“Sirius
Black”
Era
ferma, appena fuori il vialetto di casa e, nonostante fosse giugno inoltrato,
Lily pensò che non aveva mai provato tanto freddo in tutta la sua vita. I
brividi che la percorrevano, in realtà non avevano nulla a che vedere con la
temperatura; erano brividi remoti, trattenuti troppo a lungo, e che adesso si
facevano spazio dal profondo del suo cuore. Lacrime amare iniziarono a scendere
rapide dai suoi occhi, lacrime senza rabbia o rancore nei confronti di quel
mondo che stava per abbandonare, erano semplicemente lacrime di una ragazza
spaventata, che aveva appena preso una decisone da adulta con addosso
l’innocente paura di una sedicenne.
*
Mezz’ora
dopo Lily si trovava sul Night bus, destinazione ignota. La testa
appoggiata al finestrino le faceva un po’ male e sentiva gli occhi chiudersi,
desiderosi di un po’ di tranquillità dopo tante emozioni. Si voltò verso
Stan Picchetto e gli disse che aveva scelto dove andare: “Grimmauld Place”.
Dopo poco meno di mezz’ora scese dal bus e si ritrovò in una piazza
piccola e deserta, al centro della quale vi erano quattro colonne architravate,
con brillanti scritte latine in oro. Lily si avvicinò alla struttura, attratta
non dalle scritte antiche, bensì da una figura alta, slanciata, seminascosta
dal tronco di una colonna. Quando fu abbastanza vicina da poterne distinguere i
contorni, notò un ragazzo dai lineamenti quasi perfetti, con i capelli poco più
lunghi del normale che ricadevano distrattamente sugli occhi e, giunta ormai a
pochi passi da lui, per la prima volta in tutta la serata trovò un motivo per
sorridere, incrociando lo sguardo con quello di Sirius Black.
Il
ragazzo rimase immobile, evidentemente stupito, ma poi fu un attimo: rispose al
sorriso di Lily, si avvicinò a lei e la strinse forte in un abbraccio. Fece,
cioè, esattamente quello di cui Lily aveva bisogno. La ragazza infatti si lasciò
stringere, apprezzando come mai prima d’ora i muscoli e il fisico scolpito di
Sirius, che gli permettevano di tenere ben salde le persone, anche in un
abbraccio dolce come quello. Sirius si staccò piano e guardò Lily negli occhi.
“Hey” disse quasi in un sussurro. “Hey” .
*
In quel piccolo, semplice saluto, Lily aveva
percepito una sensazione di sicurezza, di tranquillità; sapeva che, con Sirius
al suo fianco, poteva per un attimo fingere di non essere la ragazza forte che
era, e lasciare che la paura, le lacrime e tutto ciò che aveva dentro, si
esternassero liberamente, senza riserve.
Almeno quella notte, ci sarebbe stato qualcun altro
ad essere forte per lei.
Intanto, il ragazzo l’aveva fatta sedere su un
gradino di pietra, aveva preso dal baule una felpa leggera e gliel’aveva messa
sulle spalle nel tentativo di placare i brividi da cui era scossa. Si era poi
seduto accanto a lei e, con un braccio attorno alla sua vita, aspettava in
silenzio una parola, uno sguardo o qualsiasi altro segno, senza però chiedere
nulla per primo.
Una fra le tante cose per le quali Lily ringraziò
mentalmente Sirius, fu, appunto, che egli non aveva chiesto niente, nessuna
spiegazione, nessun indizio per capire cos’era successo; l’unica cosa del
quale si era preoccupato, era di farla sentire meglio. Ma non sapeva quanto la
sua presenza, da sola, contribuisse già enormemente a questo scopo.
Dopo un po’ di tempo, impossibile da definire, Lily
alzò la testa dalla sua spalla e disse: “Sirius, sono stanchissima, ho sonno.
Posso venire a casa tua?”
Il ragazzo sorrise: “Io dico che è meglio rimanere
qui, anche se sono i gradini più freddi e scomodi di tutta la Via Lattea”.
“Peggio per te, dovrai tenermi stretta per tutta la
notte”.
Era bello poter dire una cosa del genere ad un
ragazzo, senza che questo iniziasse a crearsi strani film mentali, e con Sirius
poteva farlo tranquillamente, perché lui sapeva prendere le cose nel modo
giusto, sempre.
“Dai, andiamo piccola Firefly”.
Lily gli sorrise. L’aveva chiamata così spesso al
terzo anno, perché diceva assomigliasse a una lucciola: bisognava faticare per
conoscerla davvero, non si mostrava a tutti, ma solo a pochi fortunati, proprio
come fanno le lucciole.
Camminarono per un po’ e durante il tragitto Lily
si guardò attorno con curiosità; non aveva mai visto quel posto, ma, con un
primo sguardo complessivo, le sembrò che tutte le descrizioni tremende di
Sirius non fossero poi così esagerate: tutto era buio e logoro, dalle finestre
non traspariva neanche una filo di luce, dalla
strada che stavano percorrendo si snodavano tanti vicoli tetri da cui proveniva
un sentore rancido e umido.
Sirius intercettò lo sguardo di Lily: “Visto che
bel posto? Ho sentito che la regina Elisabetta sta pensando di comprare qui una
nuova casa per le vacanze”.
“Il suo buon gusto non si smentisce mai, a quanto
pare!”.
“Già. Potrei iniziare a mettere un cartello
“vendesi” fuori dalla finestra della mia stanza”.
Risero. Sirius notò con piacere che, se non altro,
era riuscito a strapparle una risata.
Tuttavia, più si avvicinavano al palazzo dei Black,
meglio definito come “L’altra metà di Azkaban”, più Sirius si faceva
pensieroso. Aveva un rapporto pessimo con i genitori, anzi, probabilmente non
aveva neanche un rapporto, visto che da entrambe le parti non vi era che muta
indifferenza; ma se con lui ormai i grandi capofamiglia Black si erano ridotti
al silenzio, di certo non avrebbero riservato la stessa “cortesia” ai suoi
amici.
Non ebbe neanche il tempo di pensare a qualcosa, che
si ritrovò a pochi passi dal grande portone di legno annerito. Vide gli occhi
di Lily salire sempre più in alto, percorrendo quell’ammasso di pietra scura
e ruvida fino a raggiungere le imponenti finestre dell’ultimo piano.
Tutto quello che la ragazza riuscì a dire, tornando
con lo sguardo su Sirius, fu: “Accidenti..”
“Lo so, lo so. È il massimo dell’ospitalità,
questa casa sprizza calore e gioia da ogni fessura!”
Poi si fece serio: “Lily, ascolta. I miei sono
molto peggio di quello che ti puoi immaginare, e per dirti le cose come stanno,
beh, è molto probabile che ti trattino male. Anzi malissimo”.
La ragazza non lo fece continuare: “Sir,
l’importante è che ci sia tu. Per quanto terribili possano essere i tuoi
genitori, non mi fanno la benché minima paura. Non ascolterò una parola di
quello che uscirà dalla loro bocca, d’accordo?”.
“D’accordo”. E le sfirò la guancia con un
dito.
Aveva già la mano su uno dei battenti, quando Lily
lo fermò:
“Sirius…ma non mangiano le persone, vero?”.
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Hey,
salve a tutti! Come promesso, dopo aver letto le vostre bellissime recensioni,
ho postato un altro capitolo! Allora, è all’altezza del precedente??
Una
piccola nota sul testo: avrete senz’altro tutti capito che la domanda finale
di Lily è ironica; diciamo che sulla bocca di una persona un po’ più normale
diventerebbe un’affermazione del tipo “Hey, stai tranquillo, non ho
paura”. Per il resto, non ho altro da aggiungere, aspetto che siate voi a
parlare con le vostre recensioni! xxx, Juls
GRAZIE
mille a tutti i lettori, ma in particolar modo ai recensori del capitolo
precedente!
Ginny06:
Ciao!!!grazie per il commento, sono contenta che condividi la caratterizzazione
di Lily, anch’io l’ho sempre immaginata così! Kisses , Juls
Bluking:
Mi fa piacere leggere ancora una tua recensione!! Thank
you!! :-)
Lore:
Ciao!! grazie per i complimenti! Spero che
continuerai a seguire e recensire!!Kisses
Yo91:
Grazie!!!Allora hai letto anche l’altra storia? Wow, sono contenta che ti
piacciano entrambe!!! Ma adesso c’è la one-shot che si sente esclusa…:-)
scherzo, però se ti capitasse di leggerla mi farebbe davvero piacere un tuo
commento!! Kisses, juls
Ps:
Lily e James non stanno insieme, non ancora….
Winnie92:
Ciao!! Allora, ti sembra che la storia proceda bene???:-)
Miyu90:
Hello!!!! Grazie per la recensione!!! ^_____^ kisses
Flufy90:
Ciao!! sono contenta che ti piaccia…anche il commento alla storia, perché se
devo essere sincera sono sempre indecisa fra mille cose da scriverci!!!:-)
kisses
Master
Ellie: Holaaaaaaaa!!Grazie mille, le tue recensioni sono
uniche!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!:-) kisses
PrinceLily:
Ciao! Sono contenta che ti piaccia!! Continua a seguire… kisses