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Autore: Geisha    04/01/2012    3 recensioni
Dal capitolo 12:
Un cenno... Un solo, misero cenno e lei si sarebbe allontanata, avrebbe sciolto quell'abbraccio tenue che gli stava facendo perdere ogni inibizione, sarebbe ritornata distante e inavvicinabile. L'avrebbe persa ancora... Il panico aumentò e tremando si ritrovò a stringere i suoi fianchi.
-Chyo-chan- il suo naso sfiorò quello di lei e a quella distanza minima, poteva avvertire il suo respiro regolare e che sapeva di sake -Non sei patetica, non lo sei mai stata.-
Non seppe per quanto rimasero immobili a fissarsi e perfino il pensiero di dover avvisare Shinpachi e Kagura del ritardo sfumò nel dimenticatoio. La voleva, del resto non gliene fregava granché...
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gintoki Sakata, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Disclaimer: I personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Hideaki Sorachi; questa storia non è scritta a scopo di lucro.

 

Why can't we be friends?

 

Quando Chyo volse il capo verso la propria camera da letto, grande quanto una scatola di sardine, uno sbuffo sonoro uscì dalle labbra color ciliegia. Da una parte giacevano vestiti stropicciati e che probabilmente avrebbe dovuto stirare -o più semplicemente li avrebbe infilati nell'armadio alla rinfusa- e dall'altra, unico angolo immacolato e ancora scampato alla sua furia caotica, il futon azzurro con fiori blu. Fantastico... Ci avrebbe impiegato almeno tre ore per riordinare e far ritornare la camera da letto una camera da letto. Oltretutto, non c'era spazio per dormire con tutto quel disordine!

Da quando era senza lavoro, trascorreva la maggior parte del tempo a poltrire crogiolandosi nell'autocommiserazione, ma alla ventesima vaschetta di gelato aveva deciso di riprendere in mano la propria vita o almeno quello schifo che le era rimasto. Così aveva pensato bene di uscire a prendere una boccata d'aria fresca, ma a quanto pareva i vestiti buoni si erano dati alla fuga...

-Hai fatto una guerra contro il letto?-

Volse lo sguardo stanco verso Katsura, squadrandolo da capo a piedi.

-Chi ti ha fatto entrare?!-

-La porta era aperta- le fece notare con calma, guardandosi attorno con malcelato disgusto -Già che c'ero, mi sono permesso di mettere su il the- aggiunse pratico, come se il padrone di casa fosse stato lui. Chyoko imprecò a mezza voce, ma Katsura le puntò l'indice contro -Tu entri nel mio nascondiglio solo per rubarmi gli elastici per capelli!- sentendosi punta sul vivo, la ragazza arricciò le labbra e decise di non replicare. Tanto Katsura aveva sempre ragione!

Più il tempo passava, più Zura cominciava a sentirsi ignorato, probabilmente, perché dopo aver tossicchiato un paio di volte, le sue parole giunsero cariche di isteria: -Si può sapere cosa stai facendo?!-

-Cerco un vestito pulito, non vedi?- si voltò, mettendo in mostra un kimono sgualcito e logoro di un azzurro opaco -Come ti sembra?-

-L'hai rubato a tua nonna?-

-Ma cosa vuoi saperne, tu?! Ti vesti come un bonzo da quattro soldi!- alzò le braccia la cielo, lasciandosi poi cadere a terra. La maggior parte degli abiti erano stati ridati all'Atomic Wango e se Wang era stato così magnanimo dal lasciarle l'alloggio per almeno un altro mese, lo stesso non si era potuto dire del vestiario. Ed eccola lì, con indosso un kimono sporco in più punti e che sapeva di naftalina -Comunque, cosa ci fai qui?- ripeté giocherellando con la frangetta, riposandosi un momento.

-Volevo vedere come stavi- replicò l'amico mettendo piede nel campo di battaglia guardandosi attorno alla ricerca di un posto libero in cui sedersi; ardua impresa -E direi che te la passi piuttosto male.- constatò con una smorfia di disgusto.

Chyoko ridacchiò -Il casino di questa stanza non è nemmeno paragonabile al caos della mia vita!- aggiunse per nulla amareggiata, ormai abituata a dover affrontare una marea di ostacoli senza aver risolto neppure un problema. Solo, perché Katsura piombava sempre nei momenti meno opportuni?

-C'entra il licenziamento?-

-Il lavoro perso, lo sfratto imminente...- “Gintoki” pensò mentre un sorriso nostalgico si dipinse sulle labbra carnose -Peggio di così non potrebbe andare. Non mi stupirei se venisse a chiedermi dello zucchero Takasugi- si mise a ridere della propria, sciocca battuta e volgendo lo sguardo verso l'amico, si rese conto di quanto a disagio sembrasse mentre la fissava con le sopracciglia aggrottate -Zura, stavo scherzando!-

-Il mio nome è Katsura, non Zura!- le scagliò un kimono floreale, facendola sghignazzare divertita.

-Avevi una faccia. Cos'è, hai visto Shin-chan questa mattina?-

-Ma che ti salta in mente?- volse il viso da un'altra parte, tossicchiando un paio di volte prima di tornare a guardarla con curiosità -Perché non chiedi aiuto a Gintoki a trovare lavoro? Fa il tuttofare, magari--

-Oggi sei in vena di stronzate?- domandò con leggiadra finezza, facendogli comparire l'ennesima espressione di disgusto -Quello non riesce a trovare un lavoro per sé, figurati per gli altri!-

-Ma lui ha un lavoro!-

-Sì, un'agenzia tuttofare che non fa niente!- lo corresse con perfidia -La maggior parte delle volte combina casini insieme a quei due santi che trascorrono le giornate con lui.-

-Lo sai che se continui di questo passo, l'acido che hai in corpo corroderà la tua anima già corrotta, oltre a farti restare zitella?-

Chyoko lo guardò di sbieco -Mia madre diceva sempre: meglio sole che da Gintoki Sakata accompagnate.-

-Tua madre non ha mai detto nulla del genere!-

-Già, ma se fosse viva lo direbbe- si grattò la nuca, poi si alzò in piedi e si guardò attorno -Senti, Zura, non mi va di parlarne. E poi devo trovare un vestito pulito!- l'amico roteò gli occhi ma non replicò, limitandosi ad appoggiarsi allo stipite mentre la guardava indaffarata nella sua ricerca.

-Ma perché, vai alla festa?

-Quale festa?-

-Ok, ti ci porto io alla festa.-

-Quale festa?!- strillò confusa, non capendo di cosa stesse parlando l'amico. Non aveva tempo da perdere in bagordi, lei!

Zura si massaggiò un orecchio -Quella che ci sarà questa sera in paese.-

-Io non voglio andare a nessuna festa! Non so se te ne sei reso conto, ma sono senza lavoro, senza soldi e mancano due settimane allo scadere della grazia concessami da Wang!- istericamente calciò una pila di kimono, sbuffando come una teiera mentre Zura scuoteva placido la testa.

-Ancora non hai trovato nulla? Cos'hai fatto in questa settimana?!- la rimproverò con durezza, portando le mani nelle larghe maniche del kimono. Chyo indietreggiò nel sentirsi osservata da quello sguardo assassino. Le ricordò la madre che la aspettava al varco quando, da piccola, tornava a casa con i kimono sporchi perché aveva giocato a fare la guerra con i tre amichetti.

-Sono andata ad un paio di colloqui, ma non sono andati granché bene- bisbigliò imbarazzata, rammentando i disastri combinati nei due bar in cui aveva messo piede -E comunque non accetto critiche da te! Nemmeno tu hai un lavoro!-

-Io sono il capo dei Joui.- replicò con superbia, chiudendo gli occhi per darsi un tono.

Chyo, d'altro canto, sollevò un sopracciglio con scetticismo -Essere il capo di un gruppo di terroristi non è un lavoro. E nemmeno costruire bombe, a meno che tu non sia un minatore.-

-Noi non siamo un gruppo di terroristi!- sibilò irato, per poi sospirare come se dovesse confessare un tremendo segreto -In realtà ho bisogno di una copertura, per la festa intendo. Ci sarà lo Shogun e vorrei--

-Scordatelo! Non sarò la tua amante per una sera! E non intendo essere arrestata per aver cercato di far saltare in aria lo Shogun!- mise le mani avanti, cercando di non lasciarsi convincere dai suoi occhi seri seri.

-Ma, Chyo-chan, non intendo ucciderlo!-

-Vuoi andare lì a stringergli la mano e parlare della pace nel Mondo?- lo apostrofò ironica, ignorando le sue lamentele e le sue scenate da donnina isterica. Quando Katsura ci si metteva, sapeva essere davvero insistente ed esasperante!

-Volevo solo svagarmi un po'- borbottò l'amico -E poi, ci penserà già qualcun altro a farlo saltare in aria.- a quella frase sibillina, la disoccupata si volse a guardarlo lasciando trasparire la propria curiosità. Che Zura avesse trovato un rivale nei suoi loschi piani di terrorismo e vendetta? Magari per questo era nervoso, magari qualcuno voleva soffiargli il primato di bombarolo e persecutore della legge.

-Ci sono altri pazzi che vogliono finire nei casini?- domandò noncurante, aprendo un kimono viola e lasciandolo cadere a terra con malagrazia quando si accorse delle macchie di the che lo sormontavano. Forse avrebbe dovuto dividere gli stracci in “mucchio da lavare” e ancora “mucchio da dare ai poveri”.

-Ah, no, lascia perdere- sventolò una mano, osservandola nella sua frenesia -Sicura di non volere una mano?- domandò pacato, facendola sorridere serena.

-Nah, so cavarmela da sola ormai!-

-Sai, più il tempo passa, più mi rendo conto di quanto tu sia cresciuta- lo guardò incuriosita e anche spaventata, conscia che presto o tardi avrebbe tirato fuori una bella ramanzina per la sua condotta deprecabile -Prima ti saresti gettata nello sconforto, ma vedo che stai reagendo bene.-

-Abbiamo affrontato di peggio nella vita, non credi?- guardò il soffitto, lasciandosi sommergere dai ricordi -Del resto, era solo un lavoro. Ne troverò tanti altri.-

-Questo è lo spirito giusto!- alzò una mano in segno di vittoria -Saresti perfetta nel mio gruppo!-

-Ti ho già detto che non entro nella vostra banda di mentecatti!-

-Era per dire!- Zura si guardò attorno, l'espressione torva verso tutto quel disordine -Ehi, perché non indossi questo?- raccolse uno straccio rosso ai propri piedi con una mano, squadrandolo come se fosse un enorme topo di fogna -Non sembra male.-

Chyo guardò con raccapezzo la stoffa rosso accesso -Quello non lo metto!- bofonchiò gonfiando le guance, osservando il malefico indumento con astio crescente. Indossarlo significava darla vinta a quel farabutto di Gintoki o, indirettamente, accettare un aiuto caritatevole che non aveva richiesto. Ma Katsura lo studiava con interesse.

-A me non sembra malvagio. Certo, è un po' troppo scollato, ma direi che ci sei abituata.- constatò con tranquillità, rigirandoselo fra le mani.

-Io non lo metto!- ma Katsura glielo tirò contro, colpendola in pieno viso.

-Smettila di fare la bambina e cambiati!- le ordinò autoritario venendo apostrofato con epiteti poco galanti -E muoviti, la festa inizierà tra poco!- sparì verso il soggiorno, lasciandole la privacy per potersi cambiare. Chyoko sbuffò, si lasciò cadere sul letto e guardò con vena omicida l'abito che stringeva fra le mani. Alla fine, non c'era nulla di male. Era solo un vestito di poco conto e perfino pacchiano! Eppure, il pensiero che Gintoki glielo avesse regalato per motivi a lei oscuri, continuava a procurarle una sensazione di fastidio misto a piacere. E si risentì un adolescente dai capelli lunghi e mai in ordine, in balia di sentimenti troppo grandi per lei e sperduta nel bel mezzo del proprio cammino.

Peccato che, all'epoca, c'era stato Sakata a tenderle la mano...


-Io ho fame!- appena uscì dalla radura, il lamento di Gintoki l'accolse come il cinguettio degli uccellini.

-Al posto di lamentarti, potresti dare una mano a procurarci il cibo.- lo apostrofò Katsura volgendo il busto verso di lui.

-Buoni, buoni, porto libagioni!- sorrise radiosa Chyoko, lasciando cadere a terra un pezzo del suo kimono che stava utilizzando come straccio. Ricordava ancora come si fosse impuntata per non farselo strappare, ma quando meno se lo aspettò, Gintoki aveva fatto il danno. Maledetto impiastro! -Zura, hai pescato qualcosa?- diede una sberla alla mano di Gin che, famelico, stava cercando di portarle via il cibo faticosamente raccolto.

Katsura le lanciò una scarpa vecchia e appena pescata -Il mio nome è Katsura, non Zura! E poi questi pesci non abboccano.- concluse abbacchiato, incurvando la schiena.

-La verità è che fai schifo a pescare.-

-Ma se tu non stai facendo niente!-

-Io critico in un angolo, che porta via lo stesso tante energie.-

-Smettetela di litigare!- brontolò Chyo, stropicciandosi il viso sporco.

Stavano marciando senza una meta precisa da parecchie settimane, il cibo scarseggiava e la maggior parte del tempo quei tre bifolchi la passavano a litigare per questioni futili: “Chi ha preso il mio elastico per capelli?!” o ancora “Gintoki, non dormire, continua a camminare!” o “Takasugi, perché non ti ci sgozzi con quella katana?” e il classico e sempre evergreen “Crepa!” detto in coro. E lei seguitava senza fiatare, persa nel proprio piccolo mondo pur di non pensare allo stomaco che brontolava, ai piedi che dolevano o alle ginocchia, sbucciate per le cadute, che bruciavano. Solo quando si sentiva spossata li guardava tutti e tre con fare da mammina e diceva di piantarla di comportarsi da mocciosi. C'era chi imprecava, chi restava in silenzio e chi mugugnava frasi sconnesse, ma almeno la quiete durava per qualche minuto. Giusto il tempo di vedere Gintoki fare lo sgambetto a Shinsuke.

-Takasugi dov'è? È via da parecchio, ormai.- constatò Zura affiancandoli, guardando l'entrata della foresta.

-Ah, ci siamo divisi ad un certo punto. Ha detto di voler cercare un posto tranquillo per la notte- spiegò Chyo guardando in cagnesco Gintoki -E tu che hai da fissare?-

-Ti ha lasciata da sola?- domandò serio, posando al proprio fianco la katana mentre, svogliato, fissava la frutta.

Lei corrugò la fronte -Beh? Non ho cinque anni.-

-Ma se cadi ancora come una mocciosa?-

-Sono solo maldestra, tutto qui!-

-Non bisticciate! Dobbiamo risparmiare le energie!- li ammonì l'amico portando indietro i lunghi capelli neri prima di piegarsi verso lo straccio -Sicura che siano commestibili?- prese una mora e la studiò attentamente, poi la riposò nel fazzoletto -E se fossero avvelenati?-

-Potremmo sempre farle provare a Takasugi- si intromise Gintoki con fare pratico e serio. Si volse verso la radura in cui Shinsuke era scomparso, mise una mano davanti alla bocca e urlò -Shin-chan! Shin-chan! Vieni a provare delle cosine buone buonine che ho raccolto con le mie manine?- cinguettò imitando con voce stridula una Chyo rossa di rabbia.

-E sarei io, quella?! Io non parlo così!- gracchiò tirandogli una manata, mancandolo, ovviamente.

-Takasugi è proprio un essere inutile. Quando abbiamo bisogno di lui, scompare.- continuò Sakata dopo aver sonoramente sbuffato alla volta della foresta.

-Almeno lui è andato a cercare un riparo per la notte, al posto di criticare in un angolo.- al commento serio serio di Katsura, Chyoko nascose a malapena un ghigno e il diretto interessato imprecò poco elegantemente, massaggiandosi poi la pancia gorgogliante.

Rimasero in silenzio studiando la frutta, indecisi se cominciare a mangiare e rischiare un avvelenamento oppure aspettare Takasugi e magari morire tutti assieme, senza lasciare nessuno in vita. E no, Chyoko non era per niente d'accordo con questa trovata made in Gintoki che aveva biascicato un solenne “Ehi, se io muoio quel bastardo non può stare in vita!” . Da quando avevano lasciato il villaggio, i rapporti tra i due sembravano essersi inaspriti e se prima Chyo e Zura erano stati bravi a fare da paceri, adesso non gli riusciva più così facilmente. Forse erano solo stanchi, forse non sapevano da che parte sbattere la testa. O forse stavano solo crescendo e la vita li stava mettendo alla prova.

-Qualcosa non va?- Katsura posò delicato una mano sulla spalla della ragazza e questa sorrise pacata, scuotendo la nuca. Non aveva voglia di tediarli con le proprie paranoie, preferiva crogiolarsi nei dubbi e nelle proprie insicurezze senza che gli altri la vedessero...

-Guarda che se vuoi parlare, a noi non dai fastidio.- aggiunse Sakata portando le mani sull'erba, stiracchiando la schiena.

Ma i suoi amici la conoscevano troppo bene perché potesse fargliela sotto il naso. La Fujiwara fece per rispondere, ma l'avvento di Takasugi glielo impedì.

-Alla buon'ora!- sbottò Gintoki in direzione del nuovo arrivato, guardandolo con schifo malcelato. Chyoko si voltò pronta a salutarlo allegra e quando il suo sguardo si infranse sulla figura a torso nudo di Shinsuke, il suo intelletto venne meno. Come poteva tanta beltà non scuoterle l'animo? Come poteva tanta perfezione esistere in un solo uomo? E arrossì come una scolaretta di fronte al figo della scuola.

-Sono andato a cercare un posto per passare la notte, idiota.- lo apostrofò con seccatura il leader, avvicinandosi ai tre e sedendosi di fianco a Chyoko, allungando una mano verso le more.

-A torso nudo?- Gintoki inarcò un sopracciglio e Chyoko, trovandoselo così vicino, si perse nei suoi occhi oliva. E d'accordo, sul suo fisico assolutamente statuario. Avrebbe dovuto capirlo quel testone che ormai erano troppo cresciuti perché potesse reggere a quella vista magnifica senza farsi venire in testa strani pensieri! Volse il capo per non far scorgere le gote arrossate e si ritrovò ad essere derisa dal ghigno di Sakata che, probabilmente, stava per dire qualche sua stronzata. Infatti, dopo aver tossito, cominciò:

-Senti, Takasugi, se continui a restare a torso nudo la nostra Chyo qui si--

-Hai trovato un posto, alla fine?!- gracchiò la ragazza sull'orlo di una crisi isterica dopo aver infilato nella bocca dell'amico una manciata di mirtilli che aveva raccolto.

Shinsuke li guardò scettico -A circa un'ora da qui c'è una capanna abbandonata. Passeremo lì la notte.-

-Ad un'ora? Ma è lontano!- bisbigliò Chyo massaggiandosi i piedi martoriati.

-Se è così, sarà meglio incamminarci. Tra poco farà notte.- aggiunse Katsura dando una mano a Chyo per aiutarla ad alzarsi. Questa lo ringraziò svogliatamente, poi fissò Takasugi, pronto a raggiungere il rifugio, con apatia.

-Io sono stanca.- mormorò imbronciata, recuperando il cibo con malavoglia.

-Non lamentarti Chyoko, non abbiamo tempo da perdere- la liquidò con durezza -E lascia stare quelle cose là. Sono amare e immangiabili.- lanciò un'occhiataccia al fazzoletto e scomparve dietro i folti alberi lasciandola con l'amaro in bocca. Da quando erano scappati dal villaggio, Takasugi non le aveva granché rivolto la parola e a malapena si premurava delle sue condizioni. Inoltre era peggio di una donna isterica e la maggior parte delle volte se le prendeva per delle inezie, rispondendo sgarbatamente a chiunque. E se Gintoki reagiva mandandolo al Diavolo senza troppi complimenti, Katsura usava la diplomazia e replicava con pacatezza, lei adottava la tecnica del silenzio. Forse, essendo il leader del loro gruppo, non aveva tempo da prestarle, ma più il tempo passava più cominciava a sentirlo distante. E più il tempo passava, più la cotta si spegneva...

-Takasugi è un coglione, non capisce niente.- volse il viso stanco in direzione di Gintoki che, seduto, ingurgitava senza fermarsi i mirtilli e le more. Scorse sul suo viso una nota di disgusto mentre ingoiava i bocconi, ma quando lei enunciò monocolore un flebile -Non devi farlo per forza. Se fanno schifo, dillo.- lui le sorrise appena, scompigliandole i capelli -Sono buoni, dico davvero!-

Chyoko abbassò lo sguardo e sorrise intenerita. Gintoki l'aiutava sempre, cercava di farla sorridere come poteva e da quando la loro fuga era cominciata, non l'aveva lasciata un attimo da sola. Un amico esemplare, non c'era che dire. E mentre si perdeva nei propri pensieri, vide Gintoki inginocchiarsi a terra e chiamarla a gran voce.

-Che vuoi fare?-

-Ti porto in spalletta, no?- Chyoko sgranò gli occhi grigi, avvertendo una strana fitta al cuore che la fece arrossire come i mirtilli che aveva raccolto -Hai detto di essere stanca, no?- aggiunse tranquillo, guardandola di sottecchi.

-Anche tu lo sarai.- mormorò lei giocherellando con la punta della treccia, imbarazzata. E perché adesso si comportava come una perfetta cretina?! Soprattutto, perché il cuore le batteva a mille?

-La frutta mi ha dato energia.- e dopo varie persuasioni, Chyoko acconsentì a lasciarsi portare in spalle, come una damigella indifesa. Cominciava ad odiarsi. Per un momento le parve di essere tornata bambina, quando correvano alla volta del dojo e lei inciampava, slogandosi una caviglia. E come al solito, tra tutti e tre, era sempre Sakata a preoccuparsi di aiutarla a camminare, era sempre lui a prendersi cura della sua stanchezza...

-Se sei stanco, dimmelo.- mormorò appoggiando la guancia sulla sua schiena.

-Sbaglio o sei ingrassata?- la prese in giro e lei, per risposta, gli diede un pizzicotto sulla guancia -Stavo scherzando!-

-Impari!- si imbronciò, rimanendo in silenzio per qualche istante -Se non ci fossi tu, Shin-chan mi avrebbe già abbandonata.- confessò assorta, stringendo lo yukata blu del ragazzo con forza.

-Takasugi è un cretino- rispose prontamente, facendola ridacchiare -Proprio non capisco come faccia a piacerti. Certo che voi donne cercate solo i deficienti.- lo lasciò a sproloquiare mentre lei roteava gli occhi per l'esasperazione. Ogni momento era buono per criticare Shinsuke, eppure le parole dell'amico non rimasero inascoltate. La spinsero a pensare alla non gentilezza che Takasugi le aveva sempre riservato, al proprio amore a senso unico, alla sensazione che per lui non sarebbe mai stata tanto importante.

E mentre cercava di controllare il respiro che cominciava a mancarle, di non lasciarsi cullare dal buon odore di Gintoki e dai battiti accelerati e martellanti del proprio cuore, Chyoko bisbigliò:

-Me lo chiedo anche io.-

 

Con passo di battaglia entrò in cucina, allargando le braccia mentre fissava sconvolta il proprio amico -Sembro una deficiente!- sbottò Chyoko mettendosi in mostra di fronte ad un pacioso Zura che sorseggiava il the.

-Sembri una pornostar, più che altro- constatò mettendo una mano sotto al mento -Di certo, è meno pacchiano dei corpetti che indossavi all'Atomic Wango.- concluse alzandosi in piedi per portare la tazzina nel lavabo.

-Fai schifo nel fare i complimenti- sibilò velenosa, rimirandosi allo specchio posto vicino all'ingresso. Quell'abito di fattura cinese era striminzito, le faceva due tette esagerate che non possedeva e dei fianchi talmente larghi che avrebbe potuto fare concorrenza ad una portaerei -Gintoki ha ragione, ho messo su i fianconi.- abbacchiata, sbatté la fronte sullo specchio.

-No Elizabeth, Chyoko non sta andando a girare un film a luci rosse.- nel sentire quelle parole serie serie dell'amico, la ragazza si voltò di scatto, assottigliando gli occhi con fare omicida.

-E quello com'è entrato?!-

Elizabeth sedeva sul divano, guardando la televisione dal volume basso. Nel marasma della propria isteria lo aveva scambiato per un puff bianco gigante.

-La porta era aperta.- così recitava il cartello del paperone. Chyoko lasciò cadere il capo, sconsolata.

-Dovresti farla aggiustare, lo sai? O un giorno ti ritroverai degli sconosciuti in casa che usufruiscono delle tue cose.- spiegò Zura con ovvietà lavando la tazzina in terracotta. Chyo alle sue parole inarcò un sopracciglio, evitando però di rispondere, e si guardò in giro.

-Non è più un problema mio- puntò lo sguardo in giro, sorridendo malinconica -Tra poco non starò più qui- alzò le spalle -Comunque, io conciata così non ci vado in giro. Sembro una squillo da quattro soldi!-

-Smettila di lamentarti! Sembri un'adolescente che combatte contro l'acne, più che una prostituta!- la ammonì passandole di fianco -Coraggio, raggiungiamo il festival- le sorrise dolce mentre apriva la porta e lei gli lanciò un'occhiata sconsolata -Ti offro un po' di ramen.-

-Non puoi corrompermi col cibo.- mugugnò mogia mentre si massaggiava la pancia gorgogliante. Attese che anche Elizabeth zampettasse fuori, poi chiuse la porta, appoggiandovisi contro.

-Chissà se ci sarà anche Gintoki.-

-Non me ne frega niente!-

-E' proprio arrabbiata con il suo ex.-

-Puoi ben dirlo Elizabeth!-

-Gli hai spifferato qualcosa?!- trapassò Zura con lo sguardo, raggelandolo.

-No, è solo molto intuitivo- replicò l'amico con serietà per poi sospirare -Promettimi che se vi rincontrerete proverai ad andarci d'accordo!- Zura la guardò con espressione stanca e Chyoko, dapprima contrariata, si ritrovò a sbuffare per poi biascicare un -Come vuoi.- nemmeno troppo entusiasta.

-Se solo vi impegnaste, tutto andrebbe meglio- le sorrise placido, facendola sentire quasi colpevole per la sua incapacità di riuscire ad andare avanti. E forse avrebbe dovuto davvero chiudere col passato e iniziare tutto da capo. Del resto, non lo stava facendo già da un pezzo? Un fuoco in lontananza la distrasse -Faremmo meglio a muoverci- Kotaro le tese una mano -La festa sta per cominciare.-

*******

C'era il pienone a quella stupida festa di paese di non ricordava quale festività e non aveva voglia di spintonarsi con la calca, così Gintoki si fermò dietro ad un muro di persone, godendosi i fuochi d'artificio che di lì a breve sarebbero cominciati. In realtà aveva solo voglia di tornare a casa e dormire, visto che aveva passato la giornata come un matto a sgobbare per un malefico vecchietto nell'aggiustare macchine e robot, ma doveva tenere d'occhio Kagura e Shinpachi, quindi non poteva permettersi distrazioni. Volse lo sguardo attorno... Dei due amici nemmeno l'ombra. Missione fallita.

-Che palle.- soffiò seccato grattandosi la testa argentea, indeciso se tornarsene a casa, a quel punto, o godersi lo spettacolo. Ma sì, un po' di divertimento poteva concederselo! Ma poi, come poteva divertirsi in quel posto? Era troppo cresciuto per i giochi, troppo cresciuto per la pesca dei pesci e perfino troppo cresciuto per poter fare dei giri sulle giostre -sì, aveva provato a salirci. Senza successo, ovviamente.- e tutto perché i capelli argentati lo fregavano. Lo facevano somigliare ad un vecchio rincoglionito che, probabilmente affetto da qualche malattia celebrale, voleva tornare bambino per almeno una serata. Lì, invece, l'unico vecchio rimbambito era Gengai che dopo avergli scroccato la cena alla bancarella del ramen, gli aveva fatto discorsi strani sul vendicarsi degli amici morti in guerra.

Come se a lui gliene fregasse qualcosa. Cercare vendetta significava covare rancore ed era una perdita di tempo che lui non poteva permettersi e che avrebbe potuto utilizzare in modo più costruttivo come: leggere Jump, scaccolarsi, prendere in giro Shinpachi e giocare a NemmenoOggiTiPagoL'affittoVecchia! con Otose. Insomma, le solite faccende di ordinaria amministrazione! Si grattò il capo, guardando il cielo scuro pregando che il vociare dei passanti sommergesse le parole nella propria testa, perché se pensava che solo Katsura sarebbe stato capace di fargli frullare strani pensieri in testa -e che solo la perfida Fujiwara potesse fargli provare sopite emozioni- quella sera Gintoki scoprì che anche un vecchio dall'aria sciocca poteva esserne capace. Se c'era una cosa che odiava, era proprio il ributtarsi a capofitto sul campo di battaglia e rivedersi adolescente, incapace di aiutare chi gli stava affianco, incapace di proteggere chi di più caro aveva. E se anche si fosse vendicato? I caduti non sarebbero tornati per ringraziarlo.

-Maledetto vecchio.- biascicò contrariato, lasciandosi distrarre dai fuochi d'artificio che segnavano l'inizio dello spettacolo di quegli odiosi robot aggiustati con le proprie manine. Si meritava come minimo del denaro, delle Geisha e un fuoco d'artificio con scritto il proprio nome che avrebbe illuminato la volta celeste. O anche una stretta di mano sarebbe stata sufficiente.

-Ma sono i fuochi di Gengai, il più grande costruttore di tutta Edo!- aveva strillato un omaccione a pochi passi da lui.

-No, il più grande rompipalle di tutta Edo.- soffiò lasciando cadere le mani sui fianchi.

-Perché così arrabbiato? Dopotutto, è bello vedere tanta gente che si diverte, non credi?

Fu un commento carico di ironia, che giunse alle sue orecchie velenoso e martellante, capace di riportarlo indietro nel tempo, ancora. Non ebbe bisogno di voltarsi per scoprire chi fosse il proprietario di quella voce così bassa. Estrasse la spada di legno pronto a difendersi nell'eventualità di un attacco, ma l'avversario fu più veloce. Così, immobile, Gintoki replicò con un secco:

-Takasugi, che Diavolo ci fai qui?-

-Perché non ti godi lo spettacolo, Gintoki?- a quelle parole sibilline, volse appena lo sguardo riuscendo a scorgere l'unico occhio buono di quel ciclope che era Shinsuke. Aveva la solita faccia da sbruffone, corredata da un perfido ghigno che metteva in mostra quei perfetti denti bianchi che avrebbe reso volentieri delle tessere da parole crociate. Ma proprio mentre stava per tirargli un gancio sul naso, ecco che un'esplosione in lontananza catturò la sua attenzione e la gente che cominciava a scappare gli fece comprendere come quello sciroccato dietro di sé avesse commesso qualche stronzata.

-Si può sapere cosa vuoi?-

-Gintoki, ci si rivolge così ad un amico di lunga data?- ridacchiò, facendogli accapponare la pelle. Da quando era diventato così inquietante? Dopo alcuni istanti di silenzio, la voce di Takasugi si fece seria -Ti ricordi quando combattevamo in guerra? Nel mio plotone c'era un ragazzo negato con la spada, ma incredibilmente abile nel costruire macchine e che non faceva altro che parlare del padre. Si chiamava Saburou e--

-Non dirmi che tu hai che fare con lo squilibrio del vecchio!- ma perché non rinchiudevano questo deficiente e non gettavano la chiave? No, lo lasciavano libero nell'andare a mettere zizzania e strani pensieri nella gente. Peccato scoprire che non fosse morto, in tutto questo tempo.

-L'ho solo aiutato a capire qual'è la cosa giusta da fare.-

-Uccidere la gente?-

-Farla pagare a chi ha portato via i nostri amici, Gintoki. Una cosa che tu non fai più da tempo, ormai.- rimase ad ascoltare le sue parole senza sapere cosa replicare per farlo tacere perché odiava ammetterlo, ma l'ex compagno di battaglie non aveva tutti i torti. Però poteva sempre prenderlo a pugni.

-Ah, maledetti tacchi!- la voce squillante di una ormai nota ballerina di lap-dance in un locale di dubbio gusto guastò il divertimento di Takasugi che, gentile come un carro attrezzi, sibilò un secco:

-Che cosa Diavolo c'è, adesso?- e quando Gin si rese conto di cosa esattamente, anzi chi avesse interrotto il monologo del pazzo, subito comprese come la situazione stesse precipitando sempre più a fondo. Alla vista di Chyoko si dimenticò della presenza sgradevole di Takasugi e della spada puntata contro la schiena che, con un movimento brusco, avrebbe potuto trafiggerlo. Che cosa ci faceva quella sconsiderata in mezzo alle esplosioni? Perché non scappava a gambe levate come tutti i sani di mente? Perché all'età di venti e passa anni non la smetteva di cadere come una mocciosa? Ma poi vide i suoi occhi grigi spalancati e colmi di sorpresa che guardavano in un'unica direzione, come se lui non esistesse, come se l'unica persona degna di nota fosse Shinsuke. Gli parve di essere finito in una stupida soap opera, più precisamente nella scena clue più trash del piccolo schermo: la rimpatriata del triangolo amoroso per eccellenza. Solo che al posto di tre adolescenti dai sentimenti confusi c'erano un pazzo squilibrato, una zitella e un genio incompreso.

-Shin-chan...- il mormorio flebile di Chyo gli diede sui nervi e con sgarbatezza, prendendo in mano la situazione, la fissò con rimprovero.

-Non dovresti essere qui. Vattene via, Chyoko!-

-Chyoko, che piacere rivederti!- la risata acuta di Shinsuke lo fece irritare maggiormente e probabilmente fece paralizzare la ragazza, perché sembrava essersi irrigidita -Vedo con piacere che non sei affatto cambiata.-

-Ma se è ingrassata?!-

-Taksugi, uccidilo per favore. È deleterio per la società- replicò ritornata acida come un formaggio andato a male -Comunque, anche tu non sei cambiato.- sembrava assorta, piombata in un sogno ad occhi aperti. E come tanti anni addietro, sentì la rabbia montare, una sensazione di fastidio che da anni non gli contorceva più le budella e che credeva svanita con il finire della guerra e con tutto ciò che ne era conseguito. Eppure vedere la Fujiwara fissare quell'idiota di Takasugi senza alcun briciolo di rancore, lo spinse a chiedersi perché le cose fossero finite in quella maniera. E perché, dopo quella notte all'Atomic Wango, non si fosse comportata allo stesso modo. Del resto, anche Shinsuke era stato uno stronzo di dimensioni galattiche.

-A parte il kimono rubato alla nonna.-

-Anche il tuo senso dello stile è peggiorato, Gintoki.-

-La peggiore qui è Chyoko, comunque. Sembra una squillo!-

-Mi hai regalato tu questo vestito!-

-Che quadretto patetico- Shinsuke esplose in una fragorosa risata, squadrandoli entrambi come se stesse osservando due prede nella gabbia, appositamente costruita per procurargli divertimento -Resterei volentieri, qui, a gustarmi il vostro litigio che mi riporta indietro di anni, ma ho cose più importanti da fare.- Gin notò il movimento della spada di Takasugi, pronto probabilmente ad attaccare la ragazza che, con loro, non c'entrava nulla. E mettendo da parte le irritazioni, i rancori e le frecciatine scagliatisi in questi mesi, Sakata la fissò con sguardo deciso, pregando che questa volta si allontanasse sul serio:

-Chyoko, scappa!- la vide ridestarsi e guardarlo con preoccupazione, un'espressione così diversa dalla solita incazzosa che quasi lo fece sentire a disagio -Non accadrà nulla.- non seppe spiegarsi il perché di quella rassicurazione, semplicemente voleva saperla lontana dai guai e dalla furia omicida di quel debosciato che ancora la fissava famelico, quasi volesse trafiggerla da un momento all'altro. E quando lei annuì, dando loro le spalle per poter scappare verso lidi più tranquilli, Gintoki si chiese se con quel “Non accadrà nulla”, il pensiero della ballerina fosse volato a lui o a Takasugi. Forse, tenendo conto della bontà di quella stupida, il suo pensiero volava ad entrambi.

-Noto con piacere che nulla è cambiato, in tutti questi anni.-

-Lascia stare Chyoko.-

-Sai, non ho mai capito come avesse potuto preferire un inetto come te- Gintoki volse lo sguardo altrove, riportandolo su di lui solo quando riprese a parlare -Quella stupida non si stancava mai di ripeterlo: l'amore non può essere controllato. Mah, io ho preferito farne a meno. E non guardarmi così...- Gintoki strinse con forza la mano sulla lama a quelle parole cariche di derisione e il ghigno di Takasugi si allargò a dismisura -Del resto, non l'hai messo da parte anche tu?-


-Buttate a terra le armi!-

Gintoki estrasse la spada dal ventesimo Amanto che, quella notte piovosa, li aveva attaccati di sorpresa mentre riposava nei presso di un tempio crollato. Zura, poco distante da lui, puliva il proprio Yukata verde dal sangue di uno di quegli esseri.

-Chi Diavolo siete?- la voce tuonante di Shinsuke si levò nell'aria, rivolta agli uomini appena giunti armati di katana.

-Armi a terra, ho detto!-

-Takasugi, non fare l'idiota!- sibilò Katsura scorgendo l'amico pronto ad attaccarli. Gintoki, accorso per evitare che un'altra guerra incombesse, tirò il ragazzo per il colletto e lo portò indietro, sorbendosi i suoi improperi. Beh, avrebbe davvero voluto lasciarlo perire sotto le armi di quegli sconosciuti, ma l'espressione torva mista a preoccupazione che Chyoko gli aveva rivolto per tutto il tempo, lo aveva costretto a fare qualcosa.

-Facciamo come dicono.- mormorò Zura posando la katana a terra, seguito a ruota dagli altri. Nh, d'accordo, fu Gintoki a strappargliela di mano e gettarla chissà dove. Ci mancava solo che venissero accoppati per colpa della sua impulsività.

-Chi siete?-

-Educazione vuole che siate voi a presentarvi.- asserì Katsura con pacatezza, pronto probabilmente a sorseggiare the e biscotti.

-Guarda che vogliono ammazzarci, non fare amicizia.- rimbrottò Shinsuke guardandolo in cagnesco.

-Sii sempre educato con i tuoi nemici.-

-Quell'Amanto ti ha dato una botta in testa?!- intervenne Gintoki mettendosi a braccia conserte.

-Volete smetterla di ignorarci?!- berciò uno dei nemici, richiamando la loro attenzione.

-Ragazzi, non è il momento!- strepitò Chyoko tesa, torturandosi le mani.

Rimasero tutti e quattro immobili, lasciandosi studiare dal gruppetto di samurai che non voleva saperne di abbassare le armi.

-Che Diavolo è successo, qua?- mormorò uno di loro, studiando il paesaggio. Lo scenario intorno a loro era desolante: corpi massacrati di alieni che giacevano a terra, i loro kimono logori e sporchi di sangue...

-Siete stati voi a fare questo?-

-Ci stavamo difendendo.- fu la pronta risposta di Katsura, l'unico capace di mantenere un briciolo di autocontrollo in quel frangente.

-Si può sapere quanti anni avete?!-

-Io ne compio diciassette fra due mesi!- trillò con gioia la ragazzina, tirando una manica dello yukata azzurro di Gintoki.

-Ma siete dei ragazzini...-

-Cosa ci fate qui?- domandò un altro abbassando la spada con lentezza.

-Siamo scappati dal villaggio di Choshu- intervenne Kotaro -Stiamo marciando da mesi, ormai.- i quattro si guardarono, lasciandosi accarezzare dalla brezza serale.

-Cosa facciamo?- sentì dire da uno dei samurai.

-Potrebbero venire con noi...-

-Perché mai dovremmo seguirvi?-

-Perché siamo stanchi, affamati, debilitati... E perché gli Amanto ci stanno alle costole.- rispose Gintoki guardando il leader di striscio, ricevendo un dito medio in risposta. Si, tra loro era proprio amore, non c'era che dire!

-Per quanto mi riguarda potresti anche crepare.-

-La volete smettere di litigare?-

-Ha cominciato lui!- si indicarono vicendevolmente, grugnendo subito dopo.

-Takasugi, potremmo andare con loro- intervenne Chyoko, pacata come sempre mentre teneva le mani affusolate sullo stomaco -Ho fame, sono stanca, ho sonno. Ormai non dormiamo più da un mese.-

-Non sappiamo nemmeno chi siano!- li indicò, abbassando il tono della voce nel constatare che gli uomini, indaffarati a guardare gli Amanto a terra, non si stavano preoccupando di loro.

-Non sembrano malvagi.- seguitò Katsura, osservandoli con attenzione.

-Anche gli Amanto non sembravano malvagi, eppure hanno ucciso tutti quelli che conoscevamo.-

-Loro non sono Amanto!-

-Shin-chan!- Chyoko li aveva interrotti, guardandolo stanca -Solo per una notte, ti prego.- mormorò massaggiandosi le braccia. Vide Shinsuke guardarla apatico, per poi biascicare un -E va bene- nemmeno troppo convinto. E il sorriso solare che gli regalò non fece altro che far aumentare la sua rabbia non ancora placatasi. Dio, che strazio che era quel rimbambito di un leader!

-Veniamo con voi!- asserì Shinsuke con tono duro, avvicinandosi agli uomini -Chi avete detto che siete?-

-Non l'abbiamo detto!- replicò quello che pareva il più giovane -Facciamo parte dei Joui, un gruppo che si occupa di scacciare questi mostri. Ma vi spiegheremo tutto una volta al campo.- cominciarono a muoversi, seguiti dalla Fujiwara e dal capo.

-Fantastico, il capo comanda, noi eseguiamo!- esclamò alzandosi in piedi, cominciando a seguire i samurai con passo svelto -Incredibile come una sola parola di Chyoko possa fare tanto.-

-Incredibile come tu stia diventando sempre più geloso ogni giorno che passa- con ironia, Katsura si intromise nei suoi pensieri. Anzi, si intromise nel proprio monologo. Lo squadrò con seccatura, ma rimase in silenzio mentre accelerava il passo per non perdere di vista i compagni -Inutile che mi ignori, tanto sono proprio dietro di te.-

-Beh, allora seguimi in silenzio.-

-Non capisco perché non vuoi ammetterlo- continuò con tono basso -Non c'è nulla di male se ti piace Chyoko!- a quelle parole fu tentato di tagliargli quei capelli da donna che si ritrovava o di mandarlo semplicemente a quel paese, ma morse la lingua e trattenne il veleno.

-Chyoko non mi piace.- si limitò a rispondere con tono incolore, grattandosi la nuca per appare disinvolto.

-E Takasugi domani dispenserà amore e pace- vide Katsura stringersi nello yukata sporco -Allora, ne vuoi parlare?-

-Certo che no.-

-Lo sai che quando fai così, sembri Takasugi?- Gintoki, a quelle parole, roteò gli occhi per l'esasperazione.

-Si può sapere cosa vuoi?!- passò le mani fra la chioma argentea.

Katsura sospirò, inclinando il capo -Senti, non ci girerò attorno- Katsurà tossì -Chyoko è stupida forte quando si tratta di ragazzi. Ricordi Akira del dojo di Kogakyo? Beh, lui le ha detto: “Mi piacerebbe stare con te”, lei ha risposto: “A lezione mi siederò di fianco a te, promesso!”. Sai cosa significa?-

-Che da grande diventerà una stronza coi fiocchi e che un giovane uomo vivrà per sempre nell'insicurezza.-

-No, significa che per lei rimarrai un semplice amico finché non le farai capire cosa provi realmente.- concluse l'amico con serietà, convinto delle proprie certezze. E lui, cosa pensava? Davvero gli piaceva Chyoko? Insomma, era solo una ragazza, un'amica d'infanzia che si stava trasformando in una donna come tante, che non aveva nulla di speciale. Se non che, aveva la strabiliante capacità di farlo sentire in pace con sé stesso nonostante le proprie paranoie. Ma non poteva bastare questo per farsela piacere... -Ricordati, Takasugi è un avversario temibile, non dimenticarlo mai.- concluse sorpassandolo, lasciando solo con i propri pensieri, arrovellandosi sulle sue parole.

E mentre li vedeva camminare l'uno di fianco all'altra, parlando tranquilli come da tempo non accadeva, Gintoki si chiese se Chyoko non fosse solo una chimera, un'illusione creata dalla sua mente in quel periodo di crisi e incertezze. Come se fosse l'unico punto di riferimento nella sua dispersione...

-Gin-chan, sbrigati!- gli stava sorridendo allegra, luminosa, colorata in mezzo al grigiore della pioggia -Hanno detto che ci offriranno il sake!-

Sì, bastava quello perché potesse piacergli Chyoko. Bastava solo quello.


Studiò la mano sanguinante, stringendola mentre si guardava attorno osservando lo scenario disastrato intorno a sé. Bancarelle distrutte, gente che fuggiva, bambini che piagnucolavano... E una ballerina che correva trafelata verso di lui. Che palle!

-Grazie ai Kami stai bene.- Chyoko gli rivolse uno sguardo colmo di sollievo mentre si appoggiava al muro e per un breve istante gli parve di essere ripiombato in uno dei tanti campi dove, durante la guerra, aveva trascorso le notti con una Chyoko visibilmente scossa che attendeva il suo ritorno. E lui, al pensiero che quello non fosse un campo di battaglia, che non avevano più diciotto anni e che la situazione era parecchio cambiata con lo scorrere del tempo, la superò con passo pigro, sventolando la mano sana come a dirle che tutto andava a gonfie vele.

-Tranquilla, quell'idiota si è levato dalle palle.-

-Oh, meglio così- la sentì bisbigliare dietro di sé, segno che la stava seguendo; ed era effettivamente così. Gli zampettava dietro, stretta nel vestito rosso succinto, guardando a terra con espressione apprensiva. Avrebbe voluto dirle di scomparire, che di incontri ravvicinati con il passato ne aveva avuti fin troppi, ma lo sguardo saturo di timore che gli rivolse quando si fermò, lo fece desistere dal comportarsi da bastardo -Sanguini...- alzò la mano destra, costringendolo a guardare la propria. Già, sanguinava copiosamente, ora che ci faceva caso. Doveva essere parecchio turbato da tutte quelle emozioni piovute tutte in una volta! Proprio quando aprì il palmo soffermandosi ad osservare il taglio netto che la lama di Shinsuke aveva lasciato sulla pelle, si rese conto di quanto vicina si fosse fatta Chyo e quando gli prese la mano, Gintoki capì che il limite della vicinanza era stato ampiamente superato.

-E' solo un taglietto!- sbottò infastidito, scansando l'arto con un gesto secco. Ecco che sarebbe arrivata una filippica su quanto indisponente fosse, il tutto condito da battutine colme di ironia, che si sarebbe conclusa con un addio definitivo. Ma tutto ciò che fece fu regalargli uno sguardo collerico ed esasperato -Io me ne torno a casa.- mormorò subito dopo, procedendo a passi pigri e svogliati alla ricerca di quei due impiastri di Kagura e Shinpachi. Sperava non si fossero feriti, con tutto quel macello combinato dal vecchiaccio.

-Gintoki...- si fermò, contemplò il cielo affinché la pace dei sensi cadesse su di lui e poi volse il busto, scontrandosi con la figurina immobile di Chyoko che lo fissava seria, ma senza quell'astio accumulato nei suoi confronti. Si sentì sollevato nel riscoprirla così gentile e premurosa, come se gli fosse mancata da morire -Andiamo a medicare la ferita.- con infinita pacatezza lo aveva fermato dal suo lento andare e per ragioni a lui oscure, si era ritrovato a seguirla fino ad una panca vuota, accasciandosi su di essa con quanto più scazzo potesse. La verità era che se lei si comportava in maniera tanto gentile, lui non sarebbe mai riuscito a trattarla con cattiveria. C'era riuscito una sola volta e tutto si era concluso con una capatina al Wango per regalarle quell'abito che adesso indossava.

-Alla fine lo hai messo, il vestito intendo.- commentò con noncuranza, volgendo il viso di lato pur di non fissarle il seno.

-Non avevo altro da mettere.-

-Ti fa i fianchi larghi.- rispose prontamente, come se la frase della giovane fosse la solita frecciatina.

-Ancora con questa storia?!- con sgarbatezza gli aveva preso la mano ma a dispetto di tutto, non ci fu violenza nel suo osservare la ferita. Posava delicata le dita fini, quasi temesse di fargli male. Tanta premura gli scaldava il cuore, doveva ammetterlo. Era a pochi centimetri da lei, attraversato da mille brividi ogni volta che le sue dita sfioravano la propria pelle, inebriandosi del profumo che emanava i suoi capelli neri e lucenti, legati alla bene e meglio. E subito saltò alla mente il ricordo di tutte le volte che li aveva sciolti per potervi passare le dita. Incredibile come tutte quelle cose avessero ancora così tanto effetto su di lui.

-Tante volte mi sono chiesta che fine avesse fatto quell'idiota. Non pensavo sarebbe tornato così indemoniato- la vide strappare un lembo della lunga gonna rossa -Lo avevo già incontrato tempo fa, ma all'epoca non aveva l'aria dello psicopatico.- sembrava serena e aveva qualcosa di vagamente zuccheroso mentre avvolgeva la benda improvvisata attorno al suo palmo.

-Quello non è mai stato tanto normale.- borbottò in risposta, sentendo lo stomaco contorcersi per quella frase pacata di Chyo. Credeva che il tempo dei turbamenti fosse passato da tempo!

-Ma nonostante tutto, sono contenta che stia bene.- sorrise dolce, probabilmente colta da un improvviso attacco di scemenza senile, altrimenti non si spiegava il perché di quella reazione così poco nevrotica. Ma alla fine, Gintoki comprese come alcune cose non fossero cambiate: Takasugi e lui continuavano ad odiarsi e Chyoko si comportava ancora da mamma chioccia. La sua vocina interna, inoltre, voleva spingerlo ad indagare su un possibile incontro fra quei due, ma si morse la lingua e soffocò la propria curiosità; ciò che quella sciocca faceva non aveva più alcuna importanza, visto che l'aveva spinta malamente fuori dalla sua vita...

Nulla è cambiato, in tutti questi anni”

Forse, Takasugi non aveva poi torto.

-Oh, adesso dovrebbe andare meglio!- si guardò la mano fasciata, biascicando un “Grazie” poco sentito. Chyo, al suo fianco, si lasciò sfuggire uno sbuffo prima di alzarsi e levare le tende. Adesso poteva tornare a respirare, a pensare lucidamente e chiedersi come mai sentisse così tanto freddo da quando la ragazza non gli sedeva più accanto.

-Torni a casa da sola?- si ritrovò a domandare senza guardarla in viso, studiandosi la fasciatura.

-Se non trovo Zura, sì.-

-A proposito, ti ricordi di un certo Saburou?- strinse la mano ferita, storcendo il naso quando una fitta di dolore lo colse.

-Mmm? Oh, sì, era un ragazzo davvero gentile! Si fermava a sempre a parlare di suo padre, doveva essere davvero orgoglioso di lui. Sai, aveva gli occhi che gli brillavano.-

-Lo immaginavo- si grattò il collo, tergiversando quanto più poteva. Perché cavolo non le diceva ciao o addio e levava le tende? Perché voleva godere ancora un po' della sua scomoda presenza e provare a vedere quanto della vecchia Chyoko fosse rimasto in quella donna diventata grande troppo in fretta? Ma quando la vide guardarsi attorno, apparentemente indifferente alla sua presenza lì, comprese come niente potesse riaggiustare le cose tra loro e per quanto impegno avrebbe potuto metterci, Chyoko non sarebbe mai stata disposta a collaborare -Senti, io vado a casa. Salutami Zura se lo vedi.- le diede le spalle, sventolando la mano fasciata di rosso in segno di saluto.

E proprio mentre cominciava a convincersi di quanto giusto fosse girare i tacchi, Chyoko se ne uscì fuori con una frase talmente assurda, ma talmente assurda da lasciarlo immobile a fissarla come un ebete:

 

-Che ne dici se ricominciassimo da capo?-

 

Per un breve, misero istante riapparve la ragazzina dai lunghi capelli neri piegata sulle carte geografiche e che gironzolava per ore se nervosa, mordicchiandosi un'unghia, che si accarezzava i capelli se pensierosa; aveva perfino lo stesso tono di voce, placido e rilassato di quando, la notte, gli raccontava di come avesse passato la giornata pur di fargli dimenticare le atrocità della guerra. Lo lasciò senza parole, dovette ammetterlo. Fu per quello che le biascicò un confuso -Che vuoi dire?- il tutto corredato da un'alzata di sopracciglia.

-Ricominciare da capo, come se ci fossimo appena conosciuti- a quella stronzata gratuita le regalò un'occhiata scettica e lei parve coglierla perché, muovendo un pelo la testa, si corresse -Potremmo dimenticare questi mesi di battibecchi, che ne pensi? Come se non esistessero.- lo guardava con attesa, a disagio mentre si accarezzava le braccia.

Gintoki la studiò a fondo, dicendosi che solo la Chyo sedicenne di tanti anni prima sarebbe potuta venire fuori con un'idea balorda come questa; un'idea talmente balorda che non gli parve poi tanto malvagia. Era come se fossero partiti per una lunghissima crociera e ora fossero lì, seduti l'uno davanti all'altra pronti a raccontarsi nei più minimi particolari il viaggio e le mete visitate. Loro però non avrebbero parlato, si conosceva e la conosceva fin troppo bene. Nello stupore del momento, nell'imbarazzo della loro repentina vicinanza e nell'incertezza delle sue azioni, Gintoki annuì piano, alzando le spalle con menefreghismo -Per me va bene.- fu tutto ciò che le concesse, vedendola tirare un sospiro di sollievo.

-Ahm, d'accordo, se così... - il sorriso imbarazzato tremò appena e mentre la vedeva voltarsi in maniera delicata, la sentì mormorare -Allora, buonanotte. Ci si vede.- allontanandosi veloce dalla sua vista.

Non rispose al suo saluto, restando immobile a pensare. Chyoko era disposta a rientrare nella sua vita. Questa era l'unica cosa che sembrava contare. Era così semplice, così impensabile e improvviso, che si chiese cosa l'avesse spinta a tanto. Lei che sembrava odiarlo, lei che serbava rancore senza riserve; lei, che nonostante tutto, si era dimostrata capace di saperlo perdonare, se necessario. Mentre lui, ancora, non ne era stato in grado.

Guardò la mano fasciata, avvertendo ancora il suo tocco delicato e piacevole. Si grattò la nuca, abbassando il capo per nascondere l'imbarazzo.

-Cazzo...- mormorò piano, accorgendosi di come certe cose, davvero, non mutassero col trascorrere del tempo. Il perdono non richiesto e inaspettato di Chyoko era arrivato senza preavviso alcuno, lasciandolo impalato in mezzo alla via. E l'averla lì, significava poter tornare indietro sui propri passi, domandarsi cosa sarebbe stato se, cinque anni prima, le cose fossero andate diversamente...

Guardò il cielo stellato mentre sul viso si dipingeva un sorriso di sollievo: fu come aver riconquistato la serenità che a lungo aveva perso.


 

******

Note noiose dell'autrice:

Questo capitolo fa proprio schifo! Ah ah ah!

No, sul serio, avrei potuto sfornare qualcosa di decisamente più leggibile, ma purtroppo questo è il massimo che sono riuscita a creare. Nulla è come l'avevo immaginato, o meglio, le scene sono esattamente quelle ma una volta su carta, mi sono resa conto che descriverle non è stato così facile. Inoltre, più i capitoli finiscono, più mi rendo conto di quanto siano esageratamente lunghi o.O E privi di senso. Ho talmente tante cose da dire, raccontare e mostrare che mi riduco a creare migliaia di periodi senza concluderne uno. Va beh, spero non sia uscito una schifezza colossale e che non ci siano troppi errori.

Però una nota positiva c'è... Si sono riappacificati ç_ç

Avevo in mente da tanto la loro unione. Doveva avvenire alla festa, doveva avvenire con Chyoko che gli diceva quelle esatte parole e lui, impacciato, avrebbe accettato. Eppure, scritta così, non mi pare così bella com'era nella mia mente :(

E poi', va beh, compare Shin-chan! Solo questo dovrebbe rendere il capitolo un po' migliore xD


Ringrazio come sempre Elizabeth_smile per la recensione al capitolo precedente (sei carinissima come sempre!!!). Ringrazio anche Dark_Glo per averla aggiunte fra le preferite! Se passerai ancora di qui, mi farebbe piacere sapere cosa ne pensi :)

Grazie anche a chi legge ma resta in silenzio :)


Alla prossima!

Geisha.

  
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