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Autore: Lady Lynx    04/01/2012    4 recensioni
Un Albus Silente afflitto da insonnia, una riunione dei docenti nel bel mezzo della notte e una pozione soporifera da preparare in compagnia della bizzarra Sibilla Cooman. A Severus sembra di essere in uno dei momenti peggiori della sua vita.
Eppure, a volte, basta una parola a rivoluzionare ciò che ci circonda…
Seconda classificata al "T'innamorerai del mio OTP" Contest indetto da sierradorata
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Silente, Severus Piton, Sibilla Cooman
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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SevSibilla
Titolo: Pozioni e finzioni
Personaggi e Pairing: Severus Piton/Sibilla Cooman, Albus Silente
Genere: Commedia, Romantico
Rating: Verde
Avvertimenti: One-shot
NdA:
L’uso di diversi tempi verbali e di diversi punti di vista nelle parti della fan fiction è voluto e funzionale allo svolgimento della storia.
La predizione a cui si fa riferimento in alcune parti del testo è stata trattata in un’altra fan fiction da me scritta, “Tarot Reading”. La lettura della precedente fan fiction non è obbligatoria ai fini della comprensione di “Pozioni e finzioni”.

La storia è attualmente iscritta al "T'innamorerai del mio OTP" Contest indetto da sierradorata sul forum di EFP, in attesa di giudizio.

***

Non riusciva a prendere sonno, quella sera. Che fosse colpa dei raggi della luna piena che entravano dalle tendine color amarena, o del ticchettare dei suoi preziosi aggeggini di argento, o del quieto tubare di Fanny, non gli importava. Un dubbio lo rendeva inquieto, o meglio, lo incuriosiva a tal punto da fargli decidere di scendere dalla branda, infilare i piedi nelle pelose pantofole lilla e mandare la sua fenice a chiamare l’intero corpo docenti per una riunione straordinaria. Il leggendario volatile si librò luminoso nella notte, pronto a svolgere il suo compito, preciso come un Amorino nel periodo di San Valentino.
Albus Silente ridacchiò sotto i baffi, leggermente preoccupato. Forse quella volta non sarebbe stato così semplice farsi perdonare la sveglia fuori programma.

Si trovavano tutti lì, stipati nell’ufficio di Albus, ad un orario improbabile della notte. Non che lui stesse dormendo – no, stava ancora correggendo quegli obbrobriosi temi sul Bezoar degli studenti del Primo Anno – ma la situazione gli sembrava assurda. Era almeno la quarta volta che succedeva, in quella settimana. Iniziava a sospettare che il Preside soffrisse di demenza senile. O quantomeno, che avesse in mente un progetto estremamente importante per giustificare un comportamento simile.
“Vi ringrazio per essere accorsi subito, cari colleghi” mormorò Silente, scuotendo gravemente la testa “Sono spiacente per questa convocazione, ma è sorto un problema che richiede la nostra massima attenzione…”
Momento di suspence. Severus sentì una stretta di panico comprimergli il petto al pensiero che il problema potesse essere quello che sospettava. Per un attimo si sentì sciocco per aver dubitato della buona fede di Albus, un mago dalle simili capacità non avrebbe fatto saltare tutti giù dal letto per una sciocchezzuola. Doveva esserci dietro qualcosa di grosso, era naturale.
Vide che gli altri insegnanti reagivano esattamente come lui: Minerva aveva stretto le labbra in attesa della rivelazione, Vitious sembrava congelato sul posto, Pomona si fissava le unghie tremanti e sporche di terra, Ruf era – se possibile – ancora più pallido, Aurora guardava in cielo come in cerca di una salvezza divina, Poppy aveva già le mani in tasca per curare eventuali svenimenti, Sibilla… Sibilla aveva un sorriso ebete dipinto sul viso. Chissà perché, quell’espressione di pacifica indifferenza non lo colpiva. Quella donna viveva in un mondo parallelo e fittizio.
“Il problema è… che non riesco a dormire.”
Severus distolse lo sguardo da Sibilla Cooman per puntarlo sul suo datore di lavoro. Doveva essersi perso una parte fondamentale del discorso, evidentemente.
“Scusa, Albus? Potresti ripetere?”
“Certo. Non riesco a dormire. Continuo a rigirarmi nel letto, da ore, senza pace. E vorrei che voi mi aiutaste a trovare una soluzione.”
Severus aveva sempre saputo che Silente era un uomo bizzarro e propenso a scherzare su tutto, ma non credeva che anche quella volta potesse averli chiamati per una tale sciocchezza. Non di nuovo.
A giudicare dagli sguardi dei suoi colleghi – naturalmente esclusa Sibilla – non sembrava l’unico ad essere alquanto irritato. Fu Minerva a prendere la parola, dimostrando un grande tatto nonostante le sue narici stessero fremendo di rabbia.
“Albus, non ti sembra un motivo un po’… secondario, per decidere di far spaventare tutti in questo modo? Avresti potuto risolverlo semplicemente prendendo una Pozione Soporifera.”
“Ho già provato, Minerva cara. Per questo volevo chiedervi una soluzione alternativa.”
Gli occhi del Preside lampeggiarono in direzione di Severus che si ritrovò suo malgrado ad abbassare lo sguardo. Anche in precedenza se l’era presa con lui, inspiegabilmente. La prima volta lo aveva costretto a ricreare l’aroma introvabile di una torta Babbana che aveva mangiato come spuntino di mezzanotte, per poi scoprire che si trattava di comunissima cannella. La seconda volta gli aveva chiesto di rimanere a fare la guardia fuori dalla Torre di Astronomia perché aveva visto una stella in movimento, prima di scoprire che era solo un aereo Babbano a bassa quota. L’ultima lo aveva pregato di cercare Fanny che era improvvisamente scomparsa, quando in realtà si era solo tramutata in cenere. Albus era forse impazzito? Aveva assunto una Pozione Allucinogena?
“Sono spiacente, Preside, ma ho del lavoro arretrato. Si faccia aiutare da Poppy, o da Minerva, o da chi per loro.”
Passò strategicamente dal tu al lei per far capire che quella volta era infuriato. Tuttavia Silente non si scompose, gli rivolse un sorriso indulgente.
“Ma chi meglio di te, Severus, potrebbe prepararmi una pozione portentosa?”
L’interpellato stette in silenzio, stringendo le labbra sottili, sperando che qualcuno si immolasse al suo posto. Sarebbe andato bene chiunque, l’importante era tornare in ufficio e finire di correggere i dieci rotoli di pergamena mancanti per andare finalmente a dormire.
Sarebbe andato bene chiunque. Ma non lei.
“Io so cosa le serve, Preside” sussurrò Sibilla Cooman con voce roca, facendo sussultare i presenti “Io le preparerò una pozione strabiliante, abbia fiducia in meee…”
Severus rabbrividì d’istinto. Cooman e pozione erano due parole incompatibili. Soprattutto se il destinatario di quell’intruglio velenoso avrebbe dovuto essere Silente.
“Ci penserò io” disse allora Piton, per salvare la situazione.
“Ah! No, Severus, questa non è una questione di tua competenza!” strepitò la donna con fare drammatico “Sono gli spiriti dell’aldilà che devono dettarmi gli ingredienti giusti per dare la pace al nostro Preside!”
“La pace eterna, intendi forse dire?”
I due si fronteggiarono, fieri nelle loro diversità. In sottofondo emerse la risatina di Silente, che scosse la testa provocando un buffo movimento del pompon attaccato al suo cappello da notte.
“Cari ragazzi, non litigate. Perché non provate a collaborare?”

***

Così mi trovo nel mio ufficio in compagnia di Sibilla Cooman, alle due di notte di un sabato d’inverno. Cosa che potrebbe anche avere un risvolto romantico, agli occhi dei più maliziosi, se solo non fossimo Severus Piton e Sibilla Cooman e se io non avessi da tempo deciso di togliermi dalla testa ogni strana idea su questa veggente da strapazzo.
Si è seduta al mio posto ed è lì immobile, con gli occhi chiusi, da più di dieci minuti ormai. Intanto io ho acceso il fuoco sotto il calderone e ho trovato ben tre pozioni che potrebbero fare al caso di Albus, abbastanza forti da garantire un sonno senza sogni per la bellezza di cinque giorni. Spero che funzionino, riuscire a svolgere il mio lavoro senza interruzioni per un periodo così lungo mi sembra ormai un miraggio. Lancio un’ultima occhiata alla donna che ha occupato la mia scrivania, ancora in fase di pseudo congelamento, prima di mettermi a tagliare minuziosamente le erbe necessarie. Mi chiedo perché non sia tornata nel suo ufficio in piccionaia se non aveva alcuna intenzione di essere d’aiuto. Anche se, forse, è meno dannosa quando è inattiva.
“Morirà, morirà! Ah, morirà!”
Un urlo squarcia il silenzio all’improvviso e il coltello mi sfugge dalle mani portando via con sé un pezzo della mia pelle. Impreco tra i denti per il dolore e sfodero la bacchetta con la mano sinistra, pronto ad ogni evenienza. Quando scopro che è stata Sibilla a gridare provo l’improvviso desiderio di ucciderla a mani nude.
“Cosa diamine…?”
“Il mio momento di raccoglimento è terminato” spiega lei con voce velata “Ora potrò essere il tuo tramite con gli spiriti che ti suggeriranno gli ingredienti adatti per la pozione.”
Sembra sicura di quello che dice e forse potrebbe anche convincermi, se solo non avesse una scapigliata chioma color carota, dei bizzarri occhiali a fondo di bottiglia, una strampalata veste con un’accozzaglia impensabile di colori, decine di strani bijoux tintinnanti. Potrebbe convincermi, se non sapessi che è un’impostora bella e buona.
“Puoi scordartelo” mormoro, facendo Evanescere l’asfodelo tritato ormai contaminato dal sangue e quindi inutilizzabile.
“Ti sei ferito.”
La sua affermazione dovrebbe colpirmi, forse, considerato che la mia mano destra è fuori dalla sua portata visiva. In ogni caso, non voglio più credere che lei sia una vera veggente. Una volta è stato più che sufficiente.
“No, non la potentilla. Usa il cardamomo.”
La ignoro spudoratamente, fingendo di non avere alcun interesse in quello che mi sta dicendo. Non voglio essere distratto quando devo preparare una pozione, in particolare da donne.
Lei sembra capirlo, finalmente, perché riesco ad affettare in tutta calma la Rapa Calmante e le lische di Sirena e a gettarle nel calderone senza interruzioni. In attesa che il tutto vada ad ebollizione, prima di poter aggiungere gli altri ingredienti, torno verso la mia scrivania per continuare la correzione dei compiti.
Sibilla non è più seduta alla sedia, ma sul ripiano del tavolo. Sta schiacciando le pergamene con il suo peso e mi fissa con intensità, quasi in trance. Vorrei tanto poterla ignorare anche questa volta, ma mi è impossibile. I suoi occhi, resi enormi dalle lenti, sono bizzarri ma ipnotici. Rimango fermo, in attesa che faccia o dica qualsiasi cosa debba fare o dire.

A volte penso di odiarlo, con quella sua aria così tetra ed arcigna. La stessa aria che ha adesso, mentre aspetta solo che io compia una sciocchezza per poter alimentare il disprezzo che prova nei miei confronti. Un uomo del genere non può mai aver amato e non potrà mai amare, questo mi dico. Eppure solo qualche mese fa gli avevo predetto che sarebbe anch’egli caduto preda di Cupido, e lui aveva confermato suo malgrado la mia predizione.
Vorrei capire se mi aveva dato ragione solo perché provava pena per me o perché si trattava davvero della verità. Ma non trovo il coraggio di chiederglielo, non dopo le ultime tre notti. E’ stato prima in compagnia di Poppy, poi di Aurora, infine di Minerva. E se fosse una di loro, la donna che lui ha ammesso di amare? E se non fosse questa povera veggente in decadenza, la prescelta?
“Sei innamorato.”
La mia voce sembra riscuoterlo dal torpore, gli dà abbastanza energia da poter preparare la risposta sarcastica che certamente arriverà.
“Sei tu la Veggente. Tu l’avevi predetto. O dubiti di te stessa?”
“Non dubito del mio Occhio Interiore. Ma del fatto che tu possa reprimere quello che veramente provi per timore di qualcosa.”
Mi sembra a disagio, adesso. Che io abbia veramente azzeccato, per una volta, quello che gli sta passando per la testa? La cosa ha dell’incredibile, talmente tanto che per un attimo mi dimentico di mantenere la mia espressione sognante. Arrossisco leggermente, sperando nell’aiuto dello spesso strato di fondotinta, quando Severus mi lancia un’occhiata inquisitrice.
Sembra che io non sia l’unica a nascondere qualcosa dietro la mia scorza protettrice. Io recito la parte della pazza squinternata perché così mi è stato raccomandato da Silente. Ma forse il Preside non ha messo sotto copertura solo la sottoscritta, a giudicare dall’individuo ambiguo che mi sta davanti.
“Non dire sciocchezze, Cooman. Piuttosto, scendi dalla scrivania. Mi dispiacerebbe che tu rovinassi una delle pergamene dei miei studenti, per quanto prive di valore simbolico e accademico.”
“Non le rovinerei, anche se stessi qui seduta per giorni.”
“Hai letto anche questo nella tua sfera di cristallo?”
Mentre penso ad una risposta abbastanza cattiva da fargli rimangiare quella allusione alla mia incapacità di Vedere, noto che un’ampia nube di vapore si sta alzando dal calderone rimasto acceso. Fingo di cadere in trance, trasformo la mia voce in un roco sussurro e fisso intensamente Severus.
“Fuoco, brucia… brucia!”
Lui mi guarda prima come se fossi pazza, poi sogghigna sotto i baffi come se quella fosse l’ennesima occasione per prendersi gioco di me. Solo qualche secondo dopo si rende conto dalla veridicità delle mie parole e l’espressione dipinta sul suo volto ripaga tutte le umiliazioni subite a causa sua e delle sue frecciatine. Lo vedo correre verso il suo amato calderone – quasi fosse la donna della sua vita – e regolare le fiamme con accurati colpi di bacchetta. Sospira di sollievo, felice di aver scongiurato il guaio, e ritorna a fissarmi con la coda dell’occhio. Forse sospetta che io abbia qualcosa a che fare con quel disastro.
“Cooman, non illuderti che io possa credere a questi giochetti.”
“Il mio Occhio Interiore non necessita di giochetti, caro.
Si irrigidisce, come tutte le volte in cui gli ho rivolto quell’appellativo. Sembra un pipistrello spruzzato di succo di limone, schifato dalle mie parole e dalla mia presenza. Dato che non ho niente da perdere, non avendo più un briciolo del suo rispetto, decido di rischiare il tutto per tutto.
“Chi è la donna che ami?”
“Se il tuo Occhio Interiore non necessita di giochetti, scoprilo da sola.”
Scaltro come sempre, e allo stesso tempo sfuggente. In amore vince chi fugge, non è vero? Effettivamente lui sta vincendo alla grande su di me, peccato che io non sia certa del contrario.
Negare, negare fino all’ultimo è la regola base di chi – come me, e probabilmente come lui – è costretto a vivere la vita di un personaggio costruito ad arte. Però mi piace lottare per ottenere quello che voglio e mi convinco sempre di più di aver solo possibilità di guadagnare qualcosa da questa notte in bianco. Affilo gli artigli smaltati di oro sbiadito, scuoto i campanellini della guerra ancorati alle mie braccia esili.
“Si deve aprire la mente, per aiutare la Veggente a Vedere. Dirada la nebbia, togliti la maschera, Severus. Ti saprò sorprendere.”

Dovrei seguire con attenzione la preparazione della pozione per Albus, ma quella sfida lanciatami da Sibilla mi intriga più di quanto non voglia dare a vedere. Eppure avevo deciso di allontanarla, di ignorarla, per Merlino! Dopo quella sua sciocca profezia in cui mi assicurava che mi sarei innamorato nel giro di pochi mesi ha acquisito fin troppa influenza su di me. La verità è che la trovo assurdamente attraente, forse per quel suo essere un po’ emarginata come il sottoscritto, e che non potrei mai sopportare un suo rifiuto. Per questo preferisco non mettermi in gioco, per non ricevere un no che farebbe troppo male. Sarebbe controproducente.
“Non ho tempo da perdere, Cooman.”
Il mio borbottio severo non sembra convincerla, perché allunga le sue lunghe dita verso di me e le agita in segno di invito. Credo che voglia che appoggi le mie mani sulle sue, e cerco di non pensare a quanto possano essere calde rispetto alle mie falangi intorpidite dall’umidità dell’ufficio. Esito abbastanza da farmele afferrare con un’ostentazione di forza e le sento gradevolmente tiepide.
Sibilla socchiude gli occhi, massaggia con i polpastrelli il dorso delle mie mani disegnandoci piccoli cerchi e linee che forse hanno un significato recondito. Trattengo uno sbuffo, rimango per un attimo ammaliato dal tremolio delle sue ciglia sovrastate da una quantità eccessiva di ombretto ocra. Cosa mi sta succedendo? Non ho mai avuto la minima fiducia nella Divinazione e neanche nelle Veggenti. Eppure, adesso…
“Lei è aria, acqua, fuoco o terra?”
Penso alla stanza di Sibilla, al profumo dei suoi incensi che pigramente languiscono e lasciano cadere le ceneri su un piattino blu. Terra come l’incenso, fuoco come il calore che lo accende, aria come il fumo, acqua come il colore della loro sede.
“Lei è tutto questo.”
Sibilla stringe la presa sulle mie mani, vi avvicina le labbra, soffia leggermente sulle nostre pelli provocandomi un inaspettato brivido lungo la schiena. Sto diventando decisamente troppo impressionabile, sarà colpa di tutte queste notti passate in bianco. Faccio per allontanarmi con la scusa di andare a controllare la pozione, ma la sua voce mi inchioda sul posto.
“Lei è bocca, occhi, mani o chioma?”
Per quanto in questo momento sia bocca, e fino a qualche attimo fa sia stata mani, ha un’essenza di occhi. Uno sguardo celato da palpebre bistrattate, due pupille grosse come piattini dietro a quei tremendi occhiali, ma sempre e solo occhi. Anche capelli, in certi momenti gonfi come paglia arricciata. Ma sempre occhi.
“Occhi.”
E come per magia li apre, e come per magia vedo per la prima volta che sono di un acquoso celeste pallido e non castani come mi ero figurato. Eppure quel colore freddo contrasta terribilmente con il suo abbigliamento carico di arancio, rosso, oro, giallo.
“Lei è anima, corpo o cervello?”
Indubbiamente anima, anche se sta dimostrando di essere abbastanza scaltra da avermi irretito. E, quando si sporge verso di me mostrandomi la piega dei seni, inizio a dubitare del fatto che non sia corpo.

“Anima.”
E la proprietaria di quel nome trema dentro di me, sentendo pronunciare il più grande complimento che mi sia mai stato rivolto. Non sono ancora certa di essere io la prescelta, ma solo Morgana sa quanto mi piaccia pensarlo. Il suo sguardo, quando mi sono sporta verso di lui per prendere le sue mani, mi ha deliziata. Sembrava che gli piacesse quello che vedeva e non solo quello che sentiva.
“Sibilla, la pozione…”
Eppure non è ancora del tutto perso nel mio artificio, devo impegnarmi di più se voglio ottenere una confessione. Emetto un mugolio sofferente, chiudo gli occhi, stringo forte le sue dita come per penetrare sotto la sua carne. Ho un’ultima possibilità, lo sento, altrimenti sfumerà tutto via.
“Vedo una lettera… quella del suo nome…”
Sento il suo sguardo fissarmi con forza, forse teme che io possa scoprire il suo segreto. Ma non avrebbe motivo di nascondermi il suo amore, se veramente amasse me. A meno che…
“Il nome della donna che ti ama…”
Sussulta di sorpresa, non si aspettava questo colpo di scena. Ora che non è lui ad essere sotto l’inquisizione lo sento rilassarsi sotto i miei polpastrelli e inizio mio malgrado a tremare. Basta bluffare, è arrivato il momento di uscire allo scoperto. Tanto sono emarginata, e lui già mi disprezza. Ricevere un rifiuto non cambierà nulla nella mia vita.
“Chi è?”
Sembra curioso, stranamente. Non ha più quel tono supponente con cui ha sempre affrontato le mie predizioni. Questa volta è coinvolto, affascinato, leggermente spaventato da quello che potrebbe scoprire.
“Il suo nome inizia per S…”
E improvvisamente mi accorgo che anche il suo nome inizia per S, e questo mi sembra un chiaro segno del destino. L’armonia tra i nomi non può mai sbagliare… spero.
Vorrei che provasse ad indovinare, che mi togliesse il gravoso compito di confessare quello che provo per lui. Sento le sue dita fredde agitarsi, nel tentativo di sfuggire alla mia presa.
“Sibilla?”
Sì, sì, è il nome giusto! Vorrei urlarlo al mondo, ma il suo tono non è quello giusto. La sua era una domanda per allontanarsi, non la ricerca di una conferma. Infatti quando riapro gli occhi lo vedo a mescolare qualcosa nel calderone e all’improvviso mi sento fredda.

Non so cosa mi sia passato in mente, per un attimo mi è parso che la Cooman volesse comunicarmi il suo interesse nei miei confronti. Forse è solo una mia impressione, ho spostato il mio desiderio immaginando che fosse anche suo. Eppure, quando mi volto dopo aver mescolato la pozione, la vedo delusa.
“Sibilla, parliamoci chiaro…”
Mi guarda dritto negli occhi, quasi mi sfida, come se leggesse dentro la mia codardia. Lei ha la Vista, è l’unica capace di scoprire cosa si cela sotto tutti i miei strati di falsità, e per questo penso possa essere adatta per me. Non è bella come Lily, ma ha il fascino dell’ignoto. E sa tenermi testa.
“Non so perché, ma tu mi attrai. L’ho capito quella volta che mi sono fatto predire il futuro da te, per prenderti in giro. Ora, se per te è lo stesso forse è meglio, ma se così non fosse smettila di fare giochetti.”
Arrossisce come una bambina di due anni, sotto quel fondotinta magico da quattro Falci, e le si illuminano gli occhi di rabbia e piacere.
“Come ti ho già detto, caro, io non ho bisogno di giochetti per ottenere quello che voglio.”
Infatti si alza, avanza verso di me, e si prende le mie mani, le mie labbra, il mio tutto.



“Purtroppo la pozione è bruciata, Preside, e abbiamo esaurito gli ingredienti per prepararne un’altra. Mi dispiace, ma…”
Silente sorride davanti a quella giustificazione, perché vedendo quei due così vicini e i loro sguardi accesi di felicità capisce che il dubbio che lo tormentava è stato confermato. Severus e Sibilla pativano inutilmente le pene dell’amore, senza sapere di essere pienamente ricambiati l’uno dall’altra.
“Non preoccuparti, Severus. Credo di essermi improvvisamente rilassato, non avrò bisogno della vostra pozione per poter dormire sonni tranquilli.”
La mano della Veggente stringe di nascosto quella del Pozionista, e Albus ne sente il dolce fruscio dietro i mantelli. Dentro di sé sorride, soddisfatto per aver risolto anche quel problema che da giorni lo tormentava.
Sa che negheranno e si nasconderanno fino alla morte, ma spera che si nasconderanno anche dalla morte. Spera che possa arrivare il giorno in cui quei due potranno rivelarsi nelle loro vere personalità e lasciare che anche il loro amore assorba la luce del sole.
Forse, un giorno. Ma non oggi.




2° posto: Lady Lynx
- Grammatica e lessico: 10/10
Non ho trovato davvero nessun errore, niente che non mi convincesse durante la lettura, e ti ho assegnato senza alcun problema il punteggio massimo. Avrei solo scelto qualche sinonimo al posto di alcuni termini che hai utilizzato (come ad esempio "stipato" che non mi ha molto convinta) e modificato la parola "suspence" che scritta così è sbagliato, dato che si scrive suspense. Ma non potevo toglierti nulla per queste minuzie!
- Stile e forma: 10/10
Anche su questo niente da dire, Lady. Davvero fluido, scorrevole, persino quando si passa bruscamente da un PoV ad un altro. Sul serio, come hai fatto? Non ho potuto non assegnarti il massimo, sul serio. Complimenti!
- Originalità: 10/10
Sibilla che azzecca qualcosa? Diamine, questo si che è originale! XD perdona il mio umorismo basso, ma morivo dalla voglia di dirlo! Considerazioni sciocche a parte, questa storia è originale eccome! A partire dall'idea della "convocazione notturna" a finire a quella del lavorare entrambi ad una pozione. Sibilla e pozioni? Sembra un connubio male assortito, eppure qualcosa ne esce fuori, qualcosa che riuscirà improvvisamente a far fare a Dumbledore sonni tranquilli. E non è una pozione, affatto. Sei stata davvero bravissima!
- Caratterizzazione personaggi: 7,5/10
Sibilla, è lei il vero nocciolo della questione. Una donna che finge, che indossa una maschera? Uno strato spesso di scaltrezza dietro quell'aspetto così estraniato dal mondo? E' un grosso azzardo, considerando i libri della Rowling, ma devo dire che qualche elemento potrebbe farlo supporre. Non è l'idea che ho di lei, ma è un'opzione che può benissimo rientrare nelle possibilità. D'altronde cosa sappiamo davvero di lei? Una furbizia di fondo potrebbe essere più che plausibile.
Anche Severus - un bel coraggio inserirlo in un contest con una giudice snarrysta! - è abbastanza IC, se non fosse per la sua frase finale che è davvero poco da lui. Non confesserebbe su due piedi di essere attratto da una persona se non avesse la certezza che, esponendosi, non rischierebbe un rifiuto: è più chiuso e calcolatore rispetto al personaggio che hai tratteggiato, e devo dire che di questo il giudizio ne risente molto. Avresti dovuto, forse, rendere diversamente la sua confessione finale, magari facendogliela mascherare con un insulto o rendendo il suo discorso fraintendibile. E' un peccato perché per tutto il resto della storia è tratteggiato bene. Mi permetti una bella sghignazzata per Albus? E' più IC di quanto si pensi nella sua stravaganza che, solo alla fine, si scopre avere uno scopo. Ah, ci ho davvero riso moltissimo!
- Giudizio personale: 14/15
Mi è piaciuta davvero tanto questa storia, e credo si possa vedere dai bellissimi voti che hai ricevuto. Non avevo mai pensato al pairing ma devo ammettere che, reso così, sembra sinceramente avere un suo perché. Promette bene, insomma, e credo che correrò a leggere la long da cui è tratta quella profezia per poter apprezzare ancora meglio questa one-shot. Davvero brava Lady, mi hai proprio presa!
- Totale: 51/55
  
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