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Autore: alwaysabelieber    04/01/2012    1 recensioni
Grazie ad un'iniziativa scolastica, una tredicenne Italiana avrà la possibilità di ospitare, in casa sua, un coetaneo Americano. Un miscuglio di nazioni, cultura, e modi di fare. Il racconto di una grande amicizia destinata a diventare storia di un grande amore. Tutto deve, però, svolgersi in un solo mese. Quanti sogni possono realizzarsi in 31 giorni? E soprattutto, ne saranno davvero 31, o i due otterranno altre possibilità?
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A darmi il buongiorno il mattino seguente, nel cielo limpido c'era un sole invernale, che penetrava nella stanza, debole ma abbastanza intenso da trasmettermi il calore necessario, fu una buona mossa, quella della sera precedente, di lasciare le tendine della finestra aperte, perché fu quella chiazza gialla in quell'infinito cielo blu a darmi la forza per alzarmi. 
Tuttavia, dovette suonare tre o, addirittura quattro volte, prima che mi accorgessi della presenza della sveglia, che annunciava ormai le sette. Il presto orario mi permise di lavarmi e vestirmi con molta tranquillità, erano infatti le sette e mezza quando, messa la cartella sulle spalle, che quel giorno contava davvero pochi libri, scesi le scale e sprofondai con un tonfo in cucina. La tavola della colazione era pronta, ed il mio posto offriva spazio ad un bicchiere di latte, biscotti, cereali e con mia grande sorpresa un abbondante piatto farcito di frittelle. Fu quella squisita vista, che mi trattenne fino alle otto meno un quarto al tavolo della cucina. Salutai poi mia madre, presi ancora una frittella e le feci un sorriso grande dall'orecchio destro a quello sinistro. Aprì la porta e quasi con la stessa velocità la chiusi alle mie spalle, attenta a non fare troppo rumore. 
Fu tanto bello quanto incredibile: il bus che dovevo prendere, aveva appena frenato alla sua rispettiva fermata, non era mai successo prima d'ora e pensai, mentre infilavo le cuffie nelle orecchie e raggiungevo il posto vuoto, che sembrava stesse aspettando solo me che lo occupassi, che il mondo capiva e sosteneva la mia eccitazione e la mia felicità, perché quella giornata non poteva presentarsi meglio di così, e sperai, in cuor mio, che finisse altrettanto bene. Fu a ritmo di una dolce melodia che percorsi tutto il tragitto, assente da tutto e tutti. Ritornai al mondo reale solo quando sentì qualcuno venirmi addosso, era una vecchietta dal viso tondo e capelli grigiastri.
-Scusa tesoro, mi faresti sedere?- aveva una faccia sfinita, non esitai neanche un secondo prima di alzarmi, con il sorriso stampato in volto.
-Oh, certo. Prego, lasci che le dia una mano - le afferrai il braccio e l'aiutai a sedersi. Non mi rispose, mi accennò un sorriso e strizzò l'occhio, dal suo gesto ne uscì un occhiolino non ben riuscito. 
Comunque, ero arrivata. 
-Ehm, io scendo, arrivederci signora. - le sorrisi in quella che mi sembrò la centesima volta.
-Ciao, ciao cara. - 

Non appena scesi, tra la folla riconobbi il volto familiare della mia migliore amica, che mi aspettava all'ingresso dell'edificio. La raggiunsi a passo svelto e le stampai un doppio bacio su entrambe le guance. 
-Ciao Vale, questo modulo, chissà cosa…- non mi fece continuare, e la sua voce subito prese a sovrastare la mia.
-Calmati Ale- mi pizzicò la guancia, ridendo. -E' solo un modulo, e poi ci sediamo vicine, sarà semplicissimo. 
Ero calma prima di arrivare e potrei giurare di aver sentito qualcosa muoversi nel mio stomaco quando la campanella suonò. Venni immediatamente sovrastata da una folla di ragazzi e ragazze, e mi feci largo a spallate per aggrapparmi allo zaino di Valentina. Raggiungemmo l'aula, metà classe era già all'interno e la prof. di inglese era seduta alla sua cattedra. Me ne accorsi solo quando mi girai per salutare il mio migliore amico, seduto all'ultima fila, che sui banchi erano sistemati dei moduli spillati. Strinsi forte la mano di Vale, forse troppo perché lei diede in un breve urlo isterico. Risi e poi le chiesi scusa. 
Ci sedemmo, attaccate come cozze, e infine, quando anche l'ultimo ritardatario prese posto, la prof. si rivolse a noi. 
-Il vostro rappresentante di classe mi ha comunicato, con mia grande felicità, le adesioni della maggior parte della classe. Ora, quindi, tutti coloro che hanno aderito dovranno compilare il proprio modulo. E' importante che voi lo facciate per due buone ragioni, che capirete soltanto quando lo compilerete. Non vi consultate con il vostro compagno di banco, non ce ne sarà bisogno, scrivete la verità, perché dopo questa andrà a vostro favore.
Io annuì, e così fece il resto della classe. Presi la penna e osservai per bene ciò che avevo davanti. Era un test, di ben quattro pagine. Lo lessi prima velocemente tutto, poi presi la penna e iniziai a riempire gli spazi vuoti.

Nome: Alessandra 
Nata/o a: Napoli. Il: 4 dicembre 1996.
Capacità linguistiche: me la cavo nel parlare l'inglese, un pò meno con lo spagnolo ed il francese.
Il test continuava con altre informazioni generiche, ma l'ultima pagina occupava uno spazio non poco personale, fu lì che iniziai a bloccarmi, e premisi che quella fosse la parte più difficile, quella che mi aspettavo.

Interessi: ho una grande passione per la musica e per il canto, che studio da ben otto anni. Mi interessa tutto ciò che le riguarda e gli strumenti che servono per comporla, in particolare la chitarra ed il piano, per cui possiedo buone doti.

Passioni: può sembrare strano detto da una ragazza, ma amo il calcio. Mi interessa anche il basket, e la break dance.

Cantante preferito: Non ne ho uno in particolare, ascolto tutti i generi musicali e non credo che nella mia vita riuscirà mai ad esserci un preferito tra tutti i meravigliosi cantanti che il mondo della musica ci sforna giorno per giorno. 

L'ultima informazione diceva:
Il gemellato che arriverà, dev'essere.
1.maschio.
2.femmina.

Guardai sul foglio di Valentina, lei aveva messo una 'x' sulla seconda opzione, io scelsi di fare il contrario e la misi sulla prima. Un ragazzo americano, uno di quelli che avevo sempre sognato. Lo ricontrollai più di una volta prima di consegnarlo alla professoressa, ed ogni volta ero più sicura di aver scritto le cose per bene. Osservai i miei compagni consegnare i moduli, mentre di tanto in tanto sbirciavo quello di Vale. 
Ci sarebbe arrivato un gemellato completamente diverso, ne ero certa, io e lei avevamo sempre avuto interessi diversi, in tutti i sensi. Le tre ore successive sembrarono passare in un batter d'occhio, e nello stesso tempo mi ritrovai ad aprire la porta di casa. Raccontai tutto alla mamma, poi corsi in camera e feci visita al mio letto, rimurginando a tutto quello che era successo. Chiusi gli occhi e caddi in un sonno profondo in cui riuscii a sognare il mio Americano, alto, capelli castani ed occhi verdi, simpatico, sorridente, un gran figone...

  
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