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Autore: LuluXI    05/01/2012    1 recensioni
Poseidone si risveglia e vuole distruggere la terra, per sottrarla agli uomini corrotti: i Saint di Atena sono nuovamente costretti a combattere.
I Gold Saint sono stati dimezzati e Saga, colui che si fingeva grande Sacerdote, è morto.
Sua sorella Cassandra però, è viva e continua a combattere anche per lui e per Kanon, mentre cerca di tenere sotto controllo il suo potere.
Nel regno di Poseidone si troverà però di fornte a vecchie conoscenze, che distruggeranno parte delle sue certezze; viaggerà tra passato e abissi nella speranza di ritrovare se stessa e di salvare Atena.
Cosa sarebbe successo se Saga e Kanon avessero avuto una sorella?
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Seguito di "La ragazza che viaggiava nel tempo" della quale è necessaria la lettura per meglio comprendere quanto accade.
(Spero vivamente di non finire OOC...suggerimenti per migliorare, sono sempre ben accetti)
Genere: Avventura, Introspettivo, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Cassandra: La ragazza che viaggiava nel tempo'
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Parlami dolcemente c’è qualcosa nei tuoi occhi


Kanon voleva arrivare al Grande Tempio il prima possibile ma la sua sorellina continuava a piangere e dimenarsi così decise di fermarsi nel bosco, almeno per passare la notte.
“Ora non ti muovere, torno subito” disse Kanon, adagiandola vicino ad un albero. La bambina non fece nemmeno in tempo a pensare di poter scappare che Kanon era già tornato e con dei rami secchi aveva acceso un fuoco in mezzo alla piccola radura dove si erano fermati. Cassandra, vedendo le fiamme, si era rannicchiata contro l’albero e suo fratello era riuscito a leggere il terrore nei suoi occhi: doveva avere ancora le immagini dell’incendio davanti agli occhi.
“Cassy rilassati, non ho intenzione di bruciarti viva… Il fuoco serve per scaldarsi e per tenere lontani gli animali” aveva detto con voce pacata e tranquilla, nella speranza di rassicurarla ma lei non si era mossa di un millimetro e lo aveva fissato terrorizzata. Kanon riusciva a vederla la paura nei suoi occhi, riusciva a sentirla.
“Devi stare tranquilla, io non voglio farti del male. Voglio solo riportarti a casa…” aveva parlato dolcemente, nella speranza di tranquillizzarla ma quando il suo tentativo era andato nuovamente a vuoto, aveva voltato le spalle a lei e al fuoco e si era steso a terra.
“Va bene Cassy, come vuoi. Ti conviene riposare, domani ci rimettiamo in marcia e non provare a scappare, perché tanto ti riacciuffo molto in fretta.”
 
Non mettere la tua testa nel dolore  
 
Kanon ricordava bene il suo primo incontro con sua sorella ma non aveva mai pensato di riviverlo così nitidamente: Saga gli aveva parlato delle capacità di Cassandra, molto tempo prima, ma non gli era mai capitato di sperimentarlo direttamente. In quegli anni aveva tenuto d’occhio il Grande Tempio e aveva ascoltato, in alcuni casi, i discorsi distratti di Tetis e Sorrento. La guerriera Sirena aveva accennato un paio di volte a sua sorella e sembrava la conoscesse ma, da quanto diceva, la ragazza non controllava bene il suo potere. Ma da quello che poteva vedere doveva aver affinato il suo potere visto come lo stava utilizzando.
Tuttavia, con un po’ di pressione, avrebbe potuto rompere l’influsso di quel ricordo eppure non lo fece: la lasciò fare, rivivendo il tutto dal suo punto di vista e da quello della sorella. La lasciò fare e non si preoccupò di dover spiegare il perché a qualcuno: lasciò agire sua sorella conscio del fatto che le sue motivazioni sarebbero rimaste segrete.
 
per favore non piangere
 
Cassandra aveva fissato quel ragazzo che diceva di essere suo fratello girarsi e darle le spalle e nemmeno per un istante pensò ad una possibile fuga. Nel bosco giravano animali pericolosi e per questo sua madre le aveva sempre detto di non andarci. Inoltre, anche se fosse riuscita a scappare, cosa di cui dubitava, non avrebbe avuto un posto dove andare. Inoltre il suo strano potere avrebbe terrorizzato un sacco di persone quindi le conveniva restare con quel ragazzo e sperare in un futuro migliore. A sua volta si accovacciò accanto al fuoco cercando di addormentarsi, ma non ci riusciva: continuava a pensare ai suoi genitori e alla sua casa in fiamme. Piangeva in silenzio, per non far arrabbiare il giovane sconosciuto che la aveva portata via e continuò a piangere molto a lungo quella notte. Alla fine, quando esaurì le lacrime, mentre il fuoco si spegneva, si ritrovò a fissare quel ragazzo. Nei suoi occhi aveva visto una grande determinazione ed era anche questo che non aveva tentato la fuga: lui non la avrebbe lasciata andare.
Tuttavia aveva letto anche qualcosa d’altro dietro quello sguardo quando lui le aveva parlato e lei non gli aveva risposto: forse, delusione.
 
Cassandra ricordava bene il primo incontro con Kanon. Era stato lui a portarla al grande Tempio da Saga, era lui il primo dei fratelli che aveva incontrato. Saga, a causa dei suoi doveri di Saint non si era potuto allontanare dal Santuario, così aveva chiesto a Kanon di agire al posto suo.
Cassandra, imprigionata nel suo passato, tuttavia, riviveva la scena serenamente: quella era stata una notte dura per lei, perché aveva perso tutto, ma da lì era incominciata la sua nuova vita. Era uno dei suoi ricordi più preziosi, quello che più la legava a Kanon: era un ricordo di cui nessuno dei due aveva mai parlato. La Cassandra bambina si era addormentata ma la ragazza che stava rivivendo la scena continuò a seguire ciò che era accaduto quella notte sfruttando i ricordi di Kanon che, contrariamente a quanto aveva creduto lei nella sua ingenuità di bambina, era ancora sveglio.
 
So come ti senti dentro, ci sono passato prima
 
Kanon non riuscì a vedere niente per parecchio tempo: sapeva che sua sorella stava osservando quella parte di ricordo che era solo sua e che lei non ricordava perché dormiva. Sapeva cosa stava rivivendo eppure lui non poteva vederlo: era come sospeso nel nulla, in un’oscurità continua, in un limbo. A quanto pareva il fatto che il ricordo non fosse comune influiva sulla sua possibilità di rivederlo se a contatto con Cassandra: probabilmente era un avvenimento automatico che permetteva a sua sorella di scegliere i ricordi da vedere senza che la sua vittima sapesse quale parte del suo passato veniva violata.
 
Si era alzato ed aveva guardato le fiamme del fuoco svanire nel nulla, prima di tornare a guardare Cassandra. Era rimasto immobile come una statua di marmo, probabilmente a riflettere. Poi aveva alzato leggermente la testa dato che un rumore, proveniente dal bosco aveva attirato la sua attenzione. Di lì a poco un lupo scarno e affamato aveva allungato il muso nella radura e aveva iniziato ad avanzare verso Cassandra, senza badare a Kanon di cui probabilmente non si era accorto, a causa della sua immobilità. Ma non appena il lupo scattò in avanti ,tutto accadde velocemente davanti agli occhi di Cassandra che osservava la scena dall’alto, mentre la sua sé del passato dormiva: Kanon era scattato in avanti andando a colpire il lupo che, terrorizzato dal colpo del ragazzo, era scappato zoppicando.

Non farla così difficile adesso e per favore non prenderla così male


Poi Kanon tornò a vedere. Era giorno, nella radura e lui e Cassandra stavano per rimettersi in viaggio.
“Vieni qui che ti prendo in braccio, andremo più veloci”
“No…” aveva detto lei, arretrando e lui la aveva guardata, stupito.
“Come sarebbe a dire no? Se non ti porto io ci metteremo tutto il giorno ad arrivare quando potremmo metterci pochi istanti!” aveva esclamato, facendo un passo verso di lei.
“Non voglio metterci così poco…n-non mi piace viaggiare in quel modo… ieri s..stavo m-male” aveva balbettato lei, abbassando lo sguardo e lui aveva accettato suo malgrado di proseguire a piedi. Avevano camminato per il bosco tutta la mattina e verso mezzogiorno lei iniziava a perdere terreno, rimanendo sempre più indietro ma lui non aveva rallentato neanche quando lei lo aveva implorato. Poi, ad un certo punto lui era sparito fuori dal bosco: lei lo aveva seguito, arrancando ma quando aveva superato il limitare del bosco, uscendo sull’orlo di una montagna scoscesa non lo aveva più visto e si era spaventata; avrebbe voluto chiamarlo ma non sapeva nemmeno il suo nome.
“Dove sei? Non lasciarmi qui da sola, ho paura!” aveva detto piagnucolando e lui nascosto sui rami di un albero la aveva osservata, con aria triste. Sapeva come si sentiva, sola e spaesata, lo sapeva fin troppo bene.
Era sceso sino a terra e la aveva abbracciata da dietro.
“Io non ti lascerò mai da sola Cassy: sono tuo fratello e ti voglio bene, te ne vorrò sempre”.
Era stata una promessa, che poi a causa degli eventi non era stata mantenuta ma per lei era stata importante e, probabilmente, lo era stata anche per Kanon.
“Andiamo più veloci…” aveva detto lei in un sussurro, e lui la aveva presa in braccio, facendo sempre attenzione ad evitare il contatto con la pelle nuda.
“Cassy?”
“Si?”
“Comunque io mi chiamo Kanon…”

E per favore ricorda che non ho mai mentito
 
Cassandra lasciò la presa sulle mani di Kanon ma lui la trattenne un istante. Fu un attimo ma bastò per farle vedere un ricordo non suo: suo fratello che fermo in piedi su una roccia in mezzo al mare la guardava gettarsi in acqua. Lo vide mentre stava per tuffarsi in acqua per raggiungerla, ma all’ultimo non lo fece: qualcun altro dalla spiaggia si era tuffato per trarla in salvo.
Cassandra riuscì a vedere Mu che la portava a riva prima che il mare avvolgesse completamente Kanon.
 
E non piangere stanotte
 
Quando Cassandra tornò alla realtà era indolenzita, e la fronte bruciava: barcollò ma infine riuscì a rimanere in piedi. Con la coda dell’occhio vide che Ikki si era rialzato ma non badò a lui ma si concentrò sulla figura di Kanon che era impassibile.
“Kanon…” sussurrò appena, con le lacrime agli occhi. Lui le voleva bene, lei ne era sicura: semplicemente il desiderio di potere di Kanon, che poi aveva portato al male anche Saga, li aveva separati. Ma lui, se avesse potuto, se non avesse avuto quella debolezza, sarebbe rimasto, lei non aveva dubbi. Lui non disse nulla e si mise tra lei ed Ikki, al quale diede le spalle.
“P-E-R-D-O-N-A-M-I” questa fu la parola che compose con le labbra, senza lasciare che si sentisse la sua voce: dopodiché le diede un secco colpo alla testa, facendola svenire. La prese tra le braccia e la adagiò al lato della scala e impassibile tornò a guardare Ikki.
“Preparati Fenice…Questa volta non avremo interruzioni”.
 
 
 
 
 
 
 
 
NOTE:
Eccomi qui! Finalmente sono riuscita ad aggiornare! Le parole in corsivo sono parti della canzone “Don’t Cry” dei Guns’n’ Roses. In questo capitolo ho voluto lasciare un attimo da parte la relazione tra Tetis e Cassandra per soffermarmi, finalmente, su di lei e su Kanon. Il capitolo cambia punto di vista spesso, esponendo ora i pensieri di Kanon, ora quelli di Cassandra circa il ricordo. (si, lo so, sono dannatamente contorta… non odiatemi!) L’affetto che li lega è forte, anche se le circostanze li hanno separati.
Forse quel “perdonami” di Kanon, non è molto da lui… tuttavia lo dice perché sta, appunto, per farla svenire per poter “far fuori” Ikki e realizzare il suo piano, infischiandosene di Atena.
Grazie ancora a tutti voi che leggete, seguite e recensite… Alla prossima! Per eventuali chiarimenti, here I am!

   
 
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