Anime & Manga > Fairy Tail
Segui la storia  |       
Autore: TonyCocchi    05/01/2012    4 recensioni
Fatto il "guaio", bisogna prendersi le proprie responsabilità, ma se si tratta di vite? E la propria è un pò difficile da lasciar andare, specie se piace com'è... Due punti di vista diversi, due desideri diversi, un rapporto rovinato da un giorno all'altro... Basterà un accordo a far finire tutto per il meglio?
Genere: Drammatico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Elfman , Evergreen, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Elfever

Ehilà a tutti voi!

Il precedente capitolo è stato pieno di emozioni, vero? Dolore, ansia, attesa, sollievo, commozione, rabbia, amore, e chi più ne ha più ne metta!

Spero di cuore vi sia piaciuto, perché è uno dei capitoli che ho voluto scrivere di più, non solo riguardo questa fic, ma in generale! ^____^

Evergreen ha sorpreso tutti dando prova di non essere di pietra, ma chi ci assicura i suoi sentimenti siano cambiati sul serio?

Cosa deciderà di fare?

Osserviamola quindi, mentre il passato e il presente passano a trovarla per chiederle di restare nel suo futuro.

Buona lettura!

 

PS: GAZILLE X LEVI ORA E SEMPRE!

 

PPS: ELFMAN X EVERGREEN ORA E SEMPRE!

 

 

 

( Nda: Colonna sonora! http://www.youtube.com/watch?v=YIADdtY9pQA )

 

 

 

L’avevano lasciata tranquilla in una stanza tutta sua.

Evergreen, restava pressoché immobile, salvo per il lenzuolo bianco che la copriva dalla pancia in giù, l’unica cosa nella stanza che si muoveva al ritmo del suo respiro.

Quel leggero movimento era l’unica cosa che avrebbe potuto distinguerla da un pezzo da museo, un capolavoro fermo lì a lasciarsi ammirare da un pubblico invisibile.

La si sarebbe detta assorta nei suoi pensieri, con quello sguardo perso, sotto le palpebre semichiuse, invece non era così: non stava pensando a nulla.

O quantomeno ci provava, visto che da quando si era risvegliata la tentazione di mettersi comoda e lasciarsi andare a una lunga riflessione le era venuta più volte.

Era mattina; dopo aver consegnato sua figlia all’infermiera si era assopita e per l’esaurimento, fisico e mentale, aveva dormito fino al giorno dopo, risvegliandosi lì.

Malgrado la lunga dormita, si sentiva ancora tanto stanca, ed era per quello che non le andava di farsi venire un bel mal di testa.

Però nessuno sta stare tanto tempo senza pensare davvero a niente.

Così si concentrava a volte sui rumori di fondo dentro e fuori quella stanzetta silenziosa, a volte guardava il sole fuori dalla finestra, fino a quando non le veniva da pensare a quel giorno ricchissimo di avvenimenti, appena passato senza che se ne

accorgesse.

Non credeva di poter essere in grado di fare certe cose.
Partorire.

Far arrabbiare Elfman come mai nessuna donna era mai riuscita a fare.

Piangere davanti a tutti, anche se in effetti si era già concessa di piangere dinanzi al solo Elfman, a Tenrou.

Carezzare la testolina della propria figlia, quella che aveva ripetuto fino alla nausea di non volere.

Respirò più profondamente e fu come passare il cassino sulla lavagna tutta occupata della sua mente.

I muscoli si rilassarono e le palpebre si riaprirono lente.

Iniziare a pensare, lavare via il tutto, rilassarsi un altro po’ e poi di nuovo ricominciare.

In quel modo riusciva a non appesantire la propria testa e la propria coscienza, e a recuperare le forze che le servivano.

Però, sul serio, non credeva di poter fare certe cose.

Troppo presto per ricominciare però, si disse. Chiuse gli occhi, e passò nuovamente il cassino.

 

In quel momento però, la porta si aprì.
“Signorina Evergreen.”
“Si?”

Da fuori non cambiò nulla, ma dentro fu felice di rivedere la piccola, portata in braccio dall’infermiera, una delle tre che l’avevano pazientemente (molto pazientemente…) assistita il giorno prima.

“Come si sente?” le domandò sorridendo.
“Abbastanza bene.” non mentì lei con quell’aria ancora un po’ assonnata.

“Penso sia l’ora della pappa.”

Evergreen, prese dalle sue braccia la neonata e poi guardò il comodino accanto al suo letto: la colazione non gliel’avevano mica portata nemmeno a lei… Poi però, dandosi della rimbambita, si disse che i bambini non mangiano mica il cibo dell’ospedale (fortunati loro…).

Vista la sua confusione, l’infermiera si spiegò: “Vuole allattare la piccola?”
“A-a-allattare?!” arrossì Evergreen.

“Beh, lei è la madre, e il latte materno è fondamentale per la crescita…”

“M-ma io non…”
“Ueeeeehhh!”

“……”

La fame non sente ragioni!

“Ho capito…”

“Vuole che le mostri come si fa?”
“EEEH?! Assolutamente no!” fece Ever, coprendosi il petto con l’altro braccio, come fosse nuda!

“Ne è sicura?”

“Si, però adesso esca! Io non sono la tipa da far vedere le proprie… ehm… forme agli sconosciuti, o alle sconosciute…”

“Capisco.” annuì l’altra.

“Ehm, non mi fraintenda, la ringrazio, ma… Vede, io ancora non mi sono abituata a certe cose…”

“Oh, non si preoccupi, so che per alcune può essere imbarazzante.” –la rassicurò l’infermiera- “Io sono fuori la porta, se ha bisogno mi chiami pure!”

“Grazie…”

Non poté fare a meno di notare la gentilezza, la disponibilità, il sorriso raggiante tutto per lei, per sostenerla…

Quando in sala parto si era certamente chiesta che razza di donna viziata e senza cuore fosse.

Ma certo, ora che però aveva dato quel commovente spettacolino, ora che si era decisa a fare la “cosa giusta”, eccoli tutti dalla sua parte.

Che ipocriti! Che cosa ne sapeva lei della paura e della fatica che…

<< Ma perché devo sempre pensare a male? >> si interruppe.

Tornò a sentire il pianto della bambina, e subito iniziò a sbottonarsi la camicetta che aveva indosso.

<< Devo smetterla ecco. Voleva solo essere gentile. E poi, in fin dei conti, ora mi dovrei lamentare anche se la gente mi giudica bene? >>
“Ueeeeh!”
“Un attimo tu!”

Si scoprì uno dei seni ingrossati e si guardò intorno, come accertarsi di essere sul serio solo loro due…

Avvicinò un po’ la testolina al proprio petto e già non la sentì più frignare. In compenso, lei preferì girarsi dall’altra parte: come già detto, non era ancora abituata a “certe cose”.

A sé stessa che fa “certe cose”… da mamma.

Non la sentì attaccarsi e iniziò temere di dover richiamare l’infermiera alla fin fine.

<< Forse sbaglio qualcosa? Dai, anche tu, sii clemente, non sono certo esperta in questo… UH! >>

Ecco!

Assimilata anche quella nuova sensazione strana, riprese fiato e tornò ad appoggiare le spalle allo schienale sollevato del suo letto.

“……”
Lanciò un’occhiata alla bimba che mangiava, poi risollevò di scatto la testa.
Tutta rossa in viso, si guardò intorno, imbarazzata come un serbatoio vivente di latte al primo giorno di lavoro.

<< … Ci manca solo che mi metta a fare “Muuu”… >>

E intanto lei mangiava, mangiava…

<< Si, sei proprio tu la stessa sbafona che mi ha fatta prendere tutti quei chili, senza dubbio. >>

Sperò che almeno tutta quella fame potesse servire a restituire al proprio seno le vecchie dimensioni.

Il suo sguardo riuscì finalmente a concentrarsi su di lei.

<< Perché sei ancora qui? Dovresti chiedertelo anche tu. Non rientravi nei miei piani, lo sai? >>

Ripensò a quel pianto a dirotto, solo nel vederla.

<< Forse è stato solo l’effetto dello spavento. Forse era tutto lo stress, eccetera. Di certo dopo quella tortura mi ero un po’ rimbambita, per fare una cosa del genere d’altronde. Insomma, come posso essermi trasformata da stronza a mammina amorevole in un lampo? Voi neonati fate davvero quest’effetto? Vorresti farmi credere che ti ho presa in braccio solo perché sei carina? >>

Aprì gli occhietti: erano dello stesso colore di quelli di Elfman. Per un pochino gli sguardi si incrociarono, ma poi la piccina ritornò al proprio pasto.

<< Ti sei già presa tutto il braccio vero? Non so quanto ti convenga. Io non sono una mammina buona. Sono egocentrica, mi do un sacco di arie, trasformo in pietra le gente con gli occhi, ho desiderato che sparissi tante di quelle volte che non hai idea… >>

Sospirò e guardò fuori dalla finestra.

<< Perché dovresti volere una mamma come la sottoscritta? Perché dovrei… permettermi di cambiare? >>

Carezzò di nuovo la testolina ricoperta da quei sottili e lanuginosi fili castani. E continuò a farlo, tenendosi così occupata anche lei.

<< Però sai, l’ultima volta che ho cercato di convincermi che ti odio quando mi stava venendo voglia di volerti bene, ho distrutto il mio specchio preferito. E poi, c’è tuo padre. Dopo quello che ha visto, chissà quante strane idee si sarà già fatto. >>

Sentendo ora un po’ di fastidio, cambiò capezzolo.

<< È già passato un giorno intero, chissà quanto avrà galoppato con la fantasia… >>

Però stavolta, non avrebbe distrutto le sue illusioni sul nascere per farlo soffrire di meno. Paura di rivedere il mostro? No.

Perché, qualunque cosa potesse pensare per provare a tornare indietro, obbiettivamente, in quel preciso istante, stava bene, era felice, era contenta di essere la “mucca” di sua figlia.

Le piaceva carezzare quella testolina.

Non si era mai sentita così calma e serena come in quel preciso momento, lì da sola, senza nessuno ad ammirare la sua bellezza, senza nessuno a riverire la sua forza.

Una scultura stupenda chiusa in uno sgabuzzino.

Da sola con qualcuno che avesse semplicemente bisogno di lei.

<< Forse anche questo è egoismo: tenerti con me perché mi fai sentire bene. Ma devo smetterla di pensare sempre male, devo proprio smetterla… >>

E per farlo, doveva prendere una decisione drastica.

Non tornare mai più indietro.

 

Baciò la fronte di sua figlia.

“Voglio volerti bene.”

La piccola, che teneva sollevata davanti a sé, mulinò i piedini nel vuoto sotto di lei, e le mani verso la sua mamma, che l’abbraccio subito.

 

Qualcuno bussò alla porta: “Signorina Evergreen? Posso?”
“Un secondo!”

Poggiò sua figlia sul suo grembo (per inciso, che gioia nel vederlo di nuovo sgonfiato!), e si riabbottonò la camicetta: “Prego, entri pure.”

“Signorina, ci sono visite per lei: il suo team della gilda.”

Aveva fatto benissimo ad avvisarla: i Raijinshuu erano proprio gli ultimi al mondo a doverla vedere fare la mucca!

“Si, li faccia entrare, tanto credo che ormai abbia mangiato abbastanza. Può occuparsene lei?”
“Sono qui per questo.”

Porse la bimba all’infermiera e guardò le due uscire.

 

 

“Si, Elfman ha detto la verità, è andata proprio così.”

Il team si era schierato intorno al suo letto: Freed alla sua sinistra, Laxus ai piedi del letto e Bixlow, venuto senza maschera (per non spaventare la piccolina), alla sua destra.

I tre si guardarono tra loro: sbigottiti, ma seri come la situazione richiedeva.

“Umpf, proprio non vuoi farmi smettere con questa frase, Ever” –sorrise Laxus- “Impossibile vedertici.”

“Già, dillo a me.” scherzò lei.

Le barbare urla che avevano ascoltato avrebbero convinto chiunque che la partita tra Ever e il nascituro aveva il risultato già scontato; eppure…

“Questo si che è un finale inaspettato, eh?” fece Bixlow il tono di chi l’aveva sperato tutto il tempo, il che lo indusse a dissimulare tutto con un colpetto di tosse.

“E quindi ora, Ever? Che farai?”

“Ci ho già pensato, Laxus, lo so cosa farò.”

Freed e Bixlow si avvicinarono anche loro.

 

Ever sospirò: “Voglio provare ad essere la mamma di quella bambina, e questo significa che dovrò stare incollata a lei ancora per un bel po’. Mi dispiace, ma credo che i Raijinshuu dovranno continuare a fare a meno di me.”

 

Laxus si mangiò le labbra, visibilmente deluso. Anche Bixlow, anche se allegro per aver avuto la benedizione di vedere nella sua vita la sua amica Ever divenire mamma sul serio, non poté non gemere al pensiero di aver perso un membro del team.

Si, ora avrebbe avuto davvero occasione di vederla con una bimba in braccio, ma l’altro lato della medaglia gli era passato del tutto di mente.

Anche dopo aver sentito da Elfman come era andata in sala parto lui, e anche gli altri due, erano rimasti abbastanza convinti di un rapido ritorno all’ovile della loro compagna.

In fondo, solo perché aveva dimostrato di esserci affezionata, non voleva dire per forza che se ne sarebbe assunta la responsabilità a tempo pieno. Invece li aveva appena spiazzati tutti.

Freed incrociò le braccia: “Umpf, a quanto pare l’istinto materno è una regola assoluta.”

“A quanto pare…”
“Quindi… addio patto?” chiese Laxus.

“Sei proprio sicura, Ever?” –chiese Freed- “Insomma, non che voglia immischiarmi nelle tue scelte di vita, ma fino a ieri sembravi così convinta di non volere la bambina.”

“Già, ci hai distrutto i timpani per dimostrarcelo…” si strinse nelle spalle Bixlow.

“Ever, sei sicura di non essere affrettata?” chiese di nuovo Laxus.

“Me ne rendo conto.”

Del resto non ci aveva mica pensato troppo a strappare di mano la piccolina ad Elfman appena le era venuto in mente di farlo, e certo non se ne pentiva. Se la vita accelera, affrettarti anche tu è tutto quello che puoi fare.

Laxus la squadrò severo: “E hai riconsiderato tutto ciò a cui vai incontro? Non vorrei che tu possa rimpiangere questa scelta.”

Il biondo non voleva influenzarla, stava solo cercando di rammentarle ancora una volta tutti quei lati negativi che l’avevano fatta sbiancare al momento di sapere di essere incinta, che malgrado lacrime, carezze e buoni sentimenti, erano ancora da affrontare dinanzi a lei.

Ever capito questo, sfoderò ben pronta la sua risposta.

“Ho avuto modo di pensare e mi sono accorta di una cosa. Mi lamento troppo: volevo strappare il soprannome di “Titania” ad Erza quando avrei potuto benissimo trovarne uno tutto mio magari più bello; ho passato gli ultimi mesi a piangere perché non potevo assolutamente essere una mamma per poi uscirmene con la figuraccia di ieri… Adesso sto iniziando a vedere dei lati positivi in questa cosa e voglio dargli… voglio darmi un po’ di fiducia!”

Sorrise, e i suoi amici rimasero a bocca aperta.

Il sorriso di Ever non era mica così. Quando sorrideva alzava il capo, non lo abbassava, socchiudeva gli occhi, non li spalancava, trasmetteva amore per sé stessi, non per qualcun altro.

“Per questo voglio cercare di vedere cosa ne uscirà fuori, e stare bene come sento dentro, senza preoccuparmi di nient’altro. E poi, credo che ormai la vecchia Ever se ne sia già andata via, e già da un bel pezzo.”

Dal momento in cui aveva deciso di avere a che fare con Elfman; non poteva che essere partito tutto da lì.

<< A quanto pare, alla fine bloccarla quel giorno è servito davvero a rafforzarla! >> sorrise sornione Freed.

Laxus si avvicinò ad Ever e le poggiò sulla spalla destra.

“Congratulazioni!”

Ever annuì, gradendo molto il fatto che avesse voluto fargliele in maniera sincera, ora che finalmente si poteva.

“E sappi che i Raijinshuu ti aspettano. Io mi circondo solo dei migliori lo sai, e non ci rinuncio così facilmente: non appena potrai, torna e riprendi il tuo posto!”

Allora Ever si impettì, come non fosse per nulla cambiata!

“Umpf! Non c’è certo bisogno che tu me lo dica! Il mondo magico là fuori sentirà ancora parlare della più potente di tutte le fate!”

“Ih ih ih!” ridacchiò Bixlow.

“Freed, vieni un po’ qui.”

“Uh?”
“Ti ho già punito per avermi bloccato con la tua magia davanti l’ospedale, giusto?”
“Si…” gemette lui, rammentando le frustate!

“Beh, vista la piega che ha preso la cosa, adesso direi ti meriti anche un premio.”
“E che premio sarebbe?”
“Hai già visto la piccola?”
“Si, indubbiamente molto carina: bellezza genetica.”

<< Io no… L’infermiera ha detto che il mio aspetto avrebbe potuto spaventarla… >> si abbacchiò Bixlow, che però tenne il pensiero per sé, per evitare di subire grasse risate!
“Umpf, grazie! Allora visto che la trovi così carina, mi ricorderò di rivolgermi a te quando mi servirà un baby-sitter!”
“CHE COSA?!”

Laxus e Bixlow risero molto poco di nascosto!

Ever fece l’occhiolino: “Oh, non ti và? Forse allora dovrei domandare alla sua zietta Mirajane se le va di farti un po’ di compagnia!”
Freed arrossì: “Ma va là! Umpf!”
“Ah ah ah!”

Freed, dispiaciuto di essere l’unico a non ridere, mise da parte il broncio e si lasciò pervadere dal buonumore del resto del gruppo.

Era contentissima fossero venuti lì da lei quella mattina, per mettere nero su bianco, grazie a quei fidatissimi testimoni, ciò che aveva solo pensato fino a quel momento.

I Raijinshuu, i suoi amici, avevano preso atto, ed avrebbero atteso il suo certissimo, trionfale ritorno in scena dopo quella pausa-maternità!

<< Non cambierò più del dovuto. Io sono Evergreen. Sono una Raijinshuu. Sono una madre. E sarò tutte queste cose insieme! E se qualcuno ha qualcosa da ridire… sbatta i piedi e si lamenti, io non lo farò! >>

“Ehi, dì un po’ Ever, sicura che non ti stai ammorbidendo troppo?” la prese in giro Laxus.

“Spero di no! Forse per dimostrarlo dovrei chiamare anche te e Bixlow qualche volta a fare compagnia a Freed?”

“Scordatelo!”

“Ah ah ah!”

 

Dopo che i suoi amici l’ebbero salutata ed ebbe fatto colazione, accarezzò l’idea di distendersi ad occhi chiusi ancora un po’; ma passati nemmeno dieci minuti, con sua sorpresa si scoprì irrequieta, e con una gran voglia di rivedere la sua piccola, che già le mancava.

Accidenti, si disse, stava peggiorando.

Visto che si trattava di sua figlia era ok, ma prima di farsi ancora più paura, sperava le sarebbe capitato presto qualcosa per dimostrare che la temibile Evergreen non si era rammollita come aveva detto Laxus…

Per il momento però, ciò che contava, era riavere davanti agli occhi quel bel musetto.

Arrivò con la mano al bottone e lo schiacciò; qualche attimo dopo, l’infermiera comparve pronta sulla porta.

“Infermiera, potrebbe per favore portarmi mia figlia, se possibile?”

“In questo momento è con suo padre.”
Evergreen sgranò gli occhi, ricordandosi di un elemento dell’equazione che le era passato di mente, ma che non poteva permettersi di ignorare.

“Suo padre…” ripeté.

“Si, ha voluto tenerla anche un po’ per sé, sa com’è, eh eh! Stanno facendo una passeggiata nel giardino interno.”

“Ho capito… Li raggiungerò.”

“Vuole una mano?”

Ma Ever subito alzò la mano e si buttò giù dal letto.
“Umpf, ho solo partorito” –disse mettendosi le pantofole- “Non sono mica da buttare!”

“Ehm, mi scusi signorina…”

“E comunque la colazione che avete portato prima era disgustosa, e i miei compagni lo possono confermare. Permesso ora…”
“Prego…” si scansò l’infermiera.
Nel vedere, mentre le passava oltre, il suo sorrisetto sparito, Ever sghignazzò fiera.

 

Era ancora lei, dopotutto!

 

 

 

Con gli eventi della sua vita che accadono in fretta, Ever prende la sua decisione altrettanto velocemente, decisa a correre i rischi che ne verranno per la felicità della sua bimba e di sé stessa.

Ma l’equazione non può essere risolta senza Elfman, colui per cui tutto è iniziato.

I rapporti tra i due si sono incrinati non poco, e anche quando erano in piedi, non erano certo dei più saldi…

 

Il momento è giunto per un nuovo faccia a faccia tra i due…

 

Il prossimo, cari lettori, sarà anche l’ultimo capitolo della fanfic, ma se vogliamo il penultimo visto che ho in mente anche un piccolo epilogo, un bonus diciamo… Vedrete!

Grazie per aver letto, e per continuare a leggere! Alla prossima!

PS: GAZILLE X LEVI ORA E SEMPRE!


PPS: NARUTO X HINATA ORA E SEMPRE!

  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Fairy Tail / Vai alla pagina dell'autore: TonyCocchi