Fanfic su artisti musicali > Tokio Hotel
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Autore: MelsAlien    04/01/2012    0 recensioni
Lei.
La mia piccola sorellina quattordicenne, che ho sempre adorato e amato.
Tom, il mio fratello gemello, nonchè migliore amico.
Semplicemente loro. La mia vita.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Dreams. [Kamilla]

Avete mai sognato qualcosa di tremendamente bello, tanto da non volervi più svegliare?
Sperando di rimanere bloccati in quel sogno, senza più vedere la realtà e quello che vi circonda?
Se è così, allora sapete quello che provo io.
Mi sento come rinchiusa in una bolla di cristallo, fuori dal mondo.
E sento che nessuno mi capisce.
Mi potranno dare della depressa, diranno che è solo una fase.
ma questa non può essere una fase.
Sin da piccola odiavo essere come tutte le bambine della mia età.
Loro adoravano il rosa, adoravano andare in giro vestite di rosa, con disegnini di Hello Kitty.
Io no. Io amavo giocare con le Barbie, è vero. Ma a modo mio.
invece di sognare una vita con Ken, mi piaceva rompere le mie bambole.
Amavo più di ogni altra cosa giocare con i miei fratelli.
E soprattutto con Tom.
E per "giocare" intendo tipo un "nascondino".
La differenza era che, io "rubavo"  qualcosa dalla camera di Tom, all'inizio erano cose piccole, banali.
Quando ebbi 8 anni però , iniziai a nascondergli le chitarre.
E questo lo faceva infuriare.
E molto.
Erano passati un po' di mesi dall'invenzione di questo mio gioco, e Tom, ormai si era arreso.
Continuava a ribattere, chiedendomi perché non prendessi le cose di Bill.
Ma a me non piaceva fare scherzi a lui.
Con Tom giocavo e invece con Bill, beh, per la maggior parte delle volte andavo da Bill quando mi sentivo sola, o quando volevo essere coccolata.
Ritornando al gioco, io e Tom  ( beh,in effetti più io che Tom), amavamo questo gioco.
Era un modo per passare il tempo.
Ma dopo una certa età, lui non voleva più alzarsi dal letto, o comunque, non voleva più giocare.
Capì, che i miei fratelli non erano più "bambini" come li chiamavo io.
Capì che erano diventati grandi.
Loro iniziarono a fare viaggi in tutta Europa, e anche fuori dal continente, e io rimanevo a casa, senza qualcosa da fare.
Certe volte, stavo davanti alla televisione per ore, facendo a finta che mi interessasse qualcosa.
Oppure, andavo in camera dei miei fratelli, immaginandoli vicino a me.
ma purtroppo loro non c'erano.


  
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