Ehilà
a tutti voi!
Il
precedente capitolo è stato pieno di emozioni, vero? Dolore, ansia, attesa,
sollievo, commozione, rabbia, amore, e chi più ne ha più ne metta!
Spero
di cuore vi sia piaciuto, perché è uno dei capitoli che ho voluto scrivere di
più, non solo riguardo questa fic, ma in generale! ^____^
Evergreen
ha sorpreso tutti dando prova di non essere di pietra, ma chi ci assicura i
suoi sentimenti siano cambiati sul serio?
Cosa
deciderà di fare?
Osserviamola
quindi, mentre il passato e il presente passano a trovarla per chiederle di
restare nel suo futuro.
Buona
lettura!
PS:
GAZILLE X LEVI ORA E SEMPRE!
PPS:
ELFMAN X EVERGREEN ORA E SEMPRE!
(
Nda: Colonna sonora! http://www.youtube.com/watch?v=YIADdtY9pQA )
L’avevano
lasciata tranquilla in una stanza tutta sua.
Evergreen,
restava pressoché immobile, salvo per il lenzuolo bianco che la copriva dalla
pancia in giù, l’unica cosa nella stanza che si muoveva al ritmo del suo
respiro.
Quel
leggero movimento era l’unica cosa che avrebbe potuto distinguerla da un pezzo
da museo, un capolavoro fermo lì a lasciarsi ammirare da un pubblico
invisibile.
La
si sarebbe detta assorta nei suoi pensieri, con quello sguardo perso, sotto le
palpebre semichiuse, invece non era così: non stava pensando a nulla.
O
quantomeno ci provava, visto che da quando si era risvegliata la tentazione di
mettersi comoda e lasciarsi andare a una lunga riflessione le era venuta più
volte.
Era
mattina; dopo aver consegnato sua figlia all’infermiera si era assopita e per
l’esaurimento, fisico e mentale, aveva dormito fino al giorno dopo,
risvegliandosi lì.
Malgrado
la lunga dormita, si sentiva ancora tanto stanca, ed era per quello che non le
andava di farsi venire un bel mal di testa.
Però
nessuno sta stare tanto tempo senza pensare davvero a niente.
Così
si concentrava a volte sui rumori di fondo dentro e fuori quella stanzetta
silenziosa, a volte guardava il sole fuori dalla finestra, fino a quando non le
veniva da pensare a quel giorno ricchissimo di avvenimenti, appena passato
senza che se ne
accorgesse.
Non
credeva di poter essere in grado di fare certe cose.
Partorire.
Far
arrabbiare Elfman come mai nessuna donna era mai riuscita a fare.
Piangere
davanti a tutti, anche se in effetti si era già concessa di piangere dinanzi al
solo Elfman, a Tenrou.
Carezzare
la testolina della propria figlia, quella che aveva ripetuto fino alla nausea
di non volere.
Respirò
più profondamente e fu come passare il cassino sulla lavagna tutta occupata
della sua mente.
I
muscoli si rilassarono e le palpebre si riaprirono lente.
Iniziare
a pensare, lavare via il tutto, rilassarsi un altro po’ e poi di nuovo
ricominciare.
In
quel modo riusciva a non appesantire la propria testa e la propria coscienza, e
a recuperare le forze che le servivano.
Però,
sul serio, non credeva di poter fare certe cose.
Troppo
presto per ricominciare però, si disse. Chiuse gli occhi, e passò nuovamente il
cassino.
In
quel momento però, la porta si aprì.
“Signorina Evergreen.”
“Si?”
Da
fuori non cambiò nulla, ma dentro fu felice di rivedere la piccola, portata in
braccio dall’infermiera, una delle tre che l’avevano pazientemente (molto
pazientemente…) assistita il giorno prima.
“Come
si sente?” le domandò sorridendo.
“Abbastanza bene.” non mentì lei con quell’aria ancora un po’ assonnata.
“Penso
sia l’ora della pappa.”
Evergreen,
prese dalle sue braccia la neonata e poi guardò il comodino accanto al suo
letto: la colazione non gliel’avevano mica portata nemmeno a lei… Poi però,
dandosi della rimbambita, si disse che i bambini non mangiano mica il cibo
dell’ospedale (fortunati loro…).
Vista
la sua confusione, l’infermiera si spiegò: “Vuole allattare la piccola?”
“A-a-allattare?!” arrossì Evergreen.
“Beh,
lei è la madre, e il latte materno è fondamentale per la crescita…”
“M-ma
io non…”
“Ueeeeehhh!”
“……”
La
fame non sente ragioni!
“Ho
capito…”
“Vuole
che le mostri come si fa?”
“EEEH?! Assolutamente no!” fece Ever, coprendosi il petto con l’altro braccio,
come fosse nuda!
“Ne
è sicura?”
“Si,
però adesso esca! Io non sono la tipa da far vedere le proprie… ehm… forme agli
sconosciuti, o alle sconosciute…”
“Capisco.”
annuì l’altra.
“Ehm,
non mi fraintenda, la ringrazio, ma… Vede, io ancora non mi sono abituata a
certe cose…”
“Oh,
non si preoccupi, so che per alcune può essere imbarazzante.” –la rassicurò
l’infermiera- “Io sono fuori la porta, se ha bisogno mi chiami pure!”
“Grazie…”
Non
poté fare a meno di notare la gentilezza, la disponibilità, il sorriso
raggiante tutto per lei, per sostenerla…
Quando
in sala parto si era certamente chiesta che razza di donna viziata e senza
cuore fosse.
Ma
certo, ora che però aveva dato quel commovente spettacolino, ora che si era
decisa a fare la “cosa giusta”, eccoli tutti dalla sua parte.
Che
ipocriti! Che cosa ne sapeva lei della paura e della fatica che…
<<
Ma perché devo sempre pensare a male?
>> si interruppe.
Tornò
a sentire il pianto della bambina, e subito iniziò a sbottonarsi la camicetta
che aveva indosso.
<<
Devo smetterla ecco. Voleva solo essere
gentile. E poi, in fin dei conti, ora mi dovrei lamentare anche se la gente mi
giudica bene? >>
“Ueeeeh!”
“Un attimo tu!”
Si
scoprì uno dei seni ingrossati e si guardò intorno, come accertarsi di essere
sul serio solo loro due…
Avvicinò
un po’ la testolina al proprio petto e già non la sentì più frignare. In
compenso, lei preferì girarsi dall’altra parte: come già detto, non era ancora
abituata a “certe cose”.
A
sé stessa che fa “certe cose”… da mamma.
Non
la sentì attaccarsi e iniziò temere di dover richiamare l’infermiera alla fin
fine.
<<
Forse sbaglio qualcosa? Dai, anche tu,
sii clemente, non sono certo esperta in questo… UH! >>
Ecco!
Assimilata
anche quella nuova sensazione strana, riprese fiato e tornò ad appoggiare le
spalle allo schienale sollevato del suo letto.
“……”
Lanciò un’occhiata alla bimba che mangiava, poi risollevò di scatto la testa.
Tutta rossa in viso, si guardò intorno, imbarazzata come un serbatoio vivente
di latte al primo giorno di lavoro.
<<
… Ci manca solo che mi metta a fare
“Muuu”… >>
E
intanto lei mangiava, mangiava…
<<
Si, sei proprio tu la stessa sbafona che
mi ha fatta prendere tutti quei chili, senza dubbio. >>
Sperò
che almeno tutta quella fame potesse servire a restituire al proprio seno le
vecchie dimensioni.
Il
suo sguardo riuscì finalmente a concentrarsi su di lei.
<<
Perché sei ancora qui? Dovresti
chiedertelo anche tu. Non rientravi nei miei piani, lo sai? >>
Ripensò
a quel pianto a dirotto, solo nel vederla.
<<
Forse è stato solo l’effetto dello
spavento. Forse era tutto lo stress, eccetera. Di certo dopo quella tortura mi
ero un po’ rimbambita, per fare una cosa del genere d’altronde. Insomma, come
posso essermi trasformata da stronza a mammina amorevole in un lampo? Voi
neonati fate davvero quest’effetto? Vorresti farmi credere che ti ho presa in
braccio solo perché sei carina? >>
Aprì
gli occhietti: erano dello stesso colore di quelli di Elfman. Per un pochino
gli sguardi si incrociarono, ma poi la piccina ritornò al proprio pasto.
<<
Ti sei già presa tutto il braccio vero?
Non so quanto ti convenga. Io non sono una mammina buona. Sono egocentrica, mi
do un sacco di arie, trasformo in pietra le gente con gli occhi, ho desiderato
che sparissi tante di quelle volte che non hai idea… >>
Sospirò
e guardò fuori dalla finestra.
<<
Perché dovresti volere una mamma come la
sottoscritta? Perché dovrei… permettermi di cambiare? >>
Carezzò
di nuovo la testolina ricoperta da quei sottili e lanuginosi fili castani. E
continuò a farlo, tenendosi così occupata anche lei.
<<
Però sai, l’ultima volta che ho cercato
di convincermi che ti odio quando mi stava venendo voglia di volerti bene, ho
distrutto il mio specchio preferito. E poi, c’è tuo padre. Dopo quello che ha
visto, chissà quante strane idee si sarà già fatto. >>
Sentendo
ora un po’ di fastidio, cambiò capezzolo.
<<
È già passato un giorno intero, chissà
quanto avrà galoppato con la fantasia… >>
Però
stavolta, non avrebbe distrutto le sue illusioni sul nascere per farlo soffrire
di meno. Paura di rivedere il mostro? No.
Perché,
qualunque cosa potesse pensare per provare a tornare indietro, obbiettivamente,
in quel preciso istante, stava bene, era felice, era contenta di essere la
“mucca” di sua figlia.
Le
piaceva carezzare quella testolina.
Non
si era mai sentita così calma e serena come in quel preciso momento, lì da
sola, senza nessuno ad ammirare la sua bellezza, senza nessuno a riverire la
sua forza.
Una
scultura stupenda chiusa in uno sgabuzzino.
Da
sola con qualcuno che avesse semplicemente bisogno di lei.
<<
Forse anche questo è egoismo: tenerti con
me perché mi fai sentire bene. Ma devo smetterla di pensare sempre male, devo
proprio smetterla… >>
E
per farlo, doveva prendere una decisione drastica.
Non
tornare mai più indietro.
Baciò
la fronte di sua figlia.
“Voglio
volerti bene.”
La
piccola, che teneva sollevata davanti a sé, mulinò i piedini nel vuoto sotto di
lei, e le mani verso la sua mamma, che l’abbraccio subito.
Qualcuno
bussò alla porta: “Signorina Evergreen? Posso?”
“Un secondo!”
Poggiò
sua figlia sul suo grembo (per inciso, che gioia nel vederlo di nuovo
sgonfiato!), e si riabbottonò la camicetta: “Prego, entri pure.”
“Signorina,
ci sono visite per lei: il suo team della gilda.”
Aveva
fatto benissimo ad avvisarla: i Raijinshuu erano proprio gli ultimi al mondo a
doverla vedere fare la mucca!
“Si,
li faccia entrare, tanto credo che ormai abbia mangiato abbastanza. Può
occuparsene lei?”
“Sono qui per questo.”
Porse
la bimba all’infermiera e guardò le due uscire.
“Si,
Elfman ha detto la verità, è andata proprio così.”
Il
team si era schierato intorno al suo letto: Freed alla sua sinistra, Laxus ai
piedi del letto e Bixlow, venuto senza maschera (per non spaventare la
piccolina), alla sua destra.
I
tre si guardarono tra loro: sbigottiti, ma seri come la situazione richiedeva.
“Umpf,
proprio non vuoi farmi smettere con questa frase, Ever” –sorrise Laxus-
“Impossibile vedertici.”
“Già,
dillo a me.” scherzò lei.
Le
barbare urla che avevano ascoltato avrebbero convinto chiunque che la partita
tra Ever e il nascituro aveva il risultato già scontato; eppure…
“Questo
si che è un finale inaspettato, eh?” fece Bixlow il tono di chi l’aveva sperato
tutto il tempo, il che lo indusse a dissimulare tutto con un colpetto di tosse.
“E
quindi ora, Ever? Che farai?”
“Ci
ho già pensato, Laxus, lo so cosa farò.”
Freed
e Bixlow si avvicinarono anche loro.
Ever
sospirò: “Voglio provare ad essere la mamma di quella bambina, e questo
significa che dovrò stare incollata a lei ancora per un bel po’. Mi dispiace,
ma credo che i Raijinshuu dovranno continuare a fare a meno di me.”
Laxus
si mangiò le labbra, visibilmente deluso. Anche Bixlow, anche se allegro per
aver avuto la benedizione di vedere nella sua vita la sua amica Ever divenire mamma
sul serio, non poté non gemere al pensiero di aver perso un membro del team.
Si,
ora avrebbe avuto davvero occasione di vederla con una bimba in braccio, ma
l’altro lato della medaglia gli era passato del tutto di mente.
Anche
dopo aver sentito da Elfman come era andata in sala parto lui, e anche gli
altri due, erano rimasti abbastanza convinti di un rapido ritorno all’ovile
della loro compagna.
In
fondo, solo perché aveva dimostrato di esserci affezionata, non voleva dire per
forza che se ne sarebbe assunta la responsabilità a tempo pieno. Invece li
aveva appena spiazzati tutti.
Freed
incrociò le braccia: “Umpf, a quanto pare l’istinto materno è una regola
assoluta.”
“A
quanto pare…”
“Quindi… addio patto?” chiese Laxus.
“Sei
proprio sicura, Ever?” –chiese Freed- “Insomma, non che voglia immischiarmi
nelle tue scelte di vita, ma fino a ieri sembravi così convinta di non volere
la bambina.”
“Già,
ci hai distrutto i timpani per dimostrarcelo…” si strinse nelle spalle Bixlow.
“Ever,
sei sicura di non essere affrettata?” chiese di nuovo Laxus.
“Me
ne rendo conto.”
Del
resto non ci aveva mica pensato troppo a strappare di mano la piccolina ad
Elfman appena le era venuto in mente di farlo, e certo non se ne pentiva. Se la
vita accelera, affrettarti anche tu è tutto quello che puoi fare.
Laxus
la squadrò severo: “E hai riconsiderato tutto ciò a cui vai incontro? Non
vorrei che tu possa rimpiangere questa scelta.”
Il
biondo non voleva influenzarla, stava solo cercando di rammentarle ancora una
volta tutti quei lati negativi che l’avevano fatta sbiancare al momento di
sapere di essere incinta, che malgrado lacrime, carezze e buoni sentimenti,
erano ancora da affrontare dinanzi a lei.
Ever
capito questo, sfoderò ben pronta la sua risposta.
“Ho
avuto modo di pensare e mi sono accorta di una cosa. Mi lamento troppo: volevo
strappare il soprannome di “Titania” ad Erza quando avrei potuto benissimo
trovarne uno tutto mio magari più bello; ho passato gli ultimi mesi a piangere
perché non potevo assolutamente essere una mamma per poi uscirmene con la
figuraccia di ieri… Adesso sto iniziando a vedere dei lati positivi in questa
cosa e voglio dargli… voglio darmi un po’ di fiducia!”
Sorrise,
e i suoi amici rimasero a bocca aperta.
Il
sorriso di Ever non era mica così. Quando sorrideva alzava il capo, non lo
abbassava, socchiudeva gli occhi, non li spalancava, trasmetteva amore per sé
stessi, non per qualcun altro.
“Per
questo voglio cercare di vedere cosa ne uscirà fuori, e stare bene come sento
dentro, senza preoccuparmi di nient’altro. E poi, credo che ormai la vecchia
Ever se ne sia già andata via, e già da un bel pezzo.”
Dal
momento in cui aveva deciso di avere a che fare con Elfman; non poteva che
essere partito tutto da lì.
<<
A quanto pare, alla fine bloccarla quel
giorno è servito davvero a rafforzarla! >> sorrise sornione Freed.
Laxus
si avvicinò ad Ever e le poggiò sulla spalla destra.
“Congratulazioni!”
Ever
annuì, gradendo molto il fatto che avesse voluto fargliele in maniera sincera,
ora che finalmente si poteva.
“E
sappi che i Raijinshuu ti aspettano. Io mi circondo solo dei migliori lo sai, e
non ci rinuncio così facilmente: non appena potrai, torna e riprendi il tuo
posto!”
Allora
Ever si impettì, come non fosse per nulla cambiata!
“Umpf!
Non c’è certo bisogno che tu me lo dica! Il mondo magico là fuori sentirà
ancora parlare della più potente di tutte le fate!”
“Ih
ih ih!” ridacchiò Bixlow.
“Freed,
vieni un po’ qui.”
“Uh?”
“Ti ho già punito per avermi bloccato con la tua magia davanti l’ospedale,
giusto?”
“Si…” gemette lui, rammentando le frustate!
“Beh,
vista la piega che ha preso la cosa, adesso direi ti meriti anche un premio.”
“E che premio sarebbe?”
“Hai già visto la piccola?”
“Si, indubbiamente molto carina: bellezza genetica.”
<<
Io no… L’infermiera ha detto che il mio
aspetto avrebbe potuto spaventarla… >> si abbacchiò Bixlow, che però
tenne il pensiero per sé, per evitare di subire grasse risate!
“Umpf, grazie! Allora visto che la trovi così carina, mi ricorderò di
rivolgermi a te quando mi servirà un baby-sitter!”
“CHE COSA?!”
Laxus
e Bixlow risero molto poco di nascosto!
Ever
fece l’occhiolino: “Oh, non ti và? Forse allora dovrei domandare alla sua
zietta Mirajane se le va di farti un po’ di compagnia!”
Freed arrossì: “Ma va là! Umpf!”
“Ah ah ah!”
Freed,
dispiaciuto di essere l’unico a non ridere, mise da parte il broncio e si
lasciò pervadere dal buonumore del resto del gruppo.
Era
contentissima fossero venuti lì da lei quella mattina, per mettere nero su
bianco, grazie a quei fidatissimi testimoni, ciò che aveva solo pensato fino a
quel momento.
I
Raijinshuu, i suoi amici, avevano preso atto, ed avrebbero atteso il suo
certissimo, trionfale ritorno in scena dopo quella pausa-maternità!
<<
Non cambierò più del dovuto. Io sono
Evergreen. Sono una Raijinshuu. Sono una madre. E sarò tutte queste cose
insieme! E se qualcuno ha qualcosa da ridire… sbatta i piedi e si lamenti, io
non lo farò! >>
“Ehi,
dì un po’ Ever, sicura che non ti stai ammorbidendo troppo?” la prese in giro
Laxus.
“Spero
di no! Forse per dimostrarlo dovrei chiamare anche te e Bixlow qualche volta a
fare compagnia a Freed?”
“Scordatelo!”
“Ah
ah ah!”
Dopo
che i suoi amici l’ebbero salutata ed ebbe fatto colazione, accarezzò l’idea di
distendersi ad occhi chiusi ancora un po’; ma passati nemmeno dieci minuti, con
sua sorpresa si scoprì irrequieta, e con una gran voglia di rivedere la sua
piccola, che già le mancava.
Accidenti,
si disse, stava peggiorando.
Visto
che si trattava di sua figlia era ok, ma prima di farsi ancora più paura,
sperava le sarebbe capitato presto qualcosa per dimostrare che la temibile
Evergreen non si era rammollita come aveva detto Laxus…
Per
il momento però, ciò che contava, era riavere davanti agli occhi quel bel
musetto.
Arrivò
con la mano al bottone e lo schiacciò; qualche attimo dopo, l’infermiera
comparve pronta sulla porta.
“Infermiera,
potrebbe per favore portarmi mia figlia, se possibile?”
“In
questo momento è con suo padre.”
Evergreen sgranò gli occhi, ricordandosi di un elemento dell’equazione che le
era passato di mente, ma che non poteva permettersi di ignorare.
“Suo
padre…” ripeté.
“Si,
ha voluto tenerla anche un po’ per sé, sa com’è, eh eh! Stanno facendo una
passeggiata nel giardino interno.”
“Ho
capito… Li raggiungerò.”
“Vuole
una mano?”
Ma
Ever subito alzò la mano e si buttò giù dal letto.
“Umpf, ho solo partorito” –disse mettendosi le pantofole- “Non sono mica da
buttare!”
“Ehm,
mi scusi signorina…”
“E
comunque la colazione che avete portato prima era disgustosa, e i miei compagni
lo possono confermare. Permesso ora…”
“Prego…” si scansò l’infermiera.
Nel vedere, mentre le passava oltre, il suo sorrisetto sparito, Ever sghignazzò
fiera.
Era
ancora lei, dopotutto!
Con
gli eventi della sua vita che accadono in fretta, Ever prende la sua decisione
altrettanto velocemente, decisa a correre i rischi che ne verranno per la
felicità della sua bimba e di sé stessa.
Ma
l’equazione non può essere risolta senza Elfman, colui per cui tutto è iniziato.
I
rapporti tra i due si sono incrinati non poco, e anche quando erano in piedi,
non erano certo dei più saldi…
Il
momento è giunto per un nuovo faccia a faccia tra i due…
Il
prossimo, cari lettori, sarà anche l’ultimo capitolo della fanfic, ma se vogliamo
il penultimo visto che ho in mente anche un piccolo epilogo, un bonus diciamo…
Vedrete!
Grazie
per aver letto, e per continuare a leggere! Alla prossima!
PS: GAZILLE X LEVI ORA E SEMPRE!
PPS: NARUTO X HINATA ORA E SEMPRE!