quel fare parte di qualcosa però era a metà, perché l’altra metà la colmava lei …
Il mondo lo reclamava finalmente per sé, ma solo a patto che loro fossero insieme.
Si sdraiò sul letto, aveva ancora qualche minuto prima che arrivasse con la cena.
Da un po’ di tempo aveva preso a consumare i pasti insieme a lui.
Oramai ne aveva fatto di lei una sua proprietà; l’aveva trasformata in un bene prezioso che dovesse brillare esclusivamente per lui.
I malati di solito diventano egoisti e prepotenti, lui non aveva bisogno di essere malato, era già prepotente ed egoista.
Respirò sopra le coperte calde, mentre dentro la stanza lei gli garantiva sempre un piacevole tepore.
Chiuse gli occhi, era stanco di consumare quel poco di vista per rimirare il soffitto, il corpo di lei era più attraente, ed anche tutte quelle sane abitudini che erano legate alla sua indomita personalità.
Sbuffò arrabbiato mentre si metteva su un lato e tutto gli fu chiaro.
Lei non è solo importante perché si prende cura di me …
Non è solo un pezzo di lei che mi serve … lei mi serve tutta!
Gli serviva, a Draco Lucius Malfoy serviva Hermione J. Granger nella sua completezza, perché non aveva bisogno delle sue attenzioni da infermiera, non aveva bisogno del suo corpo, non aveva bisogno nemmeno che lo considerasse dentro al suo cuore … no, lui non aveva bisogno di questo o quello, lui aveva bisogno di tutte queste cose messe insieme. Tutte.
La sentì arrivare.
Quando si accorse che aveva acceso la luce e cominciato ad apparecchiare, gli venne un magone allo stomaco, come se adesso quella cena che doveva far parte di tante cene insieme, fosse l’ultima, era l’ultima.
Lo sollevò per farlo sedere, gli ordinò il tutto a portata di mano e cominciarono a mangiare.
Adorava il fatto che fosse logorroica, non sempre, ma alcune volte sì, aveva un effetto calmante su di lui; quella sera l’apprezzò ancora di più.
Dovette sorbirsi tutti i pettegolezzi della scuola, le rifiniture che ancora mancavano da sistemare, il ritorno progressivo degli studenti.
Poi gli disse una cosa e lui rimase interdetto per tanti minuti.
“Vuoi davvero andare via domani?!”
Era ritornata quella cadenza melliflua che lo prendeva sempre alla sprovvista.
“Ho altra scelta?” se ne uscì diplomatico.
Faceva sempre così, lasciava la decisione sempre a lei, se ne usciva sempre con un punto interrogativo sopra un altro punto interrogativo, ed anche se lo sapeva quanto fosse meschino, l’unica giustificazione che era in grado di darsi, rimaneva il fatto che lui infondo era sempre un serpeverde, la temeraria grifondoro restava lei.
Ma questa volta Hermione lo fregò.
“Hai sempre potuto scegliere, tutti abbiamo sempre potuto!” glielo disse in faccia, senza timore; era ora che il piccolo Malfoy smettesse di essere coccolato da tutti, da lei più degli altri.
In risposta, sapeva che si sarebbe incazzato e s’incazzò.
“Scegliere? Dici sul serio?”
Questa volta i suoi toni erano più cavernosi mentre scostava malamente il piatto davanti a sé facendo scivolare le posate.
“La tua vista sta migliorando, se non mi sbaglio, un mese fa non credevi sarebbe stato possibile?! Andare al Manor per stare con i tuoi potrebbe essere una buona cosa, tuttavia penso che tu debba rimanere, cioè avrai anche i tuoi amici qui, ci saremo tutti e finiresti quest’ultimo anno?!”
“Come? Come lo finirei?”
Questa volta parlò calmo senza inalberarsi.
Da un po’ aveva preso a darle fiducia, considerazione, come se tutto quello che volesse Hermione, diventasse magicamente realtà.
“Beh?! Ci sono io, ci saranno Blaise e Theodore, Goyle.”
“A loro vado bene finché non divento un peso, ma non credo che mi sopporterebbero uguale ridotto così?!”
“Non puoi dirlo se non provi!”
Ma quello continuò come se non l’avesse sentita.
“ … E tu e inutile che ti metta in mezzo, sei una secchiona e vorrai riprendere a studiare come facevi prima; e poi c’è quello.”
“Quello?”
“Sì, il tuo … Lenticchia!”
Lo portò all’esasperazione lei.
“Il fatto che io voglia studiare non implica che non possa aiutarti. Insomma, in queste settimane siamo stati benissimo, invece di leggere per piacere potremmo metterci a studiare, così m’ impegnerei comunque e potrei dare una mano anche a te.”
“Smettila! Un conto è leggermi delle belle storie ed un altro studiare, avresti da perdere molto più tempo e lo sai! E poi le notti in bianco e arrivare presto a lezione come le metti? Ed il tuo … quello se ti vedesse attorno a me che penserebbe? Hai fatto l’infermeria per tutto questo tempo, penso che possa bastare, è ora che me ne ritorni alla realtà e metta i piedi per terra!”
“Perché lo dici con quell’aria?” chiese con un filo di paura.
“Pensi che non riacquisterai la vista?”
“Non lo so, forse quella potrebbe ritornare, se seguirò le cure prescritte come ho fatto con te finora, ma per il resto, non potrò diplomarmi, almeno quest’anno, e non potrò rivedere i miei amici o stare qui ad Hogwarts.”
Era tranquillo, anzi sembrava solo tranquillo, tutta tattica, tutt’apparenza, niente di più.
“Hai deciso allora?”
Di nuovo la voce dolce, delicata, questa volta pronunciata senza la minima energia come uno zefiro in pieno inverno. Gli sembrò talmente inconsistente che non capì nemmeno se fosse stata detta davvero quella frase o se la fosse inventata la sua immaginazione.
“Domani partirò per il Manor.” Decretò, ed il silenzio si fece spazio per i minuti successivi fino a che Hermione non lasciò quella stanza.
 
*
 
La sua notte era lunga e sbagliata.
Si stava rifiutando mentalmente di farsi assorbire dai buoni propositi di lei, e cercando di rimanere fermo sulle sue scelte.
Non doveva lasciarsi affascinare dalle sue parole, dalle sue buone intenzioni e ancora meno da lei, lei era pericolosa per uno come lui.
Doveva rimanere con i nervi saldi fino al giorno dopo, doveva far in modo di far scorrere le ore fino a che non avesse lasciato Hogwarts, farlo con una lucidità impeccabile, indispensabile; dopo si sarebbe permesso di cadere nello sconforto più totale, nella depressione di sentirsi solo, nella nostalgia per la sua mancanza, la mancanza della mezzosangue.
Sorrise a quell’aggettivo.
Mezzosangue!
Lei non ha nulla che equivalga a” mezzo”!!!
Sbuffò ormai esausto.
Quella notte ritornò come faceva sempre, di soppiatto, col passo pari a quello di Grattastinchi, spesso era difficile per lui distinguerli.
Quando gli fu abbastanza vicino, respirò il suo buon profumo, una fragranza più intensa per via dei saponi della doccia serale.
“Malfoy?!” disse solo, e lui scoprì le coperte stancamente mettendosi seduto.
Avvertì le mani leggere far gocciolare la pozione negli occhi ed il piacere lo invase.
Non era solo il balsamo delle stille che pareva gli pulissero le pupille, ma il tocco di lei che adesso avrebbe dovuto imprimere bene nella memoria per quando sarebbe stato lontano.
“Scusami.”
Uscì da qualche parte, era la sua voce? Non ne capiva il perché.
Una goccia era scivolata lungo la guancia e lei si era scusata per questo?
“Tranquilla!” tentò di rassicurarla, più una risposta involontaria che studiata, preso dal pulirsi il viso, ma prima che la sua mano arrivasse alla faccia, l’indice di lei era già corso a raccoglierla prima che finisse sul mento.
Gli venne istintivo chiudere le palpebre per un istante.
Se Hermione fosse stata la sua amante, sarebbe stata la migliore del mondo; aveva un tocco che gli faceva accapponare la pelle.
Non avrai nessun altro momento così!
Non avrai più occasioni!
Era la sua disperazione che lo implorava di fare qualcosa, qualsiasi cosa; non poteva permettersi di perderla scioccamente per poi capire di sentirne la mancanza, quell’assurdo espediente lo aveva già testato, e adesso non ci sarebbe cascato ancora.
Bloccarle la mano sul suo viso; stringerle il polso e portarsela giù sul letto, sopra di lui; allungarsi appena di due centimetri per arrivare alla sua bocca; uno solo di questi gesti sarebbe bastato per ribaltare l’ordine del mondo, il loro mondo, quello che si erano cesellati tutti e due, fuori da tutti,lasciando tutti volutamente fuori.
Non fece niente invece.
Aspettò che lei se ne andasse per rimettersi sotto le coperte e ricominciare a non dormire.
 
*
 
Minerva McGranitt era con i coniugi Malfoy quella mattina.
Dopo quanto era successo non riservava a nessuno dei due alcun briciolo di fiducia.
Avevano il sacrosanto diritto di riprendersi il loro figlio, ma sempre sotto la sua guida.
Quando si presentarono nei nuovi alloggi del ragazzo, si stupirono di incontrare anche la mezzosangue babbana intenta a preparare i bagagli di Draco.
Da quando era ritornata quella mattina nella sua camera, non si erano detti nemmeno una parola e la McGranitt non aveva ritenuto importante forse avvisare Lucius e Narcissa che proprio Hermione si era offerta di aiutare il loro amato bambino a fargli da infermiera.
Ad ogni modo, l’attenzione dei due ospiti su di lei durò solo qualche frazione di secondo, Narcissa appena individuato Draco, gli corse incontro.
“Draco, figliolo!” blaterò con una voce carica di sconforto.
Ella riuscì ad arrivare al suo viso prima ancora che il ragazzo, con la sua vista ancora parecchio annebbiata, potesse a metterla a fuoco.
Disse solo un:
“Madre!” in segno di saluto.
Anche Lucius gli andò vicino ma nessuno slancio provenne dalle sue braccia.
“Ritorniamo al Manor, lì avrai tutte le cure necessarie.” Decretò infine.
“Non ancora!” rispose Draco.
Entrambi i genitori lo squadrarono stupiti e poi si fermarono sulla neo preside.
“Granger mi deve somministrare le gocce tra meno di mezz’ora. Dopo, potremmo partire.”
Lucius fece una faccia disgustata, chissà se per la partenza traghettata di pochi minuti o per il nome che aveva sentito pronunciare dalla bocca del figlio.
Anche la McGranitt cercò di interpretarlo e forse con successo perché si sentì in dovere di chiarire qualche punto ancora oscuro ai due.
“La signorina Granger ha deciso di sua spontanea volontà di prendersi cura del signor Malfoy da quando lo ha trovato più di un mese fa, dentro queste mura.
Dal momento in cui abbiamo saputo delle delicate cure di cui aveva bisogno vostro figlio, è stata lei a preparare le pozioni e a somministrarle a Draco, insieme a tante altre attenzioni che bisogna riconoscere sono state ammirevoli.”
Concluse con il suo solito mezzo sorriso salomonico.
Lucis rimase impietrito, Narcissa invece, andò vicino ad Hermione e senza sfiorarsi le blaterò un tiepido “Grazie” forse più cadenzato di timidezza che di austerità.
La ragazza le sorrise in maniera quasi impercettibile, davanti a quei due non riusciva a fare di meglio, aveva perso la sua verbosità.
Quando la sua ex insegnante lasciò la stanza guardandola come per spronarla a seguirla, uscì un po’ riluttante.
“Verrò tra poco Malfoy, va bene?”
Gli disse gentile come se fosse intimorita da chissà quale catastrofe dovesse accadere; era la catastrofe di quel legame che si stava tagliuzzando a poco a poco, era l’idea che di lì a qualche minuto si sarebbero lasciati per chissà quanto tempo.  
Stava con i genitori, con chi lo aveva sempre protetto, cos’era quel va bene? Eppure voleva essere certa che all’ultimo momento il ragazzo avesse cambiato idea.
Si girò a guardarla, o perlomeno a seguirla fin tanto poteva con le sue ombre, ma non disse una parola e lei lo lasciò con i suoi.
Quei pochi attimi passarono lenti e stanchi come se si stessero trascinando, eppure la gryffindor era piena di adrenalina.
Cambia idea!
Continuava a ripetersi nella mente.
Cambia idea!
Era certo che se Draco avesse scelto di restare, sapendo come la scuola si era presa così egregiamente cura di lui, i genitori gli avrebbero permesso di finire l’ultimo anno e tentare di diplomarsi nonostante la situazione, perciò tutto dipendeva da lui.
Se se ne stava andando solo per non essere più un peso per lei, se lo stava facendo per permetterle di studiarle e superare i M.A.G.O., allora lei di contro non poteva fare a meno di dirsi nella testa:
Sii egoista, ti prego!
Per una volta che te lo chiedo io, che vorrei che tu fossi quello che sei sempre stato, ti prego, sii egoista! Non pensare al mio bene, al mio interesse per lo studio, pensa che vuoi restare, ti prego! Io ti prego!
Si diresse nella stanza ancora speranzosa.
Il silenzio si poteva affettare, tutto taceva.
Lui se ne stava sulla poltrona, nessun moto, nemmeno delle ciglia quando lei era arrivata, se ne stava lì come se la stesse aspettando.
Hermione poggiò la boccettina sul solito tavolino e cominciò a stillare le gocce negli occhi del ragazzo con una calma ed una professionalità che non avrebbe mai creduto di possedere, considerando che lo stava facendo sotto gli occhi indagatori di Narcissa e Lucius.
Quando ebbe finito, un elfo domestico entrò nella stanza, prese i bagagli del ragazzo ed uscì insieme ai Malfoy.
Solo pochi secondi, tutto era successo così in fretta che non aveva nemmeno avuto il tempo di fermare tutto, di ribellarsi e gridare ai coniugi che no, Draco non lo avrebbe mai lasciato andare, Draco lo curava lei, solo lei,Draco era suo!!!
Suo, anche lei aveva fatto di lui una sua proprietà, ma non era l’empatia di un’infermiera per il malato, come non era una possessione del malato verso l’infermiera, no, era qualcos’altro che aveva tanti sapori insieme da diventare indistinguibile, fallace quasi.
Ma come lui aveva fatto la notte prima, anche lei adesso non disse niente, non fece niente.
Si avvicinarono, soli in quella stanza che avevano condiviso tante volte, si avvicinarono di comune accordo anche se non l’avevano programmato insieme, si avvicinarono perché spinti l’uno verso l’altra.
Non avevano bisogno di toccarsi, solo i loro respiri lo facevano, quanto erano fortunati gli aliti di entrambi!
“Ho segnato tutto perbene e sia le ricette, le dosi, che alcuni ingredienti li ho messi nella tua valigia così che a casa potranno prepararti subito anche le prossime gocce.”
“Va bene.” Rispose con la voce impastata.
Poi all’improvviso le chiese:
“Granger?”
“Dimmi!” gli rispose con una certa enfasi.
“Era vera quella storia su quell’italiano? Quello che scrisse quell’opera famosa?”
“Parli di Dante Alighieri?”
“Sì, esatto. Era vero che quella donna … “
“Beatrice.” Gli suggerì.
“ … Sì Beatrice, lui l’amò per tutta la vita ma non glielo disse mai ed entrambi finirono con due persone diverse?”
“Sì, … è vera!” gli disse ovvia senza capire cosa c’entrassero in quel momento Dante e Beatrice.
Draco non rispose, lasciò che lei gli prendesse la mano, come sempre, e lo portasse fuori da Hogwarts, alla carrozza dove i suoi genitori lo aspettavano.
“Si prenda cura di lei, signor Malfoy.” Lo incoraggiò la McGranitt.
Hermione non gli disse nulla, ma lui non poté fare a meno di tenerle ancora la mano e in un istante avvicinarla con poco garbo al suo petto.
Non la stava abbracciando, le teneva solo serrato il polso, ma anche così poteva essere un bel momento.
Si avvicinò con la bocca ad un suo orecchio e pensò che forse Draco avrebbe finalmente cambiato idea, era quasi entusiasta al pensiero; o forse l’avrebbe solo ringraziata, anche se non sarebbe stato molto alla Malfoy; o forse le avrebbe solo detto che gli sarebbe mancata, sarebbe stato già qualcosa.
 Ed invece le disse soltanto:
“Se fossi stata la mia ragazza non ti avrei mai permesso di prenderti cura di nessuno oltre me!”
Rimase impalata mentre Lucius afferrò una mano allungata da Draco e se la tirò verso la carrozza.
Il buio dell’abitacolo lo celava ai suoi occhi appannati di dubbi, poi il veicolo partì, lasciando Hogwarts, lui lasciando lei.
 
 
 
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