Salve! Prima di incominciare con il
nuovo capitolo
vorrei spiegare alcune cose... La mia storia prende spunto da un
romanzo
"Rosa d'inverno" di Kathleen E. Woodiwiss. In genere i romanzi troppo
romantici non mi piacciono ma la trama di questo libro mi ha colpita
tantissimo
così ho deciso creare la mia storia sulla sua base. I primi
capitoli due
capitoli della mia storia sono molto simili al romanzo "Rosa
d'inverno" ma non ho intenzione di continuare a riscrivere il libro.
Dal
terzo capitolo in poi la storia si distaccherà completamente
dalla trama del
libro della Wodiwiss ma come ho già detto
manterrò soltanto l'idea alla base
della storia d'amore fra i personaggi. Volevo scusarmi per ho scritto
queste
spiegazioni solo nel secondo capitolo ma è la prima storia
che scrivo e non
sapevo bene come funzionavano le cose. Il primo capitolo è
stata una prova per
vedere se riuscivo a fare tutte le operazioni necessarie per il verso
giusto e
non mandarre all'aria il computer. Se qualcuno di voi ha letto il libro
di cui
ho parlato sarei curiosa di sapere cosa ne pensa di come ho cambiato la
stroria. Scusate ancora per il ritardo di questa nota. Grazie mille un
bacio.
Capitolo 2
Il
silenzio del Signor
Paciock la stava innervosendo, forse si era sbagliata a giudicarlo
però le
sembrava davvero impossibile, si fidava ciecamente del suo istinto.
L’uomo
si avvicinò piano a Ginevra
che non si spostò di un centimetro incatenata
com’era da quei dannati e freddi
occhi grigi.
“Questo mia cara
signorina Weasley vi rende speciale e
unica, un fiore vermiglio da ammirare e amare” disse il
Signor Paciock
sistemandole al centro del seno l’ametista che portava legata
a un nastro
intorno al collo . Ginevra restò ferma sotto quella dolce e
lieve carezza
rabbrividendo al contatto con la mano calda e sicura
dell’uomo.
“Chi è
quest’uomo che ha il potere di ammaliarmi con
un solo tocco o una frase pronunciata a mezza voce? Il cuore mi batte
forte,
troppo forte mi sono ripromessa di essere sempre superiore alle
situazioni in
cui mi sarei trovata, ma ora non ho più il controllo
né del fato né del mio
stesso corpo. Svegliati Ginevra!” e per la seconda volta in
una giornata si
rimproverò da sola per il suo continuo imbambolarsi.
“Signore io credo sia
meglio scendere, Ron ora dorme
tranquillo e le devo ancora un tè” dicendo questo
Ginevra sperava che l’uomo si
allontanasse di almeno due metri da lei o sarebbe diventata matta per
contenere
il cuore nel petto. Il Signor Paciock infatti si allontanò e
Ginevra poté
tornare a respirare regolarmente.
“Allora
com’è Londra di questi tempi? È molto
che non
andiamo più in visita lì” chiese
Ginevra incamminandosi verso le scale.
“Al solito, rumorosa e
sporca, ma è sempre la più
bella”
“Si, ricordo le tante
gite passate in città fra i
musei e i parchi, mi divertivo sempre tanto. A quei tempi la mia
famiglia
poteva ancora essere chiamata con tale nome…”
disse con una punta di malinconia
Ginevra “comunque voi da che parte di Londra venite?
L’ho visitata quasi tutta
sapete! Forse sono persino passata da casa vostra”
“Non credo sia possibile.
La mia residenza si trova
nel Derbyshire ed è decisamente fuori Londra. Inoltre
se voi foste stata
in visita a casa mia non avreste avuto bisogno di ricordarvi dove si
trovasse
perché non vi avrei più lasciata andar
via”
“E cosa vi fa pensare che
sarei rimasta?”
“Fidatevi, sareste
restata signorina Weasley”
“Ginevra”
“Fidatevi
Ginevra” disse con un roco sussurro il
Signor Paciock avvicinandosi al volto della ragazza ferma sul ciglio
delle
scale. Vedere quello splendido viso da vicino diede una scossa a
Ginevra,
voleva baciarlo e voleva farlo ora mentre la mano dell’uomo
scivolava
lentamente sulla sua schiena.
“CHE COSA SUCCEDE QUI!!
GINEVRA SCIAGURATA STUPIDA
FIGLIA CHE STAI FACENDO?” la voce potente del padre di
Ginevra risuonò ancora
più amplificata dal corridoio delle scale.
Ginevra spaventata si
allontanò subito dal Signor
Paciock e si voltò verso il padre. Non capiva
perché se la stava prendendo
tanto, infondo stava solo intrattenendo l’ospite che lui
stesso le aveva detto
di trattare con riguardo. “Beh forse ho un po’
esagerato questo è vero, ma non
mi sembra così grave, tanto più che mio padre
considera il Signor Paciock un
possibile pretendente alla mia mano. Sarà felice di vedere
che per una volta
sono d’accordo con lui, no?”
“DISGRAZIATA SEI UNA
DISGRAZIATA!”
“Ovviamente no”
pensò Ginevra con stizza.
“Padre state calmo posso
spiegare, Ron si era
addormentato sulla poltrona e il Signor Paciock mi ha gentilmente
aiutato a
portarlo a letto, tutto qui. Non siate adirato, non è
successo nulla” cercò di
calmarlo Ginevra scendendo in fretta le scale. Quando fu arrivata
davanti ad
Arthur Weasley si ritrovò a gemere di dolore per la forte
presa del padre sul
suo braccio.
“STUPIDA! Quello a cui ti
stavi strusciando non è il
Signor Paciock ma quel dannato e maledetto Malfoy, il bastardo che ha
ridotto
tuo fratello a una nullità!” disse suo padre
scuotendo violentemente il braccio
della figlia tanto da farla urlare “me ne vado di casa per un
attimo a cercare
un uomo tanto stupido da sposarti e quando torno ti ritrovo addosso a
quell’infame. Disgraziata ora sei rovinata per
sempre!” Non poté continuare a
insultare selvaggiamente la figlia perché d’un
tratto si ritrovò contro il
muro, imprigionato nella morsa di un uomo dai capelli biondi e dallo
sguardo
colmo di disprezzo.
“Non toccarmi
verme”
“Faccia ancora del male a
sua figlia e giuro che
sfonderò il muro con il vostro cranio signor
Weasley”
“Basta! Siete davvero il
Draco Malfoy? L’uomo che ha
ferito mio fratello?” domandò Ginevra cercando di
fare ordine in tutto quel
marasma.
“Si Ginevra, quello
è il mio nome”
“Brutto farabutto!
Perché non lo avete detto subito
invece di farmi fare la figura della sciocca?”
“Voi eravate
così sicura e non ho avuto il cuore di
contraddirvi, poi lo volevo proprio quel tè”
“FUORI! Fuori da casa
mia!” urlò Ginevra preda di una
rabbia incontrollabile.
“Suvvia Ginevra non
arrabbiatevi per così poco”
“Miss Weasley
prego”
“Mi spiace ma credo che
non potrò più chiamarvi così,
mi piace troppo vedere il rossore che vi tinge le guance quando
pronuncio il
vostro nome di battesimo”
“Fuori ho
detto!” urlò nuovamente V puntando i piedi
per terra e agitando le mani come una bimba capricciosa.
“E va bene me ne vado
ma” disse pacato Malfoy “prima
devo sistemare una cosa con vostro padre se permettete”
Voltandosi verso il
signor Weasley si accorse che era rimasto esattamente come lo aveva
lasciato,
attaccato al muro con le mani ancora in atto di difesa.
“Signore voi mi dovete la
somma di 200 sterline che
suppongo non abbiate quindi vi offro un accordo: il debito è
nullo se in cambio
mi date vostra figlia”
“Non continuerai a
rovinare la mia famiglia Malfoy,e
non farai di mia figlia una delle tue tante sgualdrine! Ti
ridarò i soldi fino
all’ultimo e poi non voglio più vedere la tua
schifosa faccia in casa mia”
“Sicuro della vostra
scelta? Non troverete con
facilità tutto quel denaro e anche se ci riusciste
spendereste tutto in bere
prima di poterlo restituire a me”
Ginevra furibonda si frappose fra
il padre e Malfoy.
“Signor Malfoy non sono
in vendita come un prosciutto
e siete pregato in futuro, se mai avremmo lo spiacere di rincontrarci,
di
discutere con me le decisione in merito alla mia persona. Mio padre le
ha
promesso 200 sterline e 200 sterline avrà al più
presto. Ora qui non ha più
niente da fare anche perché, in questi ultimi anni, per la
nostra famiglia ha
già fatto abbastanza quindi la prego di andarsene. Sa
dov’è la porta.”
“Ginevra non vi credevo
così risoluta nel parlare, mi
sorprendete sempre più. Vostro padre dovrebbe far condurre a
voi i suoi affari,
di certo avete un maggior talento diplomatico. E siete anche
più piacevole da
vedere.”
Arthur Weasley stava per riversare
su Malfoy un altro
torrente di inutili e probabilmente oscene parole ma fu bloccato dalla
figlia
e, come succedeva sempre anche con la moglie, lasciò che
fosse la donna di casa
a risolvere il problema con le parole più appropriate alla
situazione.
“Le è
già stato detto, per ben tre volte, di lasciare
questa casa e ancora siete qui a infastidirci, volete forse una
richiesta per
iscritto?”
“Arrivederci
Virginia” disse Malfoy con un inchino
derisorio ed esagerato.
“Miss Weasley! E un
ultima cosa… Draco Malfoy valgo
molto più di 200 sterline.”
Con un mezzo sorriso intrigante
Malfoy finalmente
usciva da casa Weasley per tornare sotto la pioggia scrosciante e
scomparire
piano in essa.
“Si può sapere
cosa ti è preso? Come hai fatto ad
accogliere in casa quel figlio di cane!” chiese una volta che
la porta si fu
chiusa Arthur Weasley alla figlia che stava in piedi davanti a lui
rigida.
L’espressione risoluta e combattiva che aveva in volto fino a
un attimo prima
era scomparsa lasciando nel viso di Ginevra sollievo e calma.
“Questa mattina mi
avevate detto che sarebbe arrivato
un vostro amico nel pomeriggio così vedendo Malfoy alla
porta ho pensato fosse
il Signor Paciock”
“Beh evita di pensare in
futuro che fai solo danni! E
comunque quello sarebbe un buon motivo per strofinarti addosso al primo
venuto?”
“Non mi stavo strofinando
addosso a nessuno!”
“Ehi ragazzina ho
trent’anni più di te credi che non
sappia riconoscere una donna appiccicata a un uomo?”
Ginevra punta nel vivo non
osò rispondere, non si era
buttata fra le braccia di Malfoy ma di certo non aveva fatto nulla
perché non
accadesse. Distogliendo imbarazzata lo sguardo dal padre si accorse che
sul
divano era seduto un uomo chiaramente molto in imbarazzo. Aveva ispidi
capelli
castani, dolci occhioni scuri e un visetto pieno che metteva allegria.
Si stava
torcendo fra le mani in un cappello di feltro ed era chiaro che
cercasse in
modo goffo di far notare la sua presenza.
“Padre…”
disse Ginevra interrompendo il flusso di
parole che il padre aveva cominciato a far uscire senza ritegno dalla
bocca di
cui lei non aveva ascoltato nulla. Interrotto il Signor Weasley vide
dove era
indirizzato lo sguardo della figlia e subito si ricordò di
aver lasciato
appollaiato sul divano il Signor Paciock poco prima di scoprire Ginevra
con il
verme.
“Oh si ecco! Questo
è il vero Signor Paciock. Suvvia
alzatevi sembrate seduto su un divano di spine da come vi
contorcete”
Ginevra si vergognò per
il padre e cercò di essere il
più gentile possibile con il Signore che aveva davanti
infondo aveva l’aria
simpatica, non sarebbe mai potuto essere suo marito ma di certo sarebbe
stato
un buon amico.
“Piacere di fare la
vostra conoscenza Signor Paciock”
disse con garbo Ginevra “potrete mai scusarci per
l’ indecorosa scena a cui
avete assistito poco fa? Ne siamo davvero molto spiacenti”
“No cioè si
volevo… non preoccupatevi Miss Weasley.
Ora però gradirei tornare a casa è tardi e credo
abbiate molte cose su cui
discutere voi e vostro padre”
“Non dite sciocchezze,
resterete qui a cena” disse il
Signor Weasley.
“Padre se il Signor
Paciock vuole andare a casa non
saremo certo noi a fermarlo”
Arthur Weasley non poté
far altro che accompagnare
l’ospite alla porta visto che il Signor Paciock vi si stava
già dirigendo da
solo, scappando al più presto da quella casa di matti.
“Sei contenta? Se
n’è andato un altro pretendente. Mi
domando come fai ad essere così ingrata? Mi sforzo ogni
giorno per trovarti un
uomo decente che sia disposto a sposarti anche senza dote e tu me li
fai
fuggire tutti!”
“Padre vi assicuro che se
mi portaste un uomo giovane
di aspetto quantomeno decente sarei disposta ad assecondarvi”
“Cosa vai blaterando ti
ho portato il meglio”
“Ah! Il meglio? Un
vecchio incapace di stare in piedi
da solo, un essere sudaticcio che mi ha palpeggiata da sotto il tavolo
e un
uomo basso una spanna meno di me e nervoso come un cavallo imbizzarrito
sarebbero il vostro meglio?”
“Non fare la schizzinosa,
che razza di uomo vuoi che
ti sposi? Sei senza dote, non convieni a nessuno!”
“Soldi sempre soldi, non
sapete pensare ad altro. In
un matrimonio ci dovrà pur essere
l’amore?”
“Cara bambina,
l’amore è per chi ha soldi ed è libero
di scegliere”
Nello stesso momento in cui Ginevra
correva triste e
sconsolata su per le scale diretta nella sua camera, nella taverna poco
lontana
da casa Weasley un uomo stava guardando il riflesso del suo viso nelle
ultime
gocce di birra rimaste nel boccale.
“Vali più di
tutto” mormorò.