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Autore: ErisElly    04/01/2012    1 recensioni
Questa storia è nata dopo aver visto "Il viaggio del veliero". Vi siete mai chiesti se la storia fosse andata diversamente, se non fosse la fine ma un altro capitolo? Bhè io sì.
Ho sognato molto una nuova storia, un nuovo modo di far andare le cose, qualcosa di diverso dalla trama originale. Quindi se avete voglia di leggere qualcosa di nuovo, io sono qui apposta. Un avviso: La storia inizia un anno dopo che i quattro Pevensie sono ritornati in Ighilterra. Anche se la storia procede sui passi del film, ci saranno anche dei colpi di scena presi dai libri. Ah un' ultima cosa, ve l'ho detto che ci sarà un nuovo personaggio? Leggete, recensite e DIVERTITEVI.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Peter Pevensie
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Alloooora rieccomi qua! Sì lo so, sono una persona orrenda, non aggiorno niente da un sacco di tempo... ma ho le miei buon scusanti: prima ci staccano la corrente per una settimana, poi vengono le vacanze e con loro mio cugino di 6 anni... è un terremoto, non mi fa respirare sei secondi, figuriamoci scrivere! Ma ora dopo tante insidie ho finito il nuovo capitolo. Ahhh era ora, mi seccava lasciare la storia tagliata per così tanto tempo... (approposito di storie tagliate, qualcuno di voi ha letto Inhertance? Se sì, il finale non vi è sembrato tagliato (?) ) Vabbè sto divulgando troppo... gia già :) Allora senza andare oltre vi mando un salutone e ENJOY!
 
 
 
"Finalmente" pensai appena vidi la porta di quercia della mia camera. Era stata una giornata lunga e noiosa quella al palazzo di Thelmar, come d'altronde lo erano da un pò. Era passata una settimana da quando arrivai a Narnia per incontrare il Re Caspian, e non era successo niente di minimamente emozionante per cui valeva la pena scomodarsi. Pensai che trasferirmi momentaneamente lì non era stata una grande idea dopotutto, a casa mia, a Ilinea, c'erano sicuramente molte altre questioni urgenti che richiedevano la mia presenza. Non che avessi abbandonato il mio popolo alla mercè di quelle orrende bestie che da un pò popolavano la mia terra, no; non l'avrei mai abbandonato per nessuna ragione al mondo. Era stato lui il Granduca Valier ad insistere che dovessi partire verso Narnia per incontrare il Grande Aslan.
Ormai giunta davanti alla mia porta, afferrai la maniglia e tirai: la stanza era immersa nel buio sussurai "Glael" ed una piccola sfera luminosa apparve davanti a me, rischiarendo la stanza con la sua fievole luce. Sorrisi tra me e me, un'altro svantaggio di stare lì era che non potevo usare  miei poteri davanti ai comuni uomini; che io sapessi c'era stata solo una strega in quelle terre e gli abitanti non ne avevano proprio un bel ricordo, la chiamavano la Strega Bianca. Era una qualità (se così vogliamo chiamarla) degli abitanti di questa terra ricordare senza logica. Il loro ricordo più vivido della straga era quello di una regina delle nevi, assetata di potere e di morte, ed io ne ero sicura, che se mi fossi mostrata per quel che ero veramente, le chacchiere della gente mi avrebbero subito nominata "strega" al dispreggiativo. Non potevo certo permettermi di perdere tempo prezioso per sfasare quei pettegolezzi. Stavo cercando di sembrare più normale possibile, ma non ci stavo riuscendo al massimo...
Già correvano voci sul mio conto e sulla mia bellezza fuori dal comune, figuriamoci se si fosse scoperto che sapevo usare la magia. In quanto alla bellezza però ci avevano azzeccato: Era una delle caratteristiche del mio popolo, una bellezza fuori dal comune. In fin dei conti ogni popolo aveva le proprie caratteristiche che lo distinguevano da un'altro: I gnomi erano bassi e tozzi, gli umani abbastanza stupidi, i centauri erano ibridi, le sirene anche... insomma potrei continuare all'infnito. Il mio popolo non era esattamente umano, sì avevamo la forma fisica degli umani, ma non eravamo come loro, i nostri orrizzonti erano più ampi, come daltronde la nostra sapienza.
Invece di girovagare per la stanza come una sonnambula, decisi di sfoggiare alcune delle mie capacità almeno per un pò. Iniziai a mormorare parole sottovoce e subito quello che volevo creare, iniziò a formarsi nei palmi delle mie mani e quando riaprii gli occhi la proiezione che avevo pensato nella mia mente, giaceva reale nelle mie mani: Una sfera d'acqua. Mormorai altre parole e la sfera iniziò a fluttuare nell'aria seguendo il movimento del mio dito, perfino quella, che era una magia da principianti e del tutto innocente, agli occhi degli umani poteva sembrare pericolosa. Non capivano che non era niente di temibile, l'acqua della sfera non l'avevo creata dal nulla, l'avevo solo presa dal bicchiere sul tavolo e l'avevo plasmata, con l'aiuto dell'energia e dell'antica lingua, nell'immagine che volevo prendesse. Come detto, niente di nocivo, ma gli umani non capivano, non capivano mai.
Ero stanca e decisi di fermare l'incantesimo, mi spogliai e mi infilai la vestaglia, andai sul letto e mi sdraiai. Dovevo dormire se volevo essere in forma domattina, ma  i mie occhi di chiudersi non ne volevano proprio sapere, così feci quello che facevo quando mi annoiavo e non riuscivo a prendere sonno: Chiusi gli occhi e una ninnananna uscì fievole dalle mie labbra. Quella canzone me l'aveva imparata mia madre molto tempo fa, quando ero ancora una bambina in fasce. Raccontava del giorno che calava e faceva posto alla sera, della luna che si sentiva sola e creava intorno a se le stelle, sue sorelle; raccontava dell'Incanto del buio che cela tutto col suo manto scuro e copre ogni cosa, ogni dove; racconta di come l'Incanto rapisce ogni suono e insidia nelle menti delle creature il sonno. 
Sin da piccola quella ninnananna mi affascinava sempre, non era un vero incantesimo era solo una storia, che richiamava con l'aiuto delle parole e della musica un fatto reale: quello della notte. Così ormai stanca e assonnata chiusi gli occhi, e con la ninnananna ancora nelle orecchie a farmi da balia, mi addormentai.
Mi svegliai grazie ad un raggio di sole che era entrato dalla finestra, al contrario di molti io odiavo essere svegliata dalla luce, mi accecava e non riuscivo a riprendermi immediatamente dal sonno, così mi toccava starmene lì sdraiata, aspettando che i miei occhi si abituassero alla luce abbagliante del giorno. Dopo un pò mi alzai ormai conscia e andai verso l'armadio, lo aprii e presi un abito semplice color ametista. Il taglio era semplice lungo fino alle caviglie, le maniche a tre quarti, arrivavano al gomito dove c'era un piccolo pizzo viola; lo scollo era quadrato ornato con dei ricami argento e porpora; il corpetto era a motivi floreali, anch'essi di filo di porpora. Decisi per delle ballerine color ametista con un piccolo tacchetto e legai i capelli in una crocchia laterale, lasciando qualche ricciolo ribelle a sfiorarmi la pelle; presi una collana con una piccola ametista per ciondolo e mi guardai allo specchio. Ero vestita molto semplice, ma l'effetto era lo stesso esilerante; al contrario di molte ragazze non avevo problemi con il mio corpo, ma ultimamente litigavo spesso con la mia pelle diafana. Dalle mie parti era normale avercela, ma lì mi sentivo in soggezione, era evidente il fatto che non appartenevo a quella razza. Decisi di non mettere la corona, non volevo essere ancora di più riconoscibile, ma sapevo che non era la corona il problema. 
Andai alla finestra e guardai che tempo faceva: Il sole era alto nel cielo, ma l'aria era bella frizzante, il cielo era azzurro intenso, neanche una nuvola. Adai alla porta, decidendo di andare a fare colazione, ma appena la aprii mi resi conto che il castello era ancora silenzioso, in effetti non doveva essere tardi ma neanche presto! Quegli umani si svegliavano sempre a mattina inoltrata. Ma invece di tornarmene in camera, decisi di sfruttare quel silenzio e quella quiete, per andare in biblioteca per leggere un buon libro in santa pace. Così mi diressi di buon passo verso la biblioteca, mentre camminavo pensavo e ringraziai gli déi per il mio ottimo senso dell'orientamento. Per questo mi concessi di far vagare la mente lontano dal mio corpo, la lasciai libera, libera di viaggiare dove voleva... fu così che i miei pensieri mi portarono a mia sorella Liz a casa, lontana miglia da me. 
Lei era l'unico membro della mia famiglia verso cui provavo un forte sentimento di protezione nei suoi confronti, non era piccola e indifesa, tutt'altro! Per i suoi dodici anni era sveglia e con la mente vigile e arguta che pochi adulti potevano vantarsi di avere. Non mi assomigliava molto, anche se la gente ci diceva che potevamo essere benissimo gemelle: Lei aveva i capelli neri come i miei, ma lunghi e lisci fino alle spalle con la frangetta messa dal lato sinistro, e al contrario di me li teneva sempre sciolti. Gli occhi erano verdi e non celesti ghiaccio come i miei, ma lo sguardo era lo stesso; il naso lo aveva più piccino con una dolce piega all'insù, le guance erano sempre rosee e non come le mie, pallide; la bocca a forma di cuore era sottile e rossa sangue. Per la sua età era abbastanza alta e snella, era agile, svelta e silenziosa nei movimenti. Nel complesso una bambina graziosa.
Ed in effetti nel fisico un pò ci somigliavamo, ma lei caratteralmente era il mio opposto: Calma, tranquilla, ubbidiente, rispettosa delle regole, amabile, dolce, generosa, solare e regalava larghi sorrisi a trentadue denti a tutti. Io ero troppo irrascibile, lunatica, scontrosa, impaziente, ribelle e non sorridevo quasi mai. Nonostante tutto eravamo entrambe dotate di poteri e di una bella dose di determinazione e intelligenza, ed era questo che ci faceva andare tanto d'accordo.
Come avevo previsto anche se la mia mente e i miei pensieri erano rivolti a Liz, mi trovai davanti alla porta della biblioteca, ma la porta era socchiusa, strano; ieri sera mi ricordavo perfettamente di averla chiusa... Afferrai la maniglia e aprii la porta, seduto su una poltrona di pelle verde c'era il maschio minore dei Pevensie.
Se non erro doveva chiamarsi Edmund o qualcosa del genere, ma non ne ero sicura.
Lui si accorse che lo stavo fissando e accennando ad un sorriso disse: << Buongiorno, Elizabeth. >> Lo salutai anche io timidamente e senza altri scambi di parole o altro, presi il primo libro che avevo sottomano e sedendomi sul divano iniziai a leggere.
Il libro che avevo scelto si intitolava "I roghi delle streghe", disgustata lo posai immediatamente e ne scelsi un altro, i titoli erano tutti abbastanza allettanti ma ne cercavo uno in particolare, lo avevo visto qualche giorno fa, così scorrevo con il dito per trovare quello che volevo. Oltrepassai libri con titoli tipo"L'età d'oro, Parole e lettere, Un nuovo inizio, La mente, Vecchi incubi ecc..." Finalmente trovai quello giusto, era un tomo molto antico e delicato, lo presi e con un soffio levai la polvere che si era depositata sulla copertina, adesso si poteva intravedere una rilegatura in cuoio rosso, e un titolo scritto a caratteri eleganti dorati che diceva: "L'origine dei mondi, tra realtà e leggenda". 
Quel libro mi rapì subito, fin dalle prime pagine e leggevo con talmente tanta avidità e curiosità che non mi accorgevo dello scorrere del tempo; mi resi conto dell'effettiva ora, quando la porta si aprì ed entrò il Re Peter. Ad essere sincera non mi accorsi di lui se non quando arrivò davanti a noi (a me e a Edmund) con un vassoio di biscotti e thè. Guardai allarmata la finestra il sole era alto nel cielo, e si sentiva il vociare del castello ormai sveglio. Fantastico! Avevo perso la cognizione del tempo e avevo saltato la colazione, solo ora infatti sentii la morsa del mio stomaco che si lamentava per la fame. Guardai con avidità il vassoio pieno di leccornie, il Re Peter lo aveva posato al centro del tavolo e disse: << Vi ho portato la colazione, sapete non vi avevamo visto a tavola e allora pensavamo che stavate qua dentro, bhè se avete fame la colazione è servita. >> Rimasi a bocca aperta, non aveva pensato solo al fratello ma anche a me, wow è proprio vero che non passavo inosservata... neanche mi conosceva che aveva portato la colazione sia a suo fratello che a me. Solo allora infatt mi accorsi che c'erano due tazze di thè, presi coraggio e gli chiesi: << Se posso permettermi, come avete fatto a sapere che eravamo quà? >> Lui sorrise, mostrando i suoi denti bianchi e alzando le spalle mi rispose: << Infatti non lo sapevo, ma conoscendo Ed sapevo che era qua, è stato un colpo di fortuna trovarvi entrambi nello stesso posto. Mi avete evitato di fare il giro del palazzo con il vassoio pieno. >> Sorrisi alle sue parole, era simpatico, davvero. << Quindi Elizabeth avete fatto conoscenza con mio fratello Edmund. >>
Posai la tazza di thè e risposi: << In verità no, sono entrata che già leggeva e non volevo disturbarlo. >>
<< Scusate Elizabeth se non mi sono presentato, ma ero troppo preso dal libro, perdonatemi. >> Si scusò il ragazzo, sì mi ricordavo bene si chiamava Edmund.
<< Ma figuratevi, eravamo in due allora ad essere presi dalla lettura. >> Risposi.
<< Bhè adesso ci siamo conosciuti meglio, che di ieri sera, non trovate? >> Mi disse Peter sempre raggiante, non so perchè ma stranamente mi stava già simpatico.
<< Già, è una fortuna. >> Risposi. Peter si sedette accanto al fratello e ci lasciò fare colazione. Era uno strano ragazzo, di solito la gente mi aggirava e preferiva non rivolgermi parola, quasi mi teneva a distanza, come fossi un estraneo.
Con la coda dell'occhi vidi che più di una volta Peter aprì la bocca come per dire qualcosa ma poi la richiudeva subito. Solo quando avemmo finito la colazione entrambi che ci disse in tono autoritario: << Prima è venuto Aslan e ci ha detto che vuole vederci a tutti, dopo pranzo allo scoccare delle tre nella Sala del trono, è stato molto chiaro sul fatto che non giustificava eventuali ritardi o assenze, ha detto che era questione di vita o di morte. >> Poi addolcendo il tono si rivolse a me e mi chiese: << Io con i miei fratelli e sorelle volevamo fare una galoppata lungo il fiume, prima di pranzo, volete venire? >> Anche se mi stava simpatico decisi di prendere le distanze da quel giovane, era troppo sicuro di sè, così risposi: << Grazie, ma no. Ho altri impegni che non posso rimandare. >> Era una bugia bella e buona, non avevo nulla da fare ma non volevo andare e mi serviva una scusa, lui smise di sorridere e mi rispose: 
<< Come volete, è stato un onore conoscervi meglio, spero di vederci a pranzo. >>
<< Ma certamente. >> Risposi.
I due fratelli si alzarono e salutandomi uscirono dalla porta.
Rimasta sola, posai il libro e mi venne un'idea: presi carta e calamaio e appoggiandomi al tavolo scrissi una lettera alla persona che mi importava n questo momento.
 
" Cara Liz,
come stai? E' passata solo una settimana e già sento la nostalgia di casa.
 Là come va? Valier si comporta bene? Lo so che sei troppo piccola per prendere il mio posto di regina, ma stà attenta che mamma non si stanchi troppo; non le fanno bene le preoccupazioni in questo periodo, confido in te e nel tuo buon senso.
Ti sto scrivendo per dirti che va tutto bene qua e che la vita procede monotona, là gli attacchi sono dminuiti? I maghi hanno rafforzato i confini magici? 
Scusa se ti faccio queste domande gravose, ma ho paura. Lo sai che ogni volta che mi allontano succede sempre qualche spiacevole imprevvisto.
Te però continua a studiare, soprattutto magia, lo sai che è la cosa più fondamentale per te, come per chiunque.
Non scorraggiarti se ti dico che Aslan non ci ha detto ancora niente, ma ieri sono venuti i Pevensie, sono come ce li immagginavamo... 
Sono una sciocca sto rassicurando te, quando quella nervosa sono io. 
Detesto non sapere niente e soprattutto non sapere a cosa stiamo andando in contro. Non so se ti rivedrò prima che succeda quel che succeda, ma sappi che hai la mia benedizione e il mio affetto qualunque cosa accada. 
Sappi che se ti mancherò saprai dove trovarmi e se avrai bisogno di aiuto saprai a chi chiedere (approposito se vuoi sapere a chi rivolgere la tua fiducia io opterei per Angelica, sarà anche strana e misteriosa ma di lei ci si può fidare) e ora ciao, mia adorata sorella.
Mi manchi già tanto, 
ogni secondo che passa, abbi cura di te e della mamma, ci conto principessa.
Atra esternì ono thelduin, Liz. 
(Che la fortuna ti assista, Liz)
Tua sorella Elzabeth. "
 
 
 
 
 
SPAZIO ALL'AUTRICE.
Allora come vi è sembrato?? Corto? Lungo? Giusto? Susususu fatevi sentire!!! sinceramnet questo capitolo lo volevo fare un pò più lungo, ma prima ci tenevo ad introdurre lei il nuovo personaggio-----> Elizabeth!
Questo capitolo è solo l'inizio della storia di questa ragazza, se qualcosa l'ho lasciata incompleta è perchè verrà spiegata in seguito statene certi :)
Forse non tutti si saranno accorti che alla fine della lettera ho usato la frase "Atra esternì ono thelduin" che è palesemete copiata da Eragon, il fatto è che mi serve un'antica lingua da usare e non sapendone inventare nessuna userò quella.
Ora vi lascio, voglio sentre le vostre opinioni ci conto!
 
  
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